L’ascesa di Palpatine nella trilogia prequel
L’espressione in latino del sottotitolo, al pari di un antico proverbio, è sapienziale e in questo caso di felicissima applicazione: “Attraverso le difficoltà fino alle stelle”. Perché, in genere, guardiamo Star Wars concentrandoci sulle mirabolanti gesta di Luke e Leia, sui tormenti di Anakin, sulla saggezza di Yoda o Obi-Wan, ma tendiamo a non renderci conto di quanto Palpatine, per orchestrare il suo ambizioso ed apparentemente incontrastabile colpo di stato, abbia lavorato meticolosamente nell’ombra.
Lo ha fatto in segreto e su più fronti, per oltre un decennio, ingannando amici e nemici, rischiando tantissimo su ogni fronte e partendo da una posizione estremamente fragile. Oggi analizzeremo proprio gli elementi della sua ascesa.
Una difficile ascesa
Prima di iniziare, è opportuno sottolineare che, in questo viaggio, vaglieremo anche opere ed elementi del Legends, ovvero non più canoniche. Tornando a noi, fa quasi impressione constatare che, di tutti gli apprendisti del Lato Oscuro visti e intravisti nella trilogia prequel, Sheev Palpatine sia stato in effetti l’unico che abbia saputo realmente badare a sé stesso. Quanto agli altri tre, Maul, Dooku e Skywalker, sappiamo bene che non ne sono usciti vivi… o interi. Quali, dunque, le prospettive per un adepto ancora acerbo del Lato Oscuro, subordinato ad un maestro spietato (Darth Plagueis) e continuamente esposto a notevoli rischi? Quali le speranze per un anonimo Senatore di Naboo di sovvertire un sistema saldo, Ordine Jedi compreso, da oltre mille anni?
È a questo punto che Machiavelli comincia a venirci in aiuto: le sue riflessioni sulle misure da prendere per garantirsi l’ascesa al vertice rispecchiano la situazione di Palpatine e ci raccontano, per vie traverse, che per farsi strada nell’universo il Lord Sith potrà contare soltanto sulla sua stessa abilità. Abilità che lo stesso Machiavelli, sconvolgendo tutta la trattatistica morale, salutò a suo tempo col titolo di virtù.
Coloro che per vie virtuose diventano Principi, acquistano il Principato con difficoltà, ma con facilità lo mantengono; e le difficoltà che hanno nell’acquistare il Principato, nascono in parte dai nuovi ordini e modi che sono obbligati a introdurre per fondare lo Stato loro e la loro sicurezza. E si deve considerare come non vi sia cosa più difficile a trattare, né più dubbia a riuscire, né più pericolosa a maneggiare, che farsi capo ad introdurre nuovi ordini. (adattamento da Il Principe, cap.VI.)
Che ci siano molte difficoltà da superare, insomma, lo abbiamo capito. Abbiamo un ordine politico – la Repubblica – ed uno monastico-combattente – l’Ordine Jedi – da scardinare e distruggere con ogni mezzo.
I pericoli del cambiamento: un’analisi dei titoli di testa
Operare un simile cambiamento di regime, naturalmente, è cosa pericolosissima: nulla, a detta di Machiavelli, è più rischioso dell’innovazione! Vuoi perché, quando si forza un ordine per crearne uno nuovo, bisogna essere sempre liberi e indipendenti; vuoi perché innovare, per certi aspetti, significa sempre in qualche misura cambiare, e gli uomini sono nemici naturali del cambiamento (“Non voglio che le cose cambino” vi ricorda qualcosa?). Ma cambiare è necessario: lo stesso Machiavelli, raccontandoci l’ascesa di Cesare Borgia, il suo Principe, riferisce che “era dunque necessario che si turbassero quegli ordini, e chi si disordinassero tutti gli Stati, per poter prendere con sicurezza il dominio di gran parte di quelli”.
Allo stesso modo, se vuole riuscire nel suo piano, Sidious sa che necessariamente dovrà turbare tutte le cose, ma sa anche che dovrà disporre di tali sconvolgimenti con estrema prudenza, disponendo con ordine ogni disordine.
Sono significativi, a questo proposito, gli incipit dei titoli di testa della trilogia prequel -vengono i brividi se incrociati con il passo machiavelliano di poc’anzi –: nella Minaccia fantasma leggiamo che “gravi tumulti hanno travolto la Galassia a causa della tassazione dei sistemi economici periferici” – Palpatine inizia a scuotere la Galassia, ma da lontano, prudentemente –; ne L’attacco dei Cloni leggiamo che, causa il movimento separatista, “c’è grande agitazione nel senato della galassia” – Palpatine è arrivato a scuotere il cuore del Senato –; infine, ne La vendetta dei Sith, vediamo consumarsi lo scossone definitivo: “è guerra! la repubblica crolla sotto gli attacchi dello spietato signore dei sith, conte Dooku. […] il male è ovunque”.
(Tale agitazione progressiva può essere addirittura riscontrata, psicologicamente parlando, nello stesso Anakin Skywalker: “Devo ammetterlo. La mia fiducia in loro è stata scossa” afferma il giovane, confidando al Cancelliere i suoi dubbi crescenti sull’Ordine Jedi).
Vivere da Sith: il Codice applicato a Darth Sidious
Proveremo ora, per maggiore chiarezza, a ripercorrere a grandi linee tutte le mosse di Sheev Palpatine nella trilogia prequel, incrociandole con i passi più affini del Codice Sith. Il risultato di tale accostamento è interessante e getta forse sull’intera manovra di Sidious una profondità diversa:
- Attraverso la passione, acquisto forza.
