Torna l’appuntamento con la terza stagione di The Mandalorian, giunta al suo sesto episodio intitolato “Mercenari”. Una puntata particolare che contiene molti riferimenti ed easter egg interessanti. Scopriamoli di seguito!
I mercenari mandaloriani
L’episodio si apre con un mercantile Quarren che si dirige verso l’Orlo Intermedio, che viene braccato da un incrociatore imperiale di classe Arquitens. Il capitano quarren Shuggoth crede si tratti di un signore della guerra imperiale, e cerca di ingraziarselo. Il nome di questa quarren è probabilmente una citazione a Shoggoth, un mostro immaginario appartenente al Ciclo di Cthulhu creato dallo scrittore H. P. Lovecraft. A capo dell’incrociatore però c’è il mandaloriano Axe Woves, che avevamo conosciuto nella 2×03 di The Mandalorian proprio al fianco di Bo-Katan durante la sua prima apparizione in live action (che avvenne su Trask, mondo acquatico nominato anche poco prima in cui abbiamo visto molti quarren). Con lui c’è anche Koska Reeves, interpretata da Sasha Banks.
Woves le rivela di essere stato assoldato da una viceregina Mon Calamari, che sostiene che suo figlio sia fuggito proprio con lei. Shuggoth nomina successivamente la guerra tra Quarren e Mon Calamari: si tratta di un conflitto che abbiamo visto all’interno di The Clone Wars, e che rappresenta l’antica lotta fra le due specie che abitano il pianeta Mon Cala. Poco dopo entra in scena anche il principe Mon Calamari, e tra i due avviene un tenero saluto prima che i mandaloriani lo prelevino per riportarlo a casa.
Il pianeta Plazir-15
Nella scena successiva, Bo-Katan, Din e Grogu si recano su Plazir-15, un nuovo pianeta che era stato nominato proprio in precedenza da Woves come prossima tappa del gruppo di mercenari. Qui infatti Bo-Katan aveva tracciato la flotta che un tempo mise insieme: oltre ai vari trasporti mandaloriani di classe Kom’rk, vediamo l’Arquitens, che è l’incrociatore leggero appartenuto a Moff Gideon e sottrattogli dopo il finale della seconda stagione, e due incrociatori Gozanti (uno dei quali preso sempre nella 2×03). Poco dopo scopriamo che Plazir-15, mondo che compare per la prima volta in Star Wars, è una delle ultime democrazie dirette dell’Orlo Esterno.
Tramite una voce meccanica il Gauntlet viene guidato verso un punto di attracco, in cui i nostri incontrano due droidi: un protocollare RA-7 e un astromecca di serie R2, entrambi imperiali. Una chiara citazione “inversa” ad R2-D2 e C-3PO, che fa da preludio al fatto che i droidi saranno grandi protagonisti di questo episodio. All’interno della capsula dell’iperciclo, un’altra voce robotica cita gli Accordi di Coruscant, già nominati nella 3×03 e citati per la prima volta nel romanzo legends The Cestus Deception.
Un mondo eccentrico
Bo-Katan e Din vengono portati dai reggenti del pianeta, e si ritrovano ad un banchetto molto gioioso e stravagante in cui la maggior parte dei commensali sono alieni: vediamo molte specie note tra cui bith, rodiani, sullustiani, ishi tib, ithoriani, snivvian, e anche la stessa specie dei coniugi frog conosciuta nella seconda stagione. L’eccentrico reggente è il capitano Bombardier, interpretato dal mitico Jack Black; un personaggio che sembra quasi ricalcare la personalità del cappellaio matto, e che Black caratterizza alla perfezione. Egli racconta ai protagonisti di essere stato un ufficiale imperiale responsabile di progetto durante la guerra. Bombardier, grazie al programma amnistia, aveva potuto ricostruire Plazil-15 e si era innamorato della Duchessa reggente, che invece è interpretata dalla famosa cantante Lizzo.
