Star Wars e Il Principe di Machiavelli a confronto
In materia di politica, Niccolò Machiavelli aveva le idee estremamente chiare: tutti i domini passati e presenti – e aggiungiamoci, forse audacemente, tutti quelli futuri in una galassia lontana, lontana… – sono completamente e assolutamente riconducibili ad un’unica dicotomia operativa: Repubblica vs Principato. Così si apre il suo trattato; così si verifica, in maniera per me esemplare, nel mondo di Lucas. Qualcuno potrebbe obiettare che il pensiero di Niccolò Machiavelli mal si adatti a Star Wars.
Mi accorgo infatti che molti letterati potrebbero scandalizzarsi per questo accostamento tra letteratura cinquecentesca e cinema di fantascienza. D’altra parte, molti utenti del fandom potrebbero ugualmente percepire tale accostamento storico come innaturale o improbabile, forse addirittura noioso.
Un crossover rischioso…
Esposto al rischio del fuoco dei folgoratori di entrambe le fazioni, mi troverò a difendere una posizione pericolosamente audace: da studioso di letteratura e da appassionato della saga di Lucas, cercherò di destreggiarmi in un rischioso crossover tra questi due mondi con una tesi assurda – non tanto per mancanza di fondamenti logici ma perché storicamente inattuabile –: se Niccolò Machiavelli, autore del Principe, la guida ultima, suprema e ferocissima, per la conquista del potere e il suo mantenimento, tornasse in vita per un giorno e avesse modo di vedere, vivere e conoscere le Guerre Stellari, piangerebbe di gioia per la commozione. Il motivo di tali lacrime è presto detto: il Cancelliere Supremo Palpatine, alias Darth Sidious, preparerà la sua ascesa al titolo di Imperatore Galattico e amministrerà il potere acquisito mettendo in pratica moltissimi dei suoi precetti.
Proprio quei precetti che Machiavelli, in maniera estremamente cinica (che valse al suo trattato il bando, ma non per goffaggine, come un certo Gungan di nostra conoscenza…) raccomandava già nel 1513.
Tutti gli stati, tutti i domini che hanno avuto, e hanno imperio sopra gli uomini, sono stati e sono o Repubbliche o Principati. (Niccolò Machiavelli, Il Principe, I.I)
… e pessimistico
Si può naturalmente trovarsi d’accordo o meno con tali riflessioni: l’intento di questo articolo (che svilupperemo in più puntate) non è infatti quello di celebrare una prospettiva distopica né raccomandare un amaro cinismo filosofico. Quanto, piuttosto, un ordinato tentativo di confronto tra due universi lontani, forse troppo, nello spazio e nel tempo, eppure estremamente vicini almeno per quanto riguarda la visione, in primo luogo politica, del mondo e del rapporto tra uomo e potere.
Che poi tale visione non sia tra le più idilliache non credo costituisca un problema: in primo luogo perché, nemmeno il nostro mondo, sia prima, sia dopo Machiavelli, è andato avanti, purtroppo, attraverso sentieri idilliaci. In secondo luogo, perché da oltre trent’anni le Guerre Stellari, anche nei loro passaggi più divertenti, sono dichiaratamente questo. Proprio in una tale visione del mondo utenti ed appassionati di più generazioni hanno trovato e trovano tuttora elementi interessanti.
Insomma, detto con altre parole, o Sidious teneva sul comodino una copia del Principe, oppure il fantomatico Darth Plagueis, il più grande di tutti i Maestri, altri non era se non lo stesso Machiavelli sotto mentite spoglie. A voi, ora, la scelta di puntarmi addosso il folgoratore o mettervi comodi e incominciare insieme questo viaggio.
La bestia e l’uomo: Allievo di Plagueis o del centauro Chirone?
“Ti hanno mai detto della tragica fine di Darth Plagueis il Saggio? È una storia che i Jedi non raccontano… è una leggenda Sith. (Sheev Palpatine, La vendetta dei Sith)
Sul celebre utilizzo da parte di Palpatine, in Episodio III, di queste fascinose parole per cominciare la manovra decisiva per la corruzione del giovane Skywalker, non c’è, almeno in questa sede, molto da dire o da aggiungere. Molto più interessante, per il nostro discorso, pare invece soffermarsi con maggiore attenzione proprio su Plagueis, figura anch’essa fascinosa e misteriosissima.
Una precisazione: nel fare questo, sebbene l’universo espanso fornisca agli appassionati numerosi spunti per l’indagine, cercherò di non allontanarmi dalla saga cinematografica, poiché preferisco dare a queste riflessioni un respiro più generale.
