La missione di Firewalker

Era molto teso. Sentiva gli swooper e gli speeder sibilare in aria, le navi mercantili entrare negli hangar dello spazioporto, i passanti parlare tra di loro e il rumore dei loro passi sul permacemento della strada. Appoggiato al palo della luce, vicino a una cassetta elettrica, sentiva tutto. Per esempio: un rodiano poco distante parlava tramite comlink a sua moglie che gli ricordava in modo ostinato e pedante di comprare dei frutti di meiloorun.

Un dug abbagliava nella sua lingua a un tassista droide per il costo troppo elevato della sua corsa. Un’affascinante togruta, venditrice di tappeti, parlava con voce soave a un umano, interessato ad altro oltre ai tappeti.

Ma Firewalker…

Il Jedi Legends K’kruhk, della stessa razza del nostro Firewalker.

Teneva gli occhi chiusi, perché tutti quegli stimoli sarebbero stati eccessivi, per lui. Alla fine però fu costretto a riaprirli: il comlink da polso squillava freneticamente. Sospirò e rispose.

“Qui Firewalker, CB”, disse all’interno del microfono, “Quali sono gli ordini?”

“Il pacco si sposta velocemente, Firewalker”, rispose la persona dall’altro capo del comunicatore ignorando la domanda, “Credo sia a bordo di un veicolo da trasporto…”

“Definisci pacco, CB”, borbottò seccato per le troppe poche informazioni,

“Meglio di no. Ti invio la mappa degli spostamenti. Dicono che sei bravo a seguire le tracce, no? Sarai bravo anche ad estrapolare una… probabile, meta, vero?”

“Posso provarci, CB”, ribatté secco, “Ma non ci contare…”, prese l’olocom e attivò la mappa di quel distretto. L’azzurro dell’ologramma gli faceva male agli occhi, ma sopportò il dolore. Il puntino rosso seguiva un percorso a zig zag per le larghe strade di Kailoova City, su Ord Mantell.

Ipotizzò che scegliesse le vie ampie per la stazza del veicolo. Si chiese come avesse fatto il Comando Base a piazzare un radiofaro sul pacco in questione. Alla fine però intuì il vero obiettivo del veicolo. Un’hangar del porto requisito dagli imperiali per un piccolo trasporto militare con TIE e AT-ST. Un convoglio al gran completo.

L’agente si grattò il mento creando nella sua mente una strategia da effettuare…

Avrebbe potuto tagliargli la strada e attaccarlo con dei detonatori termici agli stabilizzatori gravitazionali. Oppure salire su uno dei tetti e lanciarsi sul boccaporto di comando per eliminare poi i piloti. Poteva armarsi di cecchino ed eliminare la fanteria da lontano per poi concentrarsi sui veicoli.

Scartò immediatamente l’ultima opzione… se avessero individuato la sua posizione dagli spari, i mezzi pesanti non avrebbero esitato a radere al suolo il quartiere pur di ucciderlo. Riguardo alla prima… be’, avrebbe potuto, ma lo avrebbe fatto? Non era bravo in atti così… plateali! Era meglio per lui una missione d’infiltrazione che una carica contro i Caschi Bianchi. Riguardo al lanciarsi dai tetti… non confidava nella sua precisione nei salti come con i blaster, avrebbe potuto fallire e rompersi qualche osso.

Ogni opzione vedeva come risultato un elevato numero di percentuali di fallimento. Il whiphid si grattò una zanna e sospirò.

Tagliò velocemente attraversando la strada.

Era armato di un’arma intercambiabile: da bastone da passeggio, a bastone da combattimento, a elettrostaffa, a blaster. Aveva preso spunto da un lasat che aveva visto una volta… appena svoltato l’angolo del vicolo aveva subito visto la scorta del Pacco.

Aveva tirato bene le somme, nella sua mente matematica: venti assaltatori disposti in un quadrato di quattro file da cinque. Il loro capitano, il ventunesimo, gli faceva da apripista. Erano armati di classici blaster d’ordinanza. In occasioni particolari, e con la sua squadra al fianco, avrebbe potuto falcidiarli. Ma era da solo, in quel momento. Allora ricacciò la sua paura nei profondi recessi della sua psiche e avanzò.

Corse rompendo la formazione della parete sinistra degli assaltatori. “Ehi, che diavolo… fermate l’alieno!”, urlò uno dei soldati indicando il whiphid e cominciando a sparargli colpi letali con il fucile. Con una piroetta fece scattare il bastone e l’elettracciaio assorbì il plasma. Una pioggia di colpi e il frastuono delle esplosioni riempì l’aria. L’acre odore di gad di tibanna si sprigionò dalle bocche dei fucili.

Il whiphid saltò esattamente sul boccaporto del mezzo corazzato dividendo a metà la staffa e deviando i colpi con una grazia… inaspettata. Roteava come una ballerina! Alla fine, come sospettava, la curiosità ebbe la meglio sui piloti del veicolo. Uscirono facendo cigolare i cardini della botola. Allora il whiphid li ricacciò dentro con un calcio saltando nella cabina di pilotaggio.

L’interno del veicolo era angusto, oscuro e illuminato solo dal verde dei monitor di comando. Il whiphid tramortì i tecnici e saltò verso la stiva. Aveva poco tempo. Poi gli assaltatori sarebbero entrati. Allora prese il suo zaino e lo infilò in una delle bombole verdi ripiene di polvere gialla.