Su Plazil-15, al contrario dei mondi della Nuova Repubblica, droidi e materiale imperiale (e non solo imperiale) erano stati riutilizzati e riqualificati: nella sala possiamo vedere ad esempio le armature delle guardie, ricavate da quelle degli stormtroopers. Bo-Katan chiede ai reggenti di poter vedere i mercenari mandaloriani, ma loro rivelano di avere un problema con dei droidi malfunzionanti. Come detto, sia i droidi imperiali che quelli separatisti erano stati riconvertiti per scopi pacifici e di pubblica utilità, ma di recente molti erano stati colpiti da malfunzionamenti che sfociavano anche in aggressioni. In questo dialogo c’è anche una citazione al film Jarry Maguire, con Din che pronuncia la frase: “Mi avevi già convinto a droidi da battaglia”, citando la famosissima battuta di Dorothy Boyd “mi avevi già convinta al ciao”.
I reggenti chiedono aiuto a Din e Bo-Katan, e in cambio si impegneranno a far riconoscere alla Nuova Repubblica Mandalore come sistema indipendente. I due perciò vestono i panni di detective e vanno alla ricerca di indizi, cominciando dal capo della sicurezza. Quest’ultimo si chiama Helgait ed è interpretato dal mitico Christopher Lloyd, doc di Ritorno al Futuro e attore poliedrico visto in moltissimi altri capolavori. Egli espone loro il problema mostrando dei filmati di videosorveglianza in cui vari droidi si ribellano; tra questi possiamo vedere anche un droide cuoco di serie COO.
Seguire le piste in The Mandalorian 3×06
Helgait dice che gran parte dei droidi operanti sul pianeta erano destinati allo smantellamento su Karthon. Questa luna è comparsa nella 2×07 di The Mandalorian: qui infatti si trovava una struttura correttiva di smantellamento della Nuova Repubblica, in cui era detenuto Migs Mayfield. Poco dopo Din e Bo-Katan continuano a seguire la loro pista, che li porta da un gruppo di Ugnaught ai livelli inferiori. Come sappiamo si tratta di una specie laboriosa e abile nella costruzione di droidi; questo gruppo, inizialmente diffidente, si apre con i due dopo che Din nomina il suo amico Kuiil, che tutti ricordiamo con affetto dalla prima stagione.
Il gruppo di alieni afferma che in realtà i droidi non sono difettosi, e che quindi c’è qualcos’altro sotto; poco dopo uno di loro manda Din e Bo-Katan alle banchine di carico, dove presumibilmente avverrà il prossimo malfunzionamento. Alle banchine un droide da battaglia B1 supervisiona un gruppo di droidi da battaglia B2 che caricano e scaricano merci. Nella scena, Bo-Katan dice di non vederne dalle guerre dei cloni.
Din cerca un possibile B2 difettoso a suon di calci (una piccola vendetta per quanto accaduto durante la sua infanzia su Aq-Vetina) e, una volta scovato, il droide fugge dalla banchina. Din e Bo-Katan partono all’inseguimento, mentre il B2 scappa tra la folla creando danni e diffondendo il panico per le vie della città. I due riescono infine a placcarlo ed abbatterlo, e Bo-Katan trova un altro indizio su di lui: uno spark pad su cui c’è scritto il nome di un locale per droidi, “Il Resistor”.
La bellissima sequenza del Resistor
I nostri si recano quindi al Resistor, che cita pedissequamente la famosa scena dell’ingresso di Luke Skywalker e dei droidi in Episodio IV alla Cantina di Mos Eisley; lo si nota soprattutto nel silenzio generale all’entrata di Din e Bo-Katan. E’ bello che anche in questo caso si tratti di una citazione “al contrario”, poiché qui sono i droidi ad essere sorpresi di vedere gli umani. La scena è davvero bellissima anche perché, sempre come per la Cantina di Mos Eisley con le specie aliene, ci mostra una ricca varietà di droidi.
Vediamo infatti altri droidi di serie COO, un droide di serie RIC (apparso per la prima volta in Episodio II), tanti astromecca “classici” ed imperiali, protocollari di tutti i tipi (tra cui RA-7 e i più comuni di serie 3PO), droidi da battaglia B1, droidi di serie EV, droidi simili a quelli che abbiamo visto nella 3×03, ecc. Din aggredisce in maniera brusca il droide bartender per ottenere risposte, ma Bo-Katan lo redarguisce per il suo comportamento. Scopriamo quindi che, nonostante la sua crescita nelle precedenti stagioni, Din provi ancora delle remore nei confronti dei droidi.
