Le dottrine orientali e il misticismo applicato alle arti del combattimento hanno influenzato la creazione della filosofia e del mondo di Star Wars. I Jedi ricordano gli antichi samurai, George Lucas stesso ha ammesso come lo studio delle culture orientali, a partire dai Veda indiani – Yoda in sanscrito significa guerriero – per arrivare al codice del Bushido giapponese ha influenzato molto il suo lavoro, anche grazie all’amicizia e agli insegnamenti di Joseph Campbell. In quest’articolo analizzeremo le caratteristiche del codice del Bushido, punto di riferimento per l’etica guerriera dei Samurai, anche facendo riferimento a “Star Wars Visions”, serie animata di creazione e ispirazione nipponica.
“Veloce come il vento, tranquillo come una foresta ed inamovibile come una montagna.” – Clan Takeda
La Via del Bushido
La Via del Bushido, letteralmente “la via del guerriero a cavallo” (da “bu”, guerriero a cavallo, “shi” uomo inteso nel senso greco di “anèr”, ovvero adulto nel pieno delle sue facoltà mentali, e “do”, che sta a significare via, strada, iter inteso in senso morale).
Sebbene questo insieme di norme militari e morali risalga addirittura al 660 a. C. il codice dei samurai fu messo per iscritto solo tra il XV e il XVI secolo da Tsuramoto Tashiro, che scrisse l’Hagakure, secondo i precetti che gli furono insegnati dal monaco guerriero Yamamoto Tsunetomo.
Il Bushido rappresenta il punto di riferimento per ogni samurai, una figura guerriera al servizio del proprio padrone. Un combattente nato e addestrato per servire innanzi tutti i precetti morali del suo codice e, di conseguenza, anche il feudo e il feudatario. Con la fine dell’epoca feudale e l’inizio dell’apertura del Giappone a Paesi occidentali e stranieri la figura del samurai inizia il suo declino, soprattutto a causa dell’uso sempre più diffuso delle armi da fuoco e di una lenta, ma continua, modifica dei valori tradizionali dell’arte del combattimento.
Cenni storici e il manga “Rurouni Kenshin”
Dopo la restaurazione Meiji in Giappone viene vietato di portare una katana, arma principe dei samurai, e la figura stessa del guerriero a servizio del signore feudale, il daimyo, viene bandita e esiliata dalla vita pubblica del Paese. Questo periodo è rimasto molto nell’immaginario collettivo giapponese e nella cultura popolare, tant’è che è rappresentato in molti manga e anime, tra cui “Rurouni Kenshin”. Un’opera che parla di un vagabondo con una spada con il taglio al contrario, verso l’interno della lama e non verso l’esterno, appunto perché una katana tradizionale sarebbe illegale, e perché il protagonista, Kenshin, dopo un passato di omicidi e sangue decide di scegliere la strada della redenzione e di possedere un’arma che sia in grado di ferire, ma non di uccidere e di infliggere cicatrici letali.
I Principi del Bushido
I principi del Bushido sono i seguenti.
Gi – “Vi è solo ciò che è giusto e ciò che è sbagliato”
Yu – “L’eroico coraggio non è cieco, ma intelligente e forte” oppure “Nascondersi come una tartaruga nel guscio non è vivere”
Jin – “L’intenso addestramento rende il samurai svelto e forte. È diverso dagli altri, egli acquisisce un potere che deve essere utilizzato per il bene comune. Possiede compassione, coglie ogni opportunità di essere d’aiuto ai propri simili e se l’opportunità non si presenta egli fa di tutto per trovarne una. La compassione di un samurai va dimostrata soprattutto nei riguardi delle donne e dei fanciulli.”
Rei – “I Samurai non hanno motivi per comportarsi in maniera crudele, non hanno bisogno di mostrare la propria forza. Un Samurai è gentile anche con i nemici. Senza tale dimostrazione di rispetto esteriore un uomo è poco più di un animale. Il Samurai è rispettato non solo per la sua forza in battaglia ma anche per come interagisce con gli altri uomini. Il miglior combattimento è quello evitato.”
Makoto – “Quando un Samurai esprime l’intenzione di compiere un’azione, questa è praticamente già compiuta, nulla gli impedirà di portare a termine l’intenzione espressa. Egli non ha bisogno né di “dare la parola” né di promettere. Parlare e agire sono la medesima cosa.”
Meiyo – “Vi è un solo giudice dell’onore del Samurai: lui stesso. Le decisioni che prendi e le azioni che ne conseguono sono un riflesso di ciò che sei in realtà. Non puoi nasconderti da te stesso.”
Chugi – “Per il Samurai compiere un’azione o esprimere qualcosa equivale a diventarne proprietario. Egli ne assume la piena responsabilità, anche per ciò che ne consegue. Il Samurai è immensamente leale verso coloro di cui si prende cura. Egli resta fieramente fedele a coloro di cui è responsabile.”
In quest’insieme di precetti si può notare anzi tutto una tendenza, tipica del buddismo zen, a “mescolare” norme legate alla materialità e all’immaterialità.
Secondo la concezione taoista dell’universo, ogni cosa rivela il suo contrario, tramite il dualismo yin / yang.
