Il Rodiano: la Forza è con noi
Dopo il primo emozionante racconto, tornano le avventure del rodiano Malek e di Syril, Kuryan e Tee-Lora nella Galassia Lontana Lontana!
Capitolo 1
Malek Ortak e Syril Karilla si erano mescolati con la folla di Lonisa, sul pianeta di Valo, in modo così perfetto da sembrare semplici visitatori o, agli occhi di molti, dei residenti.
La città di quel mondo nell’Orlo Esterno sembrava il luogo ideale in cui nascondere la loro “variopinta combriccola”, come li aveva definiti Tee-Lora; la Mandaloriana e Kuryan erano rimasti alla “Lady Kryze” in compagnia dei loro “nuovi compagni”, diventati sempre più parte di quel gruppo tanto peculiare, uniti dall’obiettivo comune della sopravvivenza dopo la crisi cui erano scampati circa due mesi prima.
Uno di essi, Kix, stava tentando di comunicare con il suo capitano, il famigerato “Corsaro Cremisi”, per riunirsi alla ciurma e tornare alla sua vecchia, nuova vita.
Avevano scoperto che l’ex Clone trooper era apparentemente un tipo scontroso e sembrava odiare l’intera Galassia, ma sotto sotto era un bonaccione ed erano bastate un paio di bottiglie di birra di Sundarii per sciogliere la sua acidità. Kix aveva quindi mostrato il suo lato più socievole e scherzoso, anche se non dimostrava particolare affetto per i droidi e, dato ciò che aveva vissuto, era comprensibile.
L’ex Clone trooper aveva convinto la Kaminoana e lo Zygerriano ad unirsi a lui, con tante parole di lodi sperticate nei confronti della vita piratesca e le immense possibilità che essa offriva a chi non aveva più un posto nella galassia. Tee-Lora ancora non si capacitava di come quei due avessero scelto di seguire dei corsari spaziali invece di lavorare per una ben più rispettabile cacciatrice di taglie, ma almeno le bocche da sfamare sarebbero diminuite.
“Le comunicazioni in tutti i settori sono difficili da svariate rotazioni e percepisco dei piccoli tremiti nella Forza. Sono piuttosto preoccupata.” mormorò ad un tratto la Jedi – anche se lei preferiva farsi chiamare “Padawan”. Malek si voltò verso di lei e notò la sua espressione corrucciata; la sua simile, una Rodiana come lui, stava osservando dei succosi frutti Meiloorun, disposti su un banco, come se fosse ad un funerale: “Quel tipaccio dell’egemonia non è il solo.
Ne arriveranno altri, ma la Resistenza non se ne starà con le mani in mano.” concluse lei.
Malek lo fissò per un istante che parve interminabile: “La Resistenza? Non abbiamo più un governo costituito. Niente Repubblica, né un organo centrale! Siamo tanti puntini di luce divisi da Parsec e Parsec, quasi fossimo tornati all’epoca prima della Vecchia Repubblica.
E l’egemonia lo sa. Sa che siamo disuniti e sta disturbando le comunicazioni e agendo nell’ombra. Sa che deve mettere a tacere chiunque usi la Forza e poi sferrare un attacco su vasta scala, in modo da conquistare tutti i settori in un click!
Finiamo di comprare le ultime cose e torniamo alla Lady Kryze… Ho un gran brutto presentimento.”
I due Rodiani tirarono fuori i pochi crediti che avevano e fecero scorta per qualche giorno, nella speranza che Tee-Lora trovasse un lavoro in poche rotazioni; la donna si era rivolta alla gilda locale, ma nonostante tante promesse non era mai stata contattata per alcuna taglia.
Syril e Malek si allontanarono rapidamente dal centro città, diretti verso un anonimo hangar, talmente malandato che aveva offerto loro un punto di sosta a costo zero, senza accorgersi della misteriosa figura incappucciata che aveva iniziato a pedinarli.
Giunti dentro l’hangar, udirono diverse imprecazioni; la prima era di Kix, nei confronti dell’astromecca H0-P3, mentre a breve distanza Tee-Lora esclamava oscenità, stringendo con violenza un bullone alla fiancata della Lady Kryze, un bullone che non ne voleva proprio sapere di stare al suo posto e a nulla servivano le parole di Kuryan, che tentava invano di calmare la Mandaloriana furente.
“Eccoci di ritorno. Vedo che siete belli pimpanti, per la Luce!” esclamò Syril, cercando di attingere al potere cosmico e placare gli animi.
“Che avete comprato? Ancora Meiloorun? Niente carne?” sbottò la ragazza umana, scuotendo nervosamente i ricci neri ribelli.
“Hai detto tu di risparmiare. E poi, con quello che ci hai dato, abbiamo già fatto molto, visto che mangeremo tutti per almeno due giorni.” rispose tranquillamente Malek, facendo spallucce.
La Mando imprecò nuovamente, poi sospirò; aveva superato momenti peggiori.
Kix parve calmarsi a sua volta e Syril trasse un sospiro di sollievo; il suo maestro sarebbe stato orgoglioso di lei. H0-P3 le su avvicinò pigolando, quasi avesse capito ciò che la giovane stesse facendo e questo la riportò a diversi mesi prima prima, su Corellia, quando lavorava come cameriera e lavapiatti in un locale, in fuga dai Jedi e tutto ciò che riguardava la Forza: “Non mi avete mai chiesto come io faccia a sapere così tanto dei Grysk e perché mi sia imbarcata, con J-ok3, in un’avventura tanto assurda, finendo in catene su Minas, con il mio povero ex droide che chiede il vostro aiuto…” esclamò la Padawan.
Tee-Lora tirò fuori una delle sue fiaschette di birra, ne bevve un paio di sorsi, poi disse: “Penso di parlare a nome di tutti: la risposta è che sei una Jedi e fate sempre ciò che dovete e altre kriffate simili.
Volevi essere sicura che qualcuno ti venisse a salvare ed hai convinto il tuo droide, pace ai suoi circuiti, a diventare un pericoloso ricercato, spingendo la migliore cacciatrice di taglie della Galassia, modestamente, a mettersi al lavoro, aiutata in minima parte dai due impiastri su Minas, pace a tutti i poveracci che hanno lasciato la pelle durante l’esplosione; il resto è storia.
Non mi pare ci sia bisogno di ulteriori dettagli.”
“E invece si, io voglio raccontarvi tutto, per filo e per segno, perché desidero che ci fidiamo gli uni degli altri: non sono per niente tranquilla e vorrei che potessimo collaborare senza segreti, perlomeno da parte di chi vi ha cacciato in questo impiccio.
Vi ho accennato che lavoravo su Corellia, in un locale, e qui ho ascoltato i discorsi di certi tipacci che si erano lasciati abbindolare da uno dei Grysk…”
A breve distanza, l’individuo incappucciato usò un sistema di occultamento e si appoggiò ad una colonna, incuriosito dalla storia che quella Rodiana stava raccontando e, soprattutto, affascinato dalla sua connessione con la Forza. “È come me?” pensò, mentre la storia veniva narrata.
Capitolo 2
Erano passati quasi otto anni da quando Syril era scappata da Rodia, dalla Forza e da tutto ciò che era legato al suo passato e aveva trascorso gran parte di quel tempo a Coronet, capitale di Corellia, un pianeta celebre per i suoi cantieri navali, le cui astronavi erano considerate tra le migliori non solo del Nucleo, ma dell’intera galassia. Syril si era destreggiata tra più lavoretti, finendo con il diventare una cameriera a tempo pieno di un locale frequentato da gente di malaffare e temuto dalle autorità; il posto ideale per far perdere le proprie tracce.
Nel 35 ABY, le notizie della caduta del Primo Ordine divennero sempre più diffuse ovunque, insieme alla figura leggendaria della “Jedi Bianca”, ultima allieva, si diceva, del grande Luke Skywalker, una donna che era stata capace di opporsi ad una oscurità crescente e condotto la Resistenza alla vittoria.
Syril si sentì sollevata: l’allieva peggiore di Luke – lei – era scappata per il timore di cedere definitivamente al Lato Oscuro, a causa dei suoi tanti attaccamenti e quel profondo senso di incapacità e fallimento che l’attanagliava, ma la Forza, come sempre, aveva ricondotto la galassia all’equilibrio grazie all’allieva migliore; avrebbe voluto conoscerla un giorno, vedere con i suoi occhi una vera Jedi, di cui la Rodiana era, tutt’al più, una pallida imitazione.
Syril non poteva certo immaginare che tali eventi avrebbero cambiato il suo destino, convinta contro ogni probabilità di restare una cameriera a vita e morire, vecchia e sola, nel suo microscopico appartamento in affitto in un quartiere residenziale decadente di Coronet.
Tuttavia, la situazione cambiò quando vide due dei membri di una gang locale, i “Pulsar Punk”, sedersi ad un tavolo in compagnia di un individuo piuttosto alto e coperto dalla testa ai piedi da una tunica con mantello, molto simile a quella che anche lei aveva usato, in passato, e che ora conservava in una valigia dentro l’unico armadio del suo appartamento. Quel tipo le faceva venire i brividi, come se la Forza, a cui lei cercava disperatamente di chiudersi, bussasse violentemente contro la porta blindata che aveva interposto tra la sua anima e il cosmo.
“Ehi, Syr… Mi senti? Sei connessa?” gracchiò qualcuno alle sue spalle, una voce cavernosa e sgradevole.
La Rodiana si voltò e fece un mezzo inchino all’Ardenniano dinanzi a lei, che sovrastava in altezza di una spanna. L’altro stava battendo nervosamente un piede a terra, mentre le quattro braccia erano incrociate sul petto: “Non ti pago per sognare ad occhi aperti, signorinella. Oggi sei strana, più del solito direi.
Se hai qualche problema, sputa il Toporago, a parte nel caso tu voglia un aumento… ” bofonchiò.
“Sto bene, signor Lsaz, non si preoccupi. Stavo solo pensando che oggi il locale è davvero pieno e dovremo prendere un sacco di comande.”
“Più soldi per me, voglio dire per noi; lavora bene e potrai tenerti più mance del solito.
Ed ora, fila a prendere le ordinazioni dei Punk; lo sai che sono clienti che pagano bene!”
Syril non se lo fece ripetere due volte, prese l’olotaccuino e si avvicinò al tavolo, dove l’energumeno incappucciato stava parlando in huttese ai suoi due ospiti, un Mikkian dalla pelle vinaccia, con un ghigno perfido perennemente stampato sul viso, e un Dor Namethiano dalla pelle grigia e avvizzita, con le schiena incurvata tappezzata da cicatrici ostentate come trofei.
“Salve, gentili clienti, volete ordinare?” chiese la Rodiana, sfoggiando il suo miglior sorriso.
