Sono passati pochi giorni dal licenziamento del regista Colin Trevorrow, e dal suo conseguente allontanamento dall’ultimo capitolo della nuova trilogia di Star Wars, Episodio IX. Le ragioni ufficiali di Lucasfilm in merito a questo gesto sono state quelle di rito, ovvero le divergenze creative. Sappiamo bene, però, che c’è sempre qualcosa dietro, e come di consueto alcune verità in merito all’accaduto sono cominciate ad emergere già a pochi giorni di distanza dall’uscita della notizia.
Alcune di queste motivazioni ci vengono spiegate da una fonte anonima, ma che fu vicina a Trevorrow nella realizzazione di Jurassic World e del flop The Book of Henry. Parole che sottolineano il particolare carattere del regista.
Un carattere difficile
Come detto, questa fonte anonima ci racconta di come fosse stato difficile lavorare con Trevorrow, sia ai tempi di Jurassic World sia con il suo ultimo film, The Book of Henry, rivelatosi un vero e proprio disastro di incassi e critica. Queste le parole in merito: “Mentre giravamo Jurassic World ha speso molte energie nel dimostrare che le sue opinioni erano quelle giuste… Ma dato che era stato assunto direttamente da Spielberg, nessuno poteva dire ‘Sei licenziato!’ […] una volta finito il tutto, dopo aver deciso di produrre The Book of Henry, Trevorrow è diventato insopportabile. Aveva un punto di vista egoistico, ed era convinto che fosse la cosa giusta”. Ed è proprio in questo modo che sono cominciati i guai con Lucasfilm.
Questo suo carattere, infatti, lo ha portato ad incrinare i rapporti con la Lucasfilm già in pre-produzione, proprio a causa del suo egoismo e dei continui cambiamenti alla sceneggiatura. Queste le parole della fonte in merito: “Quando uscirono le prime critiche a The Book of Henry c’è stata come l’impressione che Kathy (Kathleen Kennedy) volesse affossarlo perché non avevano più intenzione di lavorare con lui […] è un tipo difficile. È veramente, veramente sicuro di sé, fin troppo”.
Una “lady di ferro”
E’ stato proprio il presidente di Lucasfilm, Kathleen Kennedy, a prendere in mano la decisione del licenziamento di Colin Trevorrow. La Kennedy, infatti, deve aver fiutato le premesse di una possibile serie di guai futuri, e ha eliminato il problema prima che potesse divenire maggiore. Dopo l’esperienza con Lord e Miller in merito allo spin-off su Han Solo, far passare altro tempo sarebbe stato deleterio per la produzione e lo sviluppo dell’intera pellicola. E la Kennedy non è di certo una che si fa intimorire, come dimostrano le parole di un famoso regista nei suoi confronti:
“C’è un ostacolo molto grande quando si parla di Star Wars, ovvero Kathleen Kennedy […] Se la infastidisci in qualche modo, qualunque modo, sei fuori. Un sacco di giovani registi vengono qui e dicono ‘voglio fare questo, voglio fare quello’. Molti di loro si immergono completamente nell’hype e non intendono minimamente giocare secondo le regole. Vogliono dare il loro contributo in maniera diversa, e Kathleen Kennedy non ha tempo da perdere con queste cose”.
E noi non possiamo che schierarci con la Kennedy. La libertà creativa è importante, ma deve essere finalizzata al bene di Star Wars, non del singolo regista. Ciò che è accaduto alla perfezione con Rian Johnson ed Episodio VIII. L’egoismo e la voglia di primeggiare a tutti i costi non sono caratteristiche adatte per entrare nel franchise di Star Wars. Alla fine della fiera, contando i segnali precedenti e queste nuove rivelazioni, questo licenziamento non può che farci tirare un grande respiro di sollievo.