Una “breve”, ma più che dovuta, riflessione sul fandom di Star Wars
Quanto segue non è un vero e proprio articolo, quanto più una personale riflessione in merito alle uscite degli ultimi anni, alle reazioni di una certa fetta di pubblico, soprattutto nel fandom di Star Wars, e a cosa ci riserverà il futuro se non cambieremo qualcosa. Prendete dunque le mie parole per ciò che sono: un flusso di coscienza centrato sulla nostra piccola realtà e volto a promuovere i migliori propositi per l’avvenire.
Il Fandom Menace
Il fandom di Star Wars, in qualsiasi contesto possibile, è sempre stato preceduto dalla propria fama. Una pessima fama. Gli atteggiamenti altamente tossici di determinati “fan” (non mi è materialmente possibile ritenerli tali nel senso letterale del termine, quindi userò il virgolettato) del franchise hanno più e più volte, soprattutto nel corso degli ultimi 25 anni, creato situazioni di disagio e conflitti interni all’intera collettività appassionata e non solo; ripercorriamo rapidamente alcuni dei casi più eclatanti.
Ahmed Best, interprete di Jar Jar Binks nella Trilogia Prequel (e di Kelleran Beq in The Mandalorian 3), a seguito degli insulti ricevuti dopo l’uscita di Episodio I, tentò il suicidio (ne abbiamo parlato più approfonditamente qui). Hayden Christensen, dopo aver ricevuto pesanti critiche in merito alla sua interpretazione di Anakin Skywalker in Episodio II e in Episodio III, è finito in una sorta di limbo/dimenticatoio da cui è uscito solo di recente, con il suo coinvolgimento nelle serie Obi-Wan Kenobi e Ahsoka.
Daisey Ridley, l’attrice che incarna Rey Skywalker nella Trilogia Sequel (e che tornerà in un film in uscita nei prossimi anni), è stata costretta ad eliminare i propri profili social -ripristinati solo di recente- a causa della quantità spropositata di insulti ricevuti da una parte del fandom. Moses Ingram, interprete di Reva in Obi-Wan Kenobi, ha ricevuto una serie di pesantissimi insulti razzisti nelle settimane in cui la serie è stata pubblicata su Disney+ (ricordo chiaramente un commento che diceva, citando testualmente, “You’re not the first ni**a to join Star Wars“). Recentemente è toccato ad Amandla Stenberg, che in The Acolyte ha dato vita ai personaggi di Osha e Mae, a ricevere una serie di commenti denigratori -oltre che razzisti- pubblicati dopo la notizia della presunta cancellazione della serie (anche se, per essere precisi, si parla di un mancato rinnovo).
Si palesa un pattern?
Abbiamo visto solo 5 esempi (ce ne sono tanti altri) di attori e attrici che hanno subito vessazioni da parte di alcuni elementi del fandom, ma sono più che sufficienti per accorgersi che questi attacchi hanno alcuni elementi in comune. Innanzitutto osserviamo che, nel nostro piccolo campione, più della metà delle vittime è composta da donne e/o fa parte di una minoranza etnica; se, inoltre, andassimo a ricercare altri soggetti da includere nella nostra piccola analisi, la situazione peggiorerebbe drasticamente.
Tutto ciò, in realtà, non dovrebbe stupire più di tanto, visto che da alcuni anni a questa parte sono nati dei veri e propri movimenti “anti-woke” con lo scopo di affossare preventivamente i prodotti di intrattenimento con addetti ai lavori o tematiche “woke” (un termine che cambia significato in base alle esigenze di chi lo usa, quindi del tutto privo di significato) e, purtroppo, non parliamo solo di Star Wars.
Altri esempi al di fuori di Star Wars
The Marvels, film del Marvel Cinematic Universe uscito lo scorso anno, ha subìto una vera e propria campagna di odio incentrata sul fatto che le protagoniste fossero tre donne, per giunta di etnie diverse, da ben prima che venisse rilasciato il primo trailer ufficiale (una situazione molto simile a quella verificatasi con The Acolyte che, in più, è stata vittima di review bombing negativi sui maggiori aggregatori di recensioni come Rotten Tomatoes, IMDb…).