Da allievo a maestro
Nello stesso dialogo con Skywalker, Palpatine definisce Darth Plagueis come un Signore dei Sith così potente e così sapiente da poter indurre la Forza a creare la vita; ne racconta, non senza un certo compiacimento, la sua esatta ed assoluta conoscenza del Lato Oscuro. Da qui, probabilmente, l’appellativo di Saggio, e infine la caduta per mano di un relativamente ignoto apprendista. L’ultima parte del dialogo è proprio questa:
Diventò talmente potente che l’unica cosa di cui aveva paura era perdere il suo potere. Cosa che alla fine gli accadde. Disgraziatamente, insegnò al suo apprendista tutto ciò che sapeva, e il suo apprendista lo uccise mentre dormiva. (Sheev Palpatine, La vendetta dei Sith)
Da questo passaggio, al di là dell’affascinante e violenta vicenda narrativa, capiamo due cose: 1) l’unica via per acquisire e/o mantenere il potere è quella del potere stesso; 2) L’apprendista di Plagueis ha avuto accesso a tutti gli insegnamenti, nonché al potere, del “maestro perfetto” e, anche se nel sonno, ha avuto il potere di uccidere il più potente, il più sapiente di tutti e di prenderne il posto. Da qui il compiacimento, da qui la ripresa voluta di questo dialogo, stavolta dichiaratamente in prima persona, nel momento della rivelazione ad Anakin, stavolta nella veste dichiarata di maestro:
Il mio mentore mi ha insegnato tutto sulla Forza. Anche la natura del Lato Oscuro. […] Se si vuole comprendere il grande mistero, lo si deve indagare in tutti i suoi aspetti, non solo quello dogmatico e ristretto dei Jedi. Se vuoi diventare un capo saggio e perfetto devi considerare una visione più ampia della Forza. Solo tramite me puoi acquisire un potere più grande di qualunque Jedi. […] Apprendi il potere del Lato Oscuro.
(Sheev Palpatine, La vendetta dei Sith)
Il prezzo del potere
Che poi questo potere sia usato per salvare mogli segrete da morte certa o per istituire il primo Impero Galattico, è questione di punti di vista; quello che conta è che, per poter fare ciò che si vuole, nel senso più o meno nobile della questione, è necessario essere potenti. Poco male se per diventarlo bisogna passare al Lato Oscuro; poco male se, per pervenire al mio bene, devo passare attraverso il Male. Poco male se, detto parafrasando grossolanamente Machiavelli, è necessario, per potersi salvaguardare, imparare anche a poter essere non buono – dunque malvagio – ed esserlo o non esserlo a seconda della necessità. (cap.XV)
Ancora, potremmo ipotizzare di riproporre ai Sith in questione – Darth Plagueis, Darth Sidious e Darth Vader, ma anche a Tyranus e Maul – l’irrisolta questione morale : “il fine giustifica i mezzi”? Non credo vi siano dubbi sulla loro risposta.
L’allievo di Chirone
Chi conosce Machiavelli o accusa, suo malgrado, reminiscenze liceali, avrà già capito il collegamento: il fine giustifica i mezzi è infatti l’insegnamento (im)morale che nel Principe è spudoratamente raccomandato per chiunque voglia farsi strada nel mondo.
Tale vicinanza tra mondo di Machiavelli e universo di Star Wars emergerà forse con maggiore evidenza appena completata la seguente manovra di avvicinamento:
Dovete dunque sapere che ci sono due modi di combattere: l’uno con le leggi, l’altro con la forza. Il primo appartiene agli uomini; il secondo appartiene alle bestie; ma dato che il primo molte volte non basta, bisogna ricorrere al secondo. Pertanto ad un Principe è necessario saper ben usare la bestia e l’uomo.
Questo precetto è stata insegnato ai Principi di nascosto dagli antichi scrittori, i quali scrivono come Achille e molti altri di quelli Principi antichi furono affidati al centauro Chirone per custodirli sotto la sua disciplina; e l’avere per maestro un tale mezzo bestia e mezzo uomo non vuol dire altro, se non che bisogna che un Principe sappia usare l’una e l’altra natura, e l’una non può durare senza l’altra.
(adattamento da Il Principe, cap.XVIII)
È assurdo (quasi come la nostra tesi iniziale): un tale politico fiorentino, in un tempo e in un contesto apparentemente inconciliabili con il nostro argomento, ci ha appena detto che per diventare un capo saggio e perfetto occorre conoscere ogni sfumatura della Forza, Lato Oscuro compreso! “Rabbia, paura, violenza: sono loro il Lato Oscuro” spiega Yoda a Luke ne L’Impero colpisce ancora, sono loro a fare di qualcuno un Sith.
