Le motivazioni che hanno spinto Luke Skywalker ad auto esiliarsi

Luke Skywalker in Episodio VIII

Ancora oggi molti fan non apprezzano il comportamento di Luke Skywalker nella prima parte di Episodio VIII, affermando che niente avrebbe potuto abbattere un personaggio come lui. Ma è realmente così? Di seguito analizzeremo le motivazioni per le quali si è auto esiliato e chiuso alla Forza (tutte facilmente desumibili dalla pellicola) scoprendo che esse sono molto più importanti e crude di quanto molti credano.

Questione di responsabilità

L’ultimo flashback, quello vero

Nel disprezzare il comportamento di Luke Skywalker in Episodio VIII, molti adducono l’esempio di Episodio VI, dove il ragazzo non perse la speranza con suo padre e non vacillò contro l’Imperatore. Ma nel farlo vengono sempre ignorati due passaggi fondamentali: il primo è che Luke si avventò su suo padre, tagliandogli la mano robotica; il secondo è che nei suoi confronti non aveva alcun tipo di responsabilità. E veniamo quindi alla prima motivazione del suo esilio: il fallimento con Ben.

In quella fatidica notte del 28 ABY (sei anni prima de Il Risveglio della Forza) per un solo secondo Luke, meditando sull’oscurità che montava in Ben, accese la spada laser, vergognandosi subito di quel gesto. Purtroppo il ragazzo si svegliò, e quel malinteso avrebbe cambiato per sempre le sorti della galassia. Guardando i flashback, troppi si soffermano sul secondo, quello dal punto di vista di Kylo Ren, dove si vede Luke con lo sguardo cattivo che sembra volerlo uccidere. In realtà è semplice intuire che quello vero sia il terzo. Paradossalmente Luke fu molto più avventato quando si scaraventò contro Vader in Episodio VI.

La vergogna e la delusione per aver fallito con suo nipote, ma soprattutto per aver deluso sua sorella Leia (che gli aveva affidato suo figlio) furono un macigno immenso per Luke. Si può ben capire quanto la responsabilità di essere un Maestro giochi un ruolo chiave nella scelta di Luke di auto esiliarsi e chiudersi alla Forza. Come se non bastasse, ci fu un altro traumatico evento a distruggerlo emotivamente.

La distruzione del Tempio

Luke ed R2-D2 assistono alla distruzione del nuovo tempio jedi.

Appena Luke si riprende dal diverbio con Ben, davanti ai suoi occhi si staglia un’immagine terribile: la sua Accademia Jedi, ricostruita con fatica nel corso degli anni, va in fiamme. Cosa ancor più terrificante, per terra Luke vede i corpi ormai senza vita di alcuni dei suoi allievi. Provate ad immedesimarvi per un solo secondo in lui in quel momento: riuscireste a immaginare quanto dolore possa aver provato? Come avrebbe potuto rimanere impassibile di fronte ai cadaveri dei suoi allievi, o addirittura (come affermano in molti) perseverare nella speranza come aveva fatto in gioventù?

Quando si è giovani non si ha nulla da perdere, e ci si sente invincibili. La parabola di Luke è molto realistica, perché ci mostra come cambino le cose quando nella vita di ognuno entrano in gioco le responsabilità. Nonostante questo, il nostro eroe alla fine trova la forza di rialzarsi e di lottare nuovamente per la speranza, in un finale epico e commovente. Un finale che avrebbe dato molte meno emozioni se non avessimo visto un Luke Skywalker titubante e ferito.

Alla luce di questa analisi, cosa ne pensate di queste motivazioni e delle scelte da lui compiute? Ditecelo come sempre nei commenti! Continuate a seguirci anche su FacebookInstagram e Twitter, vi terremo costantemente aggiornati sul tutte le novità dell’universo di Star Wars. Di seguito trovate la nostra video analisi della questione:

Gaetano Vitulano: Studente di Giurisprudenza, cinefilo incallito, nel tempo libero promotore della sacra religione di Star Wars come founder de "L'Insolenza di R2-D2". Insolente quanto basta, cerco di incamerare la mia creatività nella scrittura, nell'oratoria, e soprattutto nell'arte della risata.
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