È la fase iniziale, quella dell’ambizione: Palpatine è sia Senatore di Naboo sia apprendista di Darth Plagueis. Come politico aspira a impadronirsi dello stato; come Sith progetta di vendicarsi dei Jedi: le due cose, ovviamente, vanno insieme. Non ha ancora il potere di forzare gli eventi, ma può preparare il terreno in vista del futuro imparando dal maestro e coltivando amicizie e simpatie con altri politici, burocrati, banchieri ecc.
- Attraverso la forza, ottengo potere.
Agendo nell’ombra, Palpatine fa in modo di aumentare progressivamente il proprio potere personale. È centrale il patto segreto con la Federazione dei Mercanti al solo scopo di creare dei nemici che la Repubblica avrà necessità di sconfiggere: da qui la conseguente nomina a Cancelliere Supremo e, parallelamente, l’assassinio di Darth Plagueis.
- Attraverso il potere, ottengo la vittoria.
È la fase della fondazione del proprio esercito privato che sarà essenziale sia per il colpo di stato sia per l’Ordine 66. Ancora una volta, Palpatine ha creato dei nemici dell’ordine pubblico – Dooku e i Separatisti – per mettere in pericolo la Repubblica e costringerla a conferirgli dei poteri speciali: è l’inizio delle Guerre dei Cloni.
- Attraverso la vittoria spezzo le mie catene. La Forza mi libererà.
La fase cruciale: Come Cancelliere Supremo, Palpatine è più potente che mai. Controlla infatti, contemporaneamente, sia l’esercito di cloni sia le mosse dei Separatisti; dopo il passaggio al Lato Oscuro di Anakin Skywalker, fondamentale per la riuscita del suo piano, sono avviate, in una sola notte, sia la “Grande purga Jedi” sia la distruzione dei Separatisti. La sconfitta di questi ultimi, insieme alla “sventata congiura” da parte dell’Ordine Jedi, rappresenta per l’opinione pubblica la fine delle Guerre dei Cloni e il ritorno della pace.
Una pace fittizia
Che tale pace non sia realmente tale, è cosa risaputa: del resto, il primo punto del Codice Sith ci dice dichiaratamente che “la pace è una menzogna”, e lo stesso Sidious, rivolgendosi a Darth Vader in Episodio III, parla della stessa in maniera volutamente equivoca:
Dopo che avrai ucciso tutti i Jedi del Tempio, va’ nel sistema di Mustafar. Togli di mezzo il viceré Gunray e gli altri capi separatisti. Ancora una volta i Sith saranno i padroni della Galassia; e sarà sempre pace.
Come se non lo sapessimo che per un Sith non c’è pace che tenga! Come se non ricordassimo Sidious che, dopo aver scatenato Vader al Tempio Jedi, afferma “Va’ e porta la pace nell’Impero”! E si pensi ai capi separatisti, usati da Palpatine e poi tolti di mezzo loro malgrado, che si illudevano di un esito pacifico dopo il trionfo dell’Imperatore: “La guerra è finita; Lord Sidious ci ha promesso la pace!” Queste le ultime parole famose prima di essere ghermito da Vader.
Insomma, esaminando l’ascesa di Sidious possiamo notare come, dopo aver turbato uno stato originario di pace, il Lord sia riuscito a giungere, attraverso vari rischiosissimi passaggi – tutti riconducibili al Codice Sith – ad un nuovo stato di “pace”, che altro non è se non l’happy ending del villain. Come d’abitudine, possiamo leggere e comprendere questa vicenda con profitto attraverso le parole di Machiavelli:
Perciò costoro hanno nel procedere gravi difficoltà, e tutti i loro pericoli li hanno durante il percorso, e conviene che con la virtù li superino; ma, una volta superati e tolti di mezzo quelli che avevano risentimento nei loro confronti, ecco che cominciano ad essere in venerazione e rimangono potenti, sicuri, onorati, felici. (adattamento da Il Principe, cap.VI)
Diventare “Imperatore”: le ragioni del trionfo di Palpatine
Ripercorrendo passo passo il viaggio di Sidious verso il potere, possiamo forse rintracciare la più profonda radice del suo successo nella creazione di un nemico di ordine pubblico, la fazione separatista, col solo scopo di toglierlo di mezzo per apparire come un liberatore agli occhi dell’opinione pubblica. Starebbe proprio qui, a mio avviso, il senso del piano ordito dal Lord Sith: le figure del viceré Gunray, del Conte Dooku e del Generale Grievous servono per essere demonizzate, combattute e sconfitte.
Esemplari a questo proposito molte azioni orchestrate da Sidious volutamente, al fine di accrescere l’odio e il senso di pericolo verso i capi separatisti.
Si pensi alle vessazioni su Naboo in Episodio I: chi non ha odiato il viscido ed inetto viceré? Si pensi alla manovra compiuta in Episodio II per far scoppiare la guerra e nel contempo rivelare al mondo il Conte Dooku come il Sith nemico della Repubblica. Si pensi, in Episodio III, prima all’inscenato rapimento del Cancelliere Supremo da parte di Grievous e poi alla sua sconfitta/esecuzione (è Palpatine stesso, ricordiamocelo, ad indirizzare i Jedi presso di lui).
La fazione separatista, insomma, non è che una bestia da macello, una pedina da usare per il proprio gioco, ora fingendo di creare una minaccia, ora sacrificandola per la propria gloria personale. Sulle misure prese da Sidious, dal rapporto coi capi separatisti alla dissimulazione come strumento di vittoria, ci soffermeremo meglio nel prossimo capitolo, con nuovi confronti e incroci con il trattato del segretario fiorentino (il confronto con Cesare Borgia sta per arrivare).
Vi saluto, infine, linkandovi la prima parte di questo confronto tra Star Wars e il Principe di Machiavelli