The Acolyte, tra tutte le serie di Star Wars in uscita, è sicuramente una delle più affascinanti. Ambientato alla fine dell’Alta Repubblica, ci mostrerà un mondo ancora inesplorato sullo schermo (ma che abbiamo iniziato a conoscere grazie ai romanzi di recente uscita). Di recente la showrunner del progetto, Leslye Headland, autrice dell’acclamata serie Netflix Russian Doll, ha parlato molto del processo di scrittura di The Acolyte, rivelando dettagli interessanti. Ecco le sue parole…
The Acolyte e La minaccia fantasma
Parlando con The Wrap, la Headland si è dichiarata subito una grande fan di Star Wars. Tra i film della saga a cui è più legata c’è Episodio I, per un motivo preciso, che si ricollega poi a The Acolyte. “Avevo 18 anni quando è uscito La minaccia fantasma. E’ uscito in un momento particolare della mia vita: ero al liceo, stavo scoprendo la mia identità sessuale, la mia identità artistica, e quel film ha avuto un enorme impatto su di me. So che il film è stato criticato, ma io sono sempre stata affascinata dal fatto che Lucas avesse voluto iniziare la storia proprio in quel punto. Già allora mi sono chiesta: come siamo arrivati qui? Perché i Jedi sono così, perché si comportano in questo modo? Sono al potere, ma non hanno la reazione che ti aspetti alla scoperta di Anakin, del prescelto.”
Sembrerebbe quindi che la Headland in The Acolyte voglia mostrare come siamo arrivati al modo di ragionare dei Jedi di Episodio I, e ci saranno quindi dei richiami e dei rimandi alla trilogia prequel. La serie potrebbe mostrarci l’intrigante passaggio dai jedi dell’Alta Repubblica, al loro massimo splendore, a quelli della trilogia prequel, molto più “tormentati”.
The Wrap ha poi chiesto alla Headland cosa si provi ad essere la prima showrunner dichiaratamente queer dietro a un progetto di Star Wars. La risposta è stata tutt’altro che scontata: “Me lo chiedono in tanti, ma secondo me la domanda andrebbe fatta alla Disney, non a me. Sono loro che hanno scelto di assumermi. Chiaramente sento una certa pressione, ma è normale quando ti viene data una posizione di questo tipo, soprattutto per un franchise importante come Star Wars. Come rappresentante del mondo LGBTQIA+ ho una responsabilità, ma ce l’ha anche chi assume.”
La Headland ha poi proseguito: “Io devo solo pensare a fare il mio lavoro, che è difficile per diversi motivi. Devi cercare di fare qualcosa di creativo in un’industria che non è guidata da gente creativa. Chi è al comando pensa agli aspetti economici, a quanti iscritti riuscirà ad arrivare la piattaforma. Succede a qualsiasi industria che fa i conti con il capitalismo. Purtroppo noi, come creativi, non abbiamo iniziato a fare questo necessariamente per soldi, ma dobbiamo adattarci molto rapidamente.” Ha chiuso parlando del suo team: “Ho scelto la squadra non solo per la conoscenza di Star Wars. Certo, serve il rispetto per il materiale originale, ma anche freschezza. Serve qualcuno che si approcci a Star Wars come Lucas fece con Episodio IV, senza necessariamente conoscere tutto l’universo.” Insomma, la Headland sembra avere le idee chiare e noi non vediamo l’ora di vedere The Acolyte.
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