Secondo la mia modesta opinione, il film non era così male come molti dicono sul web, anche se riconosco che poteva essere scritto con più attenzione per i personaggi e per le loro evoluzioni sviluppate in prodotti precedenti, ma non escludo che il problema possa vergere più sull’eliminazione di determinate scene dalla pellicola finale. Con questo esempio ho voluto mostrare la differenza che intercorre tra “l’odio a priori” e un ragionamento maturato a seguito della visione. Anche in questo caso, The Acolyte ha subìto un trattamento analogo.
La piattaforma di streaming Crunchyroll, colosso di proprietà di Sony incentrato sulla localizzazione della maggior parte degli anime in uscita, di recente ha dovuto rimuovere la possibilità di commentare gli episodi di tutte le proprie serie a seguito della pubblicazione di alcuni commenti omofobi su Twilight Out of Focus, uno dei titoli dell’attuale palinsesto stagionale. Basandomi sui commenti nei quali spesso mi imbatto sui social, non oso immaginare cosa potrebbero scrivere i “fan” di Star Wars su Disney+ se ci fosse la possibilità di lasciare un commento sotto i titoli della piattaforma.
L’odio scava più a fondo
Come ben sappiamo, purtroppo, l’odio diffuso dai “fan” non si è limitato a colpire solo gli attori che hanno preso parte ai film e alle serie, bensì ha raggiunto anche coloro che si occupano delle produzioni da dietro le quinte e persino i vertici di LucasFilm. Quante volte vi è capitato di leggere “George Lucas non avrebbe mai dovuto vendere Star Wars alla Disney!”, o “The Force is NOT female!” (alludendo a una frase falsamente attribuita all’attuale presidentessa di LucasFilm, Kathleen Kennedy), o “I Sequel non esistono!”, e così via? Scommetto parecchie.
Negli ultimi mesi c’è stato persino chi ha avuto l’ardire di definire “meschino personaggio” Sharmeen Obaid-Chinoy, la regista del prossimo film incentrato su Rey, sulla base di un montaggio realizzato a regola d’arte per screditarla già dall’annuncio dell’inizio dei lavori (per poi eliminare il video senza assumersi la responsabilità di aver alimentato una campagna d’odio del tutto campata per aria). Parliamo di una delle persone che, grazie al proprio operato, ha contribuito in maniera significativa a far sì che il delitto d’onore venisse delegittimato in Pakistan, suo Paese natìo.
Nelle ultime settimane, invece, il focus si è spostato su Leslye Headland, che si è occupata di The Acolyte, attaccata per le sue presunte incompetenze (nonostante abbia dato prova di saper collaborare con lo Story Group, a differenza di un altro noto creativo con un cappello da cowboy) e denigrata per il proprio orientamento sessuale e per la propria relazione con Rebecca Henderson, che interpreta Vernestra Rwoh all’interno della stessa serie. A quanto pare, in questa saga, il nepotismo esiste solo se non si è parte della famiglia McGregor: in tal caso i “fan” non fiatano, anche perché ci tengono a poter usufruire dei fermoimmagine sul fondoschiena di Mary-Elizabeth Winstead.
In tutto ciò non abbiamo considerato i continui attacchi che questi “fan” rivolgono ad altri membri del fandom, spesso arrivando persino a minacciarli semplicemente per aver espresso un’opinione diversa dalla propria. Tant’è che buona parte degli appassionati è sostanzialmente costretta a tenere per sé i propri pensieri sui nuovi prodotti e i propri pareri nelle discussioni on-line per paura di essere aggrediti in massa dai “fan”. Alla faccia della “dittatura del politicamente corretto” e del “non si può dire più nulla”: a me risulta proprio che siano questi presunti “fan” a usare metodi squadristi per mettere a tacere chi, nel fandom, non la pensa come loro, e hanno persino il coraggio di voler passare per vittime del sistema.