L’inquietante terzetto smise di confabulare e, dopo averla misurata con lo sguardo per un istante, fu il Mikkian a parlare per tutti: “Ci stiamo ancora pensando. Torna tra un po’, ti chiamiamo noi.” il tono era quello tipico di chi non ammetteva repliche, perciò la cameriera girò i tacchi e tornò al bancone, aiutando a servire i Caf che alcuni clienti stavano sorseggiando dopo un pasto leggero, fra i più onesti tra gli avventori: tutti operai in qualche cantiere, sebbene con stipendi irregolari e nessuna assicurazione. E diversi di loro presentavano segni di arti persi o amputati, come il vecchio Kren, un umano dalla pelle scura ed una folta barba, sempre allegro, nonostante non avesse più il braccio sinistro – al suo posto, il segno di una cauterizzazione eseguita alla bene e meglio, probabilmente in qualche clinica economica – e una serie infinita di problemi alla schiena che lo rendevano claudicante. Syril amava parlare con Kren, era uno dei pochi che la facesse sempre tornare il buon umore.
“Che c’è, bimba? Qualche problema?” chiese l’uomo, abbozzando un sorriso.
“Le solite cose, Kren. Devo far revisionare il mio droide, J-ok3, e non mi sembra mai di guadagnare abbastanza…”
Lui ridacchiò: “Per il cuore di Khyber, ci tieni davvero alla tua ferraglia, bimba!”
“È tutto ciò che mi rimane della mia famiglia, sai…”
Kren si fece serio, evento più unico che raro: “Vuoi dire che l’eredità della tua famiglia, quella che ti avevo consigliato di vendere… È il droide? Scusami, Syr, non intendevo mancarti di rispetto.”
La Rodiana sospirò; dopo la sua furia omicida su Rodia, quando il Primo Ordine aveva sterminato gli abitanti del villaggio in cui era nata e i suoi genitori, e aver assistito alla distruzione del tempio Jedi e al tradimento di Ben Solo, aveva vagato a lungo con la sua astronave e, per la prima ed unica volta in vita sua, si era recata alla Cantina di Freetown, su Tatooine, dove aveva preso una sbronza colossale, nel tentativo di placare la marea nera che stava per sopraffarla, tanto da pensare che sarebbe diventata un’adepta del Lato Oscuro, persa per sempre.
Non era fortunatamente successo, ma il mal di testa colossale che aveva avuto per due intere rotazioni era stato capace di mettere a tacere ogni cosa, anche se per poco. La giovane si era poi recata nuovamente su Rodia, per dare degna sepoltura ai suoi cari e agli abitanti del villaggio – e persino ai Troopers che aveva passato a fil di spada laser – ma ci aveva già pensato qualcun altro, il suo droide di famiglia.
Suo padre aveva acquistato J-ok3 per aiutarlo nei campi, ma il droide si era rivelato anche un simpatico compagno, esperto in barzellette davvero divertenti e un burlone, cosa più unica che rara per un automa di tale tipologia, perciò la famiglia di Syril lo aveva chiamato ‘J-ok3’.
“Padroncina, eccovi finalmente! Ho visto ciò che è successo ed ho agito come da programmazione. Mi dispiace per la vostra perdita.” esclamò il droide nel vederla sulla spiaggia che conduceva al villaggio.
Da allora, Syril lo aveva sempre tenuto con se; si era lasciata tutto alle spalle tranne il suo fedele compagno, il suo amico.
“Non preoccuparti, Kren; non potevi saperlo.
Ma dimmi, ancora nulla dal centro sociale di Coronet? Non ti pagheranno l’operazione alla schiena? Se vuoi-“
Lui scosse la testa: “Se spendi i tuoi crediti per il droide e per me, poi a te cosa resta? Devi mangiare e stare in salute, bimba, sei ancora giovane.
E magari, un giorno conoscerai un individuo della tua specie con cui mettere su famiglia e avrai tanti marmocchietti!”
Syril rise: “Ancora con questa storia? Io resterò single a vita, quanto è vero che Palpatine è morto!”
Tuttavia, mentre scherzava con il buon Kren, la Rodiana aveva acuito i suoi sensi per carpire ogni possibile informazione dal tavolo in cui la Pulsar Punk e il loro ospite stavano confabulando, o meglio cospirando.
L’individuo con il cappuccio stava dicendo che aveva contattato il suo capo e che adesso toccava a loro chiamare il proprio. Poco dopo, nel locale entrò un nuovo energumeno incappucciato e, diversi click più tardi, un umano vestito con un gilet di sintopelle che lasciava scoperte le braccia, con il viso butterato. Quest’ultimo ordinò ai suoi scagnozzi di sparire e poi prese a confabulare con i suoi “ospiti”, ai quali offrì il meglio che il locale aveva a disposizione.
Syril si occupò delle ordinazioni e scoprì che i Punk sarebbero stati pagati per piazzare una bomba al ‘museo di storia antica della galassia’, in modo che, in mezzo al caos, i due energumeni potessero impadronirsi di un registro negli archivi, un holopad in cui era presente una lista di artefatti in grado di contrastare gli utilizzatori della Forza.
L’uomo butterato bofonchiò qualcosa riguardo al fatto che era strano che gli esponenti dell’egemonia Grysk sapessero così tanto su certi argomenti, dal momento che provenivano dalle Regioni Ignote, ma i due energumeni si limitarono a dirgli che non erano affari suoi e che doveva pensare solo a portare a termine la sua missione.
Dopo il lavoro, Syril corse al suo appartamento con il cuore in gola e chiese a Jok-3 se potesse scoprire qualcosa riguardo la ‘egemonia Grysk’, ma tutto ciò che il droide trovò – in attesa della tanto agognata revisione – fu un registro vuoto. Quei tizi erano un vero mistero, ma se era vero che provenivano dalle Regioni Ignote, perché erano così interessati agli artefatti Sith? Era praticamente impossibile usarli per chi non era potente nella Forza, eccetto alcuni, di cui aveva letto nei testi Jedi: delle piccole sculture o armi come pugnali o daghe capaci di indebolire o addirittura annullare la connessione tra un utilizzatore e la Forza, spesso con conseguenze gravi per chi ne subiva gli effetti, persino letali, oggetti creati dall’antico Impero Sith per i loro soldati e funzionari, utili per l’autodifesa e, nel peggiore dei casi, per combattere i Jedi stessi in epoche ancestrali, durante il periodo noto come ‘Vecchia Repubblica’. Tali manufatti erano andati perduti, ma negli ultimi 80 anni vi erano stati diversi ritrovamenti archeologici, tra cui alcuni bassorilievi che indicavano delle coordinate stellari in cui recarsi per recuperarli.
Restava tuttavia da capire come fosse possibile che la lista fosse finita in un holopad custodito nel museo di Coronet, ma dopo la caduta del tempio Jedi a Coruscant, nel 19 BBY, era successo di tutto e conoscenze che avrebbero dovuto restare sotto il vigile controllo dell’Ordine Jedi erano finite alla mercé di chiunque.
O forse, lo stesso Palpatine aveva cercato di far sparire quella lista perché pericolosa persino per lui, il temibile Darth Sidious, ed era stato tradito da coloro a cui aveva affidato il segreto? La risposta a quella domanda non era importante, al momento.
Syril cercò di capire piuttosto quale uso avrebbero potuto fare i Grysk di tali artefatti, mentre chiedeva a Jok-3 di cercare ancora su Holonet. Doveva anche scoprire quando sarebbe avvenuto l’attentato e non sarebbe stata nemmeno la cosa più difficile.
“J-ok3, cerca info sui Pulsar Punk. Voglio sapere come si chiama il loro capo e se è umano, con manifesto di taglia, se presente.”
Il droide acconsentì alla richiesta, ma quando ebbe ricavato i dati e sul volto della sua padrona si dipinse un’espressione soddisfatta, dopo aver letto il manifesto di taglia, non fu più in grado di tacere: “In quale guaio ci stai cacciando, Syril? Non si era detto di mantenere un basso profilo?”
“Hai ragione, ma se è come penso non posto più stare con le mani in mano.” La giovane raccontò tutto al droide.
“Avvisare qualcuno? La milizia locale? La Resistenza?” protestò lui.
“La milizia non ha mai cercato di catturare nessun affiliato ai Pulsar Punk, perciò temo che siano pagati dal loro capo per starsene buoni e in silenzio.
Riguardo la Resistenza, temo che abbiano troppe cose da fare dopo la battaglia su Exegol, per ridare alla galassia un governo costituito nuovamente democratico.
Siamo solo noi, J-ok3. Farò ciò che devo!”
Il tono della Rodiana era calmo ma inamovibile, una cosa che non accadeva da tanto tempo. Osservò ancora una volta il manifesto di taglia dell’umano butterato, il cui nome era Prunas Pulsar, capo dei “Pulsar Punk” e ricercato in almeno una dozzina di sistemi.
“La Forza riesce sempre a trovare quelli come noi, che ci piaccia o no”, le aveva detto il suo maestro, Luke Skywalker, qualche anno prima. E lei si trovò a sorridere amaramente, pensando per un lungo momento che la Forza era beffarda e avrebbe dovuto voltarle le spalle, lasciar perdere tutto e restare lontana da qualsiasi problema, ma una parte di lei gridava che se non avesse agito, se avesse continuato a scappare, sarebbe successo qualcosa di terribile: era come un formicolio che le correva lungo la spina dorsale e lei sapeva che l’universo la stava spingendo ad agire. Avrebbe dovuto trasformare la sua insicurezza e la paura in un coraggio che non era certa di possedere, ma sentiva che era necessario.
“Farò ciò che devo!” disse nuovamente, più a se stessa che a Jok-3; vi erano racconti di grandissimi Jedi che avevano detto quelle parole in tempi oscuri, spesso sacrificando le loro stesse vite per il bene altrui. Non era forse quello lo scopo per cui era nato l’ordine?
“E cosa intendi fare? Affrontare tutti i Punk con la tua lama di luce?” parve schernirla J-ok3; non era una semplice battuta caustica, ma un modo crudele per farla desistere.
“No, invierò i dati sulla posizione di Prunas alle varie gilde che lo braccano e saranno loro a fare una buona parte del lavoro, mentre io mi recherò al museo e prenderò l’holopad.”
“E nel malaugurato caso che nessuna gilda agisca per venire a riscuotere la taglia?”
“Sto approntando un piano B, ovviamente, ma prima di tutto devo scoprire quando intendono piazzare la bomba. Oggi ho impiegato i miei sensi acuti per ascoltare le loro conversazioni, e per fortuna non hanno intuito che conosco benissimo l’huttese, ma devo stare attenta e riuscirci anche domani o in uno dei prossimi giorni.”
“E se non venissero più al locale? Se si organizzassero altrove, magari via olocomunicatore sicuro?”
Syril sorrise: “È qui che entri in scena tu; dovrai usare le tue capacità di hacking per accedere alle loro comunicazioni.”
“Sono un ex droide minerario modicato da tuo padre, ma non posso garantirti che-” provò a dire lui, ma Syril tagliò corto: “Ce la farai, anche perché domani riceverai l’aggiornamento di sistema; mi sono dimenticata di dirti che ho messo su un bel gruzzoletto con le mance oggi.”
