Torna l’appuntamento con la terza stagione di The Mandalorian, che ci presenta un secondo episodio ricco di tematiche, emozioni e colpi di scena intitolato “Le miniere di Mandalore”. Il capitolo 18 della serie ci presenta ovviamente anche moltissimi riferimenti ed easter egg, che trovate di seguito!
Ritorno su Tatooine
Il secondo episodio di The Mandalorian 3 si apre su Tatooine, dove la popolazione è in fermento per la festività della Boonta Eve; e infatti vediamo fuochi d’artificio e corse per le strade di Mos Eisley. Sin da episodio I conosciamo bene la Boonta Eve Classic, la corsa degli sgusci che si tiene su Mos Espa, ma pochi sanno che questo evento viene organizzato proprio per la festività chiamata Boonta Eve: la commemorazione dell’ascesa al rango di divinità dell’Hutt Boonta Hestilic Shad’ruu; è per questo evento che fu creata questa festività annuale su Tatooine, sin dalle ultime decadi della Vecchia Repubblica.
La scena si sposta subito all’interno dell’hangar 3-5 di Peli Motto, dove la meccanica sta imbrogliando un ignaro rodiano sulle pessime condizioni del suo landspeeder; ella era in combutta con i jawas per guadagnare di più, e infatti i piccoli alieni arrivano subito dopo con il pezzo rimosso. In questo simpatico siparietto Peli Motto nomina proprio la festività e le vacanze della Boonta Eve, e possiamo vedere gli immancabili droidi di serie DUM e il mitico R5-D4.
Un eroe inaspettato
Subito dopo atterrano nell’hangar Din Djarin e Grogu a bordo dello Starfighter N-1. Qui possiamo notare il dente perso da Peli Motto durante le vicende del finale di The Book of Boba Fett. Quando rivede Grogu, che compie un bel salto, Peli cita i Lurmen, abitanti del pianeta Mygeeto che abbiamo visto in The Clone Wars. Quelli visti nella serie animata però erano rifugiati presenti sul pianeta Maridun.
Din era in cerca del circuito mnemonico per IG-11, ma come detto era talmente vecchio e raro che nemmeno i jawas lo avevano. Perciò Peli cerca di convincerlo a prendere R5-D4, ma Din le dice che aveva bisogno di un droide speleologo che attestasse la respirabilità del pianeta Mandalore. Nonostante la paura del povero droide, Peli cerca di motivarlo e dice una cosa molto importante: e cioè che R5 aveva fatto parte della Ribellione.
Per la prima volta in live action viene quindi ribadito che il droide aveva lottato a suo modo con i Ribelli, come narrato all’interno del racconto “The Red One” presente nel libro “Da un certo punto di vista”. A sua volta questo racconto canonizza le eroiche gesta di R5, che nelle opere legends era addirittura un droide jedi conosciuto come Skippy, che aveva scassato apposta il suo motivatore per permettere ad R2-D2 di essere acquistato dai Lars.
Alla volta di Mandalore
Sistemato l’alloggiamento per il droide, i nostri partono all’avventura alla volta di Mandalore. Giunti davanti al pianeta, Din racconta a Grogu di quando in tempi antichi quel luogo, ora così devastato, era verde e bellissimo. E soprattutto gli fa una lezione su Mandalore e sul fatto che ogni mandaloriano avesse lì le sue radici pur non essendoci nato. Egli gli dice di essere cresciuto su Concordia, una delle due lune del pianeta. Din ovviamente si riferisce al periodo successivo rispetto al suo recupero su Aq Vetina da parte della Ronda della Morte. Nella lezione nomina anche Kalevala, luogo dove si trovava Bo-Katan. Queste parole, oltre ad essere importanti per un evento che accadrà poco dopo, ci anticipano un rapporto più profondo tra Din e Grogu: ormai sono una famiglia a tutti gli effetti, e Din sta insegnando al piccolo tutto ciò che un mandaloriano deve sapere.
Dopo aver attraversato una coltre di tempesta, la nave arriva nell’atmosfera di Mandalore: sul terreno possiamo notare i danni delle bombe a fusione della Purga, che hanno praticamente cristallizzato il suolo. Il bombardamento inoltre ha interrotto il campo magnetico del pianeta. Ciò significa che le comunicazioni con l’esterno saranno impossibili sulla superficie.