Dove nasce questo odio
Considerando le matrici degli attacchi agli attori, ai registi e ai fan, non dovrebbe stupire la loro origine: i movimenti di Estrema Destra statunitensi. E no, prima che qualche analfabeta funzionale possa pensarlo, non stiamo sfociando nel complottismo e non sto promuovendo l’ideologia comunista. Si tratta di un vero e proprio dato di fatto: i soggetti che mettono in circolazione le fake news che puntualmente dobbiamo sfatare sono tutti affiliati all‘Alt-Right degli U.S.A. (come Matt Walsh, colui che ha tentato di infangare la Obaid-Chinoy). Partendo da lì, queste assurdità si diffondono a macchia d’olio e prendono piede laddove regnino bigottismo e ignoranza. Non è un caso che diversi “fan” nostrani non si siano interrogati sulla provenienza di queste notizie, o sulla loro veridicità: a loro fa comodo credere che siano autentiche, soprattutto perché il loro credo politico si sposa bene con l’odio.
Soprattutto negli ultimi tempi, ci siamo spesso imbattuti in soggetti completamente incapaci di validare le proprie opinioni con qualcosa di concreto. C’è persino stato chi, nei commenti di una delle ultime live su YouTube, si è falsamente dichiarato docente universitario di cinema (avvalendosi dell’appello all’autorità che, tra l’altro, è una fallacia logico-argomentativa) pur di risultare più credibile, ma senza portare alcuna argomentazione effettiva a sostegno delle proprie tesi. Anzi, la maggior parte dei commenti erano insulti rivolti a Gaetano (founder e admin del sito, del gruppo e delle pagine social) e all’utenza che stava seguendo la diretta. Il problema è che questi atteggiamenti dei “fan” non sono un’eccezione: sono la regola.
A peggiorare ulteriormente la situazione ci sono quei creator, quei giornalisti e tutte quelle figure a essi affini che, pur di ottenere un cospicuo numero di visualizzazioni e di interazioni, si sono messi a fare da cassa di risonanza per le suddette fake news che arrivano da oltreoceano: è molto più facile fare questo, piuttosto che creare contenuti utili e genuini per il fandom. Non a caso molti dei contenuti proposti da questi soggetti risultano spesso e volentieri essere off-topic rispetto a quelli da loro solitamente trattati, e sinceramente mi chiedo come sia possibile che nella loro utenza non si sia mai acceso un campanello d’allarme imbattendosi in queste irregolarità.
Cosa si può fare?
Siamo giunti alla fine di questa riflessione: abbiamo rivisto quali sono i problemi che affliggono il fandom, come e dove nascono e come e dove si diffondono, ma è giunto il momento di affrontarli. Come si può risolvere questa piaga che ci affligge? La risposta, per quanto semplice, non è scontata: usando il cervello. In che modo? È presto detto: se ci si imbatte in una notizia, in un video, in un’immagine, bisogna verificarne l’autenticità presso fonti attendibili.
Se si vuole giudicare un prodotto, bisogna prima usufruirne; se si vuole intraprendere una conversazione su un argomento specifico, bisogna assicurarsi di saperne effettivamente qualcosa; se si è in disaccordo con altri utenti, non bisogna scadere subito nell’insulto; se l’interlocutore si rifiuta di usare il proprio cervello, si può troncare la conversazione e bloccarlo. Così facendo si darà una possibilità a chi è in errore, cercando di guidarlo dalla parte giusta, e si isolerà chi non ha interesse né predisposizione a far parte di una community.
Per quanto possa sembrare un modo meccanico e, a tratti, brutale di affrontare la situazione, purtroppo risulta anche essere l’unico che potrebbe effettivamente funzionare. Se questi “fan” ci creano disagio, non siamo tenuti a sopportarli oltre. Va comunque specificato che avere un’opinione diversa non significa necessariamente essere un fan tossico: ognuno può giustamente pensare ciò che vuole, ma non si ha il diritto di imporre visioni oggettivamente sbagliate con la violenza.
Ciò che dobbiamo imparare a fare è, semplicemente, saper scindere chi non la pensa come noi da chi non è in grado di diffondere qualcosa che non sia odio gratuito e ingiustificato. Se riusciremo a salvare il salvabile e a isolare la feccia, questo fandom potrebbe iniziare a liberarsi dalla sua attuale condizione. E, magari, LucasFilm potrebbe finalmente iniziare ad ascoltare le persone giuste.
E voi cosa ne pensate? C’è speranza per il fandom? Fatecelo sapere nei commenti! E continuate a seguirci, anche su Facebook, Tik Tok, YouTube, Instagram e Twitter! Vi terremo costantemente aggiornati sull’universo di Star Wars.