Rogue One e l’uso della CGI

L'utilizzo della CGI in Rogue One per ricreare il viso di Tarkin. Fonte: yahoo movies uk

La tecnologia cinematografica compie ogni anno incredibili passi da gigante. Uno dei prodigi della tecnica cinematografica è sicuramente la cosiddetta CGI (computer-generated imagery), un’applicazione nel campo della computer grafica tridimensionale, largamente utilizzata per gli effetti speciali nel mondo del cinema. Soprattutto negli ultimi anni, questa tecnologia è stata utilizzata per la resa di molti personaggi. Come sappiamo, di recente si è osato di più, facendo un passo avanti nella riproduzione computerizzata dei volti umani.

In Rogue One abbiamo avuto prova di questo prodigio tecnologico, che ha letteralmente “riportato in vita” il Grand Moff Tarkin; più precisamente, l’attore Peter Cushing, scomparso nel 1994. E che ci ha donato una giovane Principessa Leia.

Una grande sorpresa

L’incredibile versione computerizzata di Tarkin in Rogue One.
Da: military.com

Già in uno degli ultimi trailer di Rogue One avevamo potuto notare l’inconfondibile nuca di Tarkin che osservava la Morte Nera. Io, come tutti, mi sarei aspettato che la sua apparizione fosse limitata a quella scena. Un fugace e breve cameo di uno dei personaggi più significativi di quel periodo di oppressione imperiale. Invece, con grande sorpresa, non è stato affatto così. Quando, durante il film, proprio dopo questa scena, il personaggio si è girato, quasi mi veniva un colpo. Se non avessi saputo che Peter Cushing non era tra noi da più di vent’anni, ci avrei quasi creduto, almeno per un nanosecondo. Rivedere il suo viso perfettamente ricostruito, le sue tipiche espressioni facciali, è stato di grande impatto visivo. Sono sicuro che i meno esperti abbiano pensato che quello fosse proprio Peter Cushing, la CGI era davvero perfetta.

Il ruolo di Tarkin

La cosa sorprendente, poi, è forse la durata del suo ruolo. In questi casi infatti si pensa ad una fugace ma significativa apparizione (come in effetti è stato per la Principessa Leia), invece il personaggio ha avuto un ruolo molto importante all’interno della storia, e le sue interazioni sono state varie e abbondanti. Ovviamente, sotto il volto “restaurato” del defunto Cushing, era presente un attore in carne e ossa. Trattasi di Guy Henry, che, inoltre, ha dei lineamenti facciali molto simili a quelli di Peter Cushing. Con l’aiuto della motion capture (o meglio, della performance capture), della grande somiglianza, e della prodigiosa CGI, si è resa possibile la magia.

L’attore Guy Henry in performance capture

Sulla scelta del ruolo di Tarkin in Rogue One, si è espresso John Knoll, supervisore degli effetti visivi all’Industrial Light & Magic (importante azienda nel campo degli effetti speciali, che è parte della LucasFilm); queste le sue parole:

Abbiamo parlato della possibilità di far partecipare Tarkin in una conversazione via ologramma, o trasferire quel dialogo ad altri personaggi. Lo abbiamo usato, però, perché è un personaggio troppo importante per la trama”.

Risvolti etici

Fatta questa importante scelta, è stato quindi assunto l’attore britannico Guy Henry, che si è cimentato nella performance capture. Ovviamente, tutto ciò è stato possibile tramite l’approvazione dei discendenti del defunto attore Peter Cushing. E qui, anche riguardo a quelli che potranno essere i risvolti futuri della CGI applicata in questo modo, ci si deve porre una fondamentale domanda: è giusto riportare in vita sul grande schermo attori defunti? E’ una domanda a cui è difficile dare risposta. Se, infatti, ricreando personaggi di fantasia non si pone alcun tipo di problema, così non è nel riportare sul grande schermo gli attori defunti. Sicuramente, un paletto fondamentale sarà sempre quello del consenso da parte dei discendenti, o anche il rispetto delle ultime volontà dell’attore. Possiamo immaginare, infatti, che in futuro probabilmente saranno gli stessi attori a dare o meno un consenso ad essere riportati sul grande schermo dopo la loro dipartita.

L’attore Andy Serkis, famoso per aver interpretato svariati personaggi tramite la CGI. Tra i quali anche il Leader Supremo Snoke

Sviluppi futuri della LucasFilm

Una cosa sembra essere quasi certa: il massiccio ruolo in CGI di Tarkin è stata solo una necessaria eccezione ai fini della trama. Lo sottolinea sempre John Knoll, che, continuando il discorso precedente, aggiunge:

“Non aspettatevi di vedere l’Han Solo di Harrison Ford riapparire in CGI. Abbiamo fatto un’eccezione alla regola con Tarkin per ragioni narrative. È un lavoro, oltre che estremamente faticoso, anche molto costoso. Non abbiamo intenzione di rifare questa ricreazione digitale. Ha avuto senso solo per questo film in particolare“.

Quindi, non aspettatevi di rivedere un giovane Harrison Ford ricostruito al computer nello spin-off a lui dedicato previsto per il 2018. Anche perché ormai, lo sanno tutti, il giovane Han verrà interpretato dall’attore Alden Ehrenreich.

In Rogue One c’è stato anche un altro assaggio finale di CGI: la giovane Principessa Leia. Anche in questo caso, oltre la tecnologia digitale, è stato utilizzato il volto di un’attrice, la norvegese Ingvild Deila. La triste scomparsa di Carrie Fisher, ha portato grande scompiglio in merito alle sorti del suo personaggio in Episodio IX. Confermando le parole di Knoll, possiamo ormai affermare con certezza che non verrà utilizzata la CGI per riportarla sullo schermo.

La principessa Leia nell’ultima scena di Rogue One. Fonte: moviepilot

Insomma, la tecnologia avanza sempre più, e inoltre la CGI è stata già ampiamente utilizzata anche in altre opere cinematografiche. In Rogue One, a mio modesto parere, non se n’è abusato, rispettando i personaggi e la credibilità del tutto. Un po’ come tutte le cose: se utilizzate nel modo giusto, portano beneficio. L’importante è non strafare, ed in effetti non sembra una strada che la LucasFilm voglia intraprendere nei suoi progetti futuri.

Gaetano Vitulano: Studente di Giurisprudenza, cinefilo incallito, nel tempo libero promotore della sacra religione di Star Wars come founder de "L'Insolenza di R2-D2". Insolente quanto basta, cerco di incamerare la mia creatività nella scrittura, nell'oratoria, e soprattutto nell'arte della risata.
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