C’è una cosa che è sempre stata chiara a tutti in merito a Star Wars. Anakin Skywalker è il motore di tutte le vicende prima di Episodio VII. Non c’è dubbio sulla realtà di questa affermazione e lo stesso Lucas ne ha dato conferma nel corso degli anni. Gli atti che attorno a lui si svolgono, le guerre galattiche, la distruzione e la politica, sono, nell’ottica cinematografica, solo un contorno alla sua storia personale.
Una storia fatta di passioni, rimorsi, paura, sofferenza, rabbia e grandezza. La storia di un uomo e della sua discesa verso il baratro. Anankin Skywalker rappresenta romanticamente qualsiasi essere umano e come questi sentimenti possano distruggerne l’essenza.
Come tutto è iniziato
L’origine di Anakin come essere vivente è avvolta nel mistero, lo sappiamo. Qui-Gon, quando lo scopre all’età di nove anni, capisce immediatamente che in lui c’è qualcosa di diverso, qualcosa di straordinario rispetto ad un comune essere umano. Lo definisce come una vergenza nella Forza. Quando la madre gli conferma di averlo portato in grembo senza un atto carnale, cosa che non può non ricordare il mistero dell’Immacolata Concezione, Qui-Gon si ritiene certo di aver trovato il prescelto, concepito dagli stessi midichlorian. Le sue teorie “eretiche” rispetto al comune pensiero Jedi, il credere nella Forza Vivente più che in quella Unificante, irritano però il consiglio Jedi. Yoda, dal momento in cui Anakin mette piede su Coruscant e viene proposto come padawan, rimane costantemente preoccupato e incerto riguardo al futuro del ragazzo, nonostante venga riconosciuto come il prescelto.
Qual è il problema di Anakin dunque? Yoda stesso ne da un indizio in tempi non sospetti. Il bambino era già troppo grande per essere un padawan, grande nel senso affettivo. Egli era già pienamente legato alla figura materna. E, ricordiamo, è proprio la promessa fatta alla madre mentre lasciava Tatooine che diventa il motore del suo passaggio al lato oscuro. La promessa era quella di tornare un giorno per liberarla.
Alla morte di Qui-Gon, anche la temporanea figura paterna, proiettata su quel Jedi comparso dal nulla, è svanita ed altro dolore viene preso in carico dal ragazzo. Ora è Obi Wan il suo maestro. Ma egli è veramente adatto per questo ruolo? Probabilmente no, e la cosa ci viene confermata dalle parole usate da Obi Wan stesso in Episodio III su Mustafar.
Eri mio fratello Anakin
Per questioni sia anagrafiche che affettive, infatti, il loro interagire non è mai stato simile a quello tra allievo e maestro, ma piuttosto più simile ad un rapporto di fraterna amicizia. Lo si vede in qualsiasi scena dei film ed anche in The Clone Wars. Probabilmente non aveva il polso necessario per frenare l’irruenza e tutta la forza che Anakin aveva sempre tenuto dentro e represso a fatica. Del resto Skywalker era sempre stato più propenso a seguire quei pochi insegnamenti dettati da Qui-Gon ai tempi de La Minaccia Fantasma, che non gli insegnamenti di Yoda votati alla concentrazione e al futuro. Insegnamenti che Obi Wan cercava di inculcargli con scarso successo.
Yoda: La qualifica di Cavaliere Jedi il Consiglio ti dà, ma d’accordo con il prendere questo ragazzo come tuo Padawan, io non sono.
Obi Wan Kenobi: Qui-Gon credeva in lui.
Yoda: Il ragazzo il Prescelto forse è, ciononostante, un grave pericolo nel suo addestramento io sento.
La paura è il fulcro dell’evoluzione del personaggio. La paura della mancanza, del vuoto, della morte. Il vuoto affettivo lasciato dalla madre, come abbiamo detto, produce il desiderio successivo di rincontrarla per capire dove stava andando la sua vita. Anakin a 19 anni ha bisogno di un rifugio sicuro dalle tempeste dell’esistenza e torna dunque verso quell’amore viscerale rappresentato dalla madre. Lo fa per capire un altro tipo di amore, quello per Padmé, quello che sboccia già dalla tenera età. Una figura in cui il piccolo Ani, diventato grande, proietta tutte le sue speranze.
