L’occhio del regista: l’influenza delle varie menti dietro la saga di Star Wars

Mark Hamill, Harrison Ford e George Lucas sul set di Episodio IV

In questo articolo (che è un editoriale, in cui vi è il punto di vista dell’autore) tratteremo di un argomento particolare, cibabyphone mit alexa verbinden dlm382 miroir terzo converse lugged beige años 20 hombre disfraz nike air max ivo black and white tapis de reception gonflable raptor cheap jerseys brandon aiyuk shirt aiyuk jersey škare za plastične cijevi meilleur lampe uv meilleur lampe uv comprar fatos de treino adidas baratos μπουφαν γυναικειο speed x cordural’influenza dei diversi registi sulla saga di Star Wars. Un vero fan del brand saprà che i film della saga cinematografica sono stati pensati e diretti da menti diverse. Infatti, nel corso della stesura dei film, diversi interpreti si sono alternati in sede di regia e sceneggiatura.

Oggi faremo un’analisi di come questi cambi hanno influenzato poetica, narrativa e atmosfere nelle pellicole della saga.

L’influenza dei registi sulla saga nella Trilogia Originale

Andando in ordine cronologico, partiamo dalla Trilogia Originale e iniziamo ad esplorare l’obiettivo dell’articolo. Analizziamo quindi l’influenza dei diversi registi sulla saga di Star Wars partendo dal quarto (e primo) capitolo.

L’influenza in Episodio IV

Peter Cushing, George Lucas e Carrie Fisher dietro le quinte di Star Wars. Da: starwars.com

Scritto e diretto da George Lucas, Episodio IV era stato pensato come primo capitolo di una trilogia. Nonostante ciò, la sceneggiatura venne stesa in modo da essere autoconclusiva, in caso il film non avesse avuto successo.

Essendo questo il primo prodotto del brand Star Wars, si tratta del capitolo in cui si notano maggiormente le influenze esterne che ispirarono Lucas nella scrittura. Il risultato è un film a tratti suggestivo, talvolta ingenuo, in cui emerge la miglior regia di Lucas. La pellicola lascia spiragli per futuri sequel, ma rimane autoconclusiva.

L’influenza in Episodio V

Il successo non tarda ad arrivare. Infatti Star Wars diventa il film di maggior incasso della storia del cinema (primo a superare i 300 milioni). Lucas, però, oberato dalle responsabilità nei confronti della sua LucasFilm, dovette delegare la direzione del film a terzi.

Per la sceneggiatura si optò per la scrittrice Leigh Brackett. Puntò anche sullo sceneggiatore Lawrence Kasdan, distintosi per il grande cult Indiana Jones e i predatori dell’arca perduta. Per la regia si scelse Irvin Kershner, già professore di Lucas alla USC School of Cinematic Arts.

Nonostante gli interpreti differenti, Lucas lasciò istruzioni precise, in particolare agli sceneggiatori, quindi la poetica di questo film non si discosta eccessivamente dal film precedente. Nonostante ciò, la pellicola si prende il suo tempo per esplorare i personaggi (pensate all’epopea di Han e Luke su Hoth oppure al periodo di addestramento di Luke con Yoda su Dagobah). Caratteristica, questa, apprezzatissima dagli spettatori, tanto che Episodio V rimane tutt’oggi probabilmente il film più apprezzato della saga.

Lucas insieme a Mark Hamill, Carrie Fisher, Harrison Ford e altri membri della troupe sul set di “Star Wars – L’impero colpisce ancora”.

L’influenza in Episodio VI

Per l’ultimo episodio della trilogia originale Lucas affida la regia a Richard Marquand. In sede di sceneggiatura si fa affiancare da Kasdan, già sceneggiatore della pellicola precedente.

Per questo capitolo, si inizia a notare non solo più la sua vena da inventore di universi narrativi, ma anche la volontà di diffondere quello che è già un dei brand più famosi nella cultura pop.

Episodio VI, infatti, risulta per molti versi il capitolo più criticato della trilogia originale a suo tempo.

Questo appare evidente soprattutto nell’arco narrativo della Luna Boscosa di Endor. Come tutti sappiamo a vincere la guerra cosmica non sono stati i partigiani a colpi di genio, ma dei monkey terrier col cappuccio (per citare qualcuno). Queste ovviamente sono le parole di un adulto che cerca di avere un certo occhio critico, ma ovviamente per tutti coloro (compreso il sottoscritto) che videro questo film in tenera età detestarlo è impossibile. Infatti questo film è probabilmente il più apprezzato da bambini e ragazzi.

