Han Solo di Alden Ehrenreich: le origini del mito
Han Solo è vivo. Queste parole sembrano strane in effetti, soprattutto dette dopo il Risveglio della Forza. Il personaggio sembrava essere stato accantonato nel nuovo corso grazie a questa scelta, soprattutto per via di Harrison Ford, il suo storico interprete, che non è un mistero non abbia mai amato tanto le saghe cinematografiche. Suo malgrado, ha sempre saputo di aver creato qualcosa di iconico e leggendario e che probabilmente non sarebbe morto con lui.
Lui certo ha messo del suo con la sua faccia da schiaffi, strapezzente e cafona, ma chi ha reso veramente Han Solo colui che conosciamo, sono George Lucas e Lawrence Kasdan. Il secondo lo ha riportato indietro.
Il ritorno dello strapezzente
Non è facile dare nuova linfa vitale ad una figura così ingombrante, soprattutto così amata dai fan. Talmente tanto, si dice, che Mark Hamill avesse pensato, leggendo distrattamente il copione di Una Nuova Speranza, che fosse Han Solo il protagonista della pellicola. Il suo blaster, la sua spavalderia, la sua pungente ironia e quello sguardo da sciupafemmine galattico sono in un certo modo tornate, ma con una sfumatura diversa. Qualcuno si è chiesto a cosa servisse un film su Han Solo. Dopo aver visto il film a lui dedicato possiamo dire che questa pellicola serve e come. Ha chiuso un cerchio vitale che era effettivamente aperto. Ora conosciamo infatti le origini, la costruzione e la fine della leggenda.
Questo perché se le origini di Luke sono in un certo modo state raccontate nella trilogia prequel, insieme a quelle di Leia, mentre la sua fine è stata recentemente riportata in The Last Jedi, per l’ultimo protagonista questo non era successo. Ecco dunque che ora il cerchio è completo, per merito di uno degli stessi creatori di quell’icona chiamata Han Solo.
Da Ford ad Ehrenreich
C’è però da ringraziare anche un’altra persona per averci fatto questo grande favore, ed è ovviamente Alden Ehrenreich. A più riprese è stato detto che Han Solo da lui interpretato non sarebbe consistito in una mera imitazione di Harrison Ford: così è stato e, aggiungiamo, così doveva essere. Perché in Solo: A Star Wars Story, il novello contrabbandiere spaziale che vediamo in realtà non è altro che un furfante dei bassifondi che fatica per trovare la sua strada. Un sognatore ottimista, certo un po’ spavaldo, ma solo per nascondere la sua insicurezza.
[Inizio piccolo Spoiler] Essa ci viene anche dolcemente spiegata, quando in una qualche linea di dialogo accenna a suo padre. Han è stato ed è un orfano, diventato veramente solo al mondo. Nonostante egli trovi Qi’Ra che lo solleva da questo peso, questa illusione dura molto poco. Fino al momento in cui si rende conto del fatto che Han non può appunto che essere “solo”. [Fine piccolo Spoiler]
L’uomo giusto
Nel prendere questa parte Ehrenreich ha certamente la faccia giusta. Una faccia da bravo ragazzo che si finge cattivo (come verrà detto anche nel film) ma che rispetto a Ford pende più dalla parte del bravo che del cattivo. Sulle doti recitative non ci sono molti commenti da fare. Non sarà certo la prestazione del secolo (molto meglio Donald Glover) ma l’attore fa bene il suo lavoro, essendo per tutto il film credibile. A questo punto è sicuro che le malelingue che volevano un coach di recitazione a lui assegnato, in quanto non fosse in grado di recitare, sono sicuramente nel torto; considerato anche il fatto che stiamo parlando di un attore professionista, che ha già lavorato in produzioni ad alto budget.
In conclusione, Solo è certo un film utile nel completamento della mitologia del personaggio. E’, come abbiamo già detto, un buon Heist Movie, capace di coniugare divertimento ed azione, ed è anche uno spaccato niente male sulla galassia di Star Wars, con continue strizzate d’occhio ai fan. In tutto questo Alden Ehrenreich è stato abile nel dosare gli ingredienti, forse anche grazie alla guida della vecchia volpe Ron Howard, donandoci un giovane Han che cambia se stesso per divenire colui che tutti, con il tempo, hanno imparato ad amare.