Star Wars: tutti i personaggi che hanno perso gli arti

Alcuni esempi di arti persi in Star Wars. Da: pinterest

La saga di Star Wars ha molti aspetti interessanti che la caratterizzano, tratti distintivi che sono diventati a dir poco leggendari nel corso degli anni. Alcuni sono davvero molto particolari, come quello di cui vi parlerò oggi. Tutti, infatti, conosciamo la propensione per i personaggi nel perdere arti o parti del corpo varie. “Un’usanza” che, dalla trilogia originale in poi, è diventata un vero e proprio marchio di fabbrica all’interno della Galassia lontana lontana.

Avrete sicuramente fatto mente locale delle mutilazioni più importanti. Ma vi siete mai soffermati a pensare a quante effettivamente ce ne siano in totale? Andiamo quindi a scoprire tutti i personaggi che hanno perso almeno un arto!

Una nuova speranza

C-3PO, il primo personaggio a perdere un arto

Ovviamente partiamo dal primo capitolo della saga in ordine di uscita, Episodio IV, che ha dato inizio a questa particolare “ricorrenza”. Il primo personaggio in assoluto a perdere un arto, un braccio per l’esattezza, è stato C-3PO. Non è un caso che proprio il nostro droide protocollare abbia dato inizio a questa macabra tradizione. Visto che nel corso della saga non sarà di certo la sua unica disavventura in merito a smembramenti vari. Egli perde il braccio robotico a causa dell’attacco dei Sabbipodi nella Desolazione dello Jundland, dove avviene l’iconico incontro tra Obi-Wan Kenobi e Luke Skywalker. Il secondo personaggio a subire il triste destino della mutilazione è Ponda Baba, un alieno Aqualish che si trova nella Cantina di Mos Eisley durante l’incontro di Obi-Wan e Luke con Han Solo e Chewbacca.

Il povero Baba, anche a causa dell’irascibilità dell’amico, il Dr. Evazan, pesta i piedi al ragazzo sbagliato. A causa di ciò, assaggia l’amaro e doloroso tocco di una spada laser, vedendosi amputare di netto il braccio. Davvero una brutta giornata la sua! Anche se, entrambi, erano sempre stati dei tipi un po’ nervosetti, come possiamo vedere anche in Rogue One.

Il braccio di Ponda Baba giace sul pavimento della Cantina di Mos Eisley. Da: starwars.com

La mutilazione di Ponda Baba è una delle più conosciute, tra quelle “minori”. Inoltre essa nasconde una piccola curiosità: è l’unica dal quale possiamo vedere uscire del sangue. Non si era ancora pensato, infatti, al potere di cicatrizzazione immediata delle spade laser sulla pelle. In tutte le mutilazioni organiche successive, infatti, proprio per questo principio non ci sarà più alcuna traccia di sangue.

L’Impero Colpisce Ancora

All’inizio dell’Episodio V, è il Wampa a perdere un braccio ad opera di Luke. Quest’ultimo era stato rapito dal temibile mostro delle nevi di Hoth, che lo aveva appeso come un salame, nell’attesa di poterselo pappare. Il grosso pelosone bianco, purtroppo per lui, non solo è rimasto a bocca asciutta, ma si è visto anche tagliare di prepotenza il braccio.

Ricordate quando vi ho accennato la proverbiale sfortuna di C-3PO in merito agli smembramenti? E’ un elemento che possiamo già cogliere a pieno in Episodio V. Il povero droide, infatti, viene brutalmente e completamente smembrato su Cloud City. Proverbiale, anche se maldestro, l’intervento di Chewbacca, che lo rimette in sesto (più o meno). Ma i guai per il nostro droide dorato non finiscono certo qui.

Darth Vader mozza la mano a Luke in Episodio V.
Da: inverse

Ed eccoci ad una delle amputazioni più celebri, quella in cui Luke Skywalker perde una mano (e anche la spada laser) nel duello con suo padre, sempre su Cloud City. Forse la scena di Star Wars più famosa, la conoscono anche i muri. Vader, pur sapendo bene cosa si provi nel perdere un arto (è espertissimo nel campo) non ha pietà per il figlio, tranciandogli di netto la mano. Che dolce quadretto familiare.

Il ritorno dello Jedi

Ed eccoci arrivati al capitolo conclusivo della trilogia originale. Qui è Darth Vader a perdere una mano (anche se non è di certo la prima volta). Lo sappiamo, la vendetta non è la via dei Jedi, ma è proprio suo figlio Luke ad amputargliela, prendendosi la rivincita. Poco importa, perché il nostro Prescelto riesce finalmente a ricongiungersi con il figlio. E, ovviamente, riesce anche ad uccidere l’Imperatore, ottenendo per la prima volta l’ambito high groud. Emozioni indescrivibili.

La minaccia fantasma

Darth Maul viene affettato a metà.
Da: steemit

Passiamo ora alla trilogia prequel, con il primo episodio della saga in ordine cronologico. In realtà, bisogna dire che questo è l’unico episodio della saga in cui nessun personaggio perde un arto specifico. Questa mancanza, comunque, è ben compensata dal destino di Darth Maul. Il Sith, come sappiamo, viene tagliato di netto in due. Possiamo considerarla un’amputazione a tutti gli effetti, perdere la parte inferiore in un colpo solo. Questo, comunque, non gli precluderà certo di continuare a creare scompiglio nella Galassia, come molti ben sanno.