Lucas insieme a Billy Dee Williams, Harrison Ford, Carrie Fisher e Mark Hamill sul set di “Star Wars – Il ritorno dello Jedi.

L’influenza dei registi sulla saga nella Trilogia Prequel

Per la Trilogia Prequel faremo un discorso leggermente differente rispetto alle opere trattate fin qui riguardo al nostro tema, ovvero l’influenza dei diversi registi sulla saga di Star Wars. Infatti, a differenza della Trilogia Originale, la Trilogia Prequel è stata interamente scritta e diretta dal buon George Lucas. Questo non toglie che il Lucas di 16 anni dopo Episodio VI non fosse una persona diversa.

Lucas si era già reso conto nella scrittura di Episodio V della necessità di una trilogia prequel, che potesse narrare le storie di Anakin e Obi-Wan. Questo perché la decisione di rendere Darth Vader il padre di Luke era nata durante la stesura delle linee guida per gli sceneggiatori. Infatti, nei titoli di testa dell’allora secondo film della saga il titolo recitava già Episodio V. Ciò denotava l’ampia visione che Lucas già aveva all’epoca per alcune tematiche, mentre per altre ci pensò a posteriori (come la parentela tra Luke e Leia).

In questa trilogia spicca su tutto la visione quasi più da Dungeon Master, piuttosto che di narratore, di Lucas. Questa peculiarità, però, tarpa non poco le ali a questi film, rendendo soprattutto la trama dei primi due troppo diluita e poco ficcante da essere godibile per tutta la durata della pellicola.

L’influenza in Episodio I

Episodio I ci prova forse un po’ più del dovuto, mettendo in mezzo un’immacolata concezione e il concetto dei Midi-chlorian. Questi ultimi sono delle microscopiche forme di vita intelligenti i quali, se posseduti in alti livelli permettono di essere sensibili alla Forza e Force User. Concetto, questo, che, almeno a livello cinematografico, non piacque e del quale non vi è più traccia, almeno sul grande schermo (ricorderete infatti gli accenni al “Valore M” in The Mandalorian).

Il tutto condito con una salsa composta di embarghi commerciali causati dalle troppe tasse imposte. Insomma, non proprio la cosa più interessante che potevano offrire.

Lucas insieme a Natalie Portman sul set di “Star Wars – La minaccia fantasma”.

L’influenza dei registi in Episodio II

Il secondo film è il compendio di quanto detto finora sulla trilogia prequel nei suoi lati più negativi. Tanta carne al fuoco, troppa che un film e una trama di due ore e mezza possa esplorare in maniera, non dico esaustiva, ma almeno decente. Tante ambientazioni, tanti personaggi buttati lì senza approfondimento.

Più un player’s handbook che un film, il cui elemento principale è dato dalla noia, in cui gli unici momenti di attenzione catturati dai colori e dalle atmosfere comunque mozzafiato. Ma, proprio in quanto un manuale Episodio II risulta quello da cui, probabilmente, si dipanano gran parte delle produzioni degli altri media (secondo solamente al periodo intercorso tra i fatti accaduti tra la Trilogia Prequel e quella originale).

Il cast di “Star Wars – L’attacco dei cloni” durante le riprese della battaglia nell’arena.

L’influenza in Episodio III

Ultimo capitolo, e uno dei film più potenti della saga. Finalmente torna una trama più fitta e interessante. I problemi delle due pellicole precedenti permangono. Troppi ambienti e personaggi, magari necessari, ma che potevano essere introdotti almeno di sfuggita nei capitoli precedenti e che qua sembrano buttati un po’ lì.

Concorderete tutti che la caduta di Anakin sia un troppo repentina e a tratti anche ingiustificata. Sarà poi ben esplorata nella serie animata The Clone Wars, ma per chi guarda solo la saga cinematografica si trova davanti un Anakin che da personaggio combattuto, capace di azioni orribili, ma anche di scelte nobili, si ritrova complice della morte del maestro Windu, passa al lato oscuro e si diletta nello sterminio di bambini.

Lucas insieme a Ewan McGregr e Ian McDiarmid sul set di “Star Wars – La vendetta dei Sith”.

L’influenza dei registi sulla saga nella Trilogia Sequel

E passiamo alla Trilogia Sequel. Sicuramente quella che, ancora oggi, genera più discussioni. L’influenza dei diversi registi sulla saga di Star Wars, in questo caso, è stata quella che ha cambiato di più il registro durante il suo corso. Vediamo il perché.

Passata la LucasFilm e annesso tutto il brand Star Wars a Disney, si inizia a lavorare a una nuova trilogia. La direzione dell’intero progetto viene assegnata a J.J. Abrams, anche se poi, come tutti sappiamo, le cose hanno preso pieghe inaspettate.

