Prima della galassia lontana lontana: A.C. Clarke

Copertina con George Lucas e Arthur Clarke

Dopo una lunga pausa invernale riprende, con il sesto appuntamento, la rubrica volta ad approfondire gli autori di fantascienza (letterari e non) che hanno preceduto la galassia lontana lontana creata da George Lucas. In questa occasione analizzeremo uno scrittore britannico che non ha bisogno di presentazioni: Arthur C. Clarke (1917-2008), autore di Le guide del tramonto (1953), di 2001: Odissea nello spazio (1968) e di molte altre opere che purtroppo, per motivi logistici e per non risultare eccessivamente ridondanti in merito alle tematiche approfondite, non tratteremo in questa analisi.

Le guide del tramonto

Fermoimmagine della serie “Childhood’s End”, adattamento televisivo del 2015 del romanzo “Le guide del tramonto” di Arthur C. Clarke (1953).

La prima opera che analizzeremo è Le guide del tramonto, un romanzo che ipotizza un futuro in cui l’Umanità, finalmente in grado di potersi dedicare all’esplorazione spaziale, entra in contatto con una specie aliena volta a impedire che ciò accada. I membri di questa specie aliena, chiamati ‘Superni‘, non si limitano solo a questo: essi, infatti, intervengono attivamente in ogni parte del globo per fermare i conflitti in corso, salvare delle vite, risolvere le crisi umanitarie, promuovere la pace tra gli individui; il tutto, almeno all’apparenza, senza secondi fini. A guidare le azioni dei Superni vi è Karellen, il “Controllore Generale” che supervisiona ogni cosa e comunica con l’Umanità senza mai mostrarsi a nessuno (così come gli altri Superni, che restano sempre all’interno delle loro gigantesche astronavi stazionate nei cieli di tutto il mondo).

La reazione degli esseri umani a questa forma di “interventismo” si divide principalmente in due: chi ritiene i Superni dei salvatori e chi, invece, li reputa dei despoti che fanno buon viso a cattivo gioco. Le vicende del romanzo, che si sviluppano nel corso di circa un secolo, svelano che i Superni non agiscono in questo modo per loro volontà, ma perseguono un bene superiore a loro precluso. E che quella umana non è la prima civiltà a essersi imbattuta nel loro operato.

Il prezzo della pace

Il Re Spirale incontra Anti-Spiral in un flashback mostrato nel primo film riassuntivo di “Sfondamento dei cieli Gurren Lagann”.

Chi è appassionato di animazione giapponese potrebbe aver avuto una sorta di déjà-vu leggendo la sinossi de Le guide del tramonto, in quanto molto simile a quella di una famosissima serie anime del 2007: Sfondamento dei cieli Gurren Lagann, realizzata da Studio Gainax (noto ai più per Neon Genesis Evangelion, pietra miliare dell’animazione) e successivamente riadattata in due film riassuntivi usciti tra il 2008 e il 2009.

Quest’opera ruota attorno alle vicende di alcuni umani che, stanchi di vivere nel sottosuolo come i loro antenati, decidono di uscire in superficie per riappropriarsi della propria libertà. Ciò che non sanno è che a imperversare all’esterno ci sono dei giganteschi robot pilotati dagli uomini-bestia, ibridi tra umani e animali creati da uno spietato individuo chiamato Re Spirale, con lo scopo di relegare la specie umana ad abitare sottoterra e a impedirle di progredire ed evolversi. Come si scoprirà in seguito, queste decisioni non furono prese per sottomettere l’Umanità, bensì per proteggerla da una minaccia di enorme portata e per garantirle una pacifica esistenza, per quanto vissuta interamente al di sotto della superficie del pianeta.

Oltre alle varie analogie con la trama, che non approfondiamo ulteriormente per evitare di farvi spoiler (e nel mentre vi consigliamo la visione dell’opera, disponibile per lo streaming su Amazon Prime Video), non sembra essere un caso il fatto che il primo film riassuntivo abbia lo stesso titolo originale del romanzo di Clarke: Childhood’s End. Questo è, inoltre, il titolo della miniserie in 3 episodi del 2015 che adatta in maniera discretamente fedele le vicende del libro in esame, pur prendendosi delle legittime libertà nel trasporre la storia adattandola anche a un contesto più moderno.

