Ecco le foche che cantano Star Wars (video)
Di stranezze su Star Wars ne abbiamo viste tante, ma sentire tre foche intonare alcuni celebri pezzi della colonna sonora più famosa di tutti i tempi ci mancava. Quello che sembrava impossibile è riuscito ai ricercatori della University of St Andrews, che hanno insegnato a tre foche grigie a ripetere i vocalizzi umani utilizzando come base la colonna sonora di Star Wars e altre celebri canzoncine. Il tutto finalizzato ad uno scopo molto nobile, di cui vi parliamo di seguito. Per ora godetevi il divertente video!
Le foche canterine
Davvero bellissimo, non trovate? Le riproduzioni delle foche non saranno perfette, ma sono risultati straordinari e mai ottenuti prima con animali di questa specie. E, come detto, queste esperienze sono finalizzate ad ottenere risultati per una ricerca molto importante. L’esperimento della University of St Andrews si integra ad uno studio molto serio sullo sviluppo del linguaggio umano. Il lavoro dei ricercatori ha coinvolto questi tre giovani esemplari di foche grigie cresciute in cattività. Esse sono state monitorate fin dalla nascita per definire quale fosse il loro naturale repertorio vocale.
Successivamente, gli animali sono stati addestrati a replicare alcune celebri melodie, tra cui alcuni pezzi della colonna sonora di Star Wars e la ninna nanna in lingua inglese “Twinkle, Twinkle, Little Star”. L’obiettivo era capire se le foche fossero in grado di modulare suoni per loro del tutto nuovi. Questo per mettere in moto un processo di adattamento simile a quello che permette agli esseri umani di usare le proprie corde vocali.
Secondo i ricercatori, le prove raccolte offrono spunti interessanti per comprende l’evoluzione dell’apprendimento vocale, un’abilità cruciale per lo sviluppo del linguaggio umano. “Sorprendentemente, i primati non umani hanno abilità molto limitate in questo senso. Trovare altri mammiferi che usano il loro tratto vocale nel nostro stesso modo per modificare i suoni ci mostra come le abilità vocali siano influenzate dalla genetica e dall’apprendimento. E ciò può anche aiutarci a sviluppare nuovi metodi per studiare i disturbi del linguaggio“.