Il concetto di Conflitto in The Last Jedi
The Last Jedi è nei cinema già da qualche giorno, e man mano che avanza il tempo, sempre più gente sente il bisogno di esprimere la sua opinione al riguardo di questo secondo capitolo della nuova trilogia. Se volete, potete leggere la nostra recensione senza spoiler, dove abbiamo illustrato i motivi per cui complessivamente, a noi, The Last Jedi è piaciuto proprio tanto; sia da fan di Star Wars, che da spettatori quasi generici.
Nonostante la maggior parte della critica abbia promosso il film, la fan base risulta, come dopo Episodio VII, spaccata in due. La nostra impressione è che molta gente non abbia capito il vero senso di questo film.
I conflitti stellari
Attenzione nel caso non abbiate visto il film non continuate oltre perché sono presenti grandi, grandissimi SPOILER. Più pensiamo a The Last Jedi, più ci rendiamo conto di quelle piccole sottigliezze e grandi messaggi che Rian Johnson ci ha voluto donare con questa pellicola. Capiamo che alcune scelte possano non essere piaciute. Alla fine, come in qualsiasi ambito, il cinema è fatto di tanti piccoli fattori che, presi ad uno ad uno, possono essere più o meno belli. In questo approfondimento ci caleremo solo in uno di essi, principalmente una tematica, ovvero il “conflitto”. Episodio VIII esplora solo una parte di quello che ci aveva lasciato in eredità il Risveglio della Forza; e questa parte è stata accuratamente selezionata dal regista, scartando invece tutto ciò che non riteneva appropriato per questo film.
Mi riferisco a tutti quei personaggi che avevano al proprio interno qualche tipo di conflitto. Rey, Luke, Kylo Ren, ma anche Poe e Finn. Sono loro i veri protagonisti di questa vicenda, ed ognuno di essi portava una tempesta all’interno del proprio io. Coloro che invece avevano la mente inquadrata e concettualmente immobile nella sua posizione, come ad esempio Snoke o Phasma, sono stati letteralmente spazzati via, forse un po’ troppo bruscamente. È una scelta che si può condividere o no, ma acquista un senso alla luce del discorso che stiamo effettuando.
I cattivi tagliati (lol)
Il Supremo Leader del Primo Ordine è il cattivo con la c maiuscola, come lo è stato Palpatine prima di lui. Ci riferiamo ovviamente al personaggio di Darth Sidious per il modo in cui è stato presentato nella trilogia originale, e non in quella prequel. Nella prima, infatti, l’Imperatore era schematico, rappresentazione del male assoluto, manipolatore, freddo. Tutto il costrutto delle vicende era invece basato sulla complessità di Vader e non su di lui. Snoke, ugualmente e per quel poco che ci era dato sapere di lui, non aveva nessun conflitto, ma un unico obiettivo, spazzare via i jedi e governare la galassia con il pugno di ferro del Primo Ordine.
Anche Phasma, militare, determinata, e coperta da una corazza che nasconde il proprio essere, è stata gettata fuori da questa trilogia. Tuttavia la scena dello sguardo da dietro la maschera rotta, con quegli occhi carichi di odio, ha parzialmente reso giustizia a questo personaggio.
La ragazza e il vecchio
Rey è la protagonista di questa trilogia. Una ragazza, che come tante, che non conosce il proprio posto nell’universo e lo cerca disperatamente, lottando perennemente contro le forze che la portano da una parte o dall’altra. Ma la Forza, quella con la F maiuscola, si fa sentire e cercherà di guidarla attraverso le insidie della storia. Ella è importante proprio perché in lei ognuno di noi può identificarsi e identificare il proprio travaglio interiore.
Luke, invece, è il vero punto centrale del film. La tradizione, il rimanere ancorati a quel retaggio stabilito facile e comodo ma allo stesso tempo il volersene distaccare, l’amore per la sua famiglia e suo nipote, i doveri nei confronti della galassia, la paura del fallimento; sono tutti dei grandi martelli che schiacciano continuamente la coscienza del positivo ed eroico jedi; il quale alla fine ha dovuto fare i conti con un destino che non ha compreso fino all’ultimo momento.
Nel momento finale, infatti, ha capito esattamente perché la Forza ha voluto questo per lui, e si è sacrificato per gli altri nell’estremo atto. Tutt’uno con la Forza, come Obi Wan per far scappare via i tre sul Millennium Falcon, come Yoda, dopo aver passato il testimone a Luke, come Anakin dopo aver riportato finalmente equilibrio. Rian Johnson ha avuto il merito di dare effettivamente ancora qualcosa da raccontare a questo personaggio.
Il nuovo che avanza
Kylo Ren ha invece ereditato il posto di cattivo. Qualcuno può obiettare dicendo che non è un vero cattivo, che non ha la stoffa per essere un Leader Supremo e che non è tante cose. Quando mai un antagonista ha dovuto avere qualche merito per essere tale? Kylo Ren, nonostante quello che gli si può dire, è stato uno dei pochi apprendisti in Star Wars a fregare il proprio maestro. Egli non pensa al potere, egli non pensa al governo della galassia. A lui preme spazzare via il passato, ciò che lo ha dilaniato e lo ha fatto soffrire. Il lato oscuro è cresciuto in lui a dismisura sin da prima che Snoke lo trovasse.
Come nipote di Darth Vader è stato sin da subito ricoperto di luce ed oscurità in egual misura, sbilanciandosi, forse per colpa proprio di Luke, verso l’ultimo lato. Ecco perché è affascinato da Rey. Sente anche in lei il suo stesso conflitto, ma a differenza sua, Rey ha trovato già, forse, la sorgente dell’equilibrio che a Ben Solo manca, l’amore verso il prossimo. Ben Solo, fondamentalmente, è sempre stato isolato e schivo, tormentandosi dentro e non esternando agli altri sé stesso. Potremo vedere come finirà questa dicotomia nel prossimo episodio.
Un posto nella resistenza
Infine Poe e Finn hanno ereditato il ruolo di eroi comuni. Il primo è in constante conflitto con l’autorità, ed in questo film è evoluto molto in senso del dovere. Non un personaggio statico dunque, il classico tipo dal grilletto facile, affascinante e spaccone, ma un uomo che tiene a chi sta accanto e combatte per ciò in cui crede. Finn invece ha finalmente capito il suo posto in questa storia grazie a Rose, bellissimo personaggio tra l’altro. A parte la romance, ella gli ha insegnato che oltre all’egoismo per la propria vita e quella degli amici, esistono valori più grandi, che confluiscono in quel breve ma intenso momento di lotta sociale mostrato da Rian Johnson a metà pellicola.
Sturm und Drang
C’è infine un altro personaggi, meno scontato, che rappresenta visivamente il conflitto in The Last Jedi. Il colore rosso. Già, perché veniamo costantemente assaliti dalla sua presenza, per tutta la durata del film. Il regista ha voluto esprimere visivamente ciò che provavano i personaggi attraverso una palette cromatica tendente a questa sfumatura, calcando la mano nei giochi di ombra e luce. Le guardie pretoriane e la sala del trono di Snoke, ne sono un esempio lampante, ma forse è Crait quello più bello. Il rosso sotto il bianco sale è una metafora costante dell’abisso della battaglia presente all’interno dei personaggi. Ed è ancora più bello il fatto che Luke, quando proietta sé stesso sul pianeta, non fa orme, poiché in lui, in quel preciso momento, non c’è più conflitto. Il significato metaforico è chiaro, anche se il motivo fisico è la sua non-presenza sul pianeta.
Questo è solo uno dei tanti temi che percorre la pellicola, ma forse è quello che più la rappresenta. Una tempesta che travolge tutto e tutti, passione e conflitto, questo è The Last Jedi; e ci piace che Rian Johnson abbia osato, distruggendo forse troppo, ma con coraggio e cognizione di causa.