Dopo l’uscita di Episodio IX molti fan hanno criticato la gestione del personaggio di Palpatine, considerandola un’aggiunta dell’ultimo minuto. La stessa critica è stata mossa alla rivelazione su Rey, considerata un modo per “rimediare” alla questione di The Last Jedi. Entrambe le cose però sono frutto di una scelta ponderata da tempo: vediamo insieme perché.
Tanto tempo fa
Secondo quanto riportato nel libro The Art of Star Wars: The Rise of Skywalker, nel lontano Maggio del 2014 ci fu un incontro dello Story Group di Lucasfilm, che delineava la figura di Rey studiando la possibilità di definirla una Skywalker. Nel libro Pablo Hidalgo (membro di spicco dello Story Group) svela che la discussione terminò con la decisione che Rey sarebbe diventata una Skywalker, facendo riferimento al colpo di scena del concetto. “Mi piace l’idea che diventerà la nostra Skywalker, ma non è una Skywalker. Quindi, per i nostri scopi, ‘ la Skywalker’ è davvero una metafora. Non deve essere qualcosa che è direttamente collegato al sangue.”
Questo ovviamente si è poi adattato al finale che tutti conosciamo: in questo articolo vi abbiamo parlato del suo significato in maniera approfondita. Da questo incontro, avvenuto più di un anno prima dell’uscita di Episodio VII, si era già delineato il destino di Rey. Che avrebbe dovuto viaggiare con quello di Palpatine sin dall’inizio: vediamo perché.
La presenza di Palpatine
Inizialmente era previsto che Palpatine apparisse già in Episodio VII. A rivelarlo è stato il supervisore degli effetti visivi Roger Guyett, che ha detto: “Ian (McDiarmid) era una parte fondamentale dei film precedenti. J.J. voleva riportarlo indietro per rivelare già in Episodio VII che l’Imperatore non era stato completamente annientato. Aveva creato un clone di se stesso e, con l’aiuto dei lealisti Sith, si era ricostruito in uno stato frammentato e instabile”.
E continua: “Quando Kylo lo incontra, Palpatine non è completamente formato, e si affida a tubi e meccanici, spostandosi in questo laboratorio Sith su un meccanismo progettato da Kevin Jenkins. Ha lo spirito del Sith, ma è intrappolato in un corpo incompleto. “ Le cose poi sono andate diversamente, probabilmente perché si riteneva fosse troppo presto per mostrare questa rivelazione. Nonostante ciò, nel corso degli anni molti indizi sono stati disseminati in merito al futuro ritorno di Palpatine: vediamone alcuni.
Indizi nel canone
Il punto focale di tutto sono le Regioni Ignote. Nella maggior parte delle opere del nuovo canone pre Episodio IX si rimanda a questo spazio sconosciuto, in cui sembra sia celata una “forza oscura”. L’opera che ci dona più indizi in merito al ritorno di Palpatine è l’ultimo capitolo della trilogia di Aftermath, La fine dell’Impero. Nel romanzo viene narrato del particolare Piano di Emergenza di Palpatine. Senza fare spoiler, in un dialogo preciso tra due personaggi chiave è scritto per filo e per segno quello che poi sarebbe avvenuto in Episodio IX.
Questo romanzo è di gran lunga l’esempio più lampante della lungimiranza di Lucasfilm, ed è uscito nel Febbraio del 2017. E cioè più di due anni prima di The Rise of Skywalker. Potremmo citare tantissimi altri esempi, ma è impossibile negare che la scelta di reinserire Palpatine fosse presa da tempo. Si può ovviamente discutere della sua gestione nel film, ma non che sia stato inserito all’ultimo minuto.
Avremo modo di approfondire queste questioni in altri articoli. Continuate a seguirci anche su Facebook e Instagram, vi terremo costantemente aggiornati su tutte le novità riguardanti Star Wars.