Da sempre sulla nostra pagina, tra i tanti contenuti che creiamo ne pubblichiamo alcuni tramite i quali facciamo satira fondendo Star Wars e la politica. Tra i commenti che riceviamo in quei casi ce ne sono diversi sempre ricorrenti: “Non mischiate la politica con Star Wars!” o ancora “Star Wars non c’entra niente con la politica”. Queste osservazioni ci strappano sempre un sorriso amaro, considerando il loro controsenso. La nostra saga preferita è da sempre legata indissolubilmente alla politica, e in questo articolo vi spiegherò il perché.
La politica nella trilogia originale
Tra i motivi dell’enorme successo di pubblico che Star Wars riscontrò alla sua uscita, a cavallo tra gli anni ’70 e ’80, vi è anche la satira politica di cui era impregnato. I pew pew da soli (nonostante il loro eterno fascino) non avrebbero mai potuto far diventare questa saga il fenomeno di massa che è oggi. Il segreto del successo di Star Wars risiede nei profondi significati nascosti contenuti in una trama lineare: ecco perché Una Nuova Speranza è riuscito a generare un fenomeno epocale. Tra questi significati vi sono anche aspre critiche alla politica del tempo.
Lucas stesso non ha mai nascosto che Episodio IV contiene una profonda critica reazionaria alla presidenza Nixon, al conseguente scandalo Watergate e soprattutto alla Guerra in Vietnam. Il padre di Star Wars avrebbe dovuto dirigere “Apocalypse Now”, la pellicola più rappresentativa del conflitto in Vietnam, che dipinge una reale e cruda critica verso la guerra e i suoi dilemmi morali. Fu Lucas stesso che spinse per la creazione di questo film, che però non poté dirigere perché impegnato proprio con Star Wars (aveva appena ottenuto il via libera per il suo sviluppo).
La pellicola poi fu diretta da Francis Ford Coppola. La peculiarità di questa vicenda fu che Lucas utilizzò parte delle idee che aveva per Apocalypse Now inserendole in Star Wars, contestualizzandole al genere differente. I richiami alla politica degli anni ’70 non sono gli unici che si possono notare nella trilogia originale.
Star Wars e i totalitarismi
Molto più forte e marcato infatti è il parallelismo tra l’Impero Galattico e il regime nazista tedesco. Un rimando reso palese dalle uniformi imperiali, dagli ufficiali e soprattutto dagli Stormtroopers. Il nome dei soldati imperiali ha inoltre una forte assonanza con quello delle truppe d’assalto tedesche della Prima Guerra Mondiale (sturmtruppen). L’Impero Galattico poi, oltre ad applicare politiche di terrore, è profondamente razzista nei confronti delle specie aliene differenti da quella umana; altro rimando alle politiche di discriminazione portate dalle Leggi razziali.
Tornando alla Guerra in Vietnam, possiamo notare come la Battaglia di Endor tra Impero e Ewok sia una palese metafora dello scontro tra l’esercito americano (molto più tecnologicamente avanzato) e i Vietcong. Se nella trilogia originale questi parallelismi sono presenti in maniera più o meno “velata” (e neanche tanto) la questione politica assume un ruolo ancor più centrale nella trilogia prequel.
La politica nella trilogia prequel
Possiamo affermare senza ombra di dubbio che la trilogia prequel narra due vicende parallele: la discesa di Anakin al Lato Oscuro e l’ascesa di Palpatine al potere assoluto. Quest’ultimo aspetto, ampiamente narrato nei tre episodi prequel, segue pedissequamente la tipica ascesa al potere di un dittatore e di un regime totalitario. Si parte, come ci insegna la storia, dal malcontento del popolo: una situazione politica instabile e/o corrotta che non riesce più a far fronte alle esigenze della popolazione. In un altro articolo vi abbiamo parlato proprio del fallimento della Repubblica Galattica e del malcontento che aleggiava nella Galassia in quel periodo.
Palpatine è stato abile a sfruttare queste crepe per raggiungere il suo scopo, ovvero convogliare il potere assoluto nelle sue mani e creare l’Impero. Una svolta che è stata accolta dagli “scroscianti applausi” del Senato Galattico. La frase di Padmé infatti (“è così che muore la libertà, sotto scroscianti applausi”) è una delle critiche più profonde alla politica cieca e accondiscendente nei confronti dell’ascesa dei regimi totalitari. Storicamente infatti queste prese di potere avvengono sempre in maniera subdola e sotto il consenso o disinteressamento popolare.
Tutti argomenti ampiamente trattati nel bellissimo saggio “La banalità del male” di Hannah Arendt. Concetti ripresi splendidamente da Lucas, che nella sua opera pone in essere aspre critiche alla guerra e alla politica applicata come strumento di circonvenzione e terrore.
Star Wars e politica, binomio inscindibile
Anche la nuova trilogia è permeata da parallelismi con le politiche totalitarie e del terrore. Il discorso del Generale Hux in Episodio VII è un chiaro rimando a quelli hitleriani e mussoliniani. Lo stesso interprete Domhnall Gleeson ha dichiarato di aver studiato le espressioni facciali e di essersi ispirato ai discorsi dei dittatori del passato. Tutti questi esempi ci fanno comprendere come sia assolutamente impensabile scindere la saga di Star Wars dalla politica.
Parlare di politica, anche e sopratutto attraverso la satira, è importante: non c’è niente di più pericoloso che demonizzare o prendere sotto gamba questi argomenti, e la storia lo insegna da sempre. George Lucas lo sapeva bene, e la sua opera è uno degli esempi più affascinanti in merito. Alla luce di queste considerazioni, pensate a quanto possa essere sbagliata una frase come “lasciate fuori Star Wars dalla politica”. Non si può privare quest’opera di uno dei suoi temi fondanti, uno di quelli attraverso i quali ci porta gli insegnamenti più preziosi.