La premiere di The Acolyte, che ha debuttato su Disney+ il 5 giugno, ci ha presentato i primi due episodi della serie. In questo articolo trovate l’analisi del secondo, intitolato “Giustizia/Vendetta” e anch’esso ricchissimo di riferimenti, easter egg e una marea di tematiche interessanti. Vediamo tutto di seguito!
Il Tempio di Olega e il Maestro Torbin
La seconda puntata di The Acolyte (ne trovate qui la video analisi completa) si apre su Olega, un pianeta inedito in cui si trova un tempio jedi locale. E’ interessante notare che la serie ci mostra dei distaccamenti attivi del Tempio jedi di Coruscant: nell’epoca dell’Alta Repubblica ne esistevano infatti tantissimi posizionati nei luoghi più disparati, come quelli di Valo, di Dalna, gli avamposti di Elphrona, di Mon Cala, di Tempes e tantissimi altri. Si tratta di templi e avamposti che come detto erano attivi in questo periodo e che poi pian piano verranno dismessi. Nel periodo della trilogia prequel infatti il Tempio di Coruscant rimase l’unico punto nevralgico dell’Ordine, nonostante ci fossero alcuni distaccamenti ancora attivi, come ad esempio il Tempio di Eedit su Devaron che vediamo in The Clone Wars.
Di fronte all’ingresso del Tempio di Olega, Mae paga un ragazzino affinché attirasse l’attenzione del droide guardiano di sicurezza per poterlo disattivare. Il suo nominativo è TT-8L-OT, ed è molto simile all’iconico droide di sicurezza TT-8L/Y7 che si trova all’entrata del Palazzo di Jabba in Episodio VI. A differenza di quest’ultimo però presenta due “bulbi oculari”.
Mae riesce ad avvicinarsi al Maestro Torbin, un altro jedi del passato con cui aveva un conto in sospeso, e ripete la stessa formula pronunciata nei confronti di Indara. Torbin però è in uno stato di meditazione profonda mentre levita. La levitazione è un potere utilizzato da molti Force user in Star Wars, soprattutto nelle opere dell’Alta Repubblica. Abbiamo visto farlo anche a Rey in Episodio IX. Inoltre, come scopre anche Mae, Torbin ha creato intorno a sé una potente e impenetrabile barriera di Forza che l’assassina non riesce a superare in alcun modo. E successivamente capiremo il perché. Nel frattempo gli altri jedi del Tempio si accorgono della presenza di un’intrusa e perciò Mae fugge.
Nuovi dettagli su Osha
Intanto su Carlac, all’interno del trasporto Polan, Jecki Lon e Osha conversano sul lavoro di meknek, e l’attuale padawan di Sol cita proprio i droidi R2 come vi dicevo nell’analisi precedente. Questa è ovviamente una citazione alla prima apparizione del mitico droide in Episodio I. Poco dopo anche il Maestro Sol e Yord Fandar intraprendono un discorso, riguardante però l’indagine e il coinvolgimento di Osha.
Yord continua a crederla colpevole, anche perché non si capacita di come Mae avrebbe potuto sconfiggere la Maestra Indara senza addestramento. Come sappiamo ella ne aveva ricevuto uno, anche se ovviamente non jedi. Sol ribadisce che Osha non si addestrava comunque da sei anni, e lo abbiamo visto nella puntata precedente quando fallisce nell’utilizzo della telecinesi.
Successivamente Sol aggiorna Vernestra sulla sopravvivenza di Mae e sui sospetti su di lei, e la Maestra mirialana concorda. Anche perché le era stata segnalata un’altra attività sospetta su Olega; perciò incoraggia Sol ad investigare immediatamente, portando con sé Osha come risorsa. Una scelta che ci mostra maggiore dinamicità decisionale rispetto ai jedi di 100 anni dopo. La squadra parte perciò alla volta di Olega.
Il debutto di Qimir in The Acolyte
Torniamo poi proprio per le strade del villaggio in cui si trova il tempio, animate da un mercato ricco e colorato in cui troviamo avventori sia umani che alieni. Mae raggiunge il personaggio di Qimir, interpretato da Manny Jacinto, che scopriamo essere un suo collaboratore. Egli infatti è al corrente della missione e le chiede se avesse eliminato Torbin. La ragazza, dopo avergli raccontato della sua impenetrabilità, gli commissiona un veleno dandogli del Bunta, sostanza ricavata da un pianta originaria del suo pianeta Brendok.
