“Ho solo risposto all’INPS”, ora deve restituire 3.500€ allo Stato | È bastato cliccare su un SMS e inserire lo SPID

Debiti telefonata illustrazione (Canva foto) - www.insolenzadir2d2.it
“Ho solo risposto all’INPS”, ora deve restituire 3.500€ allo Stato: la brutta sorpresa che ti lascia senza soldi.
Un semplice clic su un SMS apparentemente ufficiale ha trasformato un gesto quotidiano in un incubo burocratico e finanziario.
Nessuna allerta preventiva, nessun sospetto immediato: solo la sensazione di dover completare un passaggio di routine, magari per accedere a un rimborso o aggiornare i propri dati.
È successo in pochi minuti, in uno di quei momenti in cui si scorre velocemente lo smartphone tra una notifica e l’altra.
Un messaggio con intestazione familiare, la rassicurante presenza del logo INPS, e poi il link: cliccato quasi per riflesso. Dentro, una pagina in tutto e per tutto simile a quella reale dell’ente previdenziale, con il modulo per accedere tramite SPID.
Rispondendo a un SMS rischi di perdere tutto: l’allarme
Chiunque si sarebbe fidato. L’interfaccia è curata, le istruzioni sembrano autentiche, e il tono ricalca esattamente quello istituzionale. In pochi secondi si inseriscono le credenziali, si dà conferma, e si torna alla propria giornata. Il pensiero fugace che qualcosa possa andare storto viene immediatamente accantonato. Solo che, quello che sembrava normale, non lo era affatto.
A distanza di settimane, arriva una comunicazione vera, stavolta davvero firmata INPS. Solo che non parla di un bonus ricevuto, bensì di somme da restituire. Ed è lì che tutto prende forma, con una cifra concreta: 3.500 euro. Nessuna percezione reale di quei fondi, eppure ora sono un debito da saldare.

L’identità digitale rubata attraverso un SMS
Secondo quanto segnalato dall’INPS e riportato da Sky Tg24, la frode è parte di una ondata crescente di smishing, in cui i truffatori imitano le comunicazioni ufficiali dell’ente per sottrarre dati personali. Una volta ottenute le credenziali SPID della vittima, gli autori della truffa riescono a entrare nel profilo riservato e da lì attivano richieste per bonus o sussidi statali, che vengono realmente erogati ma finiscono in mani sbagliate.
Quando l’INPS effettua le verifiche e si accorge delle irregolarità, le somme vengono contestate a chi ha effettuato l’accesso con lo SPID, ossia alla vittima stessa. In alcuni casi si arriva alla richiesta di restituzione di cifre consistenti, anche superiori ai 3.000 euro, sommandosi vari benefici illecitamente ottenuti. E se l’utente non è in grado di saldare subito il debito, può scattare anche il sequestro dei beni, compresa l’auto. Una beffa doppia, in cui a pagare è chi è stato ingannato.