A qualche giorno di distanza dall’uscita dell’ultimo episodio, siamo pronti a tirare le somme su Obi-Wan Kenobi. Questa è la nostra recensione, stavolta tutta con spoiler, della serie…
Ritrovarsi
ATTENZIONE SPOILER OBI-WAN KENOBI!
Il punto di forza maggiore della serie è quello di dare una giustificazione al suo esistere. E il motivo per cui questa narrazione è necessaria è molto semplice. Obi-Wan della fine di Ep. III è diverso da quello di Ep. IV, e serve fare un collegamento. E’ un uomo che ha perso tutto, che ha dei compiti ma non sa come svolgerli. Deve proteggere Luke, provare ad addestrarlo, ma se fallisce anche con lui? Deve imparare a comunicare con il suo maestro, Qui-Gon, come gli ha detto Yoda, ma non riesce. In sintesi, è un uomo spezzato che deve ritrovare se stesso, si deve connettere con la Forza e ritornare a essere il Jedi che tutti conosciamo.
Ewan McGregor, vera anima della serie, è eccezionale nel descrivere tutte le sfumature della frattura interna al personaggio. In ogni puntata Obi-Wan ritrova un pezzo di sé, dalla forza di uscire dal guscio che emerge dalla premiere fino all’incredibile uso della Forza che sfoggia nel duello con Vader. Ma di cosa ha bisogno Obi-Wan per completare il suo arco? Ha bisogno di mettersi il passato alle spalle. E può farlo solo confrontandosi con esso. La battuta più importante, in questo senso, è: “Non hai ucciso tu Anakin. L’ho fatto io”. Quello è il momento in cui Obi-Wan è finalmente libero.
In questo percorso, ovviamente, ci sono alti e bassi, ma la forza della serie è di mantenere sempre costante la struttura di base, l’idea di raccontare la lenta ripresa del suo protagonista. Questo dà una grande profondità alla narrazione, che viene poi variegata da altri elementi: Leia, Vader, e tutti i personaggi secondari.
Leia, Vader
Non possiamo non parlare della piccola Leia. L’idea di far interagire Obi-Wan con lei dà una marcia in più a tutta la serie, è la chiave di volta. Permette di creare un forte e bellissimo legame con Ep. IV (parliamo qui del rapporto tra Leia e Obi-Wan), e soprattutto fa da contraltare alla gravitas di Obi-Wan. E’ anche il tramite con cui Obi-Wan può affrontare i fantasmi del suo passato, Anakin e Padmé. Anche se, ovviamente, il legame emotivo più forte sviscerato nella serie è quello tra Anakin e Obi-Wan. La scoperta che Anakin è ancora vivo scoperchia ogni certezza del protagonista.
Soprattutto, capiamo che Obi-Wan ha ancora la speranza impossibile di redimere il suo allievo. D’altronde, non lo vede da Mustafar, lo considera morto, non sa cosa è diventato. Nel terzo episodio il Jedi è sopraffatto dal suo avversario, non sa nemmeno come gestire il ritorno di Anakin nella sua vita. Nell’ultimo episodio, invece, è pronto, e dopo averlo sconfitto (oppure no?), l’intuizione eccezionale è di chiudere il duello in maniera verbale, con l’accettazione di Obi-Wan. Anakin è davvero morto, ed è stato Darth Vader a ucciderlo.
Ci sono singoli momenti indimenticabili nella serie. Su tutti, ovviamente, l’elmo spezzato di Vader, che è come uno squarcio sul dramma del personaggio di Anakin. La descrizione di Vader è perfettamente riuscita nella serie: c’è la violenta brutalità, la rabbia, l’onnipotenza, la superiorità. E la cosa ancora più bella è che Obi-Wan sfrutta ognuna di queste caratteristiche per batterlo, come ha fatto in Ep. III e come farà “spiritualmente” in IV. Per fortuna, quindi, il ritorno del personaggio non è stato mero fan service, anzi, la serie è riuscita anche a dare un arco a Vader, che alla fine lascia perdere la sua ossessione per il vecchio maestro.
Obi-Wan Kenobi: considerazioni finali
Tirando le somme, Obi-Wan Kenobi è una serie con una ragion d’essere forte, con una recitazione eccezionale e con un fortissimo impatto emotivo. Tutte le relazioni tra i personaggi, anche quelli secondari, come Reva, o Tala, sono scritte pensando a un arco, a una narrazione complessa del personaggio. D’altro canto, cercando dei difetti all’interno della serie, la delusione più grande è arrivata sicuramente dalla regia, non all’altezza di The Mandalorian e soprattutto non all’altezza della narrazione che viene messa in scena.
Sul respiro più ampio della serie il lavoro di Deborah Chow è stato buono: la serie ha un suo ritmo (con dei cali al centro, principalmente nel quarto episodio), e un suo stile. E’ sulle singole scene che ogni tanto ci sono stati dei difetti di CGI ma anche di scelte (come Leia che si nasconde sotto al cappotto, per fare un esempio). Per fortuna, questi difetti non hanno inficiato sulla godibilità complessiva della serie. Obi-Wan Kenobi si è dimostrato un ottimo prodotto, che ha regalato sorprese (come la piccola Leia) e ha dato ai fan quello che volevano, soprattutto negli ultimi minuti, con l’apparizione di Qui-Gon e soprattutto con “Hello there”. Fortunatamente anche il fan service più semplice non è stato fatto casualmente ma è arrivato in momenti emotivi per il protagonista. Insomma, grazie ad un finale davvero ben fatto la serie riesce a ritagliarsi uno spazio tra le opere più riuscite degli ultimi anni di Star Wars.
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