Prima della galassia lontana lontana: P.K. Dick
Al quinto appuntamento con la rubrica incentrata sugli autori di fantascienza venuti prima di George Lucas, è giunto il momento di parlare di uno degli scrittori più importanti del XX Secolo: Philip K. Dick (1928-1982), tra i più vicini all’uscita di Episodio IV insieme ad Heinlein, è infatti ritenuto uno dei padri del genere cyberpunk e un precursore dell’Avantpop. In questo articolo analizzeremo tre delle sue opere più importanti: La svastica sul sole (1962), Ma gli androidi sognano pecore elettriche? (1968) e Guaritore galattico (1969).
La svastica sul sole
Il primo scritto di Dick che tratteremo è La svastica sul sole (conosciuto anche come L’uomo nell’alto castello), un romanzo fantapolitico basato su una semplice domanda: cosa sarebbe successo se a vincere la Seconda Guerra Mondiale non fossero stati gli Alleati, bensì l’Asse Roma-Berlino-Tokyo? Lo scrittore immagina dunque un mondo completamente diverso da quello del secondo dopoguerra, in cui la Germania nazionalsocialista domina sull’intero globo. In questo panorama cupo e distopico, le vite di alcuni semplici cittadini si intrecceranno in una serie di vicende che metterà allo scoperto le menzogne del regime vigente e l’esistenza di una lotta segreta per la libertà contro il regime stesso. A partire dal romanzo è stata realizzata la famosa serie tv The man in the High Castle (2015-2019), disponibile su Amazon Prime Video.
Il tema del ‘What if?’
Al di là dei palesi collegamenti con l’universo starwarsiano legati alla lotta contro un regime totalitario, La svastica sul sole riprende un tema particolarmente diffuso negli anni della sua pubblicazione: quello del ‘What if?‘. Alla base di questo tema c’è il cambiamento di uno o più elementi all’interno di un determinato contesto, sia esso di finzione o meno, con il relativo mutamento nel susseguirsi degli eventi. Nella maggior parte dei casi, tra i quali rientra il romanzo di Dick stesso, ci troviamo di fronte a un vero e proprio effetto farfalla.
Tra i what if più famosi e apprezzati troviamo le collane a fumetti What If della Marvel (la cui pubblicazione iniziò nel febbraio del 1977, appena tre mesi prima dell’uscita nei cinema statunitensi di Una nuova speranza) e Elseworlds della DC (a partire dal 1989). Sulla prima delle due è inoltre basata la serie animata What if…?, facente parte della Fase 4 del Marvel Cinematic Universe, che ha visto il proprio debutto nell’estate del 2021 e che, proprio nei giorni a venire, proseguirà con la seconda stagione.
Star Wars: Infinità
Per quanto il Canone non offra racconti what if sulla galassia lontana lontana, il Legends ci viene incontro con la miniserie a fumetti Star Wars: Infinità (2002-2004). In questi volumi ci vengono presentate alcune storie che, partendo da piccoli cambiamenti negli avvenimenti degli Episodi IV, V e VI, deviano quasi completamente dagli eventi della Trilogia Originale che conosciamo. Senza entrare troppo nei dettagli, vi basti pensare che il primo what if proposto è: cosa sarebbe successo se Luke non fosse riuscito a distruggere la Morte Nera? In caso vogliate ulteriori spunti su cui fantasticare, in questo articolo ve ne abbiamo lasciati alcuni noi!
Ma gli androidi sognano pecore elettriche?
Con Ma gli androidi sognano pecore elettriche? (altresì conosciuto come Il cacciatore di androidi), Dick si addentra nel genere cyberpunk e lo segna in maniera indelebile con i suoi temi, il suo stile di scrittura e la sua estetica. Il romanzo è incentrato sulla storia di Rick Deckard, un cacciatore di taglie con il compito di stanare ed eliminare alcuni androidi fuggitivi su un pianeta Terra reduce da un conflitto nucleare (che ha portato all’estinzione di quasi tutte le forme di vita esistenti e all’emigrazione della maggior parte dell’umanità verso le colonie extramondo).
14 anni dopo la pubblicazione del libro, nei cinema statunitensi uscì il film Blade Runner di Ridley Scott, ispirato al romanzo dickiano, con Harrison Ford, il nostro amato Han Solo, nei panni del protagonista. Purtroppo, Dick non visse abbastanza a lungo da riuscire a vedere la trasposizione cinematografica del suo romanzo in quanto si spense pochi mesi prima della sua uscita nelle sale. A questa pellicola sono seguiti il film sequel Blade Runner 2049 di Denis Villeneuve nel 2017 e la serie anime Blade Runner: Black Lotus nel 2021 (quest’ultima disponibile su Crunchyroll), oltre a ulteriori spin-off e tie-in del franchise.
Droghe, simulacri e illusioni
Ma gli androidi sognano pecore elettriche? è uno degli scritti di Dick più ricchi per quanto riguarda i temi trattati. Già nelle prime pagine, infatti, ci viene presentato un mondo in cui le persone si interfacciano a un dispositivo in grado di influenzare lo stato d’animo e ritenuto al pari di un testo sacro. Non mancano poi l’assunzione di sostanze stupefacenti come rimedio per evadere l’insulsa realtà quotidiana e la costante ricerca di uno scopo nella vita da parte dei protagonisti non del tutto assuefatti dalle pratiche appena descritte.
Tutti questi elementi contribuiscono alla costruzione di un mondo in cui gli ideali sono decaduti in favore dell’annichilimento dell’identità individuale e della creazione di un senso di comunione con gli altri, e rispecchiano numerosi aspetti della vita dello scrittore stesso, che era solito fare uso di psicofarmaci e droghe per trattare la sua schizofrenia. L’elemento più iconico del romanzo, tuttavia, è quello che ci permetterà di introdurre il prossimo tema: la figura dell’androide.