L’inizio della fine
Ma il disastro, ormai, è dietro l’angolo. La madre muore a causa dei predoni Tusken, senza che il figlio possa agire. Questo era quello che Yoda aveva detto di sentire, ma che non riusciva a capire. La paura di Anakin si concretizza per la prima volta nella dipartita della madre. Ma non è la morte stessa che provoca quel dolore lancinante trasformato nella rabbia del massacro. È, infatti, la mancanza di controllo che porta Anakin alla follia.
Anakin: Perché è dovuta morire? Perché non ho potuto salvarla? So che ne avrei avuto il potere.
Padmé: Ci sono certe cose che nessuno può aggiustare. Non sei onnipotente
Anakin: Beh, devo diventarlo. E un giorno lo diventerò. Diventerò il Jedi più potente di tutti i tempi, te lo garantisco. Imparerò anche a impedire che la gente muoia.
Il potere di riportare indietro dalla morte o di impedirla, da questo punto in poi, diventa una ossessione per il giovane. Ora Padmé diventa l’unica garante della sua salvezza e ciò che lo separa dal baratro. Ma quest’ultimo è più vicino di quanto crede. Basta una piccola spinta da parte del furbo Darth Sidious, per rendere Anakin diffidente e guardingo verso qualsiasi cosa provenga dai Jedi, da quell’ordine stabilito e immutabile di cui l’irruento ragazzo non capisce l’origine. Lo scontro con Obi Wan, fedele ai suoi principi, è inevitabile. Il tutto viene accelerato dalle visioni nel sonno di Padmé morente. Questa è forse la beffa più grande e ciò che fa anche capire l’ineluttabilità del concetto di destino concepito da Lucas. Le visioni di Anakin sul futuro, dettate dai suoi poteri speciali, dati a loro volta dalla Forza, lo portano esattamente verso quel destino da evitare a tutti i costi.
La morte di Anakin, la nascita di Vader
Infine, nel momento estremo della scelta, è sempre la paura che conduce Anakin all’assassinio del maestro Windu. Padmé non vuole credere ad Obi Wan, ai suoi racconti che dipingono Anakin come un assassino a sangue freddo di bambini innocenti. La donna dovrà vedere da sé l’ardore della rabbia negli occhi di Anakin per capire che ormai è accaduto l’irreparabile. L’uomo di cui si era innamorata è svanito, il suo corpo ora appartiene a Darth Vader, quell’essere che già dopo la morte di Shmi Skywalker aveva fatto capolino nella storia.
Alla fine i giorni del parto oscuro si compiono e, mentre Padmé perde la voglia di vivere a causa delle parole del suo amato, lui completa la sua discesa al Lato oscuro tramite il battesimo del fuoco. Proprio colui che avrebbe dovuto salvarla, con le sue azioni ha condannato lei e la galassia intera alla sofferenza.
Una Nuova Speranza
Tuttavia, mentre anche quel briciolo di umanità che rimaneva conservato nell’aspetto fisico di Anakin, viene distrutto dalle fiamme di Mustafar, sorge una nuova speranza. Due gemelli nascono. Due luci che riporteranno per un breve, ma sufficiente periodo, Anakin Skywalker alla vita. Egli compirà la profezia uccidendo anni dopo l’Imperatore e riportando equilibrio nella Forza.
La storia è compiuta, il cerchio si è chiuso. Anakin, come precedentemente detto, è un simbolo. Il simbolo dell’essere profondamente umani. L’amore verso i nostri cari ci spinge verso orizzonti oscuri, dove il confine tra bene e male viene annebbiato dalla smania di potere e controllo, su cose troppo più grandi di noi. La parabola esistenziale di Anakin Skywalker ha molto di classico, dal Faust di Goethe, alla mitologia greca. Il voler essere simili a Dio, il voler avere potere di vita o di morte, conduce verso la distruzione. Egli ci insegna che il destino non può essere ingannato.