Tales of the Jedi: come la serie ha reso i jedi ancor più ingenui
Tramite le scelte narrative della trilogia prequel e delle opere connesse, sappiamo ormai da tempo come l’Ordine Jedi avesse contribuito in gran parte alla sua stessa caduta. Molti jedi erano distratti, superbi, e il Lato Oscuro offuscava i loro sensi. Per Palpatine fu facile attuare la sua ascesa sotto il loro naso. Questo concetto fu criticato per molto tempo dai fan, che avrebbero gradito un Ordine più scaltro e attento.
Oggi, nonostante la questione sia universalmente accettata, fa storcere il naso quando accadono eventi che rendono i jedi ancor più ingenui di quanto già non fossero. E questo avviene in maniera preponderante in Tales of the Jedi: vediamo di seguito come.
L’ingenuità dei jedi
Ovviamente, ci tengo a ribadirlo, questo elemento non sarebbe nato se Dave Filoni avesse seguito le nozioni canoniche. Ma oggi dobbiamo per forza di cose tener conto del fatto che Dooku facesse ancora parte dell’Ordine nel 32 BBY, anche se tutti gli addetti ai lavori, addirittura delle opere cartacee riscritte, vogliono farci credere che in realtà lo avesse già abbandonato durante gli eventi del quarto corto della serie. Ed è questa evidente discrepanza che dà origine alla questione. Ma andiamo per gradi.
Ci troviamo nel quarto corto, quello intitolato “Il Signore dei Sith”. Dooku non solo si trova al Tempio, ma entra indisturbato nell’Archivio jedi (utilizzando solo dopo il codice di Sifo-Dyas, non all’entrata principale) e cancella dalle mappe il pianeta Kamino. Dopo il misfatto, egli si dilegua? Certo che no, parla come se niente fosse con Jocasta Nu, con Yaddle, addirittura con il suo ex padawan. Tutto sotto gli occhi di tanti altri jedi.
Riflettiamo sull’ambientazione che vogliono propinarci come vera: in quel momento, tutti si trovano davanti ad una persona che (teoricamente) aveva abbandonato l’Ordine. Un’onta che non accadeva all’ordine del giorno (solo 20 perduti in migliaia di anni) ma che però non desta nemmeno uno sguardo di sorpresa in nessuno dei presenti. Niente. Anche se i jedi dedicavano addirittura delle statue a questi perduti, in memoria della loro vergogna e senso di fallimento nei loro confronti. Qui mancava solo che Jocasta gli offrisse del caf.
Il che ovviamente, anche dando per assodato che Dooku fosse sempre ben accetto, stride ad esempio con il comportamento adottato nei confronti di Ahsoka anni dopo.
Bastava poco
Tornando a noi, sempre dando per assodato che anche dopo questo corto Dooku non facesse più parte dell’Ordine da dieci anni come sapevamo dalle opere canoniche riscritte (cosa che a Filoni non interessa, poiché le sue palesi intenzioni erano che egli avesse abbandonato l’Ordine in quel momento per poi passare direttamente al Lato Oscuro) constatiamo che i jedi hanno fatto entrare un perduto al Tempio (cosa già accaduta a lui stesso in altre opere, ma non con questa facilità), ci hanno parlato amabilmente, e che quest’ultimo ha potuto fare il bello e cattivo tempo all’interno dell’Archivio.
Insomma, l’ennesima e nebulosa scelta narrativa che questa volta rende i jedi decisamente più ingenui di quanto già non fossero. Il tutto solo per non aderire alle scelte canoniche di un Dooku che aveva già abbandonato l’Ordine nel 42 BBY. Bastava poco per aderire a questa nozione, anche solo una linea di dialogo. Ma come sempre, Filoni fa ciò che vuole anche con questa serie e gli altri autori devono rincorrerlo con giustificazioni che alterano il canone. Quanto potrà durare tutto questo? Quanto ci vorrà affinché gli eventi riscritti siano troppo grandi e importanti da essere giustificati?
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