I due parlano anche degli obiettivi successivi, quindi Kelnacca e Sol. E’ interessante che Mae affermi che uno di loro “lo avrebbe ucciso senza un’arma, compiacendo il Maestro.” Come vi dicevo nella scorsa analisi, è la dinamica tramite la quale gli apprendisti del lato oscuro potevano guadagnare la loro spada laser a lama rossa tramite il sanguinamento del cristallo kyber.
Parlando poi di debolezze, Qimir ci dice che “i jedi giustificano il loro dominio galattico in nome della pace. Ma quella pace è una menzogna“, conclude Mae. L’ultima parte di questa frase è una citazione al primo verso del codice Sith, “La pace è una menzogna, c’è solo la passione”.
Sempre Qimir afferma che anche Torbin si illudeva di aver trovato la pace, ma ciò che gli serviva davvero era l’assoluzione. E solo Mae avrebbe potuto dargliela. Perciò le porge il veleno, e la ragazza gli chiede di mantenere il riserbo con il Maestro. Al momento Qimir ci viene presentato come un ex contrabbandiere sgangherato e come speziale e commerciante. Non sappiamo se sia anch’egli un Force user o un Accolito; molti pensano che Qimir possa addirittura rivelarsi essere il sith dell’epoca o il misterioso Force user del Lato Oscuro che vediamo nella serie.
Il passato di Sol e Osha
Sul trasporto Polan, Sol e Osha hanno modo di parlare con più calma del passato. Scopriamo che nonostante la visione avuta nella 1×01 di The Acolyte la ragazza ha comunque dei dubbi sulla sopravvivenza di sua sorella, poiché anche lei l’aveva vista morire; un dettaglio non di poco conto. Scopriamo anche che Sol è ancora dispiaciuto, ma Osha gli aveva ribadito più volte che ciò che accadde quella notte non fu colpa sua. Il Maestro aveva imparato a convivere con ciò che era successo su Brendok, e aveva cercato di insegnare ad Osha l’accettazione della perdita.
E quando Osha dice di essere stata una pessima allieva, Sol ci mostra nuovamente tutta la sua umiltà dicendo che forse era lui a non essere stato un buon insegnante.
Il voto di Barash
Mentre i nostri giungono su Olega e parlano con i jedi del Tempio locale, Mae si intrufola nuovamente nella sala del Maestro Torbin. Ella dice di sapere perché quest’ultimo osservasse il voto di Barash, e cioè per inseguire la pace che cercava; anche se il passato lo tormentava ancora. Il voto di Barash è una splendida citazione ai fumetti canonici, poiché si tratta di un giuramento apparso per la prima volta nella serie Darth Vader 2017, in particolare nel primo volume “Macchina Imperiale”. L’origine di questo voto ci è stata invece narrata nella miniserie “L’Alta Repubblica: La Lama” tramite il personaggio di Barash Silvain, da cui prende il nome.
Si tratta di un voto che alcuni jedi pronunciavano come metodo di espiazione, o in taluni casi per focalizzarsi nuovamente con la Forza. Coloro che abbracciavano questa pratica vivevano una vita ascetica, astenendosi da qualsiasi attività legata all’Ordine e impegnandosi solamente ad ottenere la massima comunione possibile con la Forza. Ed è per questo che Torbin non parlava con nessuno da 10 anni ed era riuscito ad ereggere una barriera così potente.
La morte di Torbin in The Acolyte
I nostri all’entrata capiscono che era stata Mae a pagare il ragazzino, mentre l’assassina offre a Torbin una scelta: confessare il suo crimine al Consiglio dei jedi oppure ricevere il perdono che cercava ponendo fine alla sua vita. Si tratta di un dialogo che ci svela molti dettagli su quanto accaduto, soprattutto in merito alla gravità di quel crimine. Sembra che Torbin e gli altri jedi infatti abbiano tenuto nascosto al Consiglio quanto accaduto su Brendok. Inoltre, nonostante i dieci anni passati in comunione con la Forza, Torbin si sente ancora in colpa e chiede perdono a Mae per quanto accaduto, prima di bere il veleno. Anche la frase “pensavamo che fosse la cosa giusta” aumenta la curiosità di scoprire cosa sia accaduto su Brendok.
