Torna l’appuntamento del mercoledì con The Book of Boba Fett, con il quinto episodio intitolato “The return of the Mandalorian”. Una puntata davvero bellissima ma che paradossalmente “affossa” ancor di più la credibilità della serie, come detto anche nella nostra video recensione. Tralasciando questi argomenti, la puntata presenta moltissimi easter egg e riferimenti, e soprattutto una marea di sorprese. Andiamo a scoprirli tutti di seguito!
La sequenza iniziale di The Book of Boba Fett 1×05
L’episodio si apre in una macelleria gestita dal klatooiniano Kaba Baiz, che scopriamo essere la taglia di Din Djarin. Il protagonista di The Mandalorian fa quindi il suo ingresso sin dalla prima scena, e come scopriremo poco a poco l’intera puntata sarà dedicata a lui. Già in questa prima sequenza vediamo molte cose interessanti: gli animi ovviamente si scaldano subito e Din tira fuori la mitica Darksaber, e ciò ci permette di capire che ovviamente l’ha tenuta dopo il finale di The Mandalorian 2.
Egli la utilizza per combattere contro gli scagnozzi di Baiz, e nello scontro si ferisce da solo, segno che non sa ancora utilizzarla a dovere. Questo però non lo ferma dall’ottenere la sua taglia, che lo porta su un gigantesco anello orbitale (che sembra citare Halo). Qui, dopo un viaggio in ascensore con un alieno di razza kascadag, apparso per la prima volta in Episodio VII, raggiunge la sua cliente.
Si tratta di un’aliena Ishi Tib, specie apparsa in molte opere di Star Wars. Din le ha portato la taglia e in cambio vuole l’informazione promessa, che dopo un po’ ottiene: l’ubicazione dell’Armaiola, personaggio che tutti conosciamo da The Mandalorian.
Il ritorno della Via
Raggiunta l’Armaiola, la ferita lo costringe a fermarsi e a curarlo ci pensa Paz Vizsla, altro personaggio conosciuto in The Mandalorian. Nel frattempo Din le mostra la Darksaber, e qui parte una sequenza ricca di lore riguardante la storia di Mandalore, della spada oscura e della Purga. In primis ella sminuisce l’Impero, canzonandolo per un’esistenza di nemmeno 30 anni (24 per l’esattezza, dalla fondazione alla Battaglia di Jakku) in confronto ai mandaloriani che esistono da 10 mila anni.
Successivamente c’è un passaggio molto interessante: parlando del modo in cui si ottiene la Darksaber, l’Armaiola parla “dell’indegno”, e cioè colui che non la ottiene in uno scontro. Secondo la leggenda, questo evento avrebbe portato Mandalore alla distruzione, e i mandaloriani a disperdersi per la galassia. Proprio ciò che è accaduto con la questione di Bo-Katan, che verrà citata poco dopo.
Sempre in merito alla Darksaber, scopriamo ovviamente che la sua elsa è in Beskar puro di qualità superiore, e che è stata forgiata dal Mand’alor Tarre Vizsla più di mille anni prima. Chi ha visto la serie animata Rebels conosce bene questa vicenda e il personaggio, dove è narrata la sua storia come primo (ed unico) mandaloriano jedi.
La storia di Mandalore
Mentre ricostruiscono la fornace, i due chiedono a Din di Moff Gideon, che scopriamo trovarsi nelle mani della Nuova Repubblica in attesa di essere processato per i suoi crimini. Nella scena viene citato anche il mitosauro, gigantesca bestia cavalcata dagli antichi mandaloriani. Segue poi la riforgiatura della lancia in Beskar appartenuta al Magistrato Morgan Elsbeth, sconfitta da Ahsoka in The Mandalorian 2×05.
Durante la scena, Din chiede all’Armaiola se conosce Bo-Katan Kryze, ed ella gli racconta la sua storia: che quest’ultima ha ottenuto la Darksaber tramite un dono (come narrato nella 4×02 di Rebels, “Eroi di Mandalore”) e non combattendo. Parlando della casata Kryze, l’Armaiola cita una tragica sorte, riferendosi sicuramente agli eventi di The Clone Wars e alla fine di Satine Kryze, sorella di Bo-Katan. Ella cita anche la luna Concordia, in cui come sappiamo sempre da The Clone Wars si rifugiò la Ronda della Morte capeggiata da Pre Vizsla, dai quali successivamente sarebbero nati i più “estremisti” Figli della Ronda.
Ed è anche in questo modo che loro sopravvissero alla grande Purga mandaloriana. Nella scena successiva, per la prima volta, vediamo delle splendide scene di questo evento.
La purga mandaloriana
Mentre l’Armaiola narra il tragico evento, vediamo in un suggestivo flashback quanto accaduto: centinaia di Bombardieri TIE attaccano la capitale di Mandalore, Sundari, nella Notte delle mille lacrime. Il colpo d’occhio di questa sequenza è spettacolare: mentre la capitale viene rasa al suolo, schiere di droidi SX (lo stesso tipo di K-2SO di Rogue One) e di Droidi Sonda Imperiali setacciano le rovine in cerca di sopravvissuti. Il tutto è anche un’ottima citazione a Terminator.
Il duello
Sempre durante la forgiatura della lama, Din rivela all’Armaiola di voler rivedere Grogu, che ora come tutti sappiamo è con Luke Skywalker. Ella ribadisce che un jedi deve distaccarsi da tutti i legami, un concetto che conosciamo bene. In ogni caso, forgia per il piccolo un regalo che però rimane al momento misterioso (dati gli anelli, potrebbe essere una piccola cotta di maglia). Nella scena successiva i due si allenano, e possiamo notare tutta la difficoltà di Din Djarin nell’utilizzare la Darksaber.
