The Bad Batch 2: recensione e analisi easter egg del tredicesimo episodio

Torna l’appuntamento con The Bad Batch 2, che dopo molti episodi davvero splendidi ci presenta una puntata un po’ più fiacca, ma che contiene comunque interessanti tematiche ed easter egg. Vediamo tutto di seguito!

In missione con Phee

La puntata si apre all’interno di una cantina chiamata Club Lao Che, come possiamo notare dalla scritta in aurebesh dell’insegna. Omega e Phee Genoa stanno portando avanti una contrattazione con un criminale di nome Crowder e i suoi scagnozzi. Egli vuole tenere per sé sia l’oggetto che il pagamento, e vuole farlo eliminando Phee con degli insetti particolari. Si tratta dei Kouhuns, artropodi assassini comparsi per la prima volta in Episodio II; come ricorderete, furono utilizzati per tentare di eliminare Padmé.

Ad intervenire però sono sia Hunter, che stava giocando a Sabacc con altri avventori, che Wrecker. Possiamo notare che all’interno del locale viene servito il rum Oo’ta Goo’ta, originario di Rodia e comparso in molti altri episodi di The Bad Batch. I nostri riescono a mettere al tappeto i criminali, e con l’aiuto di Tech rimasto sulla Marauder fuggono dal pianeta.

Pabu

Mentre viaggiano sull’astronave i nostri ricevono un ologramma di Cid, che li minaccia per essere spariti da venti rotazioni (circa venti giorni). La trandoshana fa capire loro, neanche tanto velatamente, che li conosceva bene e ciò avrebbe potuto avere conseguenze spiacevoli. Nonostante finalmente abbiano deciso di troncare i rapporti con Cid, i nostri non avevano un piano preciso, e Phee Genoa li porta sul pianeta Pabu.

Si tratta di un’oasi per i rifugiati di tutta la galassia, che nella parte alta dell’isola presenta una struttura chiamata Archium, nella quale venivano riposti tutti i manufatti raccolti attraverso la galassia. Nella forma, questa struttura ricorda vagamente la Cripta Zeffo presente su Bogano nel videogioco Jedi: Fallen Order.

Una vita tranquilla

La squadra conosce il sindaco di Pabu, Shep Hazard, e sua figlia Lyana, che si mostrano subito cordiali e ospitali. Mentre Omega e Lyana stringono amicizia facendo un giro in barca, i tre rimangono a banchettare con Phee e Shep. Il cibo che vediamo sul tavolo è praticamente sushi, ma non è la prima volta che appare nel canone: lo vediamo anche in un episodio di The Clone Wars, dove Anakin e Padmé lo mangiano a cena.

Nonostante la vita su Pabu scorra placida e tranquilla, un terremoto e un conseguente maremoto (come non se ne vedeva da 30 anni) sconvolgono gli abitanti e distruggono la parte bassa dell’isola. La Clone Force 99 riesce a salvare tutti per un soffio, e alla fine della puntata decide di restare per poter dare una mano nella ricostruzione.

Alla ricerca della pace

Pabu è un episodio che abbassa volutamente la tensione della narrazione, poiché è incentrato sulla ricerca di una pace e di una tranquillità che per la Clone Force 99 sembra quasi utopica. Come sottolinea anche Phee, nonostante Omega sia in gamba rimane comunque una ragazzina, che ha bisogno di divertirsi e stringere amicizia con i suoi coetanei. Nella frenetica vita della squadra non c’era mai stato posto per fermarsi e riflettere sul futuro, ma quel momento è ormai arrivato.

L’episodio ha il grande pregio di mostrarci il taglio netto dei rapporti con Cid, un qualcosa che attendevamo da tempo. Resta da capire se quest’ultima agirà davvero per vendicarsi. Questo distacco inoltre potrebbe aver fatto cessare finalmente gli episodi missione/beneficio, a favore di una narrazione più incentrata sulla trama orizzontale, come dimostrato anche dalle puntate precedenti.

Infatti, nonostante l’avvolgente tepore di Pabu, probabilmente questa stabilità non durerà a lungo per la Clone Force 99. Ma ora avranno il tempo di rifiatare e capire cosa vogliono diventare e come vogliono agire all’interno di una galassia sempre più annichilita dalla tirannia imperiale.

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