Indiana Jones è un sogno di Han Solo?
Da tempo immemore gira una curiosa teoria in merito a due splendide saghe cinematografiche, quella di Star Wars e quella di Indiana Jones. La teoria si pone un quesito molto curioso: e se l’intera saga e le vicende di Indiana Jones fossero solo un sogno di Han Solo congelato nella carbonite? Il quesito è molto cervellotico, ma davvero interessante da analizzare. Vediamo i punti a sostegno di questa strana ipotesi!
Soggetto comune
Ovviamente, il primo punto in comune è che sia Indiana Jones che Han Solo sono interpretati dal mitico Harrison Ford. Vero, una premessa degna di capitan ovvio, ma un assioma fondamentale che è il perno del nostro viaggio all’interno della teoria. Inoltre, Han Solo e Indiana Jones sono personaggi caratterialmente molto simili. Soprattutto quando Indy mette nel cassetto i panni di pacato e rispettabile professore di archeologia, e veste quelli di avventuriero in cerca di tesori. Ma non è certamente questo il punto focale della teoria. Nel fantomatico sogno che avvolge il nostro contrabbandiere nella carbonite, il suo subconscio inserisce degli indizi per ricordare a sé stesso che si tratta, appunto, solamente di un sogno. E che la sua vera identità è quella di Han Solo. Scopriamo questi indizi in stile Inception.
Ricordati chi sei
All’inizio de I predatori dell’arca perduta, il nome dell’aereo che Indy prende per fuggire è OB-CPO, che non è altro che l’abbreviazione di Obi Wan (OB) e C3PO (3PO), due dei suoi compagni d’avventura.
Sappiamo che nella camera dove era custodita l’arca dell’alleanza, vi sono tantissimi geroglifici. Quello che molti non hanno notato, è che due di questi geroglifici rappresentano proprio i nostri droidi preferiti, R2-D2 e C3PO, stilizzati.
I nazisti, inoltre, non sono altro che la rappresentazione onirica dell’impero e delle sue truppe d’assalto, gli stormtrooper. Anche uno degli antogonisti, Arnold Toht, non è altro che la rappresentazione di Darth Vader. Pensateci bene: a Cloud City, prima di fare il bagnetto nella carbonite, Han colpisce Vader ad una mano con un colpo di blaster. Toht si ustionerà la mano nello stesso punto, dopo aver toccato il medaglione.
Entrambi i personaggi inoltre sono sadici, integerrimi e seri. Ed entrambi hanno un cattivo rapporto con il fuoco. Infine, è impossibile non notare un’assonanza familiare nel cognome Toht. La parola infatti ricorda moltissimo il pianeta Hoth, su cui si svolge la battaglia tra Impero e Alleanza Ribelle ne L’Impero Colpisce Ancora. Ne Il tempio maledetto, inoltre, il nome del locale a Shangai è proprio Obi Wan, il riferimento è lampante.
Indizio finale
L’ultimo punto, forse quello più eclatante, lo troviamo ne L’Ultima Crociata. Qui infatti possiamo notare alcuni barili che contengono una sostanza particolare, ovvero la “Carboneto”, vi ricorda qualcosa? La carbonite, dove Han è congelato, viene riprogrammata dal suo subconscio all’interno del sogno. Insomma, una marea di indizi che ci fanno giungere ad una conclusione inequivocabile: tutte le vicende di Indiana Jones non sono altro che un sogno che Han ha fatto nel periodo di tempo in cui è rimasto congelato nella carbonite.
Al di là dei sogni
Non sono impazzito, potete stare tranquilli. Come abbiamo già ribadito in altri articoli, la grande amicizia che lega George Lucas e Steven Spielberg, ha portato spessissimo i due registi a inserire nelle loro pellicole decine di easter egg e citazioni l’uno delle opere dell’altro, e viceversa. E si da’ il caso che Indiana Jones sia la saga che più di tutte contiene riferimenti e citazioni a Star Wars. La magia del cinema, però, è anche questa: ovvero rendere noi fan protagonisti delle storie narrate.
Tramite queste teorie siamo proprio noi a diventare registi, protagonisti di una nuova storia. Poco importa se non sia plausibile, o solo il frutto della nostra immaginazione. Le miriadi di teorie esistenti dimostrano che sono i fan il cuore pulsante del cinema. Che Indiana Jones sia il sogno di Han Solo, o che le due saghe siano ambientate nello stesso universo narrativo, non cambia il fatto che la più potente delle virtù rimane e rimarrà sempre l’immaginazione.