Recensione di Solo: A Star Wars Story (senza spoiler)

La nostra recensione di "Solo: A Star Wars Story".

Il percorso che ha portato Solo: A Star Wars Story al cinema è stato lungo e a tratti travagliato, come abbiamo avuto modo di raccontarvi passo passo in questi mesi. Le critiche rilasciate dopo la premiere dello spin-off e la sua presentazione a Cannes sono state altisonanti, ma come sempre il vero banco di prova sono i fan. Ed è ovviamente da fan che mi accingo a scrivere una recensione a caldo sulla pellicola.

Doveroso ovviamente sottolineare che la recensione sarà priva di spoiler, quindi potrà essere letta liberamente. Partendo col dire che lo spin-off mi è piaciuto, tenterò di essere il più obiettivo possibile nel vagliare tutti i punti salienti.

Tra premesse e realtà

Han Solo e Chewbacca in Solo: A Star Wars Story, crediti a Lucasfilm

Con l’uscita dei trailer e del materiale promozionale, “Solo” ci è stato presentato come uno spin-off che avrebbe unito le consuete atmosfere della Galassia lontana lontana ad uno stile western, concentrandosi su ambientazioni “malfamate” e personaggi poco raccomandabili come contrabbandieri, pirati e cacciatori di taglie. Sotto questo aspetto la pellicola non ha deluso le aspettative. I peggiori pianeti e la peggior feccia della Galassia si sono mostrati in grande spolvero nel sapiente mix giostrato da Ron Howard. Un po’ deludente rispetto alle aspettative è stata la colonna sonora. Il bellissimo sound anticipato dai trailer non si è ripetuto a pieno anche nella pellicola. John Powell si è limitato a fare il suo compito, ma il risultato è stato, almeno ad una prima visione (o meglio ascolto), abbastanza deludente.

Degni di nota solo i brani che si rifacevano alle tracce originali; questo modus operandi però sta diventando un vizio, e sarebbe bello se in futuro si riuscisse ad osare un po’ di più. Penso che se Powell fosse andato oltre i binari avrebbe potuto regalarci una bella colonna sonora nella sua interezza, come facevano ben sperare le premesse.

Regia e trama

Ron Howard e George Lucas

Per quanto riguarda il resto del lato tecnico, nulla da obiettare alla regia di Ron Howard. Le sequenze dinamiche (come per esempio l’inseguimento su Corellia e l’assalto al convoglio ferroviario) sono delle chicche, dirette e montate alla perfezione. D’altronde non mi aspettavo diversamente da colui che ha diretto il bellissimo Rush. Ciliegina sulla torta in merito è soprattutto l’intera sequenza sulla rotta di Kessel, ma non vi dico altro. Parlando di quella che è la trama principale del film, si può dire che non sia affatto malvagia (soprattutto perché è divisa in fasi ben strutturate tra loro), ma a tratti è alquanto prevedibile.

Bisogna dire che ciò è dovuto soprattutto al fatto che conosciamo i binari sui quali essa doveva essere incanalata, e questi ultimi sono stati seguiti anche troppo pedissequamente. Questo però non mina la dinamicità del film o il fatto che tenga viva l’attenzione per tutta la sua durata (complice nuovamente la regia, priva di momenti morti). Possiamo dire che in merito alla sceneggiatura Lawrence Kasdan e suo figlio abbiano voluto giocare sul sicuro, senza rischiare troppo. Questo però non ha escluso colpi di scena e sorprese, di cui vi parlerò (senza spoiler) a breve.

I personaggi e la “questione” comicità

Donald Glover nei panni di Lando Calrissian

Devo dire che i personaggi mi hanno convinto quasi tutti. Anche quelli che hanno avuto poco spazio sono stati caratterizzati bene, quel tanto che è bastato ad assolvere al loro scopo. Parlando invece del protagonista, devo ammettere che Alden Ehrenreich mi ha davvero sorpreso. Nonostante, per forza di cose, gli manchi ancora quel tocco magico e iconico (non facile ottenerlo data l’eredità di Harrison Ford) l’attore è riuscito a creare un buon mix. Da un lato ha interpretato un “suo” Han, dall’altro ha fatto tesoro dei consigli di Ford sotto alcuni aspetti: le espressioni del viso, la posa durante le sparatorie, ecc. In barba a chi lo additava solo come “belloccio”, ci ha donato inoltre un bel po’ di “espressioni con faccia da schiaffi” tipiche del buon vecchio Han. Anche Emilia Clarke se l’è cavata egregiamente nel ruolo di Qi’ra, come Donald Glover in quello di Lando.

Unico rimpianto per Glover e la sua interpretazione è il fatto che il personaggio sia stato “utilizzato” meno di quanto mi aspettassi, probabilmente per non rubare la scena agli altri. Woody Harrelson ha fatto il suo con Beckett, anche se a tratti la sua performance è stata un po’ abbottonata. Un po’ strana e particolare la gestione del pirata Enfys Nest e della sua combriccola, di cui però non posso parlarvi: capirete cosa intendo. Paul Bettany è sempre una sicurezza, e ci ha regalato un buon cattivo con Dryden Vos.

Sapevamo da tempo che in Solo la comicità avrebbe avuto un ruolo preponderante, e così è stato. Non vi è però alcun tipo di forzatura: la sua gestione è stata pressoché perfetta, dato che ogni battuta è ben contestualizzata e non stona con il resto. Stupende le gag con protagonista il droide L3, interpretato da Phoebe Waller Bridge.

Punti forti e sorprese

Han e Chewbe sul Falcon.
Da: EW

Ovviamente tra le scene più belle ed emozionanti della pellicola ci sono tutti i momenti topici che aspettavamo. In primis il primo incontro tra Han e Chewbe, davvero una bella sequenza. Come d’altronde il primo sguardo al Millennium Falcon o la fantomatica partita di Sabacc. Quest’ultima non è affatto scontata come si potrebbe immaginare, e nasconde un iter davvero bello e divertente. Iconica sotto tutti gli aspetti, come accennato prima, la sequenza legata alla rotta di Kessel. Ma sicuramente una delle sorprese più inaspettate e gradite ci viene riservata verso il finale. E’ difficile non dire nulla, ma sappiate che è una chicca davvero bellissima. Un colpo di scena che rende finalmente onore alle serie animate, spesso ingiustamente considerate prodotti di serie b o addirittura ininfluenti ed inesistenti per una gran fetta di fan.

Per concludere, nonostante la trama della pellicola segua sotto certi aspetti binari sicuri e prestabiliti, molti elementi rendono Solo: A Star Wars Story un buon film e un ottimo spin-off della saga. Non un capolavoro del cinema, ma ci certo ben lontano dall’essere un prodotto mediocre, come troppo spesso si è letto negli ultimi giorni. Una chicca per chi conosce bene la Galassia lontana lontana, e un buon film per passare due ore in assoluta spensieratezza per i fan meno navigati.

Senza contare che il finale è ben congegnato, ma allo stesso tempo lascia spazio anche ad un eventuale sequelMa di questo ne parleremo prossimamente. Nei prossimi giorni naturalmente scriveremo tanti altri articoli nei quali approfondiremo tutti i vari aspetti della pellicola, perciò continuate a seguirci! Vi terremo costantemente aggiornati su tutte le novità riguardanti Star Wars.

Gaetano Vitulano: Studente di Giurisprudenza, cinefilo incallito, nel tempo libero promotore della sacra religione di Star Wars come founder de "L'Insolenza di R2-D2". Insolente quanto basta, cerco di incamerare la mia creatività nella scrittura, nell'oratoria, e soprattutto nell'arte della risata.
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