Siamo arrivati al quindicesimo e ultimo episodio di The Bad Batch 3, intitolato “E’ arrivata la cavalleria”, che chiude non solo la terza stagione ma anche le vicende dell’intera serie. Di seguito trovate la mia recensione, come sempre prima senza e poi con spoiler!
Un finale soddisfacente per The Bad Batch
Lo scopo più importante di questo episodio era quello di concludere in maniera appagante le vicende della Bad Batch, e ci è riuscito in pieno sotto molti punti di vista. La puntata (ne trovate qui la video analisi) ci ha regalato pregevoli scontri e adrenaliniche scene d’azione, con una qualità visiva davvero eccezionale. Non sono mancati ovviamente i momenti emozionanti, che hanno chiuso tutte le linee narrative della serie, sia in maniera traumatica (ma giusta) e sia in maniera più placida.
C’è stata qualche piccola sbavatura nella lore e nei collegamenti mancati con alcune macro vicende chiave, ma niente di trascendentale che non possa avvenire in futuro. Le ultime sequenze infatti ci mostrano sapientemente due strade: la testimonianza di un lieto fine, e un’eredità che sboccia ed è pronta a divampare insieme alla speranza nella galassia. E’ davvero difficile parlarne senza spoiler, quindi non proseguite la lettura se non avete visto la 3×15!
Piano di fuga
Anche questo episodio finale ovviamente comincia con un ritmo ed una colonna sonora incalzanti: tutti i protagonisti non perdono tempo e passano all’azione. Soprattutto Omega, che riesce sapientemente a stordire la dottoressa Scalder e a portare i bambini verso la salvezza. Una salvezza che, come avevamo intuito, passa da un diversivo molto movimentato: la liberazione dello Zillo Beast. In pieno stile da film sui Kaiju, la creatura porta scompiglio e distruzione nella struttura del monte Tantiss, creando anche una breccia da cui poter fuggire.
La qualità grafica dello Zillo e di queste sequenze action è altissima e pregevole, e tiene carica l’adrenalina dello spettatore. Nel frattempo la Clone Force 99, palesemente provata dalla fatica, si avvicina alla struttura. Già da questo momento sono davvero splendidi e significativi i dialoghi dei protagonisti, soprattutto quello di Crosshair. Intanto Emerie Karr ed Echo arrivano al caveau. Qui i due scoprono ciò che Omega aveva compiuto, e tutti i protagonisti sottolineano quanto fosse vistosa e importante la firma della ragazza su quello scompiglio caotico ma efficacie: segno di quanto fosse cresciuta anche tatticamente.
Scontri su ogni fronte
Dopo che lo Zillo Beast assolve la sua funzione, cominciano gli scontri tra la Bad Batch e i cloni assassini attivati da Hemlock. Purtroppo in questa fase i nostri protagonisti vengono sconfitti e portati verso la struttura di ricondizionamento, per subire quell’infausto destino. In queste sequenze, come nelle successive, ho molto apprezzato il diverso design e la varietà negli armamenti dei cloni assassini. E soprattutto ho apprezzato che siano rimasti dei cloni generici.
Intanto Echo ed Emerie riescono a trovare Omega e i bambini, che vengono portati in salvo dalla dottoressa mentre i nostri torneranno per salvare tutti gli altri cloni. La loro lealtà, che per Hemlock era una debolezza, sarebbe stata invece il loro punto di forza. Un qualcosa che avrebbe dato anche ad Hunter, Wrecker e Crosshair la forza di reagire.
The Bad Batch: la resa dei conti
Echo ed Omega liberano così i cloni prigionieri, ma anche Nala Se e Rampart. In questo frangente avremo parallelamente due importanti showdown: quello di Hemlock con la squadra (dopo aver sconfitto definitivamente i cloni assassini) e proprio quello di Nala Se con Rampart. Entrambi chiuderanno definitivamente tutti i confronti sorti nel corso di queste tre stagioni. Ho apprezzato soprattutto il sacrificio della kaminoana, che riesce a vanificare gli sforzi compiuti fino a quel momento sul progetto Necromante e soprattutto cancella definitivamente il coinvolgimento di Omega. Ed è illuminante che di fronte a lei ci sia proprio Rampart, l’artefice della caduta del suo popolo e della sua casa, che ancora una volta avrebbe voluto approfittare della situazione per se stesso.
Perciò, oltre a fare la cosa giusta, ella vendica anche quanto accaduto nella prima stagione. Dall’altro lato, in pieno stile starwarsiano, avviene l’ultimo faccia a faccia con Hemlock. Il dottore tenta un ultimo disperato gesto, ma non può nulla contro il legame creatosi tra i protagonisti. Viene così eliminato una volta per tutte, dopo una bellissima sequenza di intesa e di rivalsa dei nostri, e l’abbraccio finale di Omega con Crosshair ed Hunter allenta la tensione e riempie di commozione lo spettatore. La squadra ce l’ha fatta.
Smantellamento e vita pacifica
La Clone Force 99 e tutti i superstiti si ritrovano su Pabu, mentre Tarkin arriva su Weyland e smantella la struttura, ridestinando i fondi al progetto Stellina. Mi è dispiaciuto che non si sia creato un collegamento con Exegol, luogo in cui come sappiamo canonicamente sarebbero proseguiti gli sforzi del progetto Necromante (che non è affatto concluso come si potrebbe pensare). Inoltre, Galen Erso avrebbe chiamato il progetto della Morte Nera “stellina” solo dopo il 13 BBY, cinque anni dopo. Quindi abbiamo una piccola retcon, anche se non eccessiva, ma che toglie comunque un po’ di pathos alle vicende di Rogue One. Ma ho avuto modo di parlarvene in dettaglio nell’analisi easter egg.
Nel frattempo, la Bad Batch riesce finalmente a guadagnarsi ciò per cui aveva lottato tanto: una vita pacifica. E il salto temporale nel finale ci dimostra che la squadra sarebbe stata davvero lontana dalla lotta per tanto tempo. Omega però, ormai cresciuta, sente in lei il richiamo della Ribellione. Ella quindi raccoglie l’eredità dei suoi fratelli, e vola via dalla sua casa e dai suoi affetti per contribuire al ritorno della speranza nella galassia. Un finale emozionante e ricco di significato che, come detto, chiude splendidamente le vicende della Clone Force 99.
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