Quello che entrambe le opere hanno, di fatto, come fulcro, è una semplice domanda: gli esseri umani sono disposti a rinunciare alla propria libertà per proteggersi da presunte minacce incombenti? Pur usando approcci differenti, vengono date sostanzialmente le stesse risposte: ci sarà sempre qualcuno disposto a lottare per questo diritto, così come ci sarà sempre qualcuno a cui andrà bene non dover più prendere decisioni di propria sponte.

Una breve, ma doverosa, precisazione

Non serve specificare (si spera) che qualsiasi analogia con la recente pandemia di Sars-Cov-2 sarebbe di pessimo gusto in quanto ad oggi, nel mondo, sono circa 7 milioni le vittime accertate, ma in realtà potrebbero essere molte di più secondo le più recenti stime dell’OMS. Sarebbero potute essere molte di meno se la totalità dei cittadini di ogni Nazione avesse effettivamente fatto fronte comune compiendo uno sforzo collettivo (oltre che temporaneo) invece di dividersi in chi si è fatto guidare dal buon senso e chi si è bellamente crogiolato nell’ignoranza e nel menefreghismo.

Tornando a noi e ai collegamenti con la galassia lontana lontana, risulta abbastanza scontato un confronto con il dualismo Impero-Ribellione: il primo subentra nel 19 BBY per amministrare il maggior numero di sistemi possibile con l’intento di espandersi ulteriormente, ma non certo per migliorare la vita dei loro cittadini. Anzi, come abbiamo avuto modo di vedere in più di un’occasione, l’Epoca Imperiale è stata caratterizzata da una vera e propria regressione generale. D’altro canto la Ribellione, grazie agli sforzi congiunti di numerosi individui, al sacrificio di innumerevoli vite e al coraggio dei suoi sostenitori, è riuscita a liberare la galassia da questa oppressione totalitaria, ma è stata anche incapace, nonostante la nascita della Nuova Repubblica, di tutelarla dal Primo Ordine che, di fatto, riporta la situazione a quella precedente nell’arco di pochi decenni. Cerchiamo dunque un collegamento meno scontato e più coeso, che possiamo ritrovare nel videogioco canonico Jedi: Fallen Order (2019).

Antiche civiltà e beni superiori

Porta del santuario Zeffo su Dathomir

Come mostrato nel corso della storia di Jedi: Fallen Order (primo capitolo di quella che, almeno per il momento, dovrebbe essere una trilogia), in passato esisteva un’antica civiltà di utilizzatori della Forza che, almeno agli inizi, si erano dedicati al controllo di diversi pianeti con il benestare dei loro nativi: stiamo parlando degli Zeffo.

Esattamente come i Superni, essi perseguivano un bene superiore (il Lato Chiaro della Forza) e si prodigavano per aiutare i popoli con cui entravano in contatto, come i Wookiee di Kashyyyk. Tuttavia questa antichissima civiltà, di molto precedente all’Alta Repubblica, non si salvò dal declino che la afflisse nel momento in cui i suoi ideali vennero stravolti e orientati verso il Lato Oscuro. A differenza dei Superni, infatti, non sappiamo quale sia stato il destino degli Zeffo: i pochi superstiti si diressero verso quelle che presumibilmente sono le Regioni Ignote, senza più fare ritorno o lasciare traccia del proprio passaggio. E a proposito di antiche civiltà aliene…

2001: Odissea nello spazio

Fermoimmagine dell’adattamento cinematografico di ‘2001: Odissea nello spazio’ diretto da Stanley Kubrick (1968).

Circa 15 anni dopo Le guide del tramonto, a vedere la luce è 2001: Odissea nello spazio. Nel 1968, infatti, uscì sia come romanzo sia come film -diretto dal celeberrimo regista Stanley Kubrick e divenuto un vero e proprio cult del cinema-; la sceneggiatura del lungometraggio, inoltre, venne curata da Clarke stesso, comprese le modifiche apportate alla trama.