The Mandalorian 3×02: importanti scoperte
Atterrati, Din manda R5 in avanscoperta per raccogliere campioni atmosferici. Dopo un po’ il droide sparisce dai radar, e quindi dopo aver pressurizzato il suo elmo egli esce a cercarlo. Entrato in una grotta, Din viene attaccato da alcune creature che scopriremo chiamarsi Alamiti; solo estraendo la Darksaber (e impugnandola ancora a fatica) riesce a sconfiggerle. Dopo aver recuperato R5 i due tornano alla nave, e tramite la scansione atmosferica Din scopre che l’aria è respirabile e Mandalore non è maledetto: Bo-Katan aveva ragione.
Din e Grogu si avviano perciò all’interno della grotta, raggiungendo il centro civico di Sundari. Vederlo così spettrale e in rovina è davvero un colpo al cuore, soprattutto perché lo abbiamo conosciuto ricco di vita nelle serie animate. I due scendono quindi ancor più in profondità, e mentre Din recupera un vecchio elmo mandaloriano viene catturato da un gigantesco droide che lo intrappola e lo stordisce.
La crescita di Grogu in The Mandalorian 3
Scopriamo successivamente che il droide è comandato da un essere senziente, che si serve anche di un esoscheletro per camminare. Il suo corpo organico infatti è racchiuso tutto nella testa e nel grande occhio sporgente. Din viene messo in una particolare trappola che nemmeno Grogu riesce a distruggere; l’unica speranza è che il piccolo riesca ad arrivare da Bo-Katan e possa chiederle aiuto. Perciò egli si fionda verso l’uscita, mettendo anche k.o. con un potente Force Push un altro Alamita che voleva attaccarlo.
Salito sulla nave, mostra ad R5 la destinazione e parte alla volta di Kalevala. Queste sequenze sono molto importanti perché ci mostrano finalmente che Grogu riesce ad agire da solo in situazioni di pericolo, e che sta diventando sempre più forte. Un qualcosa che sicuramente verrà approfondito nei prossimi episodi di The Mandalorian 3. Quando il piccolo atterra senza Din, Bo-Katan si accorge subito che qualcosa non va, e dopo aver fatto scaricare i dati di R5 parte con la sua astronave Gauntlet verso Mandalore.
I ricordi di Bo-Katan
Raggiunta l’atmosfera, nello sguardo di Bo-Katan possiamo notare tutta la tristezza e la rabbia nel vedere le rovine di Sundari in quello stato: e infatti ella dice a Grogu che prima non era affatto così. Stessa cosa che accade quando i due si inoltrano nella grotta e arrivano di fronte al centro civico. Qui ella racconta di quando quella civiltà era bellissima e la sua famiglia governava tutto. Con quest’ultima frase Bo-Katan si riferisce probabilmente a due periodi distinti: quello in cui Mandalore era governato da sua sorella Satine (alla quale lei stessa però si oppose in gioventù, salvo poi schierarsi dalla sua parte cercando di liberarla ma con esito tragico, come narrato in The Clone Wars) e quello in cui ella stessa divenne, seppur per breve tempo, reggente di Mandalore.
Il tutto dopo gli eventi della settima stagione di The Clone Wars, in cui Bo-Katan, con l’aiuto di Ahsoka, riuscì finalmente a spodestare Maul. Poco dopo però venne emanato l’Ordine 66 e nacque l’Impero, e il clan Saxon riuscì a prendere il potere con il benestare dell’Impero. Come visto in Rebels, dopo la sconfitta di Gar Saxon fu però nuovamente Bo-Katan a riprendere il potere brandendo la Darksaber e unendo i mandaloriani. Ella governò quindi fino ai tragici eventi della Purga.
Le abilità della mandaloriana
Scesi più in profondità, Bo-Katan racconta a Grogu proprio di quando conosceva molti jedi e combatté con loro fianco a fianco, riferendosi appunto agli eventi delle serie animate. Dopo avergli chiesto come se la cavava con la Forza, Bo-Katan stana un altro gruppo di Alamiti, e dopo averli sconfitti con destrezza è proprio lei a svelarci che si tratta di una specie che viveva nelle lande desolate fuori dalle bio-cupole di Mandalore.
