Dopo tanta attesa è stato rilasciato su Disney Plus anche il quinto episodio della serie Ahsoka, intitolato “Shadow warrior” (qui trovate la video analisi dettagliata e completa). Una puntata che i fan aspettavano con trepidazione per via delle tante implicazioni emotive anticipate nel quarto episodio. Sarà riuscita a soddisfare le aspettative? Ve ne parlo in questa recensione, come sempre prima senza e poi con spoiler!
L’ombra del passato
Dopo l’intenso finale di “Jedi caduto” pensavamo che le forti emozioni sarebbero state il perno di questa puntata; e lo sono state sotto molti punti di vista, ma forse non abbastanza in determinati punti chiave del rapporto tra Anakin e Ahsoka. La sensazione è che manchi qualcosa, degli elementi fondamentali (soprattutto nei dialoghi o nei gesti) che avrebbero reso questo episodio davvero epocale (trovate qui l’analisi easter egg). Perché visivamente non ha davvero nulla da eccepire, e anche gli interpreti se la sono cavata egregiamente.
Quello che doveva essere lo scopo principale rimane sempre “velato”, come se si temesse di approfondire determinate tematiche tra i personaggi. Il che ti lascia con un senso di incompletezza, nonostante la puntata sia davvero fantastica. Ma è davvero difficile parlarne senza spoiler, quindi non proseguite la lettura se non l’avete ancora vista!
Ahsoka e Anakin
L’emozione e la sorpresa che Ahsoka aveva provato nel finale di “Jedi caduto” si spengono un po’ nelle prime scene di questo episodio, dove la togruta non sembra molto sorpresa di rivedere il suo Maestro. Forse comincia a prendere consapevolezza di ciò che le sta accadendo, ma già questo è un primo segnale di ciò di cui vi parlavo prima. Ella sembra riacquistare la sua sicurezza, ma nonostante questo Anakin ha in serbo per lei una lezione molto particolare.
Entrambi vengono infatti catapultati nel passato, in particolare in due battaglie fondamentali delle Guerre dei cloni: la prima potrebbe essere la Battaglia di Ryloth (in uno scorcio mai raccontato, dato che in The Clone Wars Anakin e Ahsoka annientarono solo il blocco separatista sul pianeta) mentre la seconda è l’Assedio di Mandalore. In sostanza, la lezione di Anakin ad Ahsoka si concentra sul concetto di “vita o morte” e sulle scelte che si compiono e che plasmano l’eredità che si trasmette.
Ahsoka, nella sua forma giovanile ma con la mentalità matura, si chiede proprio se il suo retaggio sarà solo quello di distruzione e morte. E qui il pensiero va sicuramente al passaggio al lato oscuro del suo Maestro, e alla paura di poter fare quelle stesse scelte (o ancor di più al timore di tramandarle a Sabine). Anakin le dice però che c’è molto di più, e le dimostra che un retaggio “corrotto” non presuppone che tutti avrebbero compiuto le stesse scelte, come le aveva detto Baylan.
Le tematiche e le occasioni mancate
Dopo quanto accaduto nel quarto episodio, Ahsoka teme di poter abbracciare il lato oscuro, ma tornati nel Mondo tra i mondi Anakin le dimostra che c’è sempre una scelta. E’ emblematico che egli, quando si confronta con lei avvolto nel lato oscuro, abbia gli occhi rossi e non gialli da sith. In quel momento infatti Anakin si materializza alla sua padawan come personificazione del lato oscuro, un po’ come il Figlio nell’arco di Mortis.
E appena Ahsoka non cede all’oscurità, gettando via la spada laser, Anakin torna “normale”. E’ un messaggio forte in merito alla ricerca dell’equilibrio, il punto focale di ogni force user. Infatti Ahsoka uscirà da questa esperienza come purificata (non a caso vestirà d’ora in poi di bianco) mettendosi alle spalle i nervosismi e i timori del passato. Il problema però è che il raggiungimento di questi scopi è molto nebuloso.
Come è nebuloso anche il trattamento “de facto” del loro rapporto: non ci è dato sapere infatti se Ahsoka fosse a conoscenza o meno della redenzione del suo ex Maestro. Da quello che Anakin le dice (“per te c’è ancora speranza”) sembrerebbe di no, ma l’atteggiamento della togruta nei suoi confronti è comunque troppo leggero. Come se avesse già vissuto un’esperienza simile. In sostanza, tutta questa parte di episodio si concentra più sul macro concetto di “Maestri e apprendisti” che sul rapporto intimo e profondo tra Ahsoka e Anakin, e questo è un gran peccato. Soprattutto perché Hayden Christensen è stato davvero straordinario nell’interpretare tutte le versioni di Anakin in ogni sua sfaccettatura. E anche la giovane Ariana Greenblatt è stata bravissima nei panni della giovane Ahsoka.
Hera e la Nuova Repubblica
In merito alle questioni legate al presente “reale”, ho trovato fantastico il ruolo di Jacen Syndulla: egli dimostra già una grande saggezza, che si sposa perfettamente con la spensieratezza dell’infanzia. La sua apertura alla Forza è pura, e promette davvero bene per il futuro. Finalmente viene menzionato anche Kanan, e cosa più importante viene citata Leia Organa. Ne ho parlato in maniera approfondita nell’analisi easter egg, ma ovviamente la senatrice Organa si pone in netta contrapposizione in merito alle scelte discutibili della Nuova Repubblica.
Un qualcosa che avviene anche in questo episodio, e che lascia presagire guai per Hera Syndulla. Nel finale però gli incrociatori non possono nulla contro la maestosità dei purrgil, e osservano in silenzio la loro partenza. Questa sequenza finale è visivamente ed emotivamente potentissima: Ahsoka, ormai liberatasi dal peso che l’affliggeva, comunica con un purrgil ultra e riesce a partire alla volta della via di Peridea.
Nonostante l’incognita sulla loro destinazione (sottolineata dal fantastico Huyang, in grande spolvero in questo episodio) Ahsoka è pronta ad abbracciare con serenità il suo destino, qualsiasi esso sia: è questa la sua lezione finale.
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