Droidi in Star Wars e nella Fantascienza

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Un sito che si rispetti, il quale prende il proprio nome da uno dei droidi più famosi dell’Universo, è tenuto, attraverso i suoi autori, a motivare questa scelta in vari modi. Questo focus è uno dei tanti.

Senza dubbio ho sempre amato i droidi o Robot, in qualsiasi salsa essi mi venivano proposti. Questo sin dall’infanzia, in maniera alle volte più marcata, alle volte meno.

Isaac Asimov, padre della moderna concezione dei robot

Tuttavia la passione vera e propria per questi esseri meccanici è nata grazie a due persone, Isaac Asimov e George Lucas (Due nomi a caso insomma).

Il primo mi ha guidato attraverso i racconti del ciclo dei robot e dell’impero, negli insondabili recessi del cervello positronico. E alla conoscenza delle sue famosissime tre leggi della robotica.

Non potete dire, infatti, di essere amanti della fantascienza, se non sapete recitare le suddette a memoria!

Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danno.

Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non contravvengano alla Prima Legge.

Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa autodifesa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge.

Manuale di Robotica, 56ª Edizione – 2058 d.C

Lucas invece ha impattato, con il suo capolavoro, più a livello visivo, inserendo nella pellicola una delle coppie più famose e ironiche del cinema. Ovviamente non fatte di carne ed ossa, ma di metallo e circuiti: i nostri R2-D2 e C3PO.

Ma andiamo con ordine. E chiediamoci:

Cosa c’è di bello nei droidi?

Cominciamo allora con il parlare della radice del nome, dicendo innanzitutto che in Star Wars si fa sempre riferimento a Droidi e non a Robot.

La differenza sembra solo una mera questione di linguaggio, ma in realtà è sostanziale e concreta. La parola robot deriva da un termine Ceco che indica un Lavoratore. Quindi una sorta di operaio agli ordini degli uomini.

Il termine viene infatti introdotto per la prima volta in una opera teatrale di uno scrittore, la quale fa proprio riferimento a degli schiavi meccanici e alla loro liberazione.

L’androide umanoide Maria dal film: Metropolis (1927), regia di Fritz Lang

La parola droide invece, abbreviazione della più comune, a livello fantascientifico, androide, deriva dal greco e letteralmente significa Simile all’uomo.

Droidi ed emozioni

Quindi un’imitazione o simulazione dell’essere umano, cosa che in effetti in Star Wars avviene. Non tanto per quanto riguarda l’aspetto vero e proprio, ma per i comportamenti, perché, cosa assolutamente centrale, in questa saga i droidi provano emozioni.

C3PO, nonostante il suo continuo lamentarsi e la difficoltà nel riconoscere le modalità in cui porsi a livello sociale, prova sentimenti di amore e gratitudine continui verso tutti i personaggi buoni della serie, a partire dal suo amico, anch’esso droide, R2-D2.

Povero C3PO

Costui è in realtà un astrodroide, ovvero una specie di operaio meccanico per le navi spaziali. Da qui infatti la differente radice astro.

Ma questo droide sembra diverso dagli altri, anzi sembra quasi saperla più lunga dei personaggi umani stessi del film (che ci sia una intrusione della Forza in lui?).

R2-D2 in una delle classiche situazioni in cui salva il posteriore di tutti

Dunque, come possiamo vedere, viene calcato l’aspetto prettamente umano di questi esseri meccanici. Per cui, a livello di sceneggiatura, non li si distingue a livello emozionale rispetto agli altri personaggi.

Tornando alla domanda fondamentale:

Perché dunque amare i droidi?

Perché essi non sono altro che delle proiezioni di noi stessi, private però dell’egoismo che da esseri umani ci trasciniamo come un peso ogni giorno. I droidi sono altruisti, amano fare del bene e aiutare gli amici, lavorano in silenzio ed instancabilmente e, diciamola tutta, sono anche bellissimi!

Michele Vizzani: Laureato in Ingegneria Civile e Ambientale, amante della fantascienza, dei videogiochi, e della pizza. "Il tempo è un’illusione. L’ora di pranzo è una doppia illusione." (cit.)
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