“Vergognoso!”, Aldo Grasso distrugge Report: denuncia sull’inchiesta e gli audio rubati | Dovranno risponderne
Aldo Grasso si scaglia contro Report: l’inchiesta che solleva più dubbi che verità, ma lui non ci sta e non usa mezzi termini.
Quando un’inchiesta televisiva punta i riflettori su presunti abusi o irregolarità, ci si aspetta di essere messi di fronte a fatti concreti e informazioni inedite. Tuttavia, a volte, dietro la patina di rivelazione si cela qualcosa di molto diverso. Si alimenta una narrazione fatta di ombre, supposizioni e dettagli privati, che poco hanno a che vedere con il vero giornalismo investigativo. Il rischio è trasformare un’indagine seria in un atto di puro sensazionalismo.
La responsabilità di un programma di inchiesta è grande: illuminare le zone oscure della realtà senza oltrepassare la sottile linea della privacy e del rispetto professionale. Ma cosa succede quando la ricerca della verità si mescola con un voyeurismo morboso?
L’attenzione rischia di spostarsi dal cuore della notizia ai dettagli superflui e intimi, lasciando lo spettatore confuso e disorientato. Invece di informare, si finisce per intrattenere.
L’informazione pubblica dovrebbe mantenere sempre uno standard etico elevato, evitando di scadere in metodi discutibili come intercettazioni clandestine o riprese con telecamere nascoste. Quando l’uso di questi strumenti prevale, si rischia di confondere il giornalismo d’inchiesta con un’operazione di delegittimazione personale. La domanda che nasce spontanea è: cui prodest? A chi giova davvero questo tipo di informazione?
Un metodo che solleva polemiche
Le critiche nei confronti di “Report” non sono una novità. Il programma di Sigfrido Ranucci, pur avendo una lunga tradizione di inchieste pungenti, è stato spesso accusato di utilizzare metodi al limite della deontologia. Le telecamere nascoste, le registrazioni clandestine e i pedinamenti sono strumenti che, se non contestualizzati correttamente, rischiano di trasformare un’indagine in un’operazione di dubbio gusto.
Aldo Grasso, nella sua rubrica sul Corriere della Sera, ha messo in luce questa problematica. La sua critica è stata feroce e mirata: il lavoro di Luca Bertazzoni, centrato sull’affaire Sangiuliano-Boccia, è stato definito “vergognoso”. Un giudizio netto che colpisce al cuore il programma e solleva interrogativi sull’effettiva qualità del giornalismo proposto. Ma cosa ha davvero scatenato questa reazione così dura?
La controversa inchiesta sul tradimento
L’inchiesta di “Report” ha svelato un audio rubato che ritrae una conversazione privata tra un ex ministro e sua moglie, furibonda per un tradimento. La domanda sollevata da Grasso è semplice e tagliente: cosa c’entra tutto questo con il servizio pubblico? È forse un nuovo metodo per mettere in difficoltà figure politiche o semplicemente un modo per creare scandalo?
L’attenzione si è poi spostata su altri dettagli dell’inchiesta, come il pedinamento di funzionari ministeriali o il tentativo di screditare il diplomatico Clemente Contestabile. Aldo Grasso ha sottolineato che la magistratura è già al lavoro sul caso, quindi questo tipo di giornalismo non aggiunge nulla di rilevante. Al contrario, rischia di gettare ulteriore discredito sulla Rai e sulla trasmissione stessa.