Siamo arrivati al terzultimo episodio di Andor, la serie di Star Wars disponibile su Disney+. “Una via d’uscita”, questo il titolo, è una puntata semplicemente da brividi; semplice quanto efficace in ogni singola scena (qui trovate tutti i riferimenti ed easter egg). Questa è la nostra recensione, come sempre prima senza e poi con spoiler…
Cassian Andor e Kino Loy
Il decimo episodio, come il sesto ed il terzo, segna la chiusura di un arco di Andor. Come i suoi predecessori, non delude, anzi, a livello emotivo è sicuramente l’episodio più caldo e forte di tutta la stagione. E’ una puntata d’azione, come ci aspettavamo, ma non solo. L’azione corrisponde ad un’emozione che emerge in un monologo che è davvero uno dei punti più alti della scrittura seriale di Star Wars. Come sempre in quest’arco della serie, la linea della prigione fa rima tematicamente con ciò che accade su Coruscant. Questa rima, dopo due puntate di montaggio alternato, arriva alla sua drammatica e perfetta conclusione.
E’ complicato parlare dell’episodio senza fare spoiler, si comincia precisamente dove era finito l’episodio precedente e si entra subito nel vivo della trama. A brillare in quest’episodio è il grandissimo Andy Serkis, che regala una prova attoriale al livello di Stellan Skarsgard (anche lui come sempre in forma straordinaria). E’ il suo personaggio, Kino, il vero cuore emotivo di tutto l’episodio, e Cassian gli fa quasi da spalla nell’avventura che devono compiere. Avventura che non ha un valore solo personale, ma morale, profondo, etico. Un valore che verrà spiegato poi proprio da Luthen nel finale. Si tratta di qualcosa di legato in maniera viscerale al concetto stesso di ribellione, che è un salto nel vuoto senza sapere se c’è il mare sotto, che prevede, di sua natura, un sacrificio.
Insomma, insieme a L’occhio siamo di fronte alla puntata migliore della stagione (finora!) con picchi emotivi difficilmente superabili. Ora parliamo di spoiler, quindi chi non ha visto la puntata si fermi qui!
One Way Out
ATTENZIONE SPOILER DECIMA PUNTATA ANDOR!
Com’era prevedibile, la puntata si concentra sulla fuga di Andor, Kino e gli altri prigionieri. Dopo una breve preparazione, si entra subito nel vivo. L’unico modo che hanno per fuggire è chiaramente disattivare i pavimenti e cercare di bloccare la rampa che fa scendere i novellini. Una volta fatto questo, la superiorità numerica dei prigionieri sulle guardie aiuta a fare il resto. La fuga è un percorso fisico, ma anche morale che Kino compie: assurge davvero a leader della squadra, anzi, dell’intero carcere. Arrivati al centro di controllo, Kino e Cassian devono comunicare a tutti la situazione. E qui Kino fa un monologo che rimarrà nella storia di Star Wars. Tutti fuggono, ma l’unico modo di andarsene è lanciarsi in mare. C’è un problema però: Kino non sa nuotare. Cassian non sa come aiutarlo, viene travolto dagli altri e finisce in acqua.
Nel frattempo, la rocambolesca e bellissima evasione si alterna con gli eventi di Coruscant. Da un lato Mon Mothma parla con Davo, che vuole combinare un matrimonio tra i loro figli in cambio dei suoi servizi. Luthen, invece, parla con un informatore all’interno dell’ISB. Scopriamo quindi che uno degli ufficiali fa il doppio gioco, ma ha paura di essere scoperto. Emerge allora il tema della puntata. Il sacrificio, visto da tre punti di vista. Kino si rende conto che può, anzi, vuole sacrificarsi per combattere l’impero e liberare gli altri. Mon deve ancora realizzare se sacrificherà sua figlia in nome della causa. La spia deve rendersi conto che il sacrificio è l’unica possibilità che ha…
Ed ecco che tutto, come sempre, torna in Andor. La ribellione diventa, letteralmente, un salto nel vuoto, e, come in Rogue One, il sacrificio, che non vuole dire solo morire per la causa, si fa concreto. Ed è bellissimo vedere un personaggio che lo scopre, che evolve durante la puntata, ovvero Kino. E soprattutto vederne invece uno che ha fatto del sacrificio la propria ragione di vita, e cioè Luthen Rael; e che ce lo racconta tramite un altro monologo magistrale. E il finale aperto, che vede solo Cassian ed un altro prigioniero in fuga (Melshi), senza sapere cosa ne è stato degli altri, restituisce ancora di più il significato della parola. Insomma, è un episodio semplicemente da dieci. Si piange (tanto), ci si emoziona, si riflette.
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