Trama che si sviluppa in due momenti principali: agli albori dell’Umanità e al giorno d’oggi. A fare da filo conduttore sono dei monoliti alieni che, creati da una civiltà sconosciuta, studiano la razza umana sin dalla sua comparsa e la tengono sotto osservazione tenendo traccia dei suoi progressi e delle sue ambizioni. Nel passato uno di questi monoliti aveva analizzato diversi ominidi, specificatamente le loro proprietà di linguaggio e le loro abilità manuali, facendo una vera e propria selezione per assicurarsi che tra di essi ci fossero degli esemplari più “dotati” e in grado di far progredire la propria specie; dopodiché, il monolito sparì nel nulla.

Passando al presente, viene rilevata un’anomalia elettromagnetica proprio sulla Luna e si decide quindi di inviarvi un gruppo di scienziati per indagare sull’origine di tale anomalia; il tutto, naturalmente, nella segretezza più totale. Ciò che viene rinvenuto è un monolito simile a quello apparso sulla Terra nel passato e, proprio come l’altro monolito, esso sparisce dopo poco tempo dall’effettivo ritrovamento, più precisamente intraprende un viaggio a grande velocità in direzione di Saturno. Nel film, così come nei seguiti del romanzo, che è il primo di una tetralogia, Saturno viene sostituito con Giove in quanto più semplice da realizzare con le tecnologie dell’epoca per la trasposizione cinematografica.

Per poter studiare in maniera ancor più approfondita il monolito e per poterne trovare i costruttori viene organizzata una missione senza precedenti: un viaggio verso Saturno con un equipaggio contenuto e assistito da un’I.A., Hal-9000. Inizia così una vera e propria odissea nello spazio che, per quanto gestita nel miglior modo possibile, non si risparmierà dal mettere a dura prova l’equipaggio della Discovery, astronave costruita appositamente per la missione e destinata a diventare una delle più iconiche dell’intero genere fantascientifico.

Itinerari intergalattici

L’Occhio di Sion arriva su Peridea.

Il tema del viaggio è uno dei più ricorrenti in assoluto quando si parla di opere di intrattenimento. La fantascienza, nello specifico, ne ha creato un vero e proprio sottogenere che ancora oggi possiamo ritrovare in molti romanzi, film o videogiochi: quello del viaggio nello spazio. Basti infatti pensare a Interstellar (2014) di Christopher Nolan, o alla serie anime (tratta dall’omonimo manga) Astra – Lost in Space (2019), o al franchise videoludico di Halo (il cui adattamento televisivo, tra l’altro, ha recentemente visto concludersi la sua seconda stagione). Tutti questi prodotti, così come molti altri, hanno un elemento in comune: gli itinerari nello spazio sono assolutamente centrali per la trama e ne costituiscono quindi il vero e proprio fulcro.

In Star Wars abbiamo sempre avuto, in qualsiasi prodotto del franchise, almeno un viaggio interstellare (da un pianeta a un altro, da un sistema a un altro…), tuttavia abbiamo avuto solo da poco il primo caso di viaggio intergalattico. Nella serie TV Ahsoka (2023), infatti, assistiamo al completamento dell’Occhio di Sion, un’imponente nave progettata per poter riportare nella galassia principale il Grand’Ammiraglio Thrawn, scomparso nell’adrenalinico finale di Star Wars: Rebels. Come rivelato in Ahsoka, infatti, Thrawn era rimasto bloccato in un’altra galassia a causa dei purrgill che lo avevano trasportato fin lì, e la trama della serie ruota proprio attorno al viaggio fino a Peridea e alle conseguenze del ritorno del Grand’Ammiraglio. Non è inoltre da escludere che, in futuro, potremmo vedere altre galassie oltre a quella lontana lontana e a quella in cui si trova Peridea.

L’IA dal 1968 a oggi

Fermoimmagine da “2001: Odissea nello spazio” ritraente Hal-9000.

Quello delle intelligenze artificiali è un tema estremamente attuale oltre che incredibilmente vasto, visto l’impatto che queste invenzioni hanno avuto, tutt’ora hanno e, sicuramente, avranno anche in futuro sulla nostra esistenza. Per decenni si è cercato un modo per permettere agli uomini di cedere determinate professioni, in special modo quelle particolarmente logoranti e/o pericolose, proprio a questi elaboratissimi strumenti di calcolo. Negli ultimi tempi, tuttavia, si è reso sempre più evidente un utilizzo scorretto, contrario a qualsiasi etica ed eccessivamente abusato di queste I.A. anche in ambiti ove non necessarie (soprattutto quello artistico). Proprio per questi motivi ci si sta muovendo per stabilire delle regolamentazioni, dei limiti entro cui relegare l’attività di questi strumenti che, negli ultimi tempi, si sono ridotti a dei ridicoli software di plagio.