Nel frattempo, guidata da un’altra visione di sua sorella da bambina, Osha si dirige verso la sala del Maestro Torbin e viene seguita da Yord. Giunta lì scopre il cadavere del jedi, e viene colta sul fatto dagli altri; fortunatamente Yord conferma che non era stata lei, dimostrando che pur essendo altezzoso era leale e corretto. Sol si rende conto che Torbin aveva assunto da solo il veleno, e Osha invece scopre che si trattava di Bunta.
Questo li porta ad investigare su Qimir, e uno dei jedi di stanza su Olega afferma che egli non era il titolare dell’emporio. Il jedi utilizza un macrobinocolo che, come quello di Yord che vedremo poco dopo, ha uno schermo creato per somigliare a quello del macrobinocolo di Luke in Episodio IV. I nostri devono mettere in atto un piano, e Yord afferma che avrebbe affrontato Qimir (stordendolo se necessario) per poi tenerlo in custodia e interrogarlo. Jecki però, dimostrando grande saggezza e intuito, propone invece di sfruttare Osha per estorcergli una confessione e informazioni su Mae.
La confessione di Qimir
Osha viene quindi dotata di un blaster. Come sappiamo l’Ordine Jedi era restio all’utilizzo di armi di questo genere (ricorderete la famosa frase di Obi-Wan in Episodio III, “so uncivilized”), ma ciò non significa che i suoi membri non le possedessero e non le utilizzassero in casi particolari. Come ad esempio quando si doveva stordire appunto un criminale senza provocargli dolore. Inoltre nel corso della sua storia l’Ordine si è dotato di armi simili anche più potenti: nella serie a fumetti Darth Vader 2017 scopriamo dell’esistenza negli Archivi jedi di un letale fucile a spada laser, arma utilizzata nel passato e ritrovata anche in altri avamposti jedi.
La ragazza indossa quindi di un mantello e mette Pip in modalità registrazione, entrando nell’emporio e interagendo con Qimir. Egli rivela subito il piano del veleno, ma Sol chiede a tutti di attendere ulteriori rivelazioni. E infatti Qimir parla anche di un “lui”, riferendosi al Force user del lato oscuro, e proprio dopo questo importante indizio Sol dice di intervenire.
I nostri circondano Qimir, che intimorito chiede loro di non cancellargli la memoria. Questo potere fu utilizzato spesso dai jedi nelle opere legends: il caso più famoso è quello di Darth Revan, la cui mente fu ripulita e cancellata dai membri del Consiglio jedi, che gli donarono una nuova vita e identità. Ricorderete anche l’esempio del Padre, che nell’arco di Mortis in The Clone Wars utilizza questo potere su Anakin, poiché era venuto a conoscenza del suo futuro. Nonostante queste e altre eccezioni legends, il potere è più spesso associato al lato oscuro. E rappresentava le credenze popolari (e spesso esagerate) sui jedi.
The Acolyte 1×02: Piano di cattura
Qimir racconta, mentendo, di essere semplicemente il fornitore di Mae, e che in passato fu un trafficante d’armi per gli Hutt. Sol ovviamente gli chiede chi fosse quel “lui” menzionato in precedenza, chiedendogli se Mae avesse un Maestro, qualcuno che l’avesse addestrata. Qimir finge anche qui di non sapere nulla, dicendo però che quella sera Mae sarebbe tornata e soprattutto che il suo piano era quello di uccidere quattro jedi.
Perciò arriva la sera, e tutti sono pronti alle loro posizioni. Qui Yord, munito anch’egli di macrobinocolo, pronuncia l’iconica frase di ogni film e opera di Star Wars: “Ho un gran brutto presentimento”. Intanto Sol discute con Osha, che voleva affrontare sua sorella. Ella però è ricolma di rabbia e cerca vendetta, mentre Sol vuole affrontare da solo Mae per cercare di salvarla e farla ragionare. Ormai però i nostri sanno quali sono gli obiettivi di Mae, e ovviamente Osha si mostra preoccupata per Sol. Quest’ultimo però le chiede di avere fiducia in lui e anche in sua sorella.
