“Non c’entri niente, ma paghi lo stesso” – L’INPS chiede i soldi indietro a figli e nipoti: rimborsi da 15.000€ inviati | Anche dopo anni dalla morte

Debiti con l'INPS illustrazione (Canva e Depositphotos foto) - www.insolenzadir2d2.it
Brutte notizie per gli eredi: ora l’INPS chiede i soldi indietro ai figli e ai nipoti, anche se non c’entrano niente.
Quando si accetta un’eredità, si pensa ai ricordi, agli affetti, a quello che resta di una vita. Quasi mai si immagina che, insieme a un vecchio album di fotografie o a una casa, possa arrivare anche una richiesta di soldi da parte dello Stato. E invece, a volte, succede.
Capita che qualcuno riceva una lettera dall’INPS e, leggendo, scopra di dover restituire una somma che non sapeva nemmeno esistesse. Soldi che il nonno, il padre o una zia lontana avrebbero dovuto restituire per un errore di calcolo sulla pensione, ma che ora, senza troppi complimenti, vengono chiesti agli eredi.
Ci si trova così a pagare per questioni di cui non si era nemmeno a conoscenza. E la domanda sorge spontanea: ma è davvero giusto? È possibile che si debba rispondere di debiti che non si sono mai voluti, mai cercati, mai nemmeno immaginati?
Dietro a questi casi c’è una realtà poco conosciuta, fatta di regole rigide e controlli che, anche dopo anni, possono trasformare una semplice eredità in un problema difficile da gestire.
Quando l’INPS scopre errori troppo tardi
A volte, l’INPS si accorge solo dopo molto tempo che un pensionato ha ricevuto più soldi del dovuto. Succede per errori nei conteggi, per redditi non comunicati o per controlli fatti in ritardo. Quando il pensionato è ancora in vita, si cerca di recuperare il denaro. Ma se nel frattempo è venuto a mancare, il debito resta, e l’Istituto si rivolge ai suoi eredi.
Come spiega Brocardi, però, non sempre chi eredita è davvero obbligato a pagare. Una recente decisione della Corte dei Conti ha stabilito che gli eredi devono restituire le somme solo se chi le ha percepite in passato ha agito con dolo, cioè di proposito. Se invece c’è stata solo una svista, un errore in buona fede, la richiesta non ha valore.

Anche se non c’entri, rischi di dover rimborsare
È successo, ad esempio, a una famiglia a cui l’INPS aveva chiesto indietro 9.000 euro ricevuti per errore da un parente ormai defunto. Nonostante il pensionato avesse già iniziato a restituirli prima di morire, l’Istituto ha chiesto il saldo ai familiari. Gli eredi si sono opposti e la Corte dei Conti ha dato loro ragione: nessun dolo, nessun obbligo di pagamento.
Insomma, se ti arriva una richiesta di rimborso dall’INPS per errori commessi da chi non c’è più, prima di pagare è bene capire come stanno davvero le cose. Perché, se il pensionato era in buona fede, tu non sei obbligato a mettere mano al portafoglio.