INPS, inviate le lettere ai cittadini: ti chiedono indietro 6.000€ per ogni lavoro che hai accettato nel 2024-25

Uomo disperato (Depositphotos foto)

Uomo disperato (Depositphotos foto) -www.insolenzadir2d2.it

In determinate situazioni l’INPS chiede la restituzione di migliaia di euro ai cittadini che hanno lavorato in questo modo.

Hai mai avuto quel dubbio fastidioso, tipo “se accetto questo lavoretto, cosa rischio di perdere?” Ecco, è un pensiero che in tanti si fanno, specialmente chi si trova a dover tirare avanti. Oggi il mondo del lavoro è un po’ una giungla, e non sempre è chiaro cosa si può fare e cosa no.

La verità? Anche quando vuoi solo fare la cosa giusta, magari accettare un lavoro per arrotondare, potresti ritrovarti nei guai. Il punto è che le regole non sono sempre spiegate bene, oppure cambiano da un anno all’altro, e tra comunicazioni da fare e limiti da rispettare… insomma, è facile sbagliare.

Questi contratti particolari sono usatissimi, specie in certi settori. E sembrano perfetti per chi non ha certezze, ma non vuole restare fermo. Peccato che, a volte, accettarli senza le giuste cautele può trasformarsi in una trappola.

C’è chi vive spesso con l’ansia costante di perdere tutto. Un lavoro di questo tipo può sembrare una manna, ma poi ti arriva quella busta dell’INPS e… boom. “Ci devi restituire dei soldi”. Ma come? E perché?

Ti chiedono soldi indietro? 

Ebbene si, l’INPS può spedire delle lettere a un bel po’ di persone. Ma con cosa dentro? Una richiesta piuttosto chiara: “ci devi restituire questa somma di denaro per ogni lavoro che hai accettato tra il 2024 e il 2025”. E possono esserci molteplici motivi per questo.

C’è chi dice che non sapeva nulla, chi giura di aver guadagnato pochissimo, e chi ha accettato due o tre chiamate in tutto. Ma l’INPS non fa sconti a nessuno. Ora per molti comincia la corsa ai chiarimenti, ai ricorsi, alle domande di ricalcolo. E magari, chissà, a sperare che si siano sbagliati.

Banconote (Pixabay foto)
Banconote (Pixabay foto) – www.insolenzadir2d2.it

Si possono avere entrambi?

Allora, partiamo da qui: sì, NASpI e lavoro a chiamata sono compatibili come stabilito su Portale INPS. Ma – e c’è sempre un ma – bisogna stare dentro a certe regole. La più importante? Devi dire subito all’INPS quanto pensi di guadagnare da quel lavoro. Hai 30 giorni per comunicarlo (tramite NASpI-COM, per essere precisi).

Se il contratto prevede l’obbligo di rispondere alle chiamate, puoi comunque tenere la NASpI, a patto che non superi gli 8.500 euro annui. Però ti riducono l’importo. Se invece non c’è obbligo di risposta, la NASpI si sospende solo nei giorni in cui effettivamente lavori. Sì, è un po’ un casino. Ma è così che funziona.