L’attacco dei cloni

Questo episodio è ricco di amputazioni: sin dall’inizio, Obi-Wan si destreggia in quella che sembra davvero essere una delle sue arti preferite. Il jedi infatti taglia la mano di Zam Wesell, cacciatrice di taglie mutaforma, dopo averla inseguita in maniera rocambolesca con Anakin in giro per Coruscant. Wesell, ricorderete, aveva attentato alla vita di Padmé Amidala, fallendo.

Sempre Obi-Wan, molto dopo, si rende protagonista di un’amputazione nell’arena di Geonosis, durante la Battaglia che diede formalmente inizio alle Guerre dei Cloni. Egli infatti mozza due zampe al temibile Acklay, l’orribile e gigantesco mostro insetto aizzato contro i tre prigionieri. Sempre nell’arena, mentre infuria la Battaglia, sarà il povero Jango Fett a perdere qualcosa di ben peggiore di un arto, ovvero la testa. Quel nigga di Mace Windu non ci è andato per il sottile nei suoi confronti. Non dimenticatevi, ovviamente, del solito smembramento di C-3PO, che vive addirittura la battaglia con il corpo di un droide separatista B1.

Anakin perde un arto per la prima volta.
Da: starwars.com

Ed eccoci all’amputazione più celebre dell’episodio, quella che “battezza” Anakin nel subire questa pratica macabra. E’ per mano del Conte Dooku e della sua spada laser che il giovane jedi perde il suo braccio destro. Insomma, un piccolo allenamento in merito a ciò che gli sarebbe successo dopo.

La vendetta dei Sith

Anche Episodio III è una vera e propria sagra di amputazioni e di arti persi. Si comincia proprio con il Conte Dooku: in questo caso si può ben parlare di vendetta, visto che Anakin stava scivolando sempre più verso il Lato Oscuro. Dooku, nell’occasione, non perde solo entrambe le mani, ma anche la testa. In effetti, sarebbe stato impossibile resistere al “Do it!” di Palpatine.

Stesso destino attende il braccio destro di Dooku, il Generale Grievous. Nell’ultimo dei suoi tanti scontri con il nemico di sempre, Obi-Wan, il generale cyborg perde due dei suoi arti robotici, prima di essere definitivamente fatto fuori dallo stesso jedi.

Anche Mace Windu perde una mano, prima di fare un bel volo dalla finestra. Windu va ad arrestare Palpatine in nome del Senato, ma commette un piccolo errore di valutazione: non puoi arrestare Palpatine in nome del Senato, se è lui il Senato. Nonostante questo, riesce a mettere al tappeto il Cancelliere Supremo, ma dimentica un altro particolare, ovvero Anakin. Sarà proprio quest’ultimo a mozzargli la mano. Oltre all’amputazione, Windu si becca una bella scarica di fulmini della Forza e fa un considerevole volo dalla finestra. Una fine non invidiabile.

Windu non prende benissimo il gesto di Anakin. Da: wifflegif

Ed eccoci arrivati al tripudio della perdita di arti. Protagonisti, è inevitabile, Anakin e Obi-Wan. Durante il loro duello su Mustafar, Obi-Wan fa valere l’invincibile high ground, nonché la sua propensione alla tecnica dell’amputazione degli arti. Mischiando il tutto, il risultato è noto: in un colpo solo, Anakin perde un braccio ed entrambe le gambe. Successivamente, come se non bastasse, viene ustionato dalla lava di Mustafar. Se non altro, questo incidente segna il suo passaggio fisico e definitivo al Lato Oscuro, con la nascita di Darth Vader.

Il Risveglio della Forza

Non ricordate nessuna amputazione in Episodio VII, vero? In effetti, formalmente, non ce ne sono, almeno nella pellicola in sé. Nella Collector’s Edition Blu Ray di Episodio VII, infatti, è contenuta una scena inedita ambientata nella taverna del castello di Maz Kanata, sul pianeta Takodana. Nella scena ricompare il rigattiere di Jakku Unkar Plutt, che, parecchio arrabbiato, se la prende con Rey per avergli sottratto il Millennium Falcon e perciò vuole fargliela pagare.

Ad un certo punto arriva in soccorso alla ragazza il nostro Chewbacca. Plutt, compiendo l’errore più grosso della sua vita, innervosisce Chewbe toccandogli la ferita. E’ qui che il wookiee mette in atto la specialità della sua razza. Con una violenza inaudita, infatti, stacca il braccio dell’inerme Unkar Plutt, che emette delle strazianti urla di dolore.

Gli Ultimi Jedi

Anche nel più recente Episodio VIII non sono presenti amputazioni marginali, ma questo sempre in favore di qualcosa di decisamente più importante. Nell’ottavo capitolo della saga è nientemeno che il Leader Supremo Snoke a subire il triste destino della mutilazione. Per mano di un’abile mossa di Kylo Ren, egli viene tranciato di netto a metà con la spada laser azzurra. Si può dire che il giovane Kylo abbia applicato alla lettera il concetto di “dare un taglio al passato“.

La morte di Snoke.
Da: villains wiki

Insomma, come potete vedere la perdita e l’amputazione degli arti è una vera e propria “tradizione” nella saga di Star Wars. Che, ovviamente, non si limita solo ai film, ma che possiamo trovare anche negli altri media, come serie tv e romanzi. Una cosa è certa, si può affermare che Obi-Wan è il campione assoluto di mutilazioni nella saga, mentre Anakin è colui che ne ha subite di più! Destini incrociati, anche in questo caso.

Gaetano Vitulano: Studente di Giurisprudenza, cinefilo incallito, nel tempo libero promotore della sacra religione di Star Wars come founder de "L'Insolenza di R2-D2". Insolente quanto basta, cerco di incamerare la mia creatività nella scrittura, nell'oratoria, e soprattutto nell'arte della risata.
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