Perché la galassia di Star Wars è tecnologicamente morta

Darth Sidious e Darth Vader assistono alla costruzione della Morte Nera

Vi siete mai chiesti perché in Star Wars tutti usino da anni le stesse tecnologie? Nessun avanzamento tecnologico, nessun progresso scientifico, nessun balzo in avanti negli anni. Fondamentalmente le regole tecnologiche di Star Wars dal blocco di Naboo a Gli Ultimi Jedi sono rimaste pressoché invariate. In realtà non è propriamente vero, almeno per quanto riguarda la tecnologia militare; ma focalizzandoci su quella civile, rimane evidente una stagnazione dei progressi, come un medioevo tecnologico.

La scelta stilistica è evidente, bisognava rendere Star Wars un universo coerente con sé stesso e al tempo stesso facilmente riconoscibile per ogni generazione. Ma quale può essere la ragione, all’interno della storia stessa, di tale mancanza?

Retro-gusto

R5-D4 ed R2-D2 in Star Wars Episodio IV.
Da: javapedia

Quando Star Wars è uscito, nel 1977, la tecnologia terreste era tutta un’altra cosa. Nonostante la saga sia anche e soprattutto fantasy, ritrovati tecnologici assolutamente incredibili come gli ologrammi, erano roba forte a quei tempi. Peccato per gli schermi vintage (che all’epoca non lo erano) e per i dati su supporto fisico. Cioè, non avremmo mica avuto la morte di tutta la squadra Rogue One se ci fosse stato del buono e sano salvataggio su cloud. A parte l’ironia, si può tranquillamente dire che in Star Wars i progressi scientifici siano più orizzontali, che verticali. Conosciuta una determinata forma di tecnologia, la si sviluppa orientandone l’utilizzo in base ai tempi. Pensiamo ai droidi che, a parte il design, continuano ad avere le stesse funzioni in tutti gli anni, o il salto nell’iperspazio, rimasto pressoché invariato nel corso di millenni.

Una teoria che potrebbe spiegare questa stagnazione tecnologica porta a pensare che nella galassia di Star Wars non ci sia interesse per la scienza. Ma questa teoria viene subito smentita dalla presenza di scienziati nel corso della saga, uno su tutti Galen Erso, che mette appunto (e sabota) la famigerata Morte Nera, il “terrore tecnologico” così come lo chiamerà Vader. Allora potremmo dire che l’interesse per la scienza in Star Wars si ferma nell’ambito militare. Forse questa è una soluzione più plausibile. In effetti tutti i progressi visti nella saga sono di tipo militare. Oltre la Morte Nera, in The Last Jedi abbiamo il tracciamento nell’iperspazio. Eppure, sia in tempo di pace che in tempo di guerra, sembra che la galassia sia ferma.

Stagnazione

Caccia X-Wing in Star Wars Episodio VII: Il Risveglio della Forza

Nei trent’anni circa che passano dalla fine dell’Impero alle vicende di Episodio VII, c’è stata una pace relativa, con la possibilità della fine dell’oscurantismo voluto da Palpatine e l’inizio di una nuova era di progresso. Ma non a livello scientifico. Addirittura, la Resistenza usa ancora dei vecchi Ala-X modificati ed il primo ordine Caccia Tie con qualche piccolo miglioramento. Sembra quindi che né la pace e né la guerra giovino tantissimo ai fini del progresso. Probabilmente l’età d’oro è relativa al periodo repubblicano. Ma, anche in esso, i veri avanzamenti tecnologici sono abbastanza limitati, e più “estetici” o di contorno. Ad esempio, grazie al relativo benessere, in molti pianeti si evitava di riciclare la tecnologia, come ad esempio i droidi.

Al contempo, di veri e propri balzi in avanti non ce ne sono stati; basti pensare che sicuramente almeno 5000-6000 anni prima della Battaglia di Yavin, ai tempi della formazione dell’Ordine dei Sith o delle guerre mandaloriane, i viaggi nell’iperspazio erano ben noti.

La fine di un’era

Coruscant in Star Wars Episodio III

Insomma, nonostante la civiltà della galassia di Star Wars, nel nuovo canone, sia probabilmente più giovane da quanto dipinto dalle opere del legends, questo non giustifica in alcuna maniera millenni di stagnazione tecnologica. Non si può neanche dire che sia stato scoperto tutto ciò che c’è da scoprire! Probabilmente l’unica vera soluzione al dilemma potrebbe derivare da un problema che sicuramente comincerà ad affliggere anche la nostra civiltà tra qualche anno: la limitatezza delle risorse. Se ci pensate bene, in Star Wars, quasi tutti i pianeti che potevano essere utilizzati o terraformati, sono stati sfruttati. Da qui deriva quindi l’impossibilità di accumulare un maggior numero di risorse conosciute e quindi la civiltà piuttosto che progredire si limita a sopravvivere.

Questo ciclo potrebbe essere spezzato trovando una nuova forma di energia, o nuovi pianeti da sfruttare (come le famigerate Regioni Ignote, di cui sappiamo ancora ben poco). In caso contrario la galassia potrebbe piombare nel caos se le risorse scoperte terminassero. Insomma, come per l’universo, le teorie sullo sviluppo della galassia di Star Wars prevedono o un lento declino e appiattimento su se stessa, o una nuova esplosione grazie ad una nuova forma di risorsa sconosciuta.

Michele Vizzani: Laureato in Ingegneria Civile e Ambientale, amante della fantascienza, dei videogiochi, e della pizza. "Il tempo è un’illusione. L’ora di pranzo è una doppia illusione." (cit.)
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