Il rapporto uomo-macchina
L’androide è, indubbiamente, il connubio più bilanciato tra uomo e macchina: ciò è dovuto principalmente alla sua fisionomia antropomorfa nonostante le sue componenti di base siano, di fatto, meccaniche. Questa figura è presente in numerose opere al di fuori dell’universo starwarsiano, come nella saga di Alien (iniziata nel 1979) o nel capolavoro videoludico di Quantic Dream Detroit: Become Human (2018).
Nella galassia lontana lontana abbiamo, come migliore corrispondenza, la figura del droide protocollare, nello specifico C-3PO. La creazione del giovane Anakin Skywalker, infatti, ci fornisce diverse informazioni sui suoi “simili”: indipendenti per quanto subordinati al proprio padrone, dediti a svolgere incarichi specifici, dotati di sentimenti. E queste sono proprio le caratteristiche che ritroviamo negli androidi di Dick che, in più, sono ancora più simili agli esseri umani da un punto di vista fisionomico.
Tutto ciò rende estremamente sottile il confine tra uomo e macchina, e complica notevolmente l’interazione tra i due: sapere che dietro al nostro interlocutore si trova una macchina progettata per essere simile a noi ci impedisce forse di provare empatia nei suoi confronti? Il romanzo dickiano ci fornisce una delle tante risposte possibili a questa domanda, e vi invitiamo pertanto a recuperarlo, anche solo tramite Blade Runner, per darvi la possibilità di immergervi nella storia e trarre le vostre conclusioni personali.
Tornando alle analogie starwarsiane è giusto puntualizzare che, sbirciando all’interno del Legends, possiamo trovare un altro corrispettivo pressoché perfetto per la figura dell’androide: Guri, un droide replicante umanoide progettato per essere un sicario al servizio del sindacato criminale del Sole Nero.
Guaritore galattico
L’ultimo romanzo di Dick che affronteremo in questa analisi è Guaritore galattico, che risulta essere quello più “fuori di testa” fra quelli trattati. Il libro segue le vicende di Joe Fernwright, un guaritore di vasi (cioè una sorta di restauratore di ceramiche) che, nel momento più buio della propria vita, viene coinvolto in una missione di portata intergalattica organizzata da Glimmung, una creatura aliena mutaforma e pressoché onnipotente decisa a far riemergere la Cattedrale di Heldscalla, un antico monumento situato su un lontano pianeta.
Anche in quest’opera il protagonista vive in un contesto caratterizzato dalla presenza di un regime totalitario e da una quotidianità insulsa e priva di certezze per l’indomani, elementi molto ricorrenti all’interno delle produzioni dickiane. Non mancano infine numerosi riferimenti al Faust di Goethe e la presenza di immagini psichedeliche e di sequenze ai limiti del surreale a testimoniare, come detto già in precedenza, gli effetti sempre più devastanti delle droghe sulla mente dello scrittore.
Predestinazione e libero arbitrio
Uno dei due temi dominanti del romanzo è il continuo contrasto tra predestinazione e libero arbitrio: la narrazione è impostata in modo da favorire la prima, grazie anche all’inserimento di diversi elementi legati proprio a tale concetto, come le Calende, creature mistiche che si manifestano occasionalmente (chiaro riferimento alle Moire della mitologia greca), e il Libro delle Calende, un testo mutevole che anticipa gli eventi in divenire, tuttavia in diversi punti dell’opera viene lasciato intendere che il libero arbitrio non è del tutto assente e che, spesso e volentieri, siamo proprio noi a scegliere di privarcene deliberatamente.
Saranno proprio le scelte del protagonista, infatti, ad alterare il corso degli eventi fino a condurre all’epilogo dolceamaro che, in maniera del tutto anticonvenzionale e inaspettata, chiude alla perfezione la storia del romanzo, coerentemente con tutto ciò che è avvenuto in precedenza. In merito al tema della predestinazione, tra l’altro, abbiamo fatto un confronto tra le saghe di Star Wars e The Witcher, che potete trovare qui.
Un’impresa da dio
L’altro tema dominante all’interno del libro è la contrapposizione tra uomo e impresa titanica: già negli antichi miti greci e latini, ma anche in quelli a essi antecedenti, si potevano ritrovare degli individui (comuni o meno) coinvolti in imprese di proporzioni colossali che spesso coinvolgevano le divinità del relativo pantheon. In ottica starwarsiana, le battaglie di Yavin 4 e di Endor possono essere considerate delle vere e proprie imprese titaniche visto anche il netto dislivello tra le due fazioni in gioco, sia a livello di numeri sia a livello di risorse in generale (basti pensare alle proporzioni della Morte Nera rispetto a quelle di una qualsiasi astronave ribelle e delle dimensioni delle relative flotte).
Come nel caso di Guaritore galattico, tra l’altro, la Ribellione recluta tutti coloro che possono tornare utili alla causa, senza nascondere loro che potrebbero perdere la vita nell’impresa e non riuscire a vedere il risultato del proprio operato. Proprio grazie a questa analogia possiamo associare il personaggio di Glimmung a quello di Luthen Rael, uno dei più importanti esponenti della Ribellione – almeno nella sua fase embrionale – introdotto nella prima stagione di Andor, che proprio nel suo maestoso monologo riprende tutti i punti di cui sopra e mostra ancora una volta che Star Wars non è fatto solamente di spade laser e battaglie nello spazio.
E voi cosa ne pensate? Conoscevate le opere di P.K. Dick? Fatecelo sapere nei commenti! E continuate a seguirci, anche su Facebook, TikTok, YouTube, Instagram e Twitter! Vi terremo costantemente aggiornati sull’universo di Star Wars.