Il tempo era prezioso..

Uscì velocemente dal mezzo urlando nella sua lingua parole insensate e alla rinfusa, per farsi sembrare pazzo. I soldati imperiali abbassarono la guardia per un secondo e quel tanto bastò per spiccare un balzo giù dal boccaporto sparendo in un vicolo oscuro. Il capitano ordinò a due di loro di inseguirlo ma… ovviamente, non lo trovarono.

Il convoglio raggiunse con calma la sua destinazione imbarcandosi infine sul mezzo da trasporto imperiale. Si alzò in volo, lentamente, e si avviò per la stratosfera del pianeta. Tuttavia una grande esplosione squassò il cielo, i TIE agganciati ai portelloni magnetici si sganciarono cadendo nell’oceano sotto di loro, i frammenti di acciaio volarono per decine di chilometri e le rovine del trasporto come meteore provocarono non pochi disagi in città.

L’esplosione si tinse di un giallo malsano e ci furono ancora detonazioni quando il relitto precipitò nelle acque salmastre di Ord Mantell. Il whiphid osservava il tutto con sguardo soddisfatto da uno dei tetti della città. “Che c’era nel trasporto, ora puoi dirmelo, CB?”, chiese al comlink.

“Armi chimiche provenienti dalla Distilleria di Coyerti”, disse la voce al di là del comlink, “Ottimo lavoro, Ain… volevo dire… Firewalker

“Ah, lascia stare, CB. Lascia stare. Per questo“, disse rivolto all’esplosione, “Ne vale veramente la pena”.

Il whiphid guardava con i suoi grandi occhi castani la tinta gialla della deflagrazione con le braccia incrociate sull’ampio petto. Ain-M’Mhidh Shadr’Haan, agente Fulcrum della Ribellione, ghignò mostrando i denti piatti da ruminante del lato della bocca destro. Premette un comlink sul pulsante e uno moto-speeder autoguidato raggiunse la base del tetto dove stava osservando lo spettacolo.

Con un balzo si precipitò giù fischiettando e partendo come un razzo verso uno degli hangar dello spazioporto. La missione era compiuta.

Più tardi…

“Agente! Agente Vylkas!”, un giovane ufficiale avanzò verso l’hangar, ma la sua strada gli fu sbarrata da due Death Trooper. Era strano vederli laggiù, nell’Orlo Esterno.

“Fatelo passare,”, disse l’ISB analizzando le macerie del trasporto imperiale con due dita, “Bruciature da detonatore termico…”, si ricordò della presenza dell’ufficiale e sospirò, “Cosa vuole?”

“Signore, i registri della sicurezza…”, balbettò l’ufficiale lievemente imbarazzato dal fatto che si stesse rivolgendo direttamente a lui e dandogli del Voi. Dread Vylkas, colonnello e agente dell’Imperial Security Bureau, si alzò facendo scricchiolare gli stivali neri di gomma. I due proseguirono dentro la struttura di permacemento e duracciaio dell’hangar fino a una camera tappezzata di monitor. Controllavano fino a cinquecento metri intorno a loro.

Controllarono le immagini dell’assalto e individuarono l’immagine del viso dell’alieno che aveva attaccato il convoglio. Sebbene mossa rivelava due zanne bianche, due occhi castani e due elettrostaffe alla mano. Vylkas si grattò la mascella sulla quale scorreva una lunga cicatrice. “Un Whiphid,”, constatò, “Un whiphid…”, ripeté.

“Non abbiamo idea di chi sia, signore,”, disse l’ufficiale schiarendosi la gola, “Nessun riscontro”

“Seguite i suoi spostamenti… scoprite se è ancora in città”

“Sissignore, colonnello Vylkas!”, sbraitò saltando sull’attenti. Dread non lo degnò di uno sguardo mentre procedeva a grandi passi verso il suo trasporto.
Abbiamo una cellula ribelle qui… pensò in modo sadico, mentre intrecciava le mani davanti al viso e nascondendo il sorriso che era appena apparso. Bene, bene… la caccia è aperta.

Commento dell’Autore

S-S-S-Salve G-G-G-Gente!
Questo è il primo capitolo delle avventure di Firewalker, che ho intitolato “Ain“. Spero sinceramente che questo stralcio di storia vi sia piaciuta! Non sono nuovo nel campo della… narrazione, ma non ho mai scritto qualcosa riguardo Star Wars! Ma adesso posso quindi: “EHIII”; ovviamente, se la storia del Whiphid piacerà la continuerò, altrimenti… Ain “Firewalker” cadrà nel dimenticatoio. Mi sono ispirato, per il personaggio principale, al jedi Legends K’Kruhk, ovviamente, uno dei personaggi più… belli che io abbia mai visto (nel Legends, così non faccio incazzare nessuno).

Il Jedi K’kruhk, dalla serie a fumetti “Dark times”.

L’arma intercambiabile è un chiaro riferimento al bastone da combattimento di Zeb, e c’è un piccolo easter egg di Rebels, vediamo chi lo trova per primo!
L’antagonista, l’agente Dread Vylkas, è il classico Imperiale con manie di grandezza e quel sadico piacere nell’uccidere gli alieni. Eh, niente… abbiamo finito per oggi! Spero vivamente che sia piaciuto almeno a… due persone, non chiedo tanto!
Alla prossima!
Darth Krayden/Miradan Corona

DarthKrayden:
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