Emergenza toilette pubbliche, ora costa 20€ se ti scappa: bar e ristoranti vietano l’accesso ai clienti | Prima paghi l’ingresso

Toilette pubbliche banconota 20 euro (Canva foto) - www.insolenzadir2d2.it
Prima paghi l’ingresso: l’accesso ai bagni pubblici diventa un lusso, adesso costa 20 euro e non possono andarci tutti.
Entrare in un locale pubblico per usare la toilette potrebbe non essere più così scontato. In molte città, chi ha un’urgenza deve fare i conti con una nuova realtà: prima di accedere ai servizi igienici, è necessario pagare. Un cambio di rotta che sta suscitando non poche polemiche, soprattutto tra i cittadini che si trovano in difficoltà mentre sono fuori casa.
L’idea di dover sborsare del denaro per un bisogno fisiologico lascia perplessi, ma sempre più esercizi stanno adottando questa politica. L’alternativa? Cercare un bagno pubblico, spesso introvabile o in condizioni poco invitanti. Chi si trova in emergenza è quindi costretto ad accettare la nuova regola: se non paghi, niente bagno.
Questa pratica non riguarda solo i bagni a pagamento nelle stazioni o nei centri commerciali, dove il pedaggio per l’accesso è ormai una consuetudine. Ora, anche bar, ristoranti e bistrot si stanno adeguando, rendendo l’accesso alla toilette un privilegio riservato a chi mette mano al portafoglio.
Alcuni locali espongono cartelli chiari: i servizi igienici sono riservati esclusivamente ai clienti. Ma cosa significa, in concreto, essere clienti? È sufficiente chiedere un bicchiere d’acqua o bisogna consumare qualcosa di più sostanzioso? La risposta potrebbe sorprenderti.
La normativa sui bagni nei locali pubblici
Secondo il Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza (Tulps), i gestori di bar e ristoranti non sono obbligati a concedere l’uso del bagno a chi non è cliente. L’avvocato Alessandro Presicce, esperto in tutela dei consumatori, conferma che l’accesso ai servizi igienici è un diritto riservato esclusivamente a chi ha effettuato una consumazione.
Questa normativa è stata più volte confermata da diverse sentenze, come quella del Tar della Toscana nel 2010, che ha annullato una delibera del Comune di Firenze che obbligava i locali a permettere l’uso dei bagni a tutti. Il tribunale ha stabilito che il servizio igienico di un esercizio pubblico non può essere equiparato a un bagno pubblico, in quanto la manutenzione e la pulizia sono a carico del titolare.

Il trucco della consumazione minima obbligatoria
Molti locali, invece di vietare direttamente l’uso del bagno ai non clienti, hanno trovato un altro modo per monetizzare la situazione: imporre una consumazione minima obbligatoria per chi desidera accedere alla toilette. In alcuni casi, il prezzo da pagare è decisamente alto.
Come riporta La Cucina Italiana, alcune attività chiedono fino a 20 euro di consumazione per permettere l’accesso ai servizi igienici. Questa pratica, sebbene non esplicitamente vietata, solleva interrogativi sulla sua correttezza. Infatti, secondo la legge, sarebbe sufficiente acquistare un prodotto, anche economico, per ottenere lo status di cliente. Tuttavia, alcuni gestori sfruttano questa zona grigia normativa, applicando tariffe elevate che di fatto rendono il bagno un lusso.