Il mito del centauro
Ma queste sono anche le caratteristiche “bestiali” a cui ogni Principe degno di questo nome deve essere educato per poter vincere e governare in sicurezza. Si spiega così la metafora del centauro Chirone, leggendario essere mezzo bestia e mezzo uomo, che insegna ai giovani eroi mitologici a controllare e scatenare entrambe queste nature.
Nella figura del centauro lo stesso Machiavelli amò identificarsi, proponendo se stesso come un Chirone “moderno”. In particolare di tutte le bestialità a disposizione degli uomini, si dovrebbe prendere esempio dal leone, per la sua forza violenta (Darth Vader!) e dalla volpe, per la sua astuzia e la sua capacità di ingannare (Darth Sidious!).
Il dubbio è quindi lecito: E se Sheev Palpatine avesse frequentato le lezioni del centauro Chirone, invece di quelle di Darth Plagueis?
Da Machiavelli al Codice Sith
Sia Machiavelli-Chirone che Darth Plagueis hanno infatti insegnato, come dei veri maestri, anche del male, tutto ciò che sapevano ai loro apprendisti. I loro precetti, per quanto lontani nel tempo e nello spazio, aprono cinicamente all’utilizzo della parte più selvaggia e difficile da controllare, quella delle passioni.
A questo proposito, non vi è nulla di più esplicativo del Codice Sith: poche parole che sintetizzano in maniera efficace quanto le passioni – istinti ma anche sofferenze – siano la chiave per il conseguimento del potere e dunque della vittoria. Tale Codice non compare direttamente nei film, ma trovo importantissimo condividerlo e citarlo in questa sede.
La pace è una menzogna, vi è solo passione.
Attraverso la passione, ottengo forza.
Attraverso la forza, ottengo potere.
Attraverso il potere, ottengo la vittoria.
Attraverso la vittoria, spezzo le mie catene.La Forza mi libererà.
Prossimamente continueremo il discorso soffermandoci in particolare sull’esperienza di Sidious e Vader; ma condensata e racchiusa in queste brevi righe vi è la storia di ogni Sith. Addirittura, polemicamente, si potrebbero includere in parte di questo processo gli stessi Jedi che, più o meno inconsapevolmente, ricercherebbero anch’essi un sempre maggiore potere da spendere poi al servizio del prossimo. È esemplare, a questo proposito il dialogo tra Palpatine e Anakin sempre in Episodio III:
PALPATINE: Chiunque conquisti il potere ha paura di perderlo. Persino i Jedi.
ANAKIN: I Jedi usano il potere per il bene.
PALPATINE: Il concetto del bene è un punto di vista. I Sith e i Jedi sono simili sotto quasi tutti gli aspetti, inclusa la ricerca di un sempre maggior potere.
ANAKIN: I Sith traggono il loro potere dalle passioni. Sono egocentrici, pensano solo a sé stessi.
PALPATINE: E i Jedi non lo fanno?
ANAKIN: I Jedi sono altruisti. Si interessano solo agli altri.
Sull’oscurità (o bestialità) nascosta dei Principi
Abbiamo dato per inteso che, in materia di potere, colui che aspira alla vittoria, Sith e non solo, non può non essere “bestia” in qualche misura.
Tale consapevolezza, a detta di Machiavelli, ha senso per noi, per conoscere noi stessi e il da farsi, ma è bene che tale Lato Oscuro resti sempre ben nascosto agli occhi degli altri. Il mondo non deve sapere che lo si sta ingannando, pena il fallimento della missione. E, chiunque abbia visto con attenzione la trilogia prequel, riconoscerà senz’altro la condotta di un certo Senatore di Naboo, apparentemente onesto, umile e di sani principi morali, paterno e fraterno all’occorrenza, strenuo difensore della pace, incrollabile garante della giustizia, inesauribile protettore della democrazia.
Ma è necessario, questa duplice natura, saperla nascondere bene, ed essere gran simulatore e dissimulatore; e sono tanto ingenui gli uomini, che sempre colui che inganna troverà chi si lascerà ingannare.
(adattamento da Il Principe, cap.XVIII)
Sull’ascesa di Sheev Palpatine, ad ogni modo, non mancheremo di approfondire il discorso nel prossimo capitolo, a lui interamente dedicato, all’interno del quale saranno trattate numerose analogie con Cesare Borgia, il perfetto modello di Principe nel pensiero di Machiavelli.