Scontro tra Mae e Sol
Arriva così il faccia a faccia tra Mae e Sol, che ingaggiano uno scontro. Anche in questo caso osservare lo stile coreografico, soprattutto quello del Maestro jedi, è uno spettacolo per gli occhi: egli si limita a difendersi e contrastare i colpi di Mae rimandandoli al mittente. Questo stile ispirato al wushu presente in The Acolyte è perfetto per i jedi dell’epoca e la loro caratterizzazione, come ho avuto modo di ribadire anche per lo scontro con Indara.
Anche in questo caso Mae cerca di sottrargli la spada laser. Ho apprezzato moltissimo l’espressività del personaggio (l’ennesimo plauso alla sua interprete Amandla Stenberg), che pur avendo la parte bassa del volto coperta lascia trasparire tutte le sue emozioni tramite gli occhi.
Dopo averle sottratto tutti i pugnali, Sol chiede a Mae chi l’avesse addestrata travisando le arti jedi. Poco dopo egli riesce a bloccarla e a sondarle la mente, ma scopre con riluttanza che nemmeno la ragazza conosceva l’identità del suo Maestro, che era stato previdente in questo senso. Sol però scopre che dopo tutto quel tempo i pensieri di Mae andavano a sua sorella, proprio mentre Osha stessa è in ascolto. E qui scopriamo un altro piccolo tassello del passato: anche Mae era convinta che sua sorella fosse morta, e non crede alle parole di Sol sulla sua sopravvivenza. Anche questo elemento aumenta la curiosità di scoprire cosa accadde in quella fatidica sera di 16 anni prima.
Lotta contro il tempo
Poco dopo Mae viene circondata da Sol, Yord e Jecki sul trasporto Polan. Ella però riesce a far perdere le sue tracce, e mentre fugge per le strade del villaggio viene investita da un abitante di specie Abednedo. E’ proprio in questo momento che avviene l’emozionante faccia a faccia tra le due sorelle. Entrambe sembrano sorprese e sconvolte, e infatti Osha non riesce a colpirla e la fa scappare con il landspeeder dell’abednedo.
Nella scena successiva, Vernestra aggiorna Sol sul da farsi tramite ologramma, dicendo di aver convocato un consiglio ristretto e che attendeva il suo ritorno. Sol però, visibilmente arrabbiato, le dice che non c’era tempo per queste formalità; soprattutto perché conoscevano il prossimo obiettivo di Mae (e cioè Kelnacca). La Maestra mirialana però lo invita a riflettere sul fatto che non si trattava più di una padawan fuori controllo ma di una force user ben addestrata, con alle spalle qualcuno di ancor più potente, e che quindi occorreva una strategia.
Il debutto di Kelnacca in The Acolyte
Mae si trova però ancora su Olega, data la presenza di jedi ovunque, e tenta di vendicarsi con Qimir per averla tradita. Egli però le dice non solo di conoscere un modo per lasciare il pianeta, ma anche che Kelnacca si trovava su Khofar, un luogo remoto dell’Orlo Esterno. E nell’ultima sequenza di questo secondo episodio di The Acolyte, ci spostiamo proprio nella fitta foresta di Khofar.
Qui vediamo in primis dei versimillipedi, creature apparse per la prima volta in Rogue One su Jedha e che abbiamo visto anche su Kenari nella serie Andor. Nella scena, due cercarottami si imbattono in un’astronave precipitata. I due parlano huttese, e scoprono un cartello in cui è scritto “Keep out” in shyriiwook, la lingua wookiee. E infatti poco dopo appare proprio Kelnacca, che distrugge uno dei loro fucili e li caccia con ferocia dalla sua dimora. Notiamo che egli non indossa gli abiti jedi, segno del fatto che probabilmente ha abbandonato l’Ordine per quanto accaduto nel passato.
E con questa sequenza si chiude il secondo episodio di The Acolyte. Cosa ne pensate della puntata e delle sue tematiche e riferimenti? Ditecelo come sempre nei commenti! E continuate a seguirci anche su Facebook, YouTube, Tik Tok, Instagram e Twitter per rimanere aggiornati su tutte le novità di Star Wars.