Si sa, Star Wars ha influenzato intere generazioni: il suo impatto sulla cultura di massa è vastissimo. E, oltre alla saga principale, negli anni sono venute fuori anche altre opere (non legate direttamente alla Lucasfilm) che hanno come tema di Star Wars. Oggi vogliamo parlarvi di una di queste, e cioè Fanboys, un film cult (e praticamente introvabile) che parla di noi, dei fan della saga. Per questo e tanti altri motivi è un film particolarmente bello ed emozionante. Andiamo a vederne tutti i particolari…
La trama di Fanboys
Fanboys ha come protagonisti un gruppo di amici, fan sfegatati di Star Wars (il loro minivan si chiama Slave 2) che, nel 1998, stanno facendo il conto alla rovescia per l’uscita de La minaccia fantasma. Quando si scopre che uno di loro sta per morire di cancro (e sicuramente non potrà aspettare i sei mesi che mancano alla premiere), gli amici organizzano un viaggio per San Francisco. Lo scopo? Entrare allo Skywalker Ranch, sede centrale della Lucasfilm, e rubare una copia del film dal computer di George Lucas stesso. Non vi sveliamo se ce la faranno o meno, ma vi possiamo dire che il film è divertentissimo.
In Fanboys ci sono dei cameo spettacolari (due nomi, così a caso, Billie Dee Williams e Carrie Fisher) che valgono il prezzo del biglietto, continue citazioni alla saga e tanto altro. Il film si configura come il più classico dei road-movie, nel quale il viaggio ha un obiettivo ben preciso, ma in realtà è un percorso interiore dei protagonisti. Tra l’altro la storia del film, uscito nel 2008, è avvenuta realmente qualche anno dopo, quando un bambino, purtroppo malato terminale, ha potuto vedere in anteprima Episodio VII. Alcune note tecniche: il film è prodotto, tra gli altri, da Kevin Smith, che non ha bisogno di presentazioni ed è un fan sfegatato di Star Wars. Lo sceneggiatore invece è Ernest Clyne, che poi ha scritto Ready Player One.
Il significato del film
Ma perché stiamo parlando di Fanboys? Perché, oggi più che mai, racchiude al meglio cosa significa la galassia lontana lontana, e cosa significa la comunità che ci gira intorno (e quindi noi). Star Wars è l’attesa dell’uscita, sono le teorie dei fan, la faida con Star Trek (che culmina in una delle scene più memorabili del film), e anche la nostra Droidi Insolenti Cup. Star Wars, alla fine, siamo noi. Il film è bello perché i quattro amici rischiano di perdere il lavoro, di essere arrestati, pur di vedere un film. E non sanno nemmeno se quel film sarà bello o brutto (e su questo quesito si chiude la pellicola). Ma non importa, perché Star Wars non inizia con i titoli di testa e non si chiude con i titoli di coda.
L’attesa è al centro di Fanboys. L’attesa di Episodio I, quello spazio meraviglioso tra la speranza e Jar Jar Binks, lì risiede il cuore del film. E si capisce che, un po’ come nel Sabato del villaggio, la vera gioia non risiede nella festa, ma in tutto quello che la precede. Per questo Fanboys è così poetico: racchiude i decenni tra una trilogia e l’altra, gli anni tra un Episodio e l’altro, le settimane tra una puntata di The Mandalorian e la successiva. E lo fa con grande leggerezza, umorismo, un po’ di goliardia. In pieno spirito Star Wars.
Purtroppo, Fanboys è praticamente introvabile. Ci sono modi per vederlo, ma non si possono imparare dai Jedi. Su Amazon è disponibile in versione dvd, ma l’edizione italiana costicchia. In ogni caso, se riuscite a recuperarlo noi ve lo consigliamo, perché è davvero una perla.
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