L’influenza in Episodio VII

Di questo episodio non c’è molto da dire. Possiamo vedere il J.J. Abrams a massima potenza in quello che è sempre stato il suo lato più apprezzato, ovvero il fan-service.

Affiancato da Kasdan, già sceneggiatore degli Episodio V e VI, il risultato è a tutti gli effetti un remake del primo film. Torna un nuovo simil Impero, con un’arma distruttrice di pianeti e una manica di ribelli (organizzati però in una Resistenza) a combattere per la libertà. Ci sono però anche delle differenze con il film del ’77, in particolare la protagonista, Rey, e il suo rapporto con la Forza.

J.J. Abrams insieme a Daisy Ridley sul set di “Star Wars – Il risveglio della Forza”.

L’influenza in Episodio VIII

E arriviamo a Episodio VIII. La palla, per questo capitolo, passa a Rian Johnson, che ne curerà sia la scrittura che la regia. Il prodotto che ne esce si rivela un film duale. Comincia nella maniera giusta, per poi, con l’avanzamento della storia, sfociare in un’autorialità che forse sarebbe andata bene in uno spin-off, ma non nell’ottavo episodio di una saga di questa risonanza.

Il risultato è un film che, dal lato tecnico e registico, è tra i migliori della saga. A livello di contenuto, però, si distacca e non poco dal franchise a cui appartiene. Come detto, il risultato è una netta spaccatura di critica e pubblico tra chi lo ama e chi lo odia.

Tra le critiche più note troviamo i duelli con spade laser che sembra che debbano partire da un momento all’altro, ma non partono mai, Leia volante e la caratterizzazione di Rey. Ma anche elogi (quasi) unanimi ad un approfondimento e una caratterizzazione di Luke veramente interessanti. Insomma, anche questo film ha lati positivi e negativi.

.Rian Johnson insieme a Carrie Fisher, Mark Hamill e altri membri della troupe sul set di “Star Wars – Gli ultimi Jedi.

L’influenza in Episodio IX

Giungiamo dunque al capitolo finale. Torna Abrams, insieme a Chris Terrio, autore di capolavori del calibro di Batman v Superman e Justice League. I risultati non si fanno attendere. Il prodotto finale è un film confusionario nella trama e nel montaggio. Anche un profano delle arti cinematografiche si sarebbe accorto come dal film sono state tagliate diverse scene importanti. Quasi ci vorrebbe una versione estesa per home video o Disney+ (e il messer Terrio non è nuovo a pellicole che hanno poi necessitato una director’s cut).

A migliorare il tutto si aggiungono i disperati e continui tentativi di retcon di alcuni canoni imposti dal film precedente. Il regista cerca strenuamente di riportare in auge la trilogia sequel dopo il polverone sollevato dalla pellicola precedente. Il prodotto finale, però, riesce ad essere anche peggio del predecessore, in quanto risulta un film carente sia a livello tecnico, sia a livello contenutistico, arrivando anche ad alcune mancanze di rispetto alla saga. Una su tutte la totale inutilità del percorso tragico di Anakin, dato che è infine una Palpatine a portare equilibrio nella Forza.

J.J. Abrams insieme a Daisy Ridley e altri membri della troupe sul set di “Star Wars – L’ascesa di Skywalker”.

Conclusioni sull’influenza dei diversi registi sulla saga di Star Wars

In conclusione, non ci si può certamente aspettare che l’influenza dei diversi registi sulla saga di Star Wars non potesse intaccare in nessun modo una saga durata 42 anni e che conta nel suo novero 9 film e 2 spin-off. Inoltre la necessità di colmare alcune lacune narrative, collegare delle parti tra di loro discordanti o semplicemente approfondire personaggi solamente accennati al cinema ha dato adito alla produzione di opere splendide tra serie tv, romanzi e fumetti. Infine, i punti di vista e chiavi di lettura dei diversi direttori creativi che hanno lavorato alla saga cinematografica forniscono spunti per capire come ognuno di loro vive questo brand che noi tutti amiamo.

Voi cosa ne pensate? Fatecelo sapere nei commenti! E continuate a seguirci, anche su FacebookYouTubeInstagram TwitterVi terremo costantemente aggiornati sull’universo di Star Wars.

Andrea Cerrato: Sono uno studente di Design di Prodotto al Politecnico di Torino. Ho conosciuto Star Wars a 6 anni ed è stato subito amore a prima vista. Ad oggi l'amore non è svanito, ma cerco di mantenere uno sguardo critico (ma non polemico) sui prodotti di questo brand.
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