Comunanza con i jedi
Anche in questa serie di insegnamenti presente nell’Hakagure vediamo il senso di completezza tipico delle culture dell’Estremo Oriente. Ogni cosa è sì concreta, ma ha anche un valore intrinseco più “alto”, legato alla sfera del non sensibile, ogni caratteristica fisica di un guerriero Samurai (dal verbo “samurere”, asservire) non è fine a sé stessa, ma appunto asservita a un valore profondamente etico.
A questo punto possiamo trovare una comunanza con la figura del cavaliere Jedi descritta nella saga di Star Wars. La Forza rientra nella sfera del non sensibile, per sfruttarla a proprio piacimento è necessario lasciarsi pervadere da essa, in qualche modo servirla, esserne il tramite. Si parla infatti spesso di “Equilibrio nella Forza”. L’universo tutto è regolato da una diade che ricorda lo yin e lo yang del taoismo, con la differenza che in Star Wars la divisione è abbastanza netta, mentre nel Taijitu, il simbolo taoista, vi è una parte bianca nel nero, e una parte nera nel bianco, stando a indicare che tutte le cose divengono Uno, una volta trascesa la dualità del mondo sensibile.
Star Wars e l’introspezione di Carl Gustav Jung
In Star Wars vediamo spesso elementi che portano al Lato Oscuro se coltivati, come l’odio, o la paura della perdita, che sono presenti anche nell’animo del più incorruttibile dei Jedi. Ma la sua abilità sta nel lasciarli andare, e nel tornare a sentire la Forza, che è qualcosa di dinamico e statico allo stesso tempo, pervade ogni cosa. Nel suo Lato Chiaro la Forza esprime il meglio di sé, è aggregazione, spinta verso il bene, anche e soprattutto dal punto di vista morale.
Nel suo Lato Oscuro invece la Forza dimostra una potenza immane, ma che rimane solo al servizio di se stessa, e consuma il Sith, portandogli via la sua umanità, e le sue caratteristiche migliori. Il Lato Oscuro è più facile, più suadente, più affascinante, perché comporta un uso spropositato del potere, ma senza la saggezza che il maestro Yoda cerca di infondere in Luke Skywalker nell’Episodio V della saga, e anche nel VI.
Il Lato Chiaro presuppone una trascendenza, il Lato Oscuro una totale immersione in ciò che è appunto in ombra nell’animo umano. Sempre il Lato Oscuro, tirando in mezzo Carl Gustav Jung, psichiatra della prima metà del Novecento, amico di Freud, rappresenta quello che l’autore definisce l’Ombra, per l’appunto. L’Ombra è un concetto molto complesso che sta a indicare l’inconscio e le parti non integrate e i traumi non superati che come un’ombra scura al crepuscolo si estende fino a inghiottire il soggetto che la proietta, rompendo l’equilibrio. E qui torna il concetto di “Equilibrio nella Forza”, che è anche un equilibrio interiore, quindi.
Jedi e Samurai a confronto
Cosa accomuna il Jedi al Samurai?
Innanzi tutto la moralità, ma con qualche differenza. Un Jedi è pronto a sacrificare la propria esistenza per un bene superiore e per il suo daimyo, il padrone, che nel caso della saga di Star Wars possiamo identificare con la Repubblica e con il Bene in senso molto lato. Nel caso un Jedi non riesca a portare a termine i suoi compiti, spesso vediamo che sceglie l’esilio, come nel caso di Yoda, ma anche di Obi-Wan Kenobi.
Un Samurai invece sceglie il suicidio rituale. L’onore è un valore importantissimo per un Samurai. Per un Jedi esso è sì importante, ma è una figura un po’ differente, non è così rigido, spesso i Jedi si nascondono, evitano il combattimento, altra caratteristica in comune con una delle norme del Bushido (“il miglior combattimento è quello evitato”), sono guerrieri che hanno il ruolo di ambasciatori il più delle volte, sono sfuggenti, indefinibili, sanno non farsi notare quando lo vogliono, e pare che la vita, se ritengono di poter essere utili alla loro causa in futuro, sia un bene da preservare. Meglio quindi fuggire e andare in esilio, piuttosto che un suicidio rituale. Per un Samurai l’esilio avrebbe rappresentato un disonore, era usanza fiera e riconosciuta dal punto di vista popolare e culturale quella del seppuku, ovvero il rito del suicidio guerriero.
Il Samurai ha molte caratteristiche in comune con il Cavaliere della Canzone di Orlando e dell’epica medievale tutta. Vi è ovviamente una differenza tra il cavaliere delle saghe epiche, idealizzato, e il cavaliere della vita reale. Lo stesso vale per i samurai, non tutti erano devoti al loro padrone in maniera assoluta, e nemmeno per la difesa dei deboli. Vi era anche una figura a metà tra il Jedi e il Sith, il Ronin, un samurai senza padrone, un vagabondo combattente al soldo del miglior offerente.
