Ecco perché la Nuova Repubblica sembra non accorgersi dei resti dell’Impero

Moff Gideon e la Nuova Repubblica in The Mandalorian

Guardando The Mandalorian, molti fan di Star Wars si sono chiesti come faccia la Nuova Repubblica a non accorgersi della minaccia dei resti dell’Impero. Ovviamente lo spettatore spesso dimentica di avere l’occhio onnisciente, e che la situazione è più complessa di quanto si immagini: di seguito vi spieghiamo il perché!

La fine della guerra

Copertina di Aftermath: La fine dell’Impero. Da: den of geek

Per rispondere a questo interrogativo, dobbiamo partire dalla fine della Guerra Civile Galattica. Un anno dopo la Battaglia di Endor, nel 5 ABY, ci fu la Battaglia di Jakku, un immenso e decisivo scontro tra le ultime forze imperiali rimaste e l’armata (nettamente più forte) della Nuova Repubblica. La battaglia segnò la totale disfatta delle forze imperiali, che portò ad una resa definitiva e alla fine della guerra. In gran segreto, però, le cose erano diverse da come sembravano.

Nell’ultima puntata di The Mandalorian è stata citata l’Operazione Cenere (ve ne abbiamo parlato in maniera approfondita in questo articolo) che era parte di un piano più ampio chiamato la Contingenza: orchestrato da Palpatine prima della sua morte, prevedeva che ufficiali scelti facessero letteralmente terra bruciata dell’Impero stesso. L’atto finale del piano, portato avanti da un suo segreto consigliere (Gallius Rax) prevedeva la totale distruzione del vecchio impero su Jakku. Solo un piccolo gruppo di sopravvissuti sarebbe scappato in gran segreto nelle Regioni Ignote, per far rinascere nell’ombra un nuovo Impero: il Primo Ordine. Questi avvenimenti sono narrati nel dettaglio nell’ultimo romanzo della trilogia di Aftermath.

Come detto, pochissimi erano a conoscenza di questo piano, e agli occhi di tutta la galassia l’Impero subì la sconfitta definitiva. Mon Mothma e Mas Amedda firmarono un trattato di pace, costringendo alla resa le pochissime sacche imperiali rimaste. A questo trattato seguì un importante atto che condizionò la situazione geo-politica degli anni successivi.

I primi anni della Nuova Repubblica

Mon Mothma ne “Il ritorno dello Jedi”. Fonte: starwars.com

Come narrato sempre in Aftermath, dopo il trattato di pace Mon Mothma attuò un enorme piano di disarmo che aveva in mente da tempo: la Nuova Repubblica venne demilitarizzata, e l’esercito (seppur ancora folto) fu ridotto ad una forza di mantenimento della pace. In tanti lodarono questa iniziativa, pensando che ormai la minaccia imperiale fosse scongiurata. Tra i contrari c’era Leia, che per questi suoi dissidi fu esclusa per un periodo dal processo politico della Nuova Repubblica.

Ovviamente anche ciò che restava dell’Impero fu soggetto alla demilitarizzazione. L’obiettivo di Mon Mothma e del nuovo governo era quello di promuovere una pacifica convivenza tra le due forze politiche (non dimentichiamoci che molti pianeti erano ancora filo-imperiali). Questo enorme disarmo, che giustamente molti accolsero con gioia dopo anni di terribili battaglie, a lungo andare non giovò alla Nuova Repubblica.

Problemi di controllo

Cara Dune e Carson Teva nel capitolo 12

The Mandalorian è ambientata nel 9 ABY, circa 4 anni dopo questi avvenimenti. Come sempre nella sua storia, l’Orlo Esterno continuava ad essere in balìa di criminalità organizzata, pirati, cacciatori di taglie e non solo. Nonostante fosse sotto il controllo della Nuova Repubblica, il governo centrale aveva non poche difficoltà a riportare l’ordine in questi luoghi (se mai ci fosse stato un ordine). Perciò chiedeva supporto locale, che nella maggior parte dei casi non arrivava. Questa situazione è ben narrata nel capitolo 12, quando il pilota della Nuova Repubblica Carson Teva parla con Greef Karga e Cara Dune su Nevarro.

Ecco un estratto del suo dialogo con Cara: “Hai ripulito molto bene il sistema (…) Qui c’è davvero sotto qualcosa; nessuno ci crede nei mondi del Nucleo ma è così. Non sono casi isolati, bisogna fermarli prima che sia troppo tardi, ma non possiamo farlo senza appoggio locale”. Teva ci illustra come in quel periodo il governo centrale della Nuova Repubblica sottovalutasse le forze rimaste, pensando si trattasse di semplici fanatici o signori della guerra in cerca di gloria nell’Orlo Esterno.

Teva, che sicuramente è solo un pilota da ricognizione, non può fare nulla se non richiedere supporto locale contro queste minacce crescenti. Il governo centrale su Chandrila è lontanissimo e restio a supportare quelle che sembrano essere solo supposizioni (anche perché i mezzi scarseggiano, a causa del disarmo). In quegli anni, ancor più lontano dall’Orlo Esterno, il Primo Ordine muoveva i suoi primi passi. Non sappiamo ancora se Moff Gideon vi sia legato (e quindi si trovi lì per “tastare il terreno” per un eventuale ritorno) oppure se agisca da solo.

Conseguenze

Sta di fatto che la Nuova Repubblica, demilitarizzata e convinta che l’Impero sia solo un lontano ricordo, non sembra ascoltare i segnali provenienti da questi mondi lontani. Decenni dopo, come narrato nel romanzo Bloodline, si scoprirà che il Primo Ordine (prima di mostrarsi alla galassia) era riuscito addirittura ad insidiarsi nel Senato trovando l’appoggio di molti membri illustri. Qui Leia, da sempre guardinga, avrà poi un ruolo cruciale nella creazione della Resistenza.

Siamo certi che la prossima serieRangers of the New Republic” ci darà un quadro più ampio di questa situazione. Voi cosa ne pensate di queste vicende? Ditecelo come sempre nei commenti! Continuate a seguirci anche su FacebookInstagram e Twitter, vi terremo costantemente aggiornati su tutte le novità riguardanti Star Wars.

Gaetano Vitulano: Studente di Giurisprudenza, cinefilo incallito, nel tempo libero promotore della sacra religione di Star Wars come founder de "L'Insolenza di R2-D2". Insolente quanto basta, cerco di incamerare la mia creatività nella scrittura, nell'oratoria, e soprattutto nell'arte della risata.
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