The Bad Batch 3: la recensione della quinta puntata!

Crosshair nell'episodio

Torna l’appuntamento settimanale con la terza e ultima stagione di The Bad Batch, che ci regala un quinto episodio molto intenso dal punto di vista emotivo. Di seguito trovate la nostra recensione, come sempre prima senza e poi con spoiler!

Focus sui protagonisti

Hunter nella puntata

Dopo l’emozionante ma anche tesissima reunion dell’episodio precedente, questa quinta puntata, intitolata “Il Ritorno”, non perde tempo e ci catapulta nuovamente nelle questioni riguardanti le relazioni della Clone Force 99. Sin dalla premiere questa terza stagione ci ha dimostrato infatti di non perdersi in fronzoli e in inutili giri a vuoto: va subito al sodo, perché le tematiche da narrare sono tante. E come era stato per i primi quattro episodi, anche “Il Ritorno” risolve un’importante questione legata ai protagonisti.

Per farlo si prende i suoi tempi, mettendo in stand-by la narrazione principale così da ampliare notevolmente la tematica relazionale tra i membri della Bad Batch appena ricongiuntisi. Il risultato premia poiché le loro interazioni sono vere e sotto certi aspetti inaspettate: ci sono punti in cui si raggiungono vette di asprezza davvero importanti, segno di quanti pesi i protagonisti si tenessero dentro. Ma questi faccia a faccia ci mostrano anche dei lati teneri e hanno un epilogo davvero emozionante. Ma ora ne parliamo con spoiler, non proseguite la lettura se non avete visto la 3×05!

Le vicende di The Bad Batch 3×05

Echo, Omega e Wrecker su Barton IV

L’episodio si apre sul placido pianeta Pabu, dove Omega può finalmente riposare tranquilla. Crosshair però non si rilassa, anche perché è alle prese con il problema che più lo attanaglia: i tremolii alla mano. Oltre a questo, al momento non è certo tornato tutto rose e fiori nella Clone Force 99; Hunter è guardingo nei suoi confronti, ma Omega riesce a fare da collante. La tranquillità di quella giornata viene animata dall’arrivo di Echo, che finalmente rivediamo dopo la seconda stagione.

Si delinea così la missione principale di questa puntata, quella di riattivare il datapad di Nala Se. Per farlo i nostri raggiungono il remoto pianeta di Barton IV, teatro delle struggenti vicende di The Bad Batch 2×12. Per Crosshair infatti (e anche per noi spettatori) è un viaggio in ricordi dolorosi, riguardanti soprattutto il comandante Mayday. In tutto questo, Hunter continua a non fidarsi minimamente di lui e si arriva così ad un confronto diretto.

L’emozionante confronto

Il confronto tra Crosshair ed Hunter

Un momento atteso da tutti che non delude le aspettative e rappresenta il cuore pulsante della puntata. I due se ne dicono di tutti i colori, senza risparmiarsi, buttando fuori la frustrazione e il rancore sopiti. Soprattutto le parole di Crosshair colpiscono come un macigno, e ci danno anche la conferma di quanto si fosse realmente affezionato ad Omega nei mesi di prigionia alla struttura del Monte Tantiss. Abbiamo quindi la figura del “nuovo daddy” che si scontra con il vecchio, altro risvolto interessantissimo di questo confronto.

L’apparizione di un enorme creatura inedita, il Wyrm, fungerà da pretesto narrativo per permettere alla Clone Force 99 di appianare le divergenze nel modo migliore che conoscono: combattendo le avversità collaborando insieme. Hunter e Crosshair riescono quindi a riavvicinarsi, e nonostante la visita a quell’avamposto non abbia prodotto risultati in merito al datapad e alla posizione di Tantiss, è stata produttiva dal punto di vista emotivo. L’episodio ci ha presentato anche tanti easter egg e riferimenti.

I nostri sono quindi pronti ad affrontare tutte le prossime sfide, ed è stato un bene che anche questa quinta puntata di The Bad Batch 3 abbia risolto un altro importante tassello narrativo senza portarlo troppo per le lunghe. Voi cosa ne pensate? Ditecelo come sempre nei commenti! E continuate a seguirci anche su FacebookYouTubeTik TokInstagram e Twitter per rimanere aggiornati su tutte le novità di Star Wars.

Gaetano Vitulano: Studente di Giurisprudenza, cinefilo incallito, nel tempo libero promotore della sacra religione di Star Wars come founder de "L'Insolenza di R2-D2". Insolente quanto basta, cerco di incamerare la mia creatività nella scrittura, nell'oratoria, e soprattutto nell'arte della risata.
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