Intanto l’essere con il supporto robotico stava estraendo sangue da Din, quando Bo-Katan interviene e con la Darksaber lo mette fuori combattimento. Qui però, come vi dicevo, scopriamo che il suo corpo organico è tutto concentrato sulla testa, che si stacca da quell’esoscheletro e prende il comando dell’altro droide gigantesco. Anche questo viene prontamente sconfitto, stavolta definitivamente, dalla mandaloriana.
La caparbietà di Din Djarin
Poco dopo i nostri sono in salvo, e parlando di quella che fu un tempo una florida società Bo-Katan dice a Din di aver governato su Mandalore ben un breve periodo, proprio come vi dicevo prima. Ella gli aveva preparato della minestra pog, tipica della cultura mandaloriana. Anche nelle opere legends esisteva un piatto tipico dei guerrieri mandaloriani, il tiingilar, che troviamo nel romanzo Republic Commando: Ordine 66. Nonostante la disavventura Din vuole ancora raggiungere le miniere e soprattutto le acque viventi, e nonostante Bo-Katan gli avesse ribadito che in quelle acque non vi era nulla di magico si era offerta di accompagnarlo.
Nuovi dettagli sul passato di Bo-Katan
Raggiunte le miniere di Mandalore, Bo-Katan offre nuovi dettagli sul suo passato, che però cozzano un po’ con le informazioni canoniche che conosciamo: ella dice di aver fatto parte della famiglia reale, e che seguendo il Credo veniva sommersa di doni; ma che però i rituali erano solo scena per i sudditi. In pratica, parlando di se stessa come la principessa, afferma anche che ci fosse un padre re (che era morto difendendo Mandalore).
Ma come sappiamo canonicamente, almeno tramite The Clone Wars, su Mandalore non c’era una famiglia reale, e la guerra civile scoppiata 10 anni prima di Episodio I si combatté tra i pacifici nuovi mandaloriani e i vecchi mandaloriani tradizionalisti, che volevano ripristinare i vecchi usi. E’ vero che durante il conflitto morì il padre di Satine, Adonai Kryze, ma egli aveva il titolo di Duca. E soprattutto morì probabilmente prima della nascita di Bo-Katan, poiché altrimenti il personaggio sarebbe troppo anziano (per questo ho sempre ipotizzato che le due avessero padri differenti).
Avrò modo di approfondire la questione in altri articoli, soprattutto sul modo in cui queste nuove informazioni potrebbero incastrarsi con quelle canoniche senza riscriverle.
Colpo di scena finale di The Mandalorian 3×02
Giunti alle acque viventi, Bo-Katan legge l’iscrizione in cui si affermava che le miniere risalivano all’epoca del Primo Mandalore, millenni prima, e che quelle acque fossero la dimora di un mitosauro. E soprattutto che Mandalore il Grande, personaggio nominato nel finale della prima stagione, lo avesse domato, e che proprio da queste leggendarie gesta il popolo mandaloriano avesse adottato il simbolo del teschio del mitosauro come emblema del loro popolo.
Queste informazioni stanno così ricostruendo l’antica storia del popolo mandaloriano: nelle opere legends i mitosauri furono sterminati dai Taung circa 7000 anni prima della Battaglia di Yavin. I Taung erano guidati da un guerriero chiamato proprio Mandalore il Primo, e dalle sue gesta il popolo taung prese il nome di mandaloriani.
Tornando all’episodio, Din decide di immergersi nelle acque ma viene tirato giù con forza; Bo-Katan si immerge velocemente per salvarlo, e mentre i due risalgono osservano l’enorme muso di un mitosauro vivo e vegeto. Il colpo di scena risiede soprattutto nel fatto che, come sappiamo, i mitosauri si ritenevano estinti da tempo.
Con l’incredulità di Bo-Katan per quanto visto e gli interessanti risvolti che questa apparizione porterà, si chiude questo secondo episodio di The Mandalorian 3. Cosa ne pensate di questa puntata? Fatecelo sapere nei commenti! E continuate a seguirci, anche su Facebook, YouTube, Instagram e Twitter! Vi terremo costantemente aggiornati sull’universo di Star Wars.