The Mandalorian: la recensione della seconda stagione
A qualche giorno dal meraviglioso finale proviamo a ripensare a freddo alla stagione di The Mandalorian appena conclusasi su Disney+. Sicuramente siamo di fronte a uno dei prodotti migliori di Star Wars degli ultimi anni, e non solo. The Mandalorian 2 ha stupito tutti per la capacità di espandere l’universo, di introdurre nuovi personaggi, ma soprattutto di emozionare. Ecco le nostre impressioni…
Din Djarin e Grogu
ATTENZIONE SPOILER SECONDA STAGIONE THE MANDALORIAN!
Non possiamo non partire da loro. L’arco della relazione tra Din e Grogu è costruito in maniera eccezionale. Non è una caso che nel finale siamo tutti scoppiati a piangere, perché quella meravigliosa scena non esisterebbe senza un percorso che l’ha guidata. Il rapporto tra Mando e Grogu è il collante delle serie, ciò che ci tiene attaccati allo schermo dal punto di vista emotivo. Bisogna fare un plauso a Pedro Pascal, capace di farci commuovere anche senza mostrare il volto. Su Grogu, il lavoro di scrittura di Favreau ha dosato le informazioni di puntata in puntata. Abbiamo avuto una sua backstory (vi parliamo qui di chi potrebbe averlo salvato al tempio) e abbiamo scoperto cosa i resti dell’impero volessero da lui. I collegamenti con la trilogia sequel sono molto sottili ma importanti.
In questa seconda stagione ci sono tante connessioni con la prima ed è un grande punto di forza. Tutte quelle puntate che erano considerate filler nella prima serie ritornano e rendono più complessa la storia. Solo per fare un esempio, la scoperta del passato di Mayfeld è stato un momento veramente riuscito della serie. E lo stesso discorso vale per Fennec, Cara Dune e Greef Karga.
Tanti elementi della storia fanno pensare che le due stagioni siano state concepite come un’unica narrazione coerente. La seconda stagione porta a compimento la storia di Grogu e Din come padre e figlio, chiudendo il cerchio cominciato quando un piccolissimo “Baby Yoda” allungava il dito verso un cacciatore di taglie ancora senza nome. L’arrivo finale di Luke Skywalker e gli inattesi sviluppi della Darksaber fanno credere che dalla terza stagione The Mandalorian prenderà una piega nuova e inaspettata.
The Mandalorian espande l’universo
Questa stagione ha anche portato nel mondo di The Mandalorian “nuovi“ personaggi, che per chi seguiva il canone erano già volti noti. Cobb Vanth, dai libri di Aftermath, Bo-Katan, Boba Fett, Ahsoka e ovviamente Luke Skywalker. Il loro ingresso è servito sia per portare avanti la trama, che per presentare le nuove serie di Star Wars. (E soprattutto per incuriosire i fan e incanarli verso gli altri media!).
The Mandalorian 2 è stata una rampa di lancio per una parte dell’universo televisivo di Star Wars. Quest’utilizzo della serie, fortunatamente, non ha mai intralciato con la trama, anzi: tutte le aggiunte sono state sempre incorporate in maniera logica e sempre con una componente emotiva (basti pensare ad Ahsoka). Quest’operazione è già avvenuta in passato in altre opere, come nel Marvel Cinematic Universe, in film come Age of Ultron e Civil War, nei quali i cineasti inserivano personaggi che avrebbero avuto poi il loro spin-off.
In The Mandalorian gli autori riescono ad assolvere questo compito e non solo: tutto è perfettamente organico nella serie. Per fare un esempio, l’arrivo di Ahsoka e poi di Luke è chiamato dalla missione originale di Mando: trovare un Jedi per addestrare Grogu. Vediamo la sua ricerca passo dopo passo ed è tutto necessario per la narrazione. Nessuna di queste presenze è forzata all’interno della storia. Per questo non ci accorgiamo nemmeno che Favreau e Filoni stanno preparando il terreno per altre serie.
I venti minuti finali
Rispetto alla prima stagione, la media della qualità delle puntate è più alta. Solo il secondo episodio abbassa un po’ il livello, perché non porta avanti molto né la storia né i personaggi. Ma il resto delle puntate regge sempre. E c’è un motivo molto semplice: nessun capitolo è un’avventura di Mando fine a se stessa. Ogni episodio ci fa scoprire un elemento o di Grogu (il quarto o il quinto) o di Mando (il terzo, per fare un esempio) e al tempo stesso porta avanti la narrazione principale.
Ma nessuna storia è veramente grande senza un finale all’altezza. E The Mandalorian quest’anno è andato oltre ogni aspettativa, regalandoci venti minuti che entreranno di diritto nella storia del franchise. Il climax conclusivo della stagione riesce in poco tempo a: commuovere con la separazione di Mando e Grogu, farci gridare e saltare dalla sedia per Luke e R2, impostare la terza stagione con la questione della Darksaber.
Non è facile creare una sequenza del genere. La musica di Gorannson raggiunge vette altissime, la regia è perfetta, la recitazione anche. Ma si crea una reazione emotiva così forte nel pubblico solo se il lavoro delle puntate precedenti è stato fatto bene. Non sarebbe bastato avere questo finale se tutto il resto non avesse funzionato a dovere. L’arrivo di Luke è stato l’ultimo, meraviglioso regalo di Favreau e Filoni, ed è la ciliegina sulla torta di una stagione meravigliosa.
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