Il giorno dopo, Syril si recò al lavoro certa di carpire nuove informazioni grazie all’aggiornamento di J-ok3, “un aggiornamento dotato di diversi benefici”, o almeno così aveva affermato il tecnico Bonbrak che si era occupato della questione, un tipetto noto nell’ambiente per applicare modifiche non esattamente legali ai sistemi dei droidi, e che si vantava di aver aiutato la Resistenza a forzare i blocchi ai computer e le console del Primo Ordine; Syril non poteva affermare con certezza che fosse vero, ma sta di fatto che Zazee era un genio, ed uno dei pochi esponenti della sua specie che parlasse il Basic.
E mentre il tecnico si prendeva cura di J-ok3 in un laboratorio dedicato, Syril serviva ai tavoli, come al solito, ma durante tutto il suo turno non si erano visti né i Punk né i Grysk.
Una volta recuperato il droide e dopo essere tornata all’appartamento, fu proprio il suo amico che le disse dove trovare Prunas: “Sono riuscito, a disagio, ad accedere ad una backdoor della rete privata dei Punk e, a quanto pare, dopo la caduta di Exegol, c’è un rinnovato interesse negli oggetti legati alla Forza: un collezionista molto ricco di Zeffo ha contattato il museo di Coronet per l’holopad, offre una cifra esorbitante e il direttore ha accettato.
Prunas ha inviato alcuni suoi uomini a rubare l’holopad e hanno piena libertà decisionale, il ché vuol dire-“
“Che potrebbero far fuori il compratore, il direttore e chiunque si trovi in mezzo. Kriff! La situazione non era già abbastanza complicata di suo? Beh? Perché ora mi guardi così?” aveva sbottato Syril.
“È raro che tu dica parolacce, padroncina, tutto qui. Dunque, che si fa?” Jok-3 stava elaborando un discorso per farla desistere, anche se era sicuro fosse inutile.
“Li inseguiamo, fermiamo i Punk, salviamo chi si trova in zona e recuperiamo l’holopad, mi pare ovvio, per la Luce!” il droide scosse la testa, ma avrebbe seguito Syryl fino in capo alle Regioni Ignote.
La giovane si era licenziata la mattina seguente, ottenendo persino una buona uscita di mille crediti, abbastanza per raggiungere Zeffo – un pianeta dell’Orlo Esterno celebre per le vestigia di una specie gloriosa e legata alla Forza – e restarci anche qualche giorno, se la situazione l’avesse richiesto.
La faccenda si rivelò tuttavia molto più complessa, perché in breve tempo scoprì che il fantomatico collezionista, un umano rubizzo, aveva tolto di mezzo il direttore e la sua scorta pur di impadronirsi dell’holopad, schierando persino alcuni mercenari che parevano sapere molto bene il fatto loro.
Sia lei che i Punk si erano ritrovati con un pugno di mosche quando l’uomo si era recato su Chandrilla, un pianeta un tempo prospero e che era stato anche sede della Nuova Repubblica per un certo periodo, ma che adesso viveva una situazione quantomeno caotica. Nei mesi seguenti, svolgendo vari lavoretti part-time, la Rodiana era riuscita a tenere traccia di ogni spostamento dell’holopad.
“Questa Forza ha un limite di spesa? Perché qui siamo costantemente al verde!” si era lamentato più volte Jok-3, nel suo classico tono caustico.
Syril avrebbe voluto dirgli che erano a buon punto, che le Forza la stava conducendo alla vittoria, ma in certi frangenti, prima di provare a dormire quel poco che una missione del genere le consentiva, veniva scossa da profondi dubbi, perciò anche in lei la sicurezza granitica di qualche tempo prima si stava lentamente sgretolando.
E poi accadde l’impensabile.
Una sera, mentre controllava dalla cima di un palazzo la villa del collezionista con un vecchissimo visore, un autentico pezzo da museo delle Guerre dei Cloni, sentì una pressione inequivocabile alla schiena: “Voltati lentamente e non fare scherzi.”
L’individuo che imbracciava il Blaster pesante puntato alle sue spalle era il Dor Namethiano che, almeno all’inizio, non parve riconoscerla: “Che ci fai qui con questo, eh?” borbottò, strappandole il visore dalle mani; aveva una voce molto più profonda di quanto ricordasse.
“Mi sono persa e stavo cercando punti di riferimento. Questo posto è così caotico!” esclamò lei, in un tono quasi sbarazzino; si trattava anche di un segnale per Jok-3, in modo tale da prepararsi al peggio e avviare il piano: “manifesto di taglia”.
“Ma chi credi di prendere per il naso, sporca Rodiana e… Ma io ti conosco! Sei la cameriera di quel locale a Coronet.”
Syril approfitto di quel momento di smarrimento del Dor Namethiano per lasciarsi cadere – forse non era stata una buona idea l’aver affidato la spada a Jok-3 nella speranza di non doverla usare, almeno durante i sopralluoghi – atterrando con grazia nella piazzetta sottostante. Pensava di essere fuori pericolo, ma si sbagliava: si trovò circondata da mercenari del collezionista, uomini dei Punk e persino due Grysk.
“Dunque, come immaginavo, sei una utilizzatrice della Forza. Una Jedi, magari? Non importa.
Sarai perfetta per testare i vari artefatti presenti nella lista.” esclamò uno dei Grysk, parlando in Huttese. Syril rimase in silenzio per un lungo momento, ma era evidente che quei tizi avevano mangiato la foglia, perciò fece la sola domanda che avesse importanza, rivolgendosi ai Punk in Basic: “Credevo che non andaste d’accordo con il collezionista e i suoi mercenari. Cosa vi ha fatto cambiare idea?”
Prunas fece capolino da dietro un paio di massicci Wookie: “Il collezionista è stato tanto saggio da capire che il vento sta cambiando, mia cara. Ed ha accettato di aiutarci in cambio della vita e di qualche credito. Ti sembra troppo facile? La Galassia è semplice, sono i tipi come te, gli idealisti, che rendono tutto tremendamente complicato. Sogni d’oro.” e le sparò un colpo di Blaster in modalità stordimento.
“… Jok-3 si è poi finto un pericoloso criminale con una taglia interessante, mentre io venivo sottoposta a torture ed esperimenti su Minas dove ho scoperto il più possibile sui Grysk. Alla fine mi hanno trovata proprio Malek, Kuryan e Tee-Lora, con quest’ultima che aveva ingaggiato i primi due proprio per catturare il mio povero Jok-3.” concluse Syril, mordendosi un labbro. Jok-3 aveva ragione: non avrebbe dovuto agire in quel modo, di impulso, ma cercare aiuto.
Ora lui non c’era più e stava chiedendo a degli individui che conosceva da pochissimo tempo di credere in lei. Erano sopravvissuti a stento contro un paio di Grysk combattendo in quattro, che speranze avevano con pochi individui in più?
Fu allora che percepì un leggero formicolio nel vento che lei immaginava essere la Forza, una fogliolina che scivolava in mezzo alla corrente d’aria che la circondava.
E poi, una figura incappucciata si fece avanti, apparendo come dal nulla, dicendo: “Io potrei aiutarvi, se voi aiutate me.”
Capitolo 3
La figura sollevò il cappuccio rivelando il volto di una giovane umana, dai lunghi capelli biondi e la pelle di porcellana; due occhi castani pieni di vita osservavano con interesse ognuno dei presenti.
Da buona Mandaloriana, l’ultima esponente della famiglia Krona aveva già estratto le pistole Blaster, anche se riconosceva alla bionda il raro merito di averla colta di sorpresa; era forse merito di un sistema di occultamento o la donna possedeva dei poteri?
Una mano squamosa la invitò ad abbassare le armi, facendo una lieve ma decisa pressione sulle sue braccia: “Non mi pare che questa tizia abbia cattive intenzioni, dico io.”
Kuryan stava fissando Tee-Lora con tutti e quattro i suoi occhi e la giovane decise di desistere, anche se tecnicamente era lei il capo del Quarren e del suo amico Rodiano, ma c’era qualcosa nel suo sguardo che non ammetteva replica. E gli altri individui presenti erano rimasti placidi; Kix aveva osservato la bionda per qualche istante, in un misto di curiosità e attrazione – era decisamente evidente, dato l’improvviso rossore sulle sue guance – ma poi, quasi non fossero fatti suoi, era tornato ad armeggiare con il comunicatore, nel tentativo di entrare in contatto con il Corsaro Cremisi.
“Non volevo spaventarvi.” affermò la nuova arrivata in tono tranquillizzante, alzando le mani avvolte in guanti di sintopelle blu elettrico, “Mi chiamo Margo Derelian e provengo da un pianeta non troppo distante da qui, Aki.”
“Mai sentito nominare.” bofonchiò Kix mentre scacciava H0-P3 che cercava di aiutarlo con il comunicatore, “Ed ho viaggiato in quasi tutta la Galassia, bellezza.”
Sul viso di Tee-Lora si dipinse un sorriso storto: davvero il pirata pensava di apparire un gran seduttore con quel tono da uomo vissuto?
“Aki, eh? Ci puoi dire a quanti settori di distanza è rispetto a Valo?” chiese allora Malek, mentre Syril pareva essersi completamente immersa nella Forza, forse per comprendere le intenzioni di Margo.
“Dieci settori in direzione 7.”
La Padawan strabuzzò gli occhi, così come l’altro Rodiano e Kuryan, mentre Kix e Tee-Lora si fecero una risata: “Vuoi farci credere che provieni dalle Regioni Ignote? Ma ci hai preso per Gungan?” sbottò l’umano, misurandola con lo sguardo, uno sguardo che Margo sostenne: “Affatto. È tutto vero ed ho i piani di volo sulla mia astronave… Beh, non proprio mia, ma di mio fratello Tray. Diciamo che me l’ha prestata.”
“Mettiamo che ti crediamo: hai detto che potresti aiutarci se noi aiutiamo te. Cosa intendi? E poi, sei sensibile alla Forza, vero? Non è un caso che tu ti sia avvicinata a me, vero?” domandò Syril, finalmente rilassata; l’umana sembrava sincera ed il vento intorno a loro formava una brezza gentile.
Margo annuì: “Si, sono una sacerdotessa dello ‘Spirito del Cosmo’, il modo con cui su Aki e nel sistema di cui fa parte chiamiamo la vostra ‘Forza’.
Un tempo, Aki era un pianeta rigoglioso, pieno di vita e celebre per i suoi prodotti caseari, soprattutto il formaggio di capra Dray, una specie originaria di Aldhani, ma che alcuni coloni hanno fatto arrivare sul mio pianeta. Sto divagando, comunque, perdonatemi…
Il fatto è che, un tempo, c’era un solo culto del Cosmo ed aveva unito ogni specie di Aki, fino a quando, al termine del conflitto contro il Primo Ordine, è stato scoperto un antico tempio di una qualche religione perduta; l’energia che è propagata da esso ha causato discussioni e intolleranza tra umani e altre specie, finché Fern, una Twi’lek molto devota, non ha dato vita ad un suo culto del Cosmo, esclusivamente per i non umani.
