Solo: A Star Wars Story è già nelle sale italiane. I fan stanno rispondendo in generale meglio di quanto fatto dalla critica nostrana e sembra che alla fine Han Solo sia riuscito di nuovo a fare il colpaccio incassando l’amore dei fan. Se non avete già letto la nostra recensione, vi consigliamo di farlo, per capire cosa riteniamo essere questo nuovo film e quali siano i suoi punti di forza e quelli di debolezza.
Tra i primi abbiamo inserito a pieno titolo la regia di Ron Howard, la quale sembra aver sistemato un bel casino creato, non volontariamente, dai due precedenti registi Miller e Lord, ora accreditati semplicemente come produttori esecutivi.
“Ron Howard sei un genio” cit.
Ora che il film è nelle sale, ancora non è possibile, e probabilmente non lo sarà mai, poter esprimere un opinione sul lavoro dei due registi licenziati. Dopo tutti i rumor circolati al riguardo della pellicola, se anche il 50% di essi fosse vero, allora Ron Howard sarebbe il vero salvatore di questa pellicola. Sia chiaro, questo non significa che Lord e Miller fossero dei bambini che correvano saltando e distruggendo il set. L’ambiente di lavoro che si era creato attorno al film, tuttavia, non era certo dei migliori. Il risultato finale è diverso. Si vede una volontà organica, un piano ben congegnato per consegnare non un capolavoro del cinema, ma un film godibile, realizzato bene, e in ogni caso con una trama più intelligente del 90% dei film di avventura odierni.
Perché, come vi abbiamo già detto nei nostri tre errori da non commettere vedendo Solo, questo è un film di Star Wars atipico. Chi si aspetta jedi, sith, Forza rimarrà deluso. Parliamo di criminali, contrabbandieri, trafficanti in una galassia sporca, brutta e dominata da una dittatura. In questo contesto si svolge una piacevole avventura condita da momenti leggeri.
I tempi sono gestiti bene nel film, e sono stati gestiti bene nella sua lavorazione. Secondo l’ultimo articolo di Variety riguardo la gestione di Chris e Miller, c’era un problema grave nel loro “Solo” proprio su quest’ultimo tema. La mancata precisione nel lavoro. Cosa che in una produzione di questo tipo certo non puoi permetterti. Il fatto che Howard abbia girato circa l’80% di Solo in quei pochi mesi è indice di quanta dedizione, impegno e amore abbia messo nel film, con buona pace di chi dice che egli non ami la saga.
L’amicizia che ripaga
Questa passione si vede anche in un altro contesto. Ovvero l’amicizia che lega il regista alla mitologica figura di George Lucas. Il creatore della saga, come vi avevamo già riportato precedentemente, ha avuto modo di visitare il set durante le riprese, e parlare con Alden Ehrenreich nei riguardi del personaggio di Han Solo. Ma non si è fermato qui. Sembra, infatti, che Ron Howard abbia ripetutamente chiesto pareri a Lucas che nel corso della sua visita al cantiere di Solo si è sempre mostrato riluttante nel dispensare consigli. Ma alla fine ha ceduto, ed ha suggerito qualcosa di forse inaspettato. Non un dettaglio o un particolare atteggiamento. Ma parliamo di una vera e propria scena, che per non spoilerare, vi diremo solo che ha luogo nella stanza armadio del Millennium Falcon. È un momento in cui viene fuori un determinato aspetto di Han Solo, che ricordiamo nessuno conosce meglio del suo creatore.
Forse dunque, c’è molto più Han Solo “originale” in questo film di quanto ci si possa immaginare. Personalmente noi non abbiamo neanche per un secondo dubitato che quello sullo schermo non fosse la nostra canaglia spaziale preferita. Vogliamo ribadire, non per il fatto che Ehrenreich abbia imitato alla perfezione Ford, ma perché semplicemente quello è Han Solo. Un uomo colpito duro dalla vita, uno come tanti che si è costruito attorno una corazza di atteggiamenti per mascherare le proprie insicurezze, ma che probabilmente possiede un senso della giustizia migliore di molti dei buoni della saga.