The Rise of Skywalker: la nostra recensione dettagliata (con spoiler)

La nostra recensione di The Rise of Skywalker

Sono passati più di dieci giorni ormai dall’uscita dell’ultimo capitolo della saga di Star Wars, The Rise of Skywalker. Ho preso del tempo per metabolizzarlo ed analizzarlo, così da poterlo recensire a mente fredda. Quelle che seguono sono le mie personalissime opinioni sul film, e contengono ovviamente tantissimi SPOILER. Non proseguite la lettura nel caso non lo abbiate visto. Si comincia!

Il lato tecnico

Primo piano del pugnale Sith di Episodio IX

Partiamo con l’analizzare il lato tecnico della pellicola; in The Rise of Skywalker spicca una regia frenetica di J.J. Abrams, soprattutto nella prima ora e mezza. I protagonisti passano da un pianeta all’altro attraverso una vasta serie di espedienti narrativi che portano al MacGuffin vero e proprio, il puntatore Sith. Ad una prima visione lo spettatore può faticare a seguire nel dettaglio tutte le vicende. Personalmente la cosa non mi ha infastidito, dato che i tempi morti sono pressoché inesistenti. Questo stile mi ha ricordato i grandi cult del passato, da Indiana Jones fino addirittura ai Goonies, e l’ho adorato. Forse il film sarebbe dovuto durare una mezz’ora in più, in modo tale da dare peso emotivo maggiore ad alcune sequenze (come il sacrificio di Leia). Credo che con tre ore di durata sarebbe stato perfetto, anche per una questione legata al finale, della quale vi parlerò di seguito.

Molti si sono però lamentati dei frenetici passaggi di riprese, soprattutto nelle scene dei salti in cui Poe forza la velocità luce del Millennium Falcon. Nonostante fosse effettivamente da capogiro, l’ho trovata una sequenza intrigante. C’è un’altra cosa invece che non ho molto gradito: i lens flare. Sapevo ovviamente che non sarebbe potuto mancare il marchio di fabbrica di J.J. Abrams, ma credo che in Episodio IX ne abbia davvero abusato.

Passando al sonoro, il Maestro John Williams da l’addio alla saga di Star Wars con un lavoro come sempre ineccepibile (oltre che con uno splendido cameo). C’è solo un appunto che mi sento di condividere: vi sarete accorti che, nella maggior parte del combattimento tra Rey e Kylo Ren sui resti della Morte Nera, la colonna sonora è assente. Non ho compreso questa scelta, che non dipende sicuramente da Williams; in uno degli spot era stata inserita come sottofondo a quel combattimento Duel of the Fates, e il risultato fu epico. Con un sottofondo adeguato (non per forza quello) a mio parere la scena sarebbe stata più epica.

Le ambientazioni di The Rise of Skywalker

I protagonisti sul pianeta Pasaana

Ho adorato quasi tutte le ambientazioni, davvero fantastiche: il pianeta Exegol è fighissimo, così come Pasaana. La festa del popolo Aki-Aki, piena di danze e colori, è stata molto suggestiva e mi ha coinvolto sia visivamente che musicalmente. Mi ha entusiasmato meno la resa di Kijimi, un po’ frettolosa a parer mio. L’immensa flotta Sith faceva la sua figura, e la scelta di svolgere parte del combattimento finale sugli Star Destroyer è stata intrigante. Per non parlare del colpo d’occhio all’apparizione di tutte le navi delle persone comuni giunte a dare man forte alla Resistenza: non nascondo di essermi commosso in quel momento nel vedere quella distesa di astronavi.

E’ un peccato però che abbiano avuto poco spazio: avrei gradito anche solo cinque minuti in più di battaglia spaziale in cui vedere qualche altro cameo dei personaggi venuti in soccorso ai nostri eroi. Graditissima ed emozionante l’apparizione del mitico Wedge Antilles, ma si sarebbe potuto osare leggermente di più.

Menzione finale alla luna oceanica di Kef Bir (il pianeta che ospita i resti della seconda Morte Nera): un’ambientazione davvero suggestiva che fa da sfondo ad un duello che è speculare a quello Obi-Wan vs Anakin su Mustafar. Da una parte il fuoco e la discesa nel Lato Oscuro, e dall’altra l’acqua e la redenzione al Lato Chiaro: la bellezza della poetry di Star Wars.