Un tempo eravamo grandi amiche e lei rispettava il mio ruolo di sacerdotessa, ruolo che avevo ereditato dalla precedente detentrice del titolo, ma dopo il ritrovamento del tempio tutto è cambiato e ad una specie di ‘guerra fredda’ tra umani e altre specie, che è durata per mesi e tuttora non accenna a finire, è seguita una pandemia che nessuno è stato in grado di curare.”
“Aspetta un attimo, fammi capire una cosa.” la interruppe Malek, anticipando Syril, “Come fai ad essere sicura che tutti i problemi siano scaturiti dal ritrovamento del tempio? Avete provato ad avvicinarvi e capire se non ci fosse qualcosa che stesse causando quella situazione?”
“Qualcosa come… Un artefatto?” aggiunse la Padawan.
Margo scosse la testa: “Chiunque abbia provato ad avvicinarsi al tempio ha perso i sensi, io ho resistito qualche minuto di più, ma non sono riuscita ad andare molto oltre la soglia. Prima di svenire, una voce mi ha sussurrato di trovare qualcuno più legato di me allo Spirito del Cosmo.” e rivolse lo sguardo a Syril.
“Tutto molto triste e toccante, sorella, ma noi stiamo già cercando di salvare le nostre chiappe da gente piuttosto cattiva. Perché dovremmo aiutarvi? Cosa ci guadagneremmo?” borbottò Tee-Lora, incrociando le braccia sul petto.
“Mio fratello ha cercato di fare da paciere, ma ha fallito su tutta la linea. Dopo la morte di nostro padre su Exegol e gli ultimi mesi di guerra, è cambiato e mi ha anche detto di essere sfuggito all’egemonia Grysk per un soffio: non hanno mai messo gli occhi sul nostro piccolo pianeta, ma adesso ho veramente paura.
Temo che sia opera loro se il tempio, che quando è stato scoperto era un luogo assolutamente pacifico e privo di pericoli, sia diventato la causa di tutti i nostri guai.
Se davvero possono farlo su un piccolo pianeta, cosa gli impedirà di farlo altrove? Immaginate di ritrovarvi contro un avversario che può farvi perdere i sensi se cercate di affrontarlo o che può scatenare una pandemia su scala planetaria o fare odiare esponenti di specie differenti!
Se ci aiutate, avrete la gratitudine mia e degli Akiani e mi pare di capire che vi serva una mano.”
“Potrebbe toccare a noi, in futuro, dico io.” aggiunse Kuryan.
“Dobbiamo intervenire, Tee-Lora! Hai visto anche tu di cosa è capace l’egemonia!” esclamò Malek.
“Abbiamo visto con i vostri occhi quanto siano potenti gli artefatti che l’egemonia sta cercando e usando: la Forza può tutto, soprattutto se qualcuno piega il Lato Oscuro al suo volere. C’è bisogno di noi!” affermò Syril.
La Mandaloriana sospirò rumorosamente: “Va bene, va bene! Ma da quel che so, navigare nelle Regioni Ignote è pericoloso e difficile. Ho letto storie al riguardo di un popolo che usa la Forza per viaggiare in tale porzione di spazio-“
“Non sarà necessario. Basta che seguiate il mio X-Wing – di mio fratello, in realtà – e arriveremo tranquillamente ad Aki in men che non si dica.” la interruppe Margo, richiamando il caccia con un piccolo telecomando; il velivolo, completamente rosso con le strisce nere, atterrò vicino alla Lady Kryze.
“Per la barba dei Bantha, ma è un T-85 di ultimissima generazione! Tuo fratello era un pezzo grosso?” chiese Malek, emozionato come un bambino.
“Nostro padre era in lizza per diventare generale e mio fratello capitano. Dopo la morte di nostro padre, Tray ha collaborato con la Resistenza per qualche mese, ma ha rinunciato ai gradi; non ha mai voluto dirmi perché ed ha sempre sostenuto che la fine di nostro padre non c’entrasse nulla, ma non so se credergli.”
“Ecco, questo è un caccia! Saresti disposta a venderlo, in futuro, se ti facessi un’offerta congrua?” domandò Tee-Lora, mettendo una mano sul fianco del T-85.
Margo si limitò a scuotere la testa, mentre Syril rimproverava la Mando, dal momento che era un cimelio della famiglia Derelian.
Kix si rivolse a tutti: “Per quanto possa capire che il problema è grave, qualcuno deve rimanere qui e cercare di contattare il Corsaro Cremisi: ora più che mai abbiamo bisogno di alleati. Se ci saranno novità, vi farò sapere!”
La Kaminoana, Deva Mi, e lo Zygerriano, Pyrak, avevano deciso di restare con Kix per aiutarlo, perciò Tee-Lora sospirò di nuovo, annuì a Kix, si infilò il casco e si mosse in direzione della Lady Kryze: “Ti sei già decisa? Partiamo, dunque?” chiese sbigottita Syril, mentre H0-P3 la superava e si imbarcava nell’astronave Mandaloriana, ben lieto di lasciarsi alle spalle l’umano scontroso.
“Mio padre diceva sempre: ‘Chi ha Beskar non aspetti Beskar, chi ha tempo non aspetti tempo’. Mi avete convinto che la situazione è grave, perciò meglio agire rapidamente, no? Ci tengo alle chiappe, lo sai! E poi, ci servono alleati!” prese la fiaschetta di birra, sollevò l’elmo e ne bevve un sorso, poi raggiunse il ponte di comando.
Pochi click dopo, il T-85 di Margo – pardon, di suo fratello – era in volo sopra Valo, pronto ad effettuare il salto nell’iperspazio appena fosse stato possibile; trasmise le coordinate alla Lady Kryze e attese che entrambe le astronavi fossero in posizione.
Poco dopo il salto, un piccolo caccia, uno A-Wing modificato, decodificò la loro rotta e il pilota, una Miraliana giovanissima, dalla pelle color limone, aprì un canale: “Gerdan, sono Disa. La faccenda scotta; avvisa il capitano che ho intercettato una comunicazione da parte di Kix, uno degli uomini del Corsaro Cremisi, e due astronavi stanno viaggiando verso le Regioni Ignote. Non so cosa stiano complottando, ma richiedo l’invio di alcune navette di supporto ed il permesso di inseguirle.”
Dall’altro lato del comunicatore, l’Ithoriano si mise in contatto con il capitano della loro nave pirata, la “Deadly Damsel” e ricevette l’ordine di procedere eseguendo le richieste di Disa.
Capitolo 4
Il viaggio iperspaziale venne completato in tre tappe, non senza problemi.
Tee-Lora imprecava a denti stretti per gli ostacoli che doveva affrontare, anche se al contempo era esterrefatta per l’aspetto così terribile eppure affascinante di quella porzione di spazio: le storie che giravano sulle Regioni Ignote non rendevano giustizia alla maestosità delle tempeste magnetiche e la mole di altri pericoli, tra cui almeno un buco nero, che emergevano come mostri marini dalle tenebre più nere dell’inchiostro.
“Sembra di essere in un luogo frutto dei pensieri di un folle.” osò affermare Malek, mentre scrutava l’oscurità fuori dalla Lady Kryze; si chiese più volte se l’astronave avrebbe sopportato una simile prova.
La situazione era già piuttosto tesa, con Kuryan intento a bofonchiare sottovoce – una preghiera, forse? Difficile a dirsi – ma Malek vide anche Syril rannicchiata in un angolo che tremava come una foglia: “Il Lato Oscuro quaggiù… È più potente che mai.
Sembra che voglia prendermi e farmi sprofondare nelle tenebre eterne.” mormorò la Padawan.
Il comunicatore si attivò senza preavviso e alcuni trasalirono; non Tee-Lora, che imprecò di nuovo: “State tutti bene? Lo so, lo spazio qui è abbastanza spaventoso, ma se seguite le coordinate che vi ho trasmesso ed eseguite i salti iperspaziali previsti, sarà tutto finito in pochi click.” esclamò la voce di Margo dall’altra parte dell’emettitore; sembrava sinceramente preoccupata per i suoi nuovi ‘alleati’ , ma davvero la Mandaloriana e gli altri si potevano definire tali? Quei pensieri vennero spazzati via dopo il terzo salto, perché tutti loro furono rapiti da una vista inaspettata.
Aki si estendeva in mezzo alle miasma oscuro e crepitante come una boa tra i flutti, una gemma scintillante dalle tonalità autunnali e il blu intenso dei suoi oceani, ma la cosa più incredibile era che esso spiccava nonostante le dimensioni modeste, simili a quelle di Dalna o della Luna Boscosa di Endor, un minuscolo granello di colore in un cielo praticamente privo di stelle, eccetto il sole giallo che donava la vita al pianeta.
La Lady Kryze era sul punto di seguire l’X-Wing quando un gruppetto di cinque navi, in apparenza A-Wing modificati, emerse dall’iperspazio e la circondò.
Disa, la Miraliana, ridacchiò nel vedere un’astronave Mandaloriana; era risaputo che, di tali leggendari guerrieri, ne erano rimasti una manciata e, sicuramente, pensò la donna, il pilota era un sempliciotto che aveva scelto tale velivolo per pura scena. Di conseguenza, commise uno dei più grandi errori che avrebbe mai potuto fare nei confronti di Tee-Lora: “Ehi, voi altri a bordo di quella astronave! Sappiamo che non siete Mandaloriani, perciò vi diamo un semplice avvertimento: arrendetevi senza fare storie e avrete salva la vita.
Sappiamo che lavorate per il Corsaro Cremisi e, credetemi, la vostra vita vale di più della fedeltà a quel tizio!
Consegnate il carico e le armi, poi conduceteci sul pianeta vicino e parliamo con calma di cosa vuole combinare il vostro ‘capitano’. Se mi obbedirete, avrete salva la vita, altrimenti… ” disse la Miraliana, dopo aver avuto accesso al comunicatore della Lady Kryze.
Per tutta risposta, Tee-Lora sbuffò e poi tuonò, con voce collerica: “Chi è che hai definito non Mandaloriano? Sono figlia di Mandalore, come i miei genitori prima di me e i loro progenitori! E sono la persona più lontana dall’essere un pirata alle dipendenze di qualcuno!”
Si udì una risata dall’altra parte del comunicatore: “Ma davvero? Vediamo se riesci a tenerci testa, ‘Mando’!” Disa marcò particolarmente il termine ‘Mando’, al fine di schernire la pilota di quella astronave: adorava le sfide.
“Malek?! Hai presente quel trucchetto di cui parlavamo qualche giorno fa?” esclamò Tee-Lora, mentre preparava la Lady Kryze allo scontro, senza allontanare lo sguardo dai monitor.
“Intendi la modifica alla scheda madre dell’iperguida? Quella che farebbe sparire e apparire la nave in punti casuali ma legati al settore in cui si trova? Non è una cosa sicura e non sappiamo nemmeno se può funzionare davv-“
“Ho letto delle storie, storie di almeno due secoli fa, in cui si parlava di un certo gruppo di terroristi che aveva dato del filo da torcere alla Repubblica con un trucchetto simile.” lo interruppe la Mandaloriana, intenta ad attivare tutte le armi della Lady Kryze.
