La vera storia della vita di Obi-Wan
Obi-Wan era calmo, nonostante il momento. Anzi, forse non era mai stato così calmo e in pace come negli ultimi vent’anni. Aveva chiuso gli occhi e portato la sua fidata spada laser in viso, aspettando solo che colui che era stato il suo apprendista lo colpisse. Obi-Wan era calmo perché, nonostante stesse per morire, aveva capito che dietro quella maschera c’era ancora una scintilla di umanità. Anakin Skywalker, il Prescelto, poteva ancora essere salvato.
I colpi dei blaster, le urla disperate del giovane Luke, tutto sembrava soffuso e di contorno. E così, mentre il duello contro Vader all’interno della Morte Nera volgeva al termine, ad Obi-Wan passò tutta la vita davanti.
Ricordi di una vita
I suoi ricordi di bambino ruotavano tutti intorno al Tempio Jedi. Lì era cresciuto a pane e codice Jedi, un codice che fece suo come pochi altri. Ironicamente, il suo adorato Maestro Qui-Gon non ne seguiva i dettami; eppure a lui doveva tutto. Nella sua mente era vivido più che mai il ricordo della sua morte e della promessa fattagli mentre esalava il suo ultimo respiro: “Addestra il ragazzo…“. Chi mai avrebbe potuto prevedere la lungimiranza del vecchio Qui-Gon. Anakin non fu mai un apprendista facile: i ricordi di mille avventure gli riaffiorarono nella mente. Il suo spirito indomito si palesò subito, e crebbe durante le Guerre dei Cloni. Che periodo buio quello: ad Obi-Wan sembrava ancora di sentire le urla dei civili trucidati…La puzza della ferraglia sciolta dai colpi di spada laser…Riusciva addirittura a sentire lo straziante profumo della sua Satine, mentre teneva tra le braccia il suo corpo senza vita.
Quando poi sembrò che la pace si stesse avvicinando, tutto andò a rotoli: l’eccidio dei Jedi, la pazzia di Anakin, l’esilio. Vent’anni passati a vegliare sul piccolo Luke, l’unica speranza rimasta, con il rumore della sabbia di Tatooine a ricordargli ogni giorno della sua solitudine. Ma ora era lì, e tramite la Forza era finalmente riuscito a comprendere tutto.
Qui-Gon aveva sempre avuto ragione: Anakin Skywalker era il Prescelto, doveva solo compiere un viaggio tortuoso per portare Equilibrio nella Forza. E lui, sacrificandosi, avrebbe aiutato il giovane Luke a permettere che ciò accadesse. Quando la spada laser rossa di Vader infine lo colpì, era in pace con sé stesso. In quel momento aprì gli occhi, e scoprì la verità…
Un brusco risveglio
Gli faceva male la testa e aveva la vista offuscata. Nonostante questo, capì di essere in un letto d’ospedale. Di fianco a lui c’era un’infermiera grassa che parlava. Dapprima le sue parole erano incomprensibili, poi si fecero sempre più chiare: – “Siniuor Renon… Signor Renton? Mi sente?” – Mark cominciò a ricordare, anche se la testa gli stava letteralmente scoppiando. “Cosa mi è successo?” – Pronunciare quelle parole gli costò una fatica immane. “Ci è ricascato di nuovo signor Renton, è la terza volta negli ultimi due mesi che la ricoveriamo” – disse l’infermiera in tono palesemente esasperato. “Questa volta l’hanno trovata in un lurido bagno pubblico, era tutto ricoperto di vomito; mi viene la nausea solo a pensarci. Lei deve calmarsi signor Renton, stavolta ha rischiato grosso“.
Ora Mark ricordava tutto: ci aveva provato a smettere con l’eroina, cazzo se ci aveva provato, ma le supposte di oppio che gli aveva venduto quel coglione di Mikey erano davvero troppo da sopportare. Dopo giorni di sobrietà, dopo aver ficcato la testa in quel lurido cesso pieno di merda, doveva dimenticare. Ecco perché si era fatto alla grande, proprio lì. E che trip ne era uscito fuori, roba da pazzi. Intanto quella vecchia grassona continuava a blaterare, e lui non vedeva l’ora di uscire da quella prigione di tubi e dottori.
Un pensiero fisso
Mark era uscito dall’ospedale da due settimane ormai, eppure da giorni non riusciva a pensare ad altro che al suo trip. Era così reale: le spade laser, le navi, i jedi, non riusciva a credere che fosse tutto frutto della sua immaginazione. Una storia del genere, contrapposta al suo schifo di vita, sembrava una favola. Proprio per questo stava andando dritto da Madre Superiora, intenzionato a farsi una dose memorabile. Nessuno lo avrebbe fermato, e non gli importava di quello che sarebbe successo dopo; non temeva nemmeno la morte. “Mi serve una dose, qualcosa di veramente potente“. “Cazzo Mark sei appena uscito dall’ospedale” – disse Madre Superiora, in un impeto di premura nel quale non credeva nemmeno lui. “Che mi frega di queste stronzate, devo farmi“.
E così Mark si trovò a fissare intensamente quell’ennesima dose: chissà quali sarebbero state le conseguenze stavolta. Ma a lui non importava, voleva solo essere di nuovo quel bizzarro Obi-Wan Kenobi, quell’uomo che in quello strano luogo rappresentava la parte migliore di lui. E così si iniettò la dose e si sdraiò, aspettando che la roba entrasse in circolo. In meno di un minuto un sorriso vacuo gli riempì il volto, e poco prima che la dose facesse completamente effetto riuscì ad esclamare: “Hello There…“