Star Wars Visions
E’ interessante notare come in “Star Wars Visions” nel primo episodio appaia questa figura, sullo sfondo vi è l’ambientazione di un pianeta dalle caratteristiche che ricordano fortemente il Giappone feudale. Il Ronin infatti si presenta come una sorta di “collezionista” di cristalli kyber dei Sith, ha una spada laser rossa, tipica di chi è passato al Lato Oscuro, ma non dimostra le caratteristiche morali tipiche di un Sith, non ha interesse nel potere e nella sopraffazione del prossimo, anzi, sembra difendere i deboli come un vero Jedi, o un vero Samurai, ma poi si scopre verso la fine dell’episodio che possiede una spada rossa. E’ un personaggio molto singolare, che rinnova i canoni del dualismo a volte troppo marcato di Star Wars, e conferisce senso di realtà storica all’episodio, ricordando appunto i Ronin, i samurai senza padrone, schegge impazzite che talvolta trascendono addirittura il Bene e il Male, andando oltre.
Simbologia di “Star Wars Vision” e richiami alle dottrine orientali, Taoismo e Bushido
In “Star Wars Visions” i richiami della saga di Guerre Stellari alle dottrine orientali seppur sempre ben presenti e in evidenza – i precetti di Yoda, o di Qui-Gon Jin, o di Obi-Wan Kenobi quando addestra Luke nel primissimo film in ordine di uscita cinematografica ricordano chiaramente il buddismo e molto delle arti marziali cinesi e giapponesi – divengono palesi anche dal punto di vista visivo e grafico.
Gli episodi sono girati e prodotti in stile “anime”, sia dal punto di vista puramente del disegno, sia dal punto di vista dei contenuti e dei combattimenti. Il leit-motiv che si ripresenta in continuazione è il contrasto tra Jedi e Sith, ma questi due schieramenti e questi due aspetti della Forza sono molto di più di quello che appaiono. Sono archetipi di due caratteristiche della realtà sensibile e non. In molti episodi vi è la lotta tra la cultura antica e la tradizione contro il progressismo industriale dell’Impero e delle forze oscure, non sempre ben specificate.
Abbiamo infatti richiami al Primo Ordine, ma anche alla trilogia prequel. I pianeti protagonisti sono spesso dell’Orlo Esterno, quindi “Star Wars Visions” si propone come intento anche quello di esplorare nuovi mondi e di introdurre nuove caratteristiche alla saga di Guerre Stellari. Tutto ciò tramite il mezzo dell’animazione, che offre un sacco di libertà e di prospettive e interpretazioni nuove e originali.
I Sith rappresentano non solo l’odio e le emozioni negative, in contrapposizione alla pace e al distacco dei Jedi, ma simbolicamente sono anche meccanici, freddi, legati a un mondo poco umano, per nulla legato alla terra. I Jedi, per quanto concerne disciplina – che ricorda per molti aspetti appunto il Bushido e molte altre filosofie e pratiche orientali, come per esempio i monaci Shaolin – e attitudine, ma anche semplicemente i colori delle vesti e dei cristalli kyber delle spade laser, sono connessi con la terra, con la natura, con il lato della Forza che ha a che fare con la creazione e con la vita. I Sith inevitabilmente sono distruzione e fuoco che affascina, tantissimo, ma consuma tutto ciò che è umanità in cambio del potere, che spesso non si rivela assoluto, ma solo transitorio.
Altri riferimenti
Nella dottrina e disciplina Jedi vediamo il senso di sacrificio, ed è qualcosa che li accomuna molto al Samurai. Non è presente il suicidio rituale, ma il sacrificio sì. Tant’è che un personaggio in “Star Wars Visions” sacrifica la sua essenza di Jedi, per passare al Lato Oscuro, per salvare una persona da morte certa. Un episodio controverso, insolito, ma che apre un senso d’infinito che è rappresentato dalla realtà stessa e dalla sua complessità, e che ricorda le vicende di Anakin Skywalker, sotto certi aspetti.
E’ interessante notare come nelle versioni “anime” di Star Wars in “Visions” ci siano riferimenti da parte delle armi usate dai Sith, talvolta, al mondo dei ninja e degli shinobi, come se essi, effettivamente, fossero il lato oscuro dei Samurai. Mentre l’archetipo del Cavaliere e del Samurai viene mantenuto integro e si manifesta, come sempre in Star Wars, nei personaggi che appaiono più vulnerabili, ma che nascondono una forza immensa. Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana, forze della luce e delle tenebre si scontrano, ma quando si richiamano così palesemente dottrine e filosofie orientali e giapponesi come il bushido lo scontro diventa armonioso. Come se la luce e il buio stessero semplicemente danzando tra loro, figli entrambi del Tao, di cui la Forza è una trasposizione moderna.
“Il Tao di cui si può parlare non è l’eterno Tao, il nome che si può pronunciare non è l’eterno nome. Senza nome è l’origine del cielo e della Terra. Con un nome è la Madre delle innumerevoli creature. Eternamente privo di desideri puoi coglierne il mistero. Eternamente desiderando puoi coglierne le manifestazioni. Questi due nomi indicano la stessa cosa: è l’oscuro, oscurità nell’oscurità, la porta di tutti i misteri.” (Lao Tzu)
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