Il bartender però, come tutti i droidi presenti, vuole aiutare i nostri a scoprire cosa stia succedendo. Egli infatti fa un discorso molto bello in merito al fatto che su Plazir-15 avessero avuto tutti una seconda chance, e che non importava di che fazione avessero fatto parte: ora tutti potevano dare una mano e sentirsi utili. Ma se i malfunzionamenti fossero proseguiti, loro avrebbero potuto essere rottamati. Un discorso davvero bellissimo e di grande significato.
Il colpevole
Sul retro del bar il droide svela a Din e Bo-Katan che lì viene servito il Nepenthé, un lubrificante che aggiorna la programmazione; il bartender scopre che tutti i droidi malfunzionanti si erano serviti della stessa partita. Il nepenthé è una citazione ad una droga menzionata nelle opere della mitologia greca, soprattutto nell’Iliade: nella letteratura greca era definita come una droga “scaccia dolore”.
I nostri giungono quindi ad un laboratorio in cui si trova il B2 abbattuto, e tramite l’ausilio della tecnica di laboratorio scoprono che in quella partita di nepenthé ci sono dei nano-droidi: si tratta di ricostitutori NM-K, particolari nano droidi creati dalla Tecno Unione e comparsi per la prima volta in The Clone Wars. Scopriamo così che dietro a tutto c’era un singolo individuo, e cioè proprio il commissario Helgait, il capo della sicurezza interpretato da Christopher Lloyd.
Bo-Katan e Din smascherano quindi Helgait, che minaccia di riportare i droidi alla loro programmazione da battaglia e rivela di essere un ex separatista. Egli cita infatti il Conte Dooku, e soprattutto indirettamente anche Anakin Skywalker, il jedi che lo aveva eliminato in Episodio III. Dopo averlo stordito, i due lo consegnano a Bombardier ed Helgait pronuncia una frase utilizzata spesso in The Mandalorian e The Book of Boba Fett, “il Quacta che dà del viscido allo Stifling”. Per aver risolto il problema, la Duchessa dona ai due la chiave di Plazir (portata da un droide di serie LEP) e nomina Grogu cavaliere.
Lo scontro con Axe Woves
Finalmente i nostri hanno la possibilità di raggiungere i mercenari mandaloriani, e Bo-Katan reclama la sua flotta sfidando a duello Axe Woves per riprendere il comando. Dopo un ottimo e acrobatico scontro, Bo-Katan ha la meglio, ma il problema risiede sempre nel fatto che dovrebbe sfidare Din per riottenere la Darksaber.
Woves e gli altri mandaloriani infatti non sono disposti a seguirla se non affronterà, a suo dire, un “fanatico sbandato”. Nel discorso successivo di Bo-Katan si denota la sua crescita negli ultimi episodi, dove ha imparato a non denigrare il Credo (senza però doverlo seguire in maniera estremistica).
Ci penserà poi Din a risolvere la questione Darksaber, a mio modo di vedere però in maniera narrativamente frettolosa e superficiale. Egli infatti spiega loro che Bo-Katan aveva eliminato il nemico che l’aveva catturato e gli aveva sottratto la Spada Oscura su Mandalore. In questo modo, tramite una “proprietà transitiva” alquanto banale, ella torna di nuovo in possesso della Spada. Il ragionamento ricalca l’iter tramite il quale in Harry Potter si poteva ottenere la bacchetta di sambuco. In quel caso però si tratta di magia, mentre la Darksaber è un simbolo di potere. E, come detto, ritengo che avrebbe meritato una riconquista più simbolica e combattuta: magari contro Moff Gideon (e non un alieno qualsiasi) che vinceva a duello con Din, e poi con Bo-Katan che lo sconfiggeva chiudendo un cerchio iniziato con la Purga.
Tralasciando questo aspetto, con Bo-Katan che riottiene la spada, il suo potere e la sua flotta si chiude questo sesto episodio di The Mandalorian 3. Cosa ne pensate di questa puntata? Fatecelo sapere nei commenti! E continuate a seguirci, anche su Facebook, YouTube, Instagram e Twitter! Vi terremo costantemente aggiornati sull’universo di Star Wars.