Una delle caratteristiche più iconiche della saga di Star Wars, che sicuramente ha reso la trilogia originale un capolavoro senza tempo, è quella dei suoi effetti speciali. Al tempo, questi ultimi rappresentarono una vera e propria rivoluzione nel loro campo, in senso cinematografico. Ancora oggi, nonostante l’avvento della computer grafica, apprezziamo largamente questi capolavori veri e propri.
In questo senso, uno degli esempi più lampanti di lavoro maniacale e geniale, è senza ombra di dubbio la Battaglia di Hoth, che apre L’Impero Colpisce Ancora. Oggi analizzerò gli effetti speciali di questa incredibile Battaglia, rendendo omaggio ai fautori di un vero e proprio “miracolo” in questo meraviglioso campo.
Lo scenario
Ben novanta professionisti della Industrial Light & Magic, un ramo della Lucasfilm interamente dedicato agli effetti speciali digitali, lavorarono a L’Impero Colpisce Ancora. Il team era supervisionato dagli esperti Brian Johnson, Dennis Muren, Bruce Nicholson e Richard Edlund. Muren definì la creazione degli effetti speciali della pellicola come “Il lavoro più difficile di tutta la mia carriera”. La parte più ardua di questo lavoro, già di per sé davvero proibitivo, fu la creazione della famosa sequenza iniziale, ovvero la mitica Battaglia di Hoth.
Inizialmente, la scena con l’apparizione degli AT-AT avrebbe dovuto avere degli sfondi reali. Ma quando si unirono delle riprese fatte in Norvegia con quelle degli AT-AT, i risultati non furono quelli previsti, e l’idea degli sfondi reali fu accantonata. Si optò quindi per girare la scena con degli sfondi dipinti, anche se l’idea non convinceva molto gli esperti. Fu un giovane artista che lavorava alla Industrial Light & Magic, Mike Pangrazio, a convincere i supervisori con i suoi sfondi di paesaggi innevati, estremamente realistici.
La neve venne invece realizzata con bicarbonato di sodio e micropalline di vetro, per darle una consistenza morbida e vaporosa. Inoltre, affinché il manto innevato non si rovinasse a causa dei camminatori, gli animatori dovettero manovrare gli AT-AT dall’alto tramite delle imbragature, oppure uscendo da piccole botole create ad hoc per il set in miniatura. Nel caso non ve lo siate mai chiesti, gli AT-AT sono infatti modelli in scala ridotta, mossi in un set in miniatura ricostruito con fondali in matte paintings completi di nuvole, cielo, icebergs, e un campo di battaglia di neve artificiale, come detto sopra.
La creazione e il movimento degli AT-AT
I camminatori imperiali sono diventati un cult nella cultura di massa. Queste imponenti macchine da guerra furono realizzate da Jon Berg, che volle creare degli imponenti “quadrupedi meccanici“, che incutessero un certo timore. Per il movimento e il design degli AT-AT, ci si ispirò agli elefanti. La maggiore difficoltà era senza dubbio rappresentata dal loro movimento. Quest’ultimo fu reso possibile grazie ad una tecnica creata proprio dalla Industrial Light & Magic, quella della go-motion. La tecnica, creata da Phil Tippett, può essere considerata a tutti gli effetti come una evoluzione della stop-motion. Fu preziosa per ovviare ai difetti di “scattosità” nell’immagine che si presentava durante i movimenti rapidi, con la mancanza del caratteristico effetto mosso.
Con la stop-motion, infatti, l’oggetto ripreso in ogni singolo fotogramma della sequenza è immobile ogni volta che viene fotografato, mancando della “scia” che caratterizza il movimento ripreso nella frazione di tempo in cui l’otturatore è aperto. Con la tecnica della go-motion, invece, durante il fantomatico “scatto”, gli oggetti vengono spostati grazie a tecniche elaborate dai computer.
Per rendere il più verosimile possibile la mole degli AT-AT, inoltre, bisognava giostrare i modelli in maniera ben precisa. Per questo gli animatori ponevano dei punti di riferimento in mezzo alla neve, in modo da non muovere troppo, fotogramma dopo fotogramma, i modelli. Al movimento successivo, poi, premevano le dita sulle neve, in modo che sembrasse effettivamente che un oggetto molto pesante avesse lasciato un’impronta. Furono utilizzati due diversi modelli di AT-AT: uno per le scene in go-motion, e uno apposito per l’esplosione finale, alto un metro e venti centimetri.
Un duro lavoro
Come se non bastasse, era impossibile per queste scene utilizzare una normale macchina da presa. Essendo riprese in miniatura, fu obbligatorio l’utilizzo della speciale Hight Speed Camera, una speciale camera da presa che riprendeva un numero più alto di fotogrammi al secondo. Data la mastodontica mole di lavoro, non deve sorprendere il fatto che ci siano voluti ben cinque mesi per completare la famosa sequenza della Battaglia di Hoth.
Alla difficile sequenza dei camminatori, si sono dovute aggiungere infatti le scene con gli airspeeder, le immagini delle esplosioni e le sequenze girate in esterna. Un lavoro incredibile e impeccabile, che è stato ampiamente ripagato dal successo della pellicola, e soprattutto di questa iconica battaglia. La tipica camminata degli AT-AT è diventata talmente leggendaria, che in Rogue One, nonostante l’enorme evoluzione della tecnologia, i Walkers hanno mantenuto il loro famoso passo.
Avremo sicuramente modo di rendere ancora omaggio al lavoro di questi artisti degli effetti speciali. Persone geniali che, in un epoca “povera” di tecnologia, hanno creato, tramite il loro duro lavoro, una vera e propria magia. Vi lascio con questo breve video, dove Dennis Muren, il supervisore agli effetti speciali, racconta in breve la realizzazione degli AT-AT. Un ringraziamento, inoltre, agli amici di Guerrestellari.net per alcuni fondamentali dettagli di questa splendida storia.