Tales of the Jedi: la recensione della serie
In concomitanza con l’ottavo episodio di Andor, è stata rilasciata su Disney Plus la serie animata Tales of the Jedi, composta da sei cortometraggi che raccontano la vita e le vicende di Ahsoka Tano e di Dooku nel periodo della trilogia prequel e poco oltre. Di seguito trovate la nostra recensione complessiva, prima senza e poi con spoiler!
L’eco delle emozioni
Come detto, i sei cortometraggi percorrono tappe importanti della vita dei protagonisti, e soprattutto di una galassia che muta velocemente intorno a loro. Tales of the Jedi ha alcune tematiche pregevoli, che abbiamo imparato a conoscere nel tempo. Tra queste, il decadimento sempre più rovinoso del Senato e della Repubblica, e soprattutto il rapporto tra la vita e la morte, tra l’amicizia e l’odio (o lo sconforto) generato dalla perdita. Nelle ottime animazioni e nel comparto sonoro coinvolgente, Tales of the Jedi ricorda i fasti delle ultime stagioni di The Clone Wars. Ma quali sono le fondamenta su cui si basa tutto?
Scavando a fondo, andando oltre alle “emozioni facili” generate dal classico fanservice spinto di Dave Filoni, rimane ben poco da questi cortometraggi. La narrazione si aggrappa costantemente ai ricordi, ad un piano già preimpostato e soprattutto collaudato. Appunto, emozioni facili. Il tutto sarebbe anche accettabile, se a discapito di queste emozioni non ci fossero state le ennesime (stavolta davvero tante) riscritture al canone. Ma ne parliamo più in dettaglio di seguito con spoiler.
Ahsoka e Dooku
SPOILER DEI 6 CORTI DI TALES OF THE JEDI
Non è un caso che le puntate che funzionano meglio siano quelle scevre da riscritture e soprattutto da situazioni già viste. Il primo episodio, con una narrazione semplice e selvaggia, apre ottimamente il sipario ad un universo in cui tutto è vita e morte, le due costanti dell’Equilibrio. Anche i primi episodi dedicati a Dooku ci mostrano in maniera eccelsa la corruzione sempre maggiore del Senato, attraverso due storie convincenti in cui ci viene ampliata la visione del personaggio, fondamentale per il suo futuro, e soprattutto il bellissimo e genuino rapporto con il suo apprendista Qui-Gon Jinn. Anche quest’ultimo da giovane viene introdotto in maniere magnifica, dimostrando già una notevole saggezza e capacità di discernimento.
Stessa cosa per il corto dedicato all’addestramento, e al particolare senso di protezione infuso da Anakin ad Ahsoka. E cioè l’insegnamento che migliora se stessi.
Ma poi qualcosa si rompe, proprio quando invece la narrazione avrebbe dovuto essere più potente. Andor ci sta dimostrando quanto si possa portare freschezza pur trovandosi in un periodo denso di avvenimenti conosciuti. Tales of the Jedi invece nel finale fa confusione, e ci mostra concetti e schemi fin troppo abusati. Lo vediamo nel modo in cui Dooku diventa un Sith, o anche nella frettolosa scelta di Ahsoka di tornare a combattere. Ma ovviamente, in questo caso la cosa peggiore non è la piattezza narrativa, quanto la riscrittura di intere opere canoniche.
I retcon al canone
Stileremo un’apposita lista con tutte le opere riscritte in appena sei cortometraggi (sono tante, fidatevi) ma al momento basta citare le più martoriate: i romanzi Dooku – Jedi Lost e Ahsoka. Il quarto cortometraggio riscrive completamente il romanzo sul passato di Dooku e il suo abbandono dell’Ordine Jedi, avvenuto ben 10 anni prima della crisi di Naboo. Un’opera ricca di dettagli e che soprattutto si sposava perfettamente con la caratterizzazione di Dooku nei primi corti. E invece, proprio nell’ultimo, il fatto che fosse ancora nell’Ordine e la fulminea scelta di Yaddle di seguirlo stridono e non poco con quella che poteva essere una visione più ricca. Questo corto poteva mostrarci, come il romanzo, un Dooku già perduto da tempo, già su Serenno da anni, che in qualche modo viene intercettato da Yaddle (se proprio si voleva inserirla). Avrebbe invogliato i fan ad approfondire il suo passato e leggere il romanzo. Sapendo che non ha più alcun valore, voi lo comprereste? Conosciamo la risposta.
Stesso destino per il romanzo Ahsoka, già martoriato nel 2019 con The Clone Wars 7 che ora ottiene il colpo di grazia. Si poteva ambientare l’ultimo corto OVUNQUE nella timeline imperiale, ma chissà perché Filoni ha deciso di scomodare proprio le vicende di quel romanzo che sembra odiare più di ogni altra cosa. E così cambiano i personaggi (sorelle che diventano fratelli, ecc.), cambiano le situazioni, vengono sminuiti avvenimenti importanti (come l’incontro con Bail Organa) e soprattutto si sconvolge lo scontro con l’Inquisitore (diverso nell’aspetto ovviamente) che le permise di ottenere i cristalli per le spade a lama bianca.
Considerazioni finali
E potremmo continuare, ma lo faremo come detto nei prossimi articoli. Al netto di tutto, rimane l’ennesimo prodotto a cui Dave Filoni ha abituato il fandom: una serie ben confezionata, basata sull’usato sicuro, il fanservice e l’emozione facile, ma che al contempo non solo non approfondisce dei potenziali schemi narrativi interessanti, ma ne distrugge di preesistenti.
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