Gestione dei personaggi…

I protagonisti sul pianeta Kef Bir

In The Rise of Skywalker abbiamo scoperto molto di più sulle backstories dei protagonisti: il passato di Poe e Finn, e quello di Rey soprattutto. Intrigante la contrapposizione di Poe contrabbandiere/eroe della Resistenza, che ha ricalcato un po’ le orme di Han Solo. In merito a Finn, ho trovato molto interessante la connessione con Jannah e gli altri stormtrooper disertori del Primo Ordine; ha dato una verve in più ad un personaggio che nei due capitoli precedenti non mi aveva entusiasmato. Anche la scoperta della sua sensibilità alla Forza (con indizi palesemente disseminati nel film) è stata alquanto gradita.

Su Rey e la sua parentela parlerò in maniera approfondita di seguito: in merito al personaggio, la sua contrapposizione Lato Oscuro/Lato Chiaro è stata ben gestita a parer mio e Daisy Ridley se l’è cavata abbastanza bene. Tre sono però le mie menzioni d’onore: C-3PO, Lando e Kylo Ren. Sull’inserimento di Lando Calrissian in Episodio IX nutrivo dei dubbi, ma la sua presenza è stata gestita alla perfezione e Billy Dee Williams ha egregiamente ripreso i panni del suo storico personaggio.

…e dei momenti comici

L’alieno Babu Frik riprogramma C-3PO

C-3PO ha dato un saluto epico alla saga, accollandosi la maggior parte dei momenti comici in maniera meravigliosa. Ho adorato ogni sua battuta nel film, tutte contraddistinte dalla sua pacata ingenuità e genuinità. E’ stata una scelta vincente dargli più spazio nell’ultimo capitolo di questa trilogia: lui ed Anthony Daniels mi mancheranno immensamente. Il rammarico è che R2-D2 sia rimasto in disparte, pur avendo avuto più spazio rispetto ad Episodio VIII.

In generale, la gestione dei momenti comici è stata pressoché perfetta: nessuna battuta fuori posto o che sminuiva il pathos della narrazione. In ultima menzione, ma decisamente non per importanza, Kylo Ren: con The Rise of Skywalker si consacra a miglior personaggio della trilogia, e uno dei più riusciti dell’intera saga. Il suo tormento, il profondo simbolismo dell’elmo ricostruito (l’esaltazione delle debolezze), l’emozionante redenzione e il commovente sacrificio sono senza dubbio il fiore all’occhiello di Episodio IX. Il tutto condito da uno straordinario Adam Driver, che con sir Alec Guinness è senza ombra di dubbio il più bravo attore a far parte di questo universo. Driver e il suo personaggio meritano ovviamente un approfondimento a parte, che scriverò nei prossimi giorni.

Camei inaspettati in The Rise of Skywalker

La carezza di Han al figlio in Episodio VII. Da: coumb

Tutti siamo balzati dalle poltroncine quando abbiamo visto lui, Han Solo. Il ricordo del padre, che “è sempre con lui”, riaffiora in Ben e gli fa ripercorrere il tragico momento in cui lo ha ucciso. Questa volta però va diversamente. Tutto in questa scena è splendido: ogni gesto, che rievoca quelli di Episodio VII (ma in maniera molto più dolce), le parole di Han, la carezza, quel “Lo so” pronunciato a suo figlio. E poi la liberazione di Ben, la redenzione, il lancio della spada laser rossa. Un susseguirsi di emozioni che i due attori rendono memorabili.

Tre note negative

La nostra Leia nel trailer di Episodio IX

In merito ai personaggi, ci sono tre grossi rammarichi: il primo è quello di Leia. So perfettamente che lo sforzo fatto per inserirla sia stato immane e che un lavoro migliore non si sarebbe mai potuto fare, ma purtroppo in alcune sequenze non riuscivo a non pensare che fosse appiccicata sullo schermo. Anche la sua morte purtroppo non mi ha emozionato, se non con lo straziante pianto di Chewbacca (che mi ha letteralmente aperto i rubinetti). Vederla al fianco di Luke come Fantasma di Forza invece ha ripagato tutte queste sensazioni contrastanti. Nonostante tutto sono grato di aver potuto rivedere Carrie Fisher, nonché una chiusura narrativa per il suo personaggio.

