Odore di fritto in casa, il condominio può farti smontare cucina e sbatterti fuori | Nuovo regolamento in vigore

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Odore di fritto attenzione illustrazione (Canva foto) - www.insolenzadir2d2.it

Odore di fritto in casa, adesso ti sbattono fuori: il nuovo regolamento che cambia le regole in condominio, cosa rischi.

Non si tratta solo di rumori molesti o litigi tra vicini. La vita in condominio oggi si gioca anche su aspetti più sottili, come l’odore che si sprigiona da una cucina o l’uso che si fa del proprio appartamento. In un contesto sempre più attento alla convivenza e al benessere collettivo, anche quello che accade dietro la porta di casa può diventare un affare condominiale.

Chi ha scelto di trasformare la propria abitazione in una struttura ricettiva lo sa bene: basta poco per trovarsi nel mirino dell’assemblea. Un angolo cottura sempre acceso, clienti che entrano ed escono a ogni ora, il continuo profumo di frittura nelle scale. Dettagli apparentemente innocui, ma che per alcuni possono rappresentare una turbativa dell’equilibrio comune.

L’uso di un appartamento per finalità diverse da quelle originarie è oggi al centro di un dibattito sempre più acceso. Il confine tra proprietà privata e regolamento condominiale si fa sottile, specialmente quando l’attività incide sulla vivibilità degli spazi comuni. A decidere, in molti casi, non è più solo il buon senso, ma la legge.

Di fronte a situazioni conflittuali, i condomini hanno sempre più strumenti a disposizione per tutelarsi contro usi impropri degli immobili. E ora, anche la giurisprudenza si sta muovendo in modo netto, ponendo limiti precisi all’iniziativa dei singoli.

Quando il regolamento prevale sulla libertà del singolo

Un recente caso, discusso in Corte di Cassazione, ha confermato che i regolamenti condominiali possono vietare l’apertura di attività di B&B o altre forme di locazione turistica, se approvati all’unanimità. Una sentenza che, come riporta Brocardi, ha avuto conseguenze pesanti per una proprietaria milanese: oltre 40.000 euro di multa per non aver rispettato i vincoli previsti nel regolamento del proprio stabile.

Nel dettaglio, la donna aveva continuato a svolgere la propria attività ricettiva nonostante il divieto esplicito contenuto nel regolamento condominiale. Dopo le segnalazioni dei vicini e un lungo iter giudiziario, il condominio ha ottenuto il risarcimento. La Cassazione ha ribadito che tali regolamenti, se trascritti nei registri immobiliari e approvati all’unanimità, sono opponibili anche ai successivi acquirenti dell’immobile, e quindi vincolanti per tutti.

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Le conseguenze per chi ignora le regole condominiali

La sentenza ha aperto un precedente importante anche per altri contesti: non solo B&B e affitti brevi, ma anche usi domestici che possano essere considerati incompatibili con la destinazione d’uso dell’edificio. Si parla, ad esempio, di attività che comportano odori persistenti, come cucine aperte al pubblico o preparazioni industriali, che se svolte in immobili a uso residenziale possono generare contestazioni legittime da parte dei vicini. In casi estremi, l’assemblea può richiedere l’interruzione dell’attività e, se il regolamento lo consente, pretendere modifiche strutturali o addirittura l’allontanamento del responsabile.

La tutela della qualità della vita all’interno del condominio è ormai al centro della normativa, e i giudici confermano che il diritto del singolo proprietario incontra un limite concreto quando si scontra con l’interesse collettivo.