“Ho capito di cosa stai parlando, ma sono leggende, nulla più. Secondo te, davvero qualcuno è riuscito a piegare l’iperspazio al suo volere? Ed ha causato anni di terrore guidato da una specie di oscuro messia che aveva persino eliminato un potente maestro Jedi? Kriffate!” protestò il Rodiano, supportato da Kuryan, mentre Syril riusciva a riprendere il controllo di se; Malek avrebbe voluto stringerla tra le braccia, incoraggiarla ma, come al solito, una paura folle si era impadronito di lui, la paura di essere respinto, nonostante la sua simile sembrasse quantomeno trovarlo gradevole. E così, per un timore senza fondamento, si era messo a scrutare il cielo color pece, lasciando Syril in un angolo a tremare; avrebbe voluto prendersi a pugni: “Syril, come stai? Scusami, io… Io avrei dovuto aiutarti!” riuscì infine a dirle, un groppo in gola che pareva grande quanto la Base Starkiller.
La Padawan si limitò ad alzare una mano e a dire, con voce gentile: “Sarebbe stato peggio e ti avrei allontanato; il Lato Oscuro si nutre di ogni dubbio e debolezza, di ogni desiderio e brama.
Ho superato, per così dire, la prova. Perciò, ti parrà assurdo, ti ringrazio per non aver fatto nulla.”
Malek avvampò, senza capirne bene il motivo.
“Jedi, bah…” sbottò Tee-Lora, interronpendo quella strana sensazione che stava avvolgendo la plancia, “Malek, io insisto! Sono troppi e la Lady Kryze non è al meglio! Metti in atto il piano e fatti aiutare da Syril e Kuryan!”
“Se sbagliamo, saltiamo in aria, dico io!” protestò il Quarren.
“E se non lo fate, saltiamo in aria per i colpi di artiglieria-” non fece in tempo a completare la frase che un colpo piuttosto violento raggiunse la Lady Kryze, facendo cadere a terra quasi tutti, compreso il povero H0-P3, ad esclusione della Mandaloriana sul sedile del capitano.
“Ehi, ho visto l’impatto di quel colpo! State bene? Cercate di allontanarvi da loro e riorganizzarvi, mentre io li affronto e vi faccio guadagnare tempo. Non sono mio fratello, ma me la cavo abbastanza bene in un combattimento aereo!” esclamò la voce di Margo al comunicatore e, prima che qualcuno potesse risponderle, i nostri videro una macchia rossa muoversi con eleganza ed efficacia in mezzo ai velivoli nemici, abbattendone uno con un missile.
“Però, la ragazza ci sa fare!” esclamò Tee-Lora, che poi si rivolse al suo equipaggio: “Il colpo è stato devastante e gli scudi – già compromessi – sono al 40%! Non credo che reggeremo un altro impatto del genere, perciò, Malek, fai quello che ti ho chiesto: o la va, o la spacca!”
Il Rodiano aiutò gli altri a rimettersi in piedi e poi si avvicinò al pannello dell’iperguida, lo aprì e disse: “Sto per fare una gran kriffata, ne sono certo! Ehi, potete portarmi una chiave di tipo Mayhew? E venite qui anche voi, ci vuole tanta forza!” disse alla sua simile e al Quarren.
Alcuni istanti dopo, il terzetto stava facendo leva su quello che, ad un occhio poco attento, sarebbe potuto sembrare un ‘bullone di costrizione’ e, sebbene la funzione fosse simile, ovvero mantenere in equilibrio la matrice dell’iperguida, serviva anche ad impedire l’accesso alla scheda madre.
“Si stanno preparando per colpire! Che ci fate ancora lì?! ALLONTANATEVI SUBITO!” gridò Margo al comunicatore, mentre lei abbatteva un secondo A-Wing; ne restavano tre.
“Tirate!” ansimò Malek, mentre i suoi compagni facevano forza sul bullone. Disa aprì nuovamente un canale di comunicazione: “La vostra alleata sull’X-Wing è bravina, ma non può farcela contro noi tutti… E neanche voi.
Non deve finire così. Arrendetevi e vi sarà risparmiata la vita, dopo che ovviamente ci avrete condotti sul pianeta, dato tutti i vostri averi e fatto arrivare qui il Corsaro Cremisi.” la sua voce era melliflua e sgradevole, tipica di chi sa di avere la vittoria in pugno; e quella convinzione divenne certezza nel momento in cui uno dei suoi alleati colpì un motore del T-85.
“Sono costretta a ritirarmi temporaneamente, mentre il sistema di bordo ripara il danno, ma voi dovete allontanarvi, SUBITO!” tuonò Margo, in preda alla disperazione; conosceva quelli individui da poche ore, ma non voleva assolutamente che perdessero la vita per colpa sua. Questo atteggiamento colpì Tee-Lora.
La Mando stava per sbraitare quando si udirono tre rumori: il suono di tanti corpi che cadono a terra, uno metallico più pesante, come di un grosso oggetto che rimbalza su una superficie solida e, infine, uno più leggero, un pezzetto che rotola sul pavimento e poi, dopo alcuni giri su se stesso, si ferma.
“Ce l’abbiamo fatta!” esclamò Malek che, senza ulteriori indugi, si mise a trafficare sulla scheda madre dell’iperguida con un saldatore ed un cacciavite.
“Beh, io vi ho dato la possibilità di salvarvi, ma dato che non rispondete, come la devo interpretare?” insistè Disa al comunicatore.
“Fottiti e baciaci le chiappe!” rispose in tono acido Tee-Lora.
“D’accordo, lo avete voluto voi. Ciao ciao, Mando! Salutami Sundarii dall’aldilà!” e due razzi partirono dall’A-Wing della Miraliana, pronti a colpire il bersaglio e a distruggerlo ma, con sua grande sorpresa, la donna vide l’astronave nemica scomparire, mentre i razzi continuavano il loro viaggio nel vuoto, sparendo chissà dove.
La Lady Kryze apparve alle spalle di un altro A-Wing e Tee-Lora lo colpì senza pietà, facendolo deflagrare in mille pezzi; stessa sorte toccò al secondo velivolo.
Disa si mise le mani guantate sul volto: che diamine stava succedendo? Era come se l’astronave Mandaloriana compiesse dei piccoli salti dentro e fuori dall’iperspazio, una tecnica di cui si parlava in una spaventosa leggenda che alcuni anziani usavano come fiaba per far stare buoni i bambini, dicendo cose come: “Se non vi comportate bene, Ro apparirà dall’iperspazio in camera vostra e vi porterà con lui nelle Regioni Ignote!”
Aveva ascoltato quella storia da suo nonno – il solo parente che le fosse rimasto, ucciso dal Primo Ordine poco dopo la caduta del tempio Jedi – sin da piccola, ma non avrebbe mai creduto possibile vedere con i suoi occhi una cosa simile, perciò, terrorizzata, decise di abbandonare il campo di battaglia e si lanciò nell’Iperspazio, senza sapere se l’altra astronave avrebbe potuto raggiungerla.
La scelta di Disa fu la sua salvezza, poiché l’iperguida della Lady Kryze raggiunse rapidamente il limite e bruciò, disattivandosi; la Miraliana non lo avrebbe mai scoperto, per fortuna di Tee-Lora e gli altri.
“Ha retto anche troppo! Fortunatamente, c’era un secondo blocco di emergenza o adesso saremmo pulviscolo cosmico; l’ho visto mentre stavo armeggiando con la scheda madre, altrimenti mi sarei fermato prima!” esclamò Malek, madido di sudore.
“Suvvia, è andata bene, no? La fortuna aiuta gli audaci.” commentò Tee-Lora.
“A me pare che aiuti i pazzi, dico io.” bofonchiò Kuryan, tra le risatine dei due Rodiani.
“Quante storie! Siamo vivi, no? A proposito: dov’è Margo?” esclamò la Mando.
“Sono qui! Il sistema di bordo ha appena completato le riparazioni e… Ma dove sono i nemici? Come li avete sconfitti?” rispose la bionda al comunicatore.
“Magia!” si limitò a dire Tee-Lora, che poi disattivò le armi e seguì il T-85 su Aki.
Una volta atterrati, i membri dell’equipaggio della Lady Kryze rimasero a bocca aperta; l’intero pianeta era avvolto in una placida atmosfera autunnale e gli alberi più diffusi erano, come logico, dei sempreverdi, ma non mancavano altri di tipi differenti, con foglie dalle tonalità rosse, arancio, giallo e marrone. Dei ruscelli dalle acque limpide attraversavano ampi spazi del pianeta e, a breve distanza dal punto di atterraggio, si intravedevano delle abitazioni, alcune con recinti in cui le capre Dray brucavano l’erba.
“Benvenuti su Aki!” esclamò Margo, togliendosi il mantello e rivelando un abito blu elettrico simile a quello dei lunghi guanti, che arrivavano fin quasi sotto le ascelle della donna.
“Che abito… Vistoso.” commentò Tee-Lora, che tuttavia lo trovava perfetto su di lei.
“È la tipica veste da sacerdotessa… O meglio, lo era, prima che accadesse quanto vi ho accennato su Valo e Fern non mettesse tutto in discussione, ma capirete meglio vedendo con i vostri occhi: seguitemi.”
Capitolo 5
Il gruppetto avanzò tra filari di alberi sempreverdi, olivi e vigneti, in uno scenario a dir poco idilliaco. Il clima era mite e accogliente.
“Vivrei volentieri su questo pianeta, dico io.” commentò Kuryan, esprimendo la sensazione generale di tutti, persino Tee-Lora, che si era tolta il casco per inspirare a pieni polmoni.
“Eccoci arrivati, finalmente!” esclamò diversi click dopo Margo, indicando un villaggio formato da poche casupole di mattoni, “Anche se quello è, per così dire, il quartiere umano della nostra capitale, Heiwa.”
“Aspetta, fammi capire… La capitale del vostro pianeta è un villaggio di pochi abitanti?” chiese stupita la Mando.
“E non solo; è la sola città di tutto il pianeta. Avrete notato che è veramente molto piccolo e so, da quello che ho letto, che al massimo del suo splendore, Aki aveva circa un milione di abitanti.”
I suoi ospiti restarono a bocca aperta; avevano sentito parlare di pianeti piccoli, come Dalna, ma Aki portava quel concetto all’estremo.
“Attualmente, quanti abitanti ci sono su tutto il pianeta? Avete un censimento?” domandò Malek, notando alcuni occhi che scrutavano da dietro le imposte di una casa.
“Fammi pensare… Saremo circa trecentomila, di cui solo una parte abita in città. Molti vivono nel cuore dei boschi, allevando i Dray e curando uliveti e vigne.
“Alla faccia della vita rupestre e bucolica. I Dray sono quelle capre nere con quattro corna, vero?” chiese quindi il Rodiano, indicando una coppia di animali nel recinto.