La pesantezza della spada, il “lottare contro di essa e non con essa”, le inquadrature stesse, sono tutte splendide citazioni agli allenamenti di Sabine Wren, che tempo prima in Rebels si allenò sempre con la Darksaber ed ebbe come insegnante Kanan Jarrus.
La svolta avviene quando Paz Vizsla reclama la proprietà della spada oscura forgiata dal suo antenato, e perciò sfida Din in un duello. Nonostante le difficoltà, quest’ultimo lo vince e può quindi tenere la Darksaber, ma si trova a rivelare all’Armaiola di aver disobbedito ai dettami dell’Antica Via togliendosi l’elmo. Ella rivela che l’unico modo per redimersi è nelle acque viventi sotto le miniere di Mandalore, che però ovviamente sono state distrutte. Questo in particolare potrebbe essere uno degli incipit che porterà Din Djarin su Mandalore in The Mandalorian 3.
Ritorno su Tatooine
Per un motivo che scopriremo poco dopo, Din Djarin tramite un volo di linea torna sul pianeta Tatooine. Molto bella ed emozionante la scena con il piccolo (o la piccola) rodiano/a, che ci permette di capire quanto gli manchi Grogu. Arrivato sul pianeta desertico egli si dirige da Peli Motto, che gli aveva promesso una nuova nave dopo la distruzione della Razor Crest.
Nell’hangar d’attracco di quest’ultima possiamo notare i consueti droidi che l’aiutano, con un’aggiunta molto particolare rispetto a The Mandalorian: un droide BD, lo stesso modello di BD-1, il droide di Cal Kestis nel videogioco Jedi: Fallen Order. Dopo un simpatico siparietto e i saluti tra Din e Peli, vediamo la nuova nave di quest’ultimo, una grande sorpresa.
La nuova astronave
Come rivelato dai rumors degli scorsi giorni, si tratta di un vecchio modello di Starfighter N-1, il caccia di Naboo che abbiamo visto per la prima volta in Episodio I. Nella scena Peli Motto cita proprio la Regina di Naboo, come sappiamo la più alta carica del pianeta, nonché molte caratteristiche del caccia: splendide reference alla trilogia prequel, che proseguiranno nelle scene successive.
I due cominciano quindi a rimettere in sesto l’astronave, tra gag con i Jawas e i droidi. Mentre ci lavorano, vediamo sulla fiancata del caccia una scritta in lingua Futhark, antica lingua di Naboo utilizzata tra le altre cose per identificare le astronavi. Un altro bel rimando ad Episodio I. Nella scena, Peli Motto cita anche i fathiers, i cavalli visti in Episodio VIII su Canto Bight. Terminata la messa a nuovo, ella inoltre dice a Din di aver rimosso l’alloggiamento dell’astromecca. Un possibile rimando al fatto che in futuro quel posto verrà occupato da Grogu.
Corse su Tatooine e nello spazio
Din sale quindi a bordo del suo nuovo caccia modificato, per metterne alla prova le potenzialità. Per farlo si dirige a Beggar’s Canyon, altro luogo visto per la prima volta in Episodio I e tappa della Boonta Eve Classic, la Corsa degli Sgusci. Quest’intera scena è un rimando all’iconica sequenza de La Minaccia Fantasma, e Din sembra ripercorrere lo stesso circuito di Anakin. Dopo questo fantastico giro, egli si dirige verso lo spazio aperto.
Qui trova una pattuglia di X-Wing T-65 della Nuova Repubblica, che inizialmente fa un po’ di storie in merito all’astronave e ne chiede i documenti. A lasciar correre ci penserà uno di loro, Carson Teva, pilota che abbiamo già visto in The Mandalorian e che ripercorre le vicende della serie. Egli riconosce Din, ma quest’ultimo per evitare problemi nega tutto. Il passo più interessante del dialogo è che Carson cerca risposte in merito a quanto sta accadendo nell’Orlo Esterno.
Un altro accenno di lore al fatto che la Nuova Repubblica fosse all’oscuro dei resti dell’Impero, e a maggior ragione di quanto stesse accadendo ancor più lontano nelle Regioni Ignote (con la nascita del Primo Ordine). Tutti elementi fondamentali per quando la Nuova Repubblica si troverà, anni dopo, impreparata a questa minaccia (come vi abbiamo spiegato in questo video).
L’incontro con Fennec
Tornato all’hangar di Peli Motto, finalmente abbiamo il collegamento con The Book of Boba Fett (incredibile che quest’ultimo non compaia nemmeno). Fennec Shand trova infatti Din e gli offre di lavorare per loro, o meglio di aiutarli nell’imminente scontro con i Pyke. Egli non accetta la ricompensa, per amicizia, ma dice che prima di aiutarli deve trovare il piccolo Grogu. Si chiude così una puntata splendida, ma che pone tanti interrogativi su quello che è l’effettivo scopo di questa serie.
Anche il prossimo episodio virerà su altri argomenti (la ricerca di Grogu)? Riusciremo ad ottenere uno sviluppo di The Book of Boba Fett nel presente almeno nelle ultime due puntate? Non lo sappiamo, e non ci resta che goderci quella che comunque è una bellissima perla. Che ne pensate degli easter egg e dei riferimenti di “Return of the Mandalorian”? Ditecelo come sempre nei commenti! In quest’altro articolo trovate la recensione della puntata. Continuate a seguirci anche su Facebook, YouTube, Instagram e Twitter! Vi terremo costantemente aggiornati sull’universo di Star Wars.