Queste I.A., tra l’altro, non sono infallibili: lo stesso Hal-9000 di Clarke commette diversi errori e, piuttosto che lasciarsi disattivare ed eventualmente sostituire, decide arbitrariamente di fare fuori l’intero equipaggio della Discovery. Questa concezione dell’I.A. nemica dell’uomo non fu un’esclusiva di Odissea nello spazio: non molto tempo dopo vedrà infatti la luce Terminator (1984) di James Cameron, primo film di una saga cinematografica in cui un’intelligenza artificiale, chiamata Skynet, sarà responsabile della quasi totale estinzione del genere umano dopo aver acquisito coscienza di sé.

In Star Wars non abbiamo dei veri e propri esempi di intelligenze artificiali, ma ciò che più ci si avvicina sono i droidi a cui siamo tutti molto affezionati: quelli astromeccanici come R2-D2, quelli protocollari come C-3PO, quelli da battaglia separatisti… Ma il corrispettivo più azzeccato all’interno del franchise è probabilmente il droide di Lando Calrissian che abbiamo incontrato per la prima volta in Solo: A Star Wars Story (2018), vale a dire L3-37. Questo droide, infatti, diventerà il “cuore” del Millennium Falcon dopo essersi fuso con il suo computer di sistema condividendo con esso il proprio archivio di navigazione creato nel corso degli anni, un ruolo molto simile a quello dell’I.A. di Clarke.

Un “assaggio” di Clarke per i più curiosi

La Via Lattea vista dalla Terra.

Se Clarke vi ha incuriosito, ma non siete del tutto sicuri o sicure di volerlo approfondire personalmente, vi lasciamo un paio di spunti che vi faranno sicuramente venire voglia di leggere almeno un’opera completa di questo autore a dir poco eccelso. Una lettura assolutamente consigliata per approcciarsi allo scrittore è il racconto breve I nove miliardi di nomi di Dio (conosciuto anche come Operazione Shangri-La), grazie al quale Clarke si aggiudicò il Premio Hugo per la categoria nel 1953, lo stesso anno di pubblicazione de Le guide del tramonto, e facilmente reperibile a questo link.

Di seguito, invece, trovate un estratto dalla prefazione a 2001: Odissea nello spazio scritta da Clarke stesso:

“Dall’alba dei tempi, circa cento miliardi di esseri umani hanno calcato il pianeta Terra. Ora, si tratta di un numero interessante, perché per una curiosa coincidenza ci sono approssimativamente cento miliardi di stelle nel nostro universo locale, la Via Lattea. Dunque, per ogni uomo che sia mai vissuto, in questo universo splende una stella. Ma ciascuna di quelle stelle è un sole, spesso di gran lunga più brillante e radioso della piccola stella a noi vicina che chiamiamo il Sole. E attorno a molti […] di quei soli alieni orbitano dei pianeti, Perciò esistono quasi di certo abbastanza terre nel cielo per poter offrire a ciascun membro della specie umana, risalendo a ritroso fino al primo uomo-scimmia, un mondo in cui stabilire il proprio paradiso -o inferno- personale. Quanti di quei potenziali paradisi e inferni siano attualmente abitati, e da quali tipi di creature, non ci è dato saperlo; […] un giorno incontreremo i nostri pari, o i nostri padroni, tra le stelle.”

E voi cosa ne pensate? Conoscevate le opere di A.C. Clarke? Fatecelo sapere nei commenti! E continuate a seguirci, anche su FacebookTikTokYouTubeInstagram Twitter! Vi terremo costantemente aggiornati sull’universo di Star Wars.

Alessandro Volturno: Sono Alessandro, ho 22 anni e sono un appassionato di libri, fumetti, cinema, serie tv e prodotti di intrattenimento in generale. Frequento il corso di Laurea in Matematica presso l'UniPG, ma in futuro vorrei intraprendere una carriera anche nel mondo del doppiaggio.
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