Margo si limitò ad annuire, poi disse, in tono grave: “Sfortunatamente, come vi ho accennato, ci sono forti tensioni e divisioni tra umani e alieni.
Suggerisco perciò, almeno per il momento, che Tee-Lora venga con me ad incontrare mio fratello e gli altri di questa parte della comunità.
Voi altri invece, dovreste seguire questo ruscello e, dopo un po’, troverete una casa con il tetto a punta. Bussate e vi risponderà Fern, la sacerdotessa aliena del culto dello Spirito del Cosmo. Non ditele assolutamente che mi conoscete e cercate di farvela amica; è il solo modo per poter agire ad Heiwa.
Ci terremo in contatto via comlink e vedremo di scoprire cosa sta succedendo; in particolare, è necessario che Syril raggiunga il tempio che, come sicuramente avrete intuito, si trova nel quartiere delle altre specie.”
“Capisco.” rispose la Padawan, che subito aggiunse: “Anche Fern, quindi, è sensibile alla Forza? Potrebbe notare il mio legame con essa.”
“Meglio, così forse di fiderà più facilmente di una straniera: non ne ho la certezza, ma sospetto che anche lei abbia dei dubbi su ciò che si trova nel tempio.”
“Quindi, devo farmela amica ed entrare nel tempio, eh? Che la Forza sia con me!” concluse Syril, sforzandosi di rimanere ottimista.
Poco dopo, mentre le due umane raggiungevano le prime case, il terzetto formato dal Quarren e i due Rodiani si mise in marcia, seguendo il placido ruscello.
“Sembra tutto così bello e pacifico qui. Faccio fatica a credere che ci sia qualcosa di oscuro.” disse Malek, osservando i campi a perdita d’occhio.
“Hai visto quanto dolore ho provato mentre viaggiavamo nello spazio delle Regioni Ignote? Mio nonno avrebbe detto che, in questa porzione di spazio, ‘ci si sente’, ma più semplicemente, come avevo letto nei testi del mio maestro, ci sono fortissime sacche impregnate del Lato Oscuro della Forza, tanto potenti da causarmi dolore fisico.”
“Scusami Syril, pensavo stupidamente che avessi avuto un qualche problema dovuto agli spostamenti nell’iperspazio o simili.” la interruppe Malek, in tono dispiaciuto.
“Anch’io. Scusa!” si aggiunse Kuryan.
Lei fece un cenno con entrambe le mani, per tranquillizzarli: “Non potevate saperlo. Noi utilizzatori della Forza la percepiamo in modo molto simile a come certe specie o creature avvertono i cambiamenti atmosferici, e la visualizziamo in modo da rendere più semplice farsi avvolgere da essa. È una semplificazione, ovviamente, e nel corso dei millenni essa è stata studiata a lungo, soprattutto a Jedha, prima che l’impero galattico la distruggesse e gran parte di tale sapere andasse perduto.
In ogni caso, io la vedo come fosse un vento che circonda tutto, poiché la Forza è ovunque.
Molte volte, tuttavia, essa viene toccata tanto dalla luce quanto dalle tenebre ed il male cerca sempre di piegarla ai suoi voleri. Ed ecco che la brezza gentile diventa una tempesta che mi scuote l’anima e il corpo; quando ho ceduto al Lato Oscuro, su Rodia, la tempesta era in me ed io ero la tempesta. Non so come io sia riuscita a placarla e, a volte, ho molta paura; Yoda, il maestro del mio maestro, diceva sempre: ‘Se anche una sola volta la strada buia tu prendi, per sempre essa dominerà il tuo destino! Consumerà te.’
Detto questo, almeno per il momento, non percepisco il Lato Oscuro, ma temo che, mano a mano che ci avvicineremo al tempio, il vento diverrà sempre più impetuoso.”
Malek e Kuryan si guardarono per un lungo momento; non avevano capito proprio tutto del discorso di Syril, ma la sua saggezza e la sua intelligenza erano evidenti e pensarono che il soprannome con cui Tee-Lora talvolta la canzonava, ‘Sapientona’, non fosse del tutto sbagliato.
“In sostanza, starai nuovamente male quando saremo vicini al tempio? Spero di no. Mi dispiacerebbe molto… Ci dispiacerebbe molto!” si corresse all’ultimo secondo Malek, anche se Kuryan fece un sorrisetto malizioso.
“Starò bene, tranquilli. Non mi aspettavo che il Lato Oscuro fosse così forte nelle Regioni Ignote, nonostante la lettura dei testi Jedi. Adesso, sono molto più preparata.” li rincuorò la Padawan.
Improvvisamente, Syril si voltò di lato e fece segno agli altri due di fare silenzio, mentre indicava un albero da cui pareva spuntare uno strano ramo caduco; aveva percepito una piccola e molesta alterazione nella Forza, come se la brezza gentile fosse stata scossa da un sussulto.
“Chi è là? Non abbiamo cattive intenzioni.” esclamò Malek, notando che lo strano ramoscello pareva vivo.
Una Twi’lek dalla pelle vermiglia a chiazze nere fece capolino da dietro l’albero, sorridendo. Indossava abiti in sintopelle nera, tra cui una giacca decisamente vistosa: “Degli stranieri, eh? Cosa vi porta su questo sasso sperduto? E soprattutto, non è che siete in combutta con un’umana irritante?” e senza attendere una risposta, estrasse un pistola laser da una fondina dietro la schiena e sparò tre colpi, tutti diretti alla Rodiana.
Istintivamente, Syril sollevò una mano e rallentò i colpi, scansandosi di lato per lasciarli passare in seguito; si spensero in un albero poco distante.
“Come immaginavo. Sei potente nello Spirito del Cosmo, anche se ciò non risponde alla mia domanda.” commentò tranquillamente la Twi’lek, quasi le avesse offerto una tazza di Caf, invece di cercare di ucciderla.
“Bel modo di accogliere gli ospiti; immagino tu sia estremamente popolare. Ad ogni modo, non conosciamo nessuna sacerdotessa umana.” affermò con voce ferma la Padawan.
La Twi’lek si aggiustò i corti guanti, emise uno sbadiglio simile al verso di uno Wampa dei boschi e poi disse: “Perdonatemi, ma è ben strano che qualcuno come te faccia capolino da queste parti, non sei d’accordo? Come siete venuti a conoscenza di Aki e cosa volete dalla mia comunità?”
“Abbiamo letto antichi testi che parlavano di questo culto e captato le comunicazioni tra una certa Margo un’astronave Mandaloriana, che inseguiamo da mesi perché ha rubato il nostro astromecca dopo averlo scambiato per quello del capo di un cartello criminale.
Parlavano di un tempio pericoloso, ma la Mandaloriana voleva assolutamente trovarlo perché, come avrai capito, è decisamente avida ed è fermamente convinta che nasconda un qualche tesoro.” affermò Malek senza battere ciglio, sapendo che Kuryan avrebbe retto il gioco e sperando che Syril facesse altrettanto.
Non ci crederà mai, pensò la Rodiana anche se il suo simile era sembrato molto convincente.
La Twi’lek incrociò le braccia e parve meditarci su: “Pare plausibile; non sarebbe la prima volta che qualcuno viene sul nostro pianeta per cercare dei reperti e rivenderli; è accaduto anche secoli fa, stando a quanto si racconta.”
Syril riuscì a non mostrare minimamente il suo stupore: “Io sono una Padawan, una esponente dell’ordine Jedi. Ho ragione di credere che qualcosa di brutto stia accadendo su Aki e, da quando siamo atterrati, percepisco una certa oscurità latente tutta intorno a noi.
Ho letto che, in passato, persino i Sith si erano recati qui, nelle Regioni Ignote, per alimentare i loro poteri oscuri e che hanno lasciato tracce del loro passaggio. Se quel tempio fosse stato eretto da uno di loro, sareste tutti in grandissimo pericolo!
Non si tratta solo di fermare la Mandaloriana, ma di impedire che accada qualcosa di terribile.”
La Twi’lek parve pensarci nuovamente su, poi sospirò: “Hai ragione, in effetti: quel tempio ci sta causando un sacco di problemi e anche il comportamento di molti di noi è cambiato.
Un tempo, io e Margo, la sacerdotessa che ha contattato la Mandaloriana che state inseguendo, eravamo amiche, ma poi tutto è cambiato. È quel posto!”
“Potresti condurci laggiù? Forse, la nostra amica, un potente cavaliere Jedi, potrebbe fare qualcosa: affrontare il Lato Oscuro è la loro specialità!” aggiunse Malek; riusciva ad essere davvero convincente.
La Twi’lek scosse la testa: “Al momento, non è possibile. È il periodo di accoppiamento di una pericolosa specie di ursidi, i Trambak, grossi quanto una casa e con una pelle spessa e resistente a Blaster e ad altro; nessun Akiano sano di mente affronta un Trambak, nemmeno quando sono in letargo. Dovrete attendere qualche giorno e, nel frattempo, sarete miei graditi ospiti.” chiosò la donna, “Ad ogni modo, io mi chiamo Fern Azala.”
Gli altri fecero le dovute presentazioni, aggiungendo che la loro pericolosa nemica, la Mandaloriana, si chiamava Tee-Lora ed era un nemico insidioso.
Fern annuì e disse loro di seguirla.
Il gruppo raggiunse quindi il quartiere alieno di Heiwa. In una stradina fangosa, vi erano una serie di buche ed un Gotarite adulto, davanti a due Dray, che le osservava con attenzione, come se stesse cercando qualcosa: “Ehi, Lirys, dove sei finita? Un bel gioco dura poco.” chiese, rivolto ad una delle buche.
Malek si avvicinò a lui: “Mi scusi, possiamo aiutarla?”
Fern ridacchiò: “Che personcina ammodo che sei, Rodiano. Credo che Ukja sia semplicemente vittima degli scherzi dei suoi figli.”
Ukja sollevò il capo, salutando la Twi’lek con un inchino abbozzato, per poi rivolgere la sua attenzione ai tre stranieri in compagnia della sacerdotessa: “E voi chi sareste? Coloni? Siete venuti a cercare fortuna in questo posto?”
Malek scosse la testa: “No signor… Ukja, vero? Siamo qui per cercare un’umana decisamente infame che ha rubato il nostro astromecca e pare che sia arrivata su Aki.” Malek si chiese se sarebbe mai riuscito a farsi perdonare per quella serie di calunnie ai danni di Tee-Lora, ma tempi difficili richiedevano scelte difficili, anche mediante bugie colossali.
L’altro parve sollevato ed iniziò ad accarezzare una delle capre: “Ah, meglio per voi, ragazzi miei. Il pianeta è bello, ma ultimamente ha tanti problemi.
Vedete come la mia povera, povera Kia è magra e con il pelo tutto rovinato? Guardate, guardate! Povera piccola!
I miei bambini, Den e Lirys, avevano promesso di prendersene cura, ma quei monellacci hanno deciso di darsi alla pazza gioia oggi e si sono nascosti sotto terra. Normalmente, gli inseguirei, ma ho dei dolori alla schiena dopo aver lavorato per giorni e non posso farlo.
E così, la mia povera Kia soffre, vedete?”
Ai due Rodiani e a Kuryan non pareva che la Dray fosse così malnutrita e in difficoltà, ma decisero di non indagare oltre, anche se Malek non potè fare a meno di chiedere a Ukja: “Come mai parla solo di Kia?”
“Beh, perché è la mia capra.”
“E l’altra?”
“Pure.”
Malek avrebbe voluto sospirare, ma si trattenne: “Capisco. E i suoi figli?”
“Cucù!” esclamò una vocina da un buco vicino, seguita da un’altra: “Eccoci qui!”
Due bambini Gotariti, un maschietto ed una femminuccia, sbucarono dal terreno e si misero accanto al padre, offrendogli delle bacche: “Abbiamo trovato del cibo per le caprette, pa’!”
“Dunque, non stavate giocando? Che bravi che siete! Scusate se ho dubitato di voi!” rispose Ukja, abbracciandoli.
“E voi chi siete, signori?” chiese la piccola, Lirys, in un tono che parve persino troppo formale.
“Io mi chiamo Kurash Yankelariashv, ma tutti mi chiamano Kuryan, piccola.” rispose il Quarren, lasciando interdette Syril e Fern.
“Ma… È questo il tuo nome completo?” domandò la Padawan a Kuryan, facendo inarcare un sopracciglio alla Twi’lek.
“Certo, da quando sono nato, dico io. Non me lo hai mai chiesto e, in ogni caso, te lo avevo detto che i nomi dei Quarren sono complicati ed alcuni quasi impossibili da dire in Basic.”
Malek, che sapeva tutto da sempre – Kuryan era il suo migliore amico – si limitò a commentare: “La storia dello ‘Sfregiato’. Aveva un nome così difficile da dire che nessuno, eccetto tu e gli altri Quarren, riusciva a pronunciarlo; in Basic suonava come un assurdo scioglilingua.”
Kuryan rise di gusto: “Già.” tornò quindi a rivolgersi a Lirys: “Questi due Rodiani sono i miei amici Malek e Syril. Se vorranno dirti i loro cognomi, lo decideranno da soli, dico io!”
La piccola sorrise e salutò ogni membro del terzetto con la mano.
“Ma dove accibantha è finito adesso Den? Dov’è tuo fratello?” domandò Ukja, guardandosi intorno.
“Non lo so, pa’. Era qui un milliclick fa! Sarà andato a cercare altro cibo per Kia e Boris.”
Il Gotarite adulto sospirò rumorosamente: “Se vostra madre fosse ancora con noi, tutto questo non accadrebbe.”
“La moglie di Ukja, Dalia, ha perso la vita a causa di una brutta malattia il mese scorso.” commentò Fern sottovoce ai Rodiani e al Quarren.
“Sentite condoglianze.” si affrettarono a dire i tre. Ukja fece un gesto di ringraziamento con il capo, mentre teneva la figlia per mano, poi tornò a cercare Den.
“Poveretto… Non deve essere facile occuparsi di due figli, una fattoria e il bestiame. E-” Syril rimase come paralizzata per un istante, poi corse in direzione di un vicino cespuglio che conduceva ai margini di un boschetto, senza dare alcuna spiegazione agli altri.
“Ma che diamine succede, Syril? Dove vai?” le chiese Malek.
Dopo aver raggiunto il cespuglio, la Padawan si limitò a dire: “Seguitemi! Non c’è tempo per le spiegazioni! Vieni anche tu sacerdotessa!”
Fern si mise a correre insieme agli altri, chiedendo al Rodiano e a Kuryan: “Fa spesso così?”
I due amici fecero spallucce, ma in cuor loro erano certi che Syril avesse percepito qualcosa attraverso la Forza.
Raggiunsero una radura e anche Fern divenne agitata: “Per i Kalikori degli Antenati, ma qui sta succedendo qualcosa di brutto! È stato lo Spirito del Cosmo a parlare con te? Perché non ce lo hai detto?”
Syril sollevò una mano per farla tacere e poi indicò un urside alto quasi tre metri, in piedi sulle zampe posteriori, con quattro zampe artigliate e due paia di occhiacci, sul punto di attaccare Den.
“Un… Un Trambak!” mormorò la Twi’lek, tremando come una foglia.
“Dobbiamo salvare il bambino!” disse sottovoce la Rodiana, che estrasse dal fodero la sua spada laser e l’accese.
“Sei pazza? Non puoi affrontarlo! Ti dilanierà e ti divorerà!” commentò Fern cadendo a terra per la paura.
Malek e Kuryan, per contro, avevano cercato dei bastoni da usare come armi improvvisate, anche se il Rodiano stava già elaborando una delle sue idee.
Syril si frappose tra l’urside e il piccolo, menando un fendente di avvertimento; aveva acceso solo una delle lame.
Il Trambak non parve affatto impressionato o spaventato e, dopo aver emesso un verso terrificante, si mise a sei zampe, pronto a caricare. La Padawan usò le sue capacità per far fluttuare Den vicino alla Twi’lek: “Portalo al villaggio!” gridò, mentre la creatura caricava.
La Padawan rallentò la corsa del Trambak e poi scattò di lato, cercando di colpire le sue zampe, ma rimase interdetta quando si accorse che la pelle dell’animale ne assorbiva facilmente i danni.
Nel frattempo, Malek si era avvicinato ad una pozza nera che aveva scorto con la coda dell’occhio; a prima vista, sembrava del semplice fango, ma i riflessi ne tradivano la natura oleosa. Ne prese un po’ con la punta del bastone e lo annusò: “olio di crabal” disse a Kuryan, che annusò a sua volta.
“Ottimo per far funzionare molti macchinari, ma facilmente infiammabile se non trattato, dico io e… Ma certo!”
Anche il Quarren aveva intuito le intenzioni dell’amico, che si rivolse alla Padawan: “Syril! Riesci a far arrivare il Trampak dentro questa pozza, usando la Forza?”
La Rodiana riusciva a malapena e difendersi dalle artigliate e i morsi dell’urside, ma aveva fiducia in Malek, perciò, appena fu nel suo campo visivo, annuì e usò tutte le sue capacità per spingere la creatura fin sopra la pozza; cadde sulle ginocchia con l’ultimo sforzo, ma il Trampak era in posizione, con l’olio che lo copriva fin sopra le ginocchia.
Un istante dopo, usando uno degli accendifiamma tascabili che impiegava quando era ancora un cuoco su Minas, Kuryan incendiò l’olio di crabal, che avviluppò l’urside. La creatura, in preda allo spavento più che al dolore, lottò con tutte le sue forze per uscire dalla pozza, scivolando più e più volte, finché non riuscì a scappare con la coda tra le zampe, per così dire.
Il Trampak lasciò dietro di se una scia di fuoco, ma fortunatamente esso non riuscì ad attecchire sulle piante circostanti, anche perché Syril impiegò tutto ciò che le restava della Forza per mitigarle e deviare il loro percorso.
La Padawan e i suoi amici si guardarono intorno, in cerca di Fern e Den, ma pareva che la Twi’lek avesse seguito il consiglio della Rodiana e fosse tornata a Heiwa e fu là che, una volta usciti dal bosco, li trovarono.
Il piccolo era tra le braccia del padre, che probabilmente lo aveva sgridato. Ukja teneva stretto a se i figli, rasserenato, mentre la sacerdotessa era seduta sul ciocco di un albero abbattuto ed osservava con un sorriso la famigliola riunita: “Siete stati incredibili!” esclamò nel vedere il terzetto.
Ukja corse loro incontro e si prodigò in ringraziamenti, abbracciandoli come se anche loro fossero figli suoi.
“Non ero del tutto convinta di mostrarvi il tempio, nonostante tutto. Sapete com’è, con tutta la feccia che si trova nell’universo. E tuttavia, ora so che siete veramente delle brave persone e, quasi certamente, potete risolvere il problema con il tempio. Ci andremo domattina, si sta facendo tardi e il sole tramonterà a breve.” aggiunse Fern, che poi li invitò ad una sorta di banchetto improvvisato, a base di zuppe e carne alla griglia; oltre alla Twi’lek e la famiglia Gotarite, vi erano: un Lasat, due Arcona, un Abnedo, alcuni Aqualish, una coppia di Ithoriani, una dozzina di Bonbrak, un Gamorreano, diversi Dug, Toydariani, Bith, Kubaz, Cyclorriani, Duros, Cloddograni e persino un Muun anziano, più diversi altri di specie che Malek e gli altri non avevano mai visto, forse tipiche delle Regioni Ignote.
“Questo enorme banchetto, con così tanta gente di ogni specie, è per noi?” chiese Syril, perplessa.
“Certo che si! Chi aiuta la nostra comunità merita di essere il benvenuto! Ed era tanto tempo che non accoglievamo come si deve ospiti degni di questo nome! Mangiamo e brindiamo!” le rispose allegra Fern; per quanto ci provasse, la Padawan non riusciva a decifrare la sacerdotessa.
“Ho anche una bottiglia di Rancorcello di annata che conservavo per un’occasione speciale!” aggiunse un raggiante Ukja.
“Non ho capito come mai Den si trovasse nel bosco. Ha detto qualcosa a tal proposito?” si azzardò a chiedere Malek, mentre Kuryan non si faceva problemi ad addentare un cosciotto di Dray.
Nessuno aveva più parlato della vicenda, perciò il Rodiano non era sicuro di aver fatto bene a tornare sull’argomento, ma la risposta placida del Gotarite lo aveva tranquillizzato: “Il monellaccio si era messo ad inseguire un cunur, un piccolo roditore dalla carne tenera, perché voleva catturarlo. Aveva poi perso le tracce della creatura ed era tornato in superficie proprio nel boschetto, davanti ad un Trampak affamato. Meno male che c’eravate voi!
Sapete, in passato ci aiutavamo tra tutti i membri della comunità, anche gli umani, a risolvere i problemi, ma da qualche tempo sembra che chiunque pensi solo a se stesso.”
Deve essere colpa del tempio, pensò il Rodiano, ma non disse nulla e si limitò a sorridere a Ukja, mangiando a sua volta un cosciotto.
Quella notte, dopo la festa, a Malek e Kuryan fu data una capanna abbandonata per dormire, mentre Fern insistette affinché Syril dormisse a casa sua, in un letto che teneva per gli ospiti.
Rimasti soli, il Rodiano e il Quarren si misero in contatto con Tee-Lora, usando il codice segreto che lei aveva insegnato loro per comunicare; nel caso in cui Fern o uno degli altri abitanti del quartiere avesse captato le loro comunicazioni, non ci avrebbe capito nulla – o almeno così speravano.
“Qui Verde 1 a Rosso 1. Mi senti, Rosso 1?” sussurrò Malek nel comunicatore, mentre Kuryan infilava in un sacchettino di stoffa alcune pietre colorate, che aveva raccolto lungo la strada al ritorno dal boschetto, e di cui il Rodiano aveva intenzione di chiedere l’utilità, in seguito.
“Qui Rosso 1. Il Taun-Taun è nella tana e dorme beatamente (significato: ‘Qui tutto bene, per ora, ho cominciato a fare conoscenza con i locali e il posto in cui mi trovo.’).” rispose Tee-Lora, parlando a sua volta sottovoce.
“Roger Roger (‘Stessa identica situazione’).”
“Avete trovato la carne per il Sarlac? (‘Siete entrati nella struttura che dobbiamo esplorare?’)”
“Il Taun-Taun è stanco (‘Ci andiamo domani’).”
“Roger Roger, il drago Krayt attende (‘Ok, raccolgo informazioni e vi farò avere notizie). Ah, Dathomir incombe (‘Devo parlare con la Jedi al più presto’).”
Malek sospirò: “L’Alleanza è Ribelle (‘È lontana da noi).”
Dall’altro lato del comlink, si udì un’imprecazione strozzata: “Portate ordine nella Galassia (‘Trovate il modo di farmi parlare con lei al più presto’). Rosso 1 chiude.”
“Deve essere davvero una faccenda importante se vuole parlare con Syril a tutti i costi, dico io.” bofonchiò Kuryan, chiudendo delicatamente il sacchettino con dei lacci di cuoio.
“Già, domani vediamo di organizzarci con Syril per comunicare. Ma… posso sapere che stai facendo?”
Il Quarren lo misurò con lo sguardo per un lungo momento; sembrava imbarazzato e restio a parlare, ma Malek era il suo migliore amico, perciò decise di raccontargli tutto: “Ho confezionato un regalo per Deva Mi. Sai, nei mesi trascorsi abbiamo iniziato a parlare del più e del meno, una cosa tira l’altra e beh… Ci siamo innamorati.”
Il Rodiano sgranò gli occhi: “Io… Io non so cosa dire! Tanti complimenti e spero che potrete essere felici. Perché non sei rimasto con lei, allora?”
Kuryan fece spallucce: “Perché abbiamo deciso di risolvere prima i problemi che affliggono la Galassia, nel nostro piccolo. Deva per ciò che è accaduto su Kamino e di cui non riesce a darsi pace: nel nome dei vili crediti, i suoi antenati hanno condotto al potere Palpatine e aiutato a far nascere l’impero. Io invece voglio giustizia per Minas!”
Malek gli mise una mano sulla spalla: “Anche io. Ti capisco bene! Siamo un gruppo raffazzonato e lontani anni luce da quella visione di eroi da olofilm sulla guerra civile galattica, in cui il Millennium Falcon abbatte tre Star Destroyers da solo. E tuttavia, non possiamo restare con le mani in mano, mente i Grysk decidono di invaderci; l’inerzia ci ha fatto solo soffrire, negli anni passati.
Una cosa però voglio promettertela: tornerai da Deva e potrete stare insieme!”
Kuryan mise un braccio a sua volta sulla spalla dell’amico: “Ti ringrazio di cuore! Ma tu, invece? Quando deciderai a dichiararti a Syril, dico io?”
Questa volta fu Malek ad essere travolto dall’imbarazzo: “Ecco… È pur sempre una Jedi e mi sembra che stia pensando a cose da Jedi, al momento. Ma quando si presenterà l’occasione, beh, mi dichiarerò.”
Kuryan ridacchiò e poi si stese su uno dei tre letti che si trovavano nella stanza principale della casa: “Dormiamo. Domani ci attende una giornata impegnativa, dico io.”
Malek annuì, spense la luce fornita da una piccola lampada a muro e si coricò, rivolgendo un ultimo pensiero a Syril.
Nel frattempo, la Mandaloriana, che era rimasta in maglietta e un pantalone leggero, giaceva sul letto della camera per gli ospiti di casa Derelian e stava riflettendo su tutto ciò che era successo poche ore prima, sopratutto il suo incontro con Tray.
Capitolo 6
Tee-Lora aveva seguito Margo fino alla sua abitazione, una fattoria di mattoni con un recinto piuttosto grande. Due Dray in salute bruciavano l’erba, osservando annoiati le due donne.
“È molto bello qui.” commentò la Mando, osservando con attenzione il campo arato di recente che si intravedeva dietro l’abitazione.
“Ti ringrazio. È un lavoraccio prendersene cura, una fatica che condivido con Tray ogni volta che posso. Oggi ero andata su Valo per cercare una nuova testa per la zappa e un incensiere per il culto. Di conseguenza, mi sono dovuta vestire con gli abiti del caso o il gestore del negozio di paramenti e arredi sacri non mi avrebbe accolto. E la fortuna ha voluto che incontrassi tutti voi!”
“Ma non hai comprato nulla. E poi: non avete negozi su Aki?” domandò Tee-Lora, aggrottando le sopracciglia.
“Era tutto esaurito, ma sono riuscita ad ordinare i due prodotti per la prossima settimana; come puoi immaginare, nessuno effettua consegne a domicilio in questa parte dello spazio.
Riguardo ai negozi locali, ecco…” sospirò Margo, aprendo la porta di casa e togliendosi i guanti, per poi appoggiarli su un mobiletto, “Un tempo ce n’erano di tutti i tipi, ma con le malattie e i problemi che abbiamo dovuto affrontare, soprattutto dopo che è stato scoperto il tempio, è rimasta aperta solo una bottega di generi alimentari per distretto. Lo so, è terribile.”
La Mandaloriana incrociò le braccia: “Capisco. A prima vista, sembra un pianeta tranquillo e pacifico, ma come ci avevi accennato la situazione è davvero difficile.
Sai, normalmente non lavoro gratis – sono una cacciatrice di taglie, dopotutto – ma sono anche amica di quei tre impiastri Bogling. E voglio aiutarli a rendere la Galassia un posto migliore.
Abbiamo sofferto per più di mezzo secolo a causa di guerre e dittature, con una pace fragile e governi spesso senza spina dorsale o vittime di tizi ambiziosi. Siamo tutti stanchi, soprattutto i più giovani come me.”
Margo sospirò di nuovo, invitando la sua ospite a seguirla dentro l’abitazione: “Credimi, sebbene per vie traverse, lo so bene. Mio padre e mia madre si sono conosciuti durante gli ultimi anni della Guerra Civile Galattica: erano due membri dell’Alleanza Ribelle.
Mio padre e mio fratello si sono poi uniti alla Resistenza, durante il conflitto contro il Primo Ordine e mio padre ha perso la vita su Exegol.”
La bionda fece accomodare Tee-Lora su una comoda poltrona: “Posso offrirti qualcosa? Una birra locale? Un goccetto di Rancorcello?”
“Mi dispiace molto per tuo padre, io ho perso i miei genitori su Hosnian Prime.
Il Rancorcello andrà benissimo. Mi serve roba forte.
Dunque, siete rimasti tu, tua madre e tuo fratello?” chiese la Mando, accettando la tazza con il liquore.
Gli occhi di Margo si riempirono di tristezza: “È morta quando ero piccola, insieme a mia sorella gemella, Nya.
La mia famiglia ha vissuto su Valo, dopo la Guerra Civile Galattica, e sembrava che andasse tutto bene. Poi è arrivato un cartello criminale che ha iniziato a fare la voce grossa; i miei avevano aperto un emporio e volevano che pagassimo per la ‘protezione’.
Come puoi immaginare, abbiamo contattato la Nuova Repubblica, ma non hanno fatto nulla, perciò la mia famiglia ha cercato di opporsi, con il risultato che quei… quei mostri hanno dato fuoco all’emporio, con mia madre, me e mia sorella dentro.
Mia madre ha tentato di metterci in salvo, ma ho visto con i miei occhi crollare una trave su di lei e Nya, mentre mio padre e mio fratello sfondavano la porta e mi trascinavano fuori…” Margo stava singhiozzando, perciò Tee-Lora si alzò e le mise una mano sulla spalla; comprendeva meglio di molti altri il suo dolore.
La bionda sprofondò in una poltrona e rimase con il capo chino a lungo, singhiozzando in silenzio. Diversi minuti dopo, si ricompose a fatica e parlò nuovamente alla sua ospite: “Ciò che restava della mia famiglia aveva perso speranza e fiducia e fu allora che facemmo la conoscenza di Tirdo Azala, il padre di Fern, che stava cercando dei pezzi di ricambio per il suo evacuatore. Raccontò a mio padre di Aki e di quanto la sua stirpe, che aveva abbandonato a fatica Ryloth durante le Guerre dei Cloni, si fosse trovata bene su quel piccolo mondo oltre i confini dell’Orlo Esterno.
Era un azzardo, ma mio padre, Gabriel, decise che ci saremmo trasferiti su quel pianeta e avremmo iniziato una nuova vita; puoi immaginare che, a causa del forte dolore che ci stava ancora travolgendo, per me e Tray fu una scelta molto più semplice di quanto non avrebbe dovuto essere.
Una volta giunti su Aki, non sapevo nulla dello Spirito del Cosmo o, come la chiamano in molti, la Forza, ma la sacerdotessa locale, la nobile Kamele, una Pantorana di una bellezza senza pari, mi disse che ero una prescelta e che io o Fern avremmo potuto guidare la gente di Aki, un giorno; ero ovviamente titubante, ma ho trovato nel culto dello Spirito del Cosmo un modo per riuscire ad affrontare il mio dolore e la paura. E quando ho compreso che avrei potuto donare la speranza che io stessa stavo ricevendo ad altre persone, ho accettato la nomina a sacerdotessa da parte di Kamele, che ha insistito perché diventassi la sua erede.”
Tee-Lora parve mugugnare qualcosa tra se e se, poi disse: “Ma poi si è verificato l’incidente con il tempio, vero?”
La bionda si limitò ad annuire.
“E da allora, tutti voi siete in preda ad una specie di caos che finisce per portare alla diffidenza e l’odio tra umani e alieni, Dank Farrik! Vedrai che i tre Bogling risolveranno il problema, con il mio indispensabile aiuto, naturalmente.” concluse la Mando.
Finalmente, Margo abbozzò un sorriso: “Sono sicura che ce la farete. Ho percepito chiaramente lo Spirito del Cosmo fondersi con Syril ed ho avuto la certezza che tutto si risolverà per il meglio.”
Tee-Lora si sedette nuovamente e appoggiò le mani sui braccioli della poltrona: “Ma parlando di argomenti più leggeri, come mai hai indossato quei guanti per andare su Aki? E, soprattutto, dov’è tuo fratello?”
Margo sembrò rilassarsi: “Ogni capo o accessorio che indosso è parte dei paramenti religiosi ed è impregnato di una minima parte di essenza del Cosmo. È un metodo infallibile che permette a chi ha gli strumenti giusti di verificare se sta trattando con un vero sacerdote o un impostore; quasi tutti i culti hanno oggetti simili. Ad esempio, la tua amica Syril ha una spada laser che, se non ricordo male dai miei studi, dovrebbe contenere un cristallo particolare che vibra in presenza di