Il mio secondo rammarico è Rose: è pur vero che si tratta di un personaggio secondario, ma in Episodio IX diventa una figurina a dir poco marginale. La conseguenza del totale massacro perpetrato nei suoi confronti (e delle volte, purtroppo, in quelli della sua interprete Kelly Marie Tran) da parte di coloro che hanno aspramente criticato la sua presenza in Episodio VIII.

Terza nota negativa, i Cavalieri di Ren: reputo veramente pessima la loro gestione, fatta di comparsate anonime e combattimento finale fiacco. Il problema non è quest’ultimo in sé (che mi è piaciuto molto) ma proprio il fatto che questi personaggi esteticamente fighissimi siano rimasti tutto fumo e niente arrosto: in quella sequenza ha brillato “solo” Ben, con un Adam Driver magnifico. Le guardie pretoriane in The Last Jedi hanno avuto decisamente più gloria. Peccato, date le potenzialità dei Cavalieri: spero di rivederli in futuro in qualche altro media.

Il ritorno di Palpatine e la parentela

Rey di fronte a suo nonno Palpatine

Paragrafo a parte merita il tanto atteso ritorno di Palpatine, e ovviamente la scoperta della sua parentela con Rey. Ian McDiarmid dimostra di non aver affatto dimenticato i vecchi fasti: la sua interpretazione è affascinante e spaventosa, e l’aver impersonato un corpo morto l’ha resa ancor più macabra. A proposito di ciò, ho notato davvero tanta confusione in merito alla questione del suo ritorno; eppure già le sue prime battute nel film sono chiare: alla minaccia di morte di Kylo Ren Sidious risponde “io sono già morto”. Quello che vediamo è un cadavere a tutti gli effetti, al quale tramite un macchinario è legata l’anima di Palpatine. Ciò è possibile tramite “magia Sith” e “capacità da alcuni ritenute ingiustamente non naturali” (combo cit).

La sceneggiatura di Episodio IX e la lore di Star Wars ci danno già abbastanza indizi sul suo ritorno, quindi non capisco perché molti abbiano gridato al solito “buco di trama” o non abbiano compreso che non era effettivamente vivo. In questo senso la profezia del Prescelto non viene intaccata.

Il colpo di scena più eclatante di The Rise of Skywalker è stato ovviamente scoprire che Rey è una Palpatine, e che l’Imperatore è suo nonno. Torna anche qui la specularità di Rey e Kylo Ren e del loro retaggio: la ragazza viene comunque addestrata alle vie dei jedi, segno del fatto che la discendenza non conferma ciò che si è realmente. Inizialmente credevo che la rivelazione cozzasse con quella di The Last Jedi, ma a mente fredda ci si accorge che Kylo Ren conosceva solo la versione mostratagli dal primo contatto tra i due.

I nuovi poteri e la diade

Rey e Kylo Ren nelle rovine della sala del trono dell’Imperatore

In ogni Episodio di Star Wars ci è stato presentato qualche nuovo potere o sfaccettatura della Forza; in quest’ultimo capitolo, oltre alla particolarissima diade tra Rey e Kylo Ren, abbiamo visto il potere di donare l’energia vitale. Non sappiamo molto su questa capacità, ma Lucasfilm ci viene incontro presentandocelo anche in The Mandalorian (senza fare spoiler, avrete capito di chi parlo). La serie ci permette di capire che si tratta, con tutta probabilità, di una capacità innata, ma che si può anche apprendere. Non sappiamo se Rey l’abbia appresa, ma siamo certi che grazie alla diade sia stato così per Ben. Dopo essere stato guarito, si sacrifica proprio sfruttando quel potere nella maniera più estrema.

Ritengo che la diade, e cioè la forte connessione tra Rey e Kylo, sia stata resa in maniera ottimale: nella prima parte della pellicola i due si sono cercati sempre (o meglio, Kylo cercava Rey); si sono stuzzicati, si sono affrontati, il tutto per affinare questa connessione per il finale. Lo scambio di spada laser è stato bellissimo, segno di un’intesa massima tra i due. A mio parere, l’unica grande pecca sta in una importante sequenza successiva: quando Palpatine scopre questo potere e assorbe la loro energia, scaraventa Ben nelle gole di Exegol.

In pratica Ben non partecipa attivamente al duello finale. Il che è un peccato enorme per due motivi: il primo è che si sarebbe potuta sfruttare la diade per sconfiggere Palpatine, il secondo perché un personaggio del genere non meritava una partecipazione così passiva alla sconfitta del nemico più potente della saga. Anche se il suo ruolo è importantissimo successivamente, la ritengo ancora una mancanza inspiegabile.

Il duello finale di The Rise of Skywalker

Rey nel finale di The Rise of Skywalker

Arriviamo quindi al duello finale, Palpatine contro Palpatine. Questo se si considera il sangue, perché Rey ha dimostrato di essere ben lontana dall’abbracciare il volere di suo nonno: rifiuta il ruolo di Imperatrice (chiaro magheggio che avrebbe permesso al vecchio Sidious di riacquistare in qualche modo la vita piena e i suoi poteri, prima della scoperta della diade) e sconfigge il male come baluardo di tutti i jedi che vivono in lei. Le voci dei grandi jedi del passato che la incitano a lottare sono molto suggestive, ma a mio parere in tutta la sequenza c’è forse la più grande pecca di The Rise of Skywalker, che riguarda Anakin.

La sua voce risuona su tutte, è vero, ma non basta, almeno per me. La trilogia sequel porta avanti le storie di Rey (This is your fight, più volte ribadito) e Kylo Ren, ma parliamo comunque della saga degli Skywalker. E il protagonista della saga è Anakin. Ovviamente non avrei preteso chissà cosa, ma se fosse comparso come Fantasma di Forza a “guidare” le voci (per esempio) la scena non avrebbe perso il suo pathos, anzi ne avrebbe guadagnato. Le comparse di Yoda (in Episodio VIII) e Luke sono state funzionali; capisco anche che si sia voluto ricalcare Episodio IV (dove la voce di Obi-Wan incita Luke ad usare l’istinto) ma rimarrà per sempre un grosso what if.

Bacio e sacrificio

Kylo Ren nelle prime sequenze di The Rise of Skywalker

Nell’atto finale, quando per Rey tutto sembra perduto dopo la sconfitta di Palpatine, rientra in gioco Ben che “completa” la sua redenzione: si sacrifica per l’unica persona della Galassia che ha sempre creduto in lui. Dona la sua forza vitale interamente a Rey, e riesce a darle un bacio e sorridere prima di accasciarsi inerme e scomparire. Non sono mai stato un fan della Reylo, ma questa scena mi ha commosso: il bacio non ha minimamente rovinato il pathos, a mio parere; non credevo possibile una cosa simile in quel momento così catartico. Complice Driver, complice l’unico sorriso di Ben in tutta la trilogia, l’emozione mi ha inaspettatamente pervaso.

Il suo è un congiungimento totale con Rey, che diventa portatrice di quell’Equilibrio che Anakin aveva reso possibile smuovere. Forse è questo il motivo per il quale non compare come Fantasma di Forza nella scena finale su Tatooine, o per il quale Rey si proclama una Skywalker. Il simbolismo della sua nuova spada laser con lama gialla racchiude questi significati, e il consueto tramonto dei due soli su Tatooine precederà una nuova alba.

Conclusioni

I due soli di Tatooine in Episodio IV

Questa recensione potrà sembrarvi lunga, ma per me è l’opposto. Questo perché ci sono tantissime altre cose delle quali avrei voluto parlarvi: il ruolo di Luke, il flashback dell’addestramento di Leia, gli altri personaggi, tantissimi altri dettagli sul finale, su Kylo Ren e le questioni più importanti, ecc. Tutti questi temi troveranno il giusto spazio in prossimi approfondimenti. Per riassumere il tutto, reputo Episodio IX una strana girandola di emozioni: alla prima visione ero rimasto di sasso, complice anche il fatto che la saga degli Skywalker si concludeva.

Ma la seconda visione è stata totalmente diversa, e a parte le pecche di cui vi ho parlato precedentemente è un episodio che nel bene o nel male chiude le vicende della quarantennale storia della famiglia più famosa della Galassia lontana lontana. Questo, ovviamente, il mio modestissimo parere. Con The Rise of Skywalker ho pianto, mi sono emozionato, ho riso, ma mi sono anche arrabbiato e rattristito. E’ solo quando la giostra delle emozioni è completa che sai di essere di fronte a qualcosa che rimarrà impressa nel tuo cuore.

Gaetano Vitulano: Studente di Giurisprudenza, cinefilo incallito, nel tempo libero promotore della sacra religione di Star Wars come founder de "L'Insolenza di R2-D2". Insolente quanto basta, cerco di incamerare la mia creatività nella scrittura, nell'oratoria, e soprattutto nell'arte della risata.
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