Blocco pensioni di aprile: se non accetti i nuovi titoli di Stato, non ti arriva nemmeno un euro | Tutto scritto nella procedura bancaria ufficiale

Illustrazione di una pensione (Pixabay FOTO) - www.insolenzadir2d2.it
Da aprile la situazione sarà un po’ diversa. I titoli di Stato dovranno essere accettati, altrimenti le conseguenze saranno gravi.
Quando si sente parlare di blocco delle pensioni, si alza sempre un po’ di polvere. In pratica, significa che gli assegni pensionistici non vengono adeguati all’inflazione, quindi il loro valore resta fermo mentre il costo della vita continua a salire.
Non è la prima volta che succede. In certi periodi, soprattutto quando ci sono crisi economiche o i conti pubblici sono in difficoltà, lo Stato decide di congelare gli aumenti.
Il problema è che, col passare degli anni, anche piccoli blocchi si sommano. E il risultato è che chi vive con una pensione rischia di trovarsi sempre più stretto, senza che ci sia stato un taglio vero e proprio, ma con un potere d’acquisto che cala piano piano.
È un tema che divide molto, tra chi dice “è necessario per tenere in piedi il sistema” e chi invece lo vede come una mancanza di rispetto verso chi ha lavorato una vita.
Titoli di Stato e pensioni
La situazione può sembrare allarmante, ma allo stesso tempo è anche un po’ complessa. Quando lo Stato emette nuovi titoli di debito, tipo BTP e CCTeu, come quelli in arrivo il 28 marzo per un valore fino a 9 miliardi, non lo fa “per sport”: quei soldi servono. Servono per tenere in piedi tutta la macchina pubblica, compresi gli stipendi, i bonus, e sì… anche le pensioni.
Non è che se non compri i titoli, ti tolgono la pensione, sia chiaro. Nessuno ti obbliga. Però il meccanismo dietro funziona così: tanti fondi pensione, banche e persino strumenti dell’INPS investono nei titoli di Stato per ottenere rendimenti e garantire liquidità. Se le nuove emissioni non vanno bene, cioè se la gente non le compra, si crea un buco. E quel buco può rallentare i flussi, congelare i fondi, creare tensioni nel sistema. Magari non si blocca tutto subito, ma la macchina inizia ad incepparsi.

Alcuni dettagli tecnici
Il MEF ha annunciato che all’asta del 28 marzo metterà sul piatto una nuova serie di titoli: BTP a 5 anni (con cedola al 2,95%), BTP a 10 anni (cedola al 3,65%) e due CCTeu a 7 anni, tutti con scadenze tra il 2030 e il 2033. Parliamo di strumenti finanziari classici, usati da sempre per raccogliere denaro utile a coprire il debito pubblico. Inclusi i fondi destinati a sanità, servizi e previdenza. Il collocamento sarà fatto con asta marginale, ovvero con prezzo e quantità decisi in base alle richieste pervenute: se l’interesse c’è, lo Stato riesce a finanziarsi bene; se no, le cose si complicano.
Ora, non è che chi prende la pensione debba per forza investire in BTP o sapere cosa sia lo spread. Però bisogna capire una cosa: se domani, per qualsiasi motivo (tipo una crisi economica improvvisa o un crollo di fiducia), questi titoli restassero invenduti, ci sarebbero problemi seri. I tassi d’interesse schizzerebbero, lo Stato faticherebbe a rifinanziare il debito… e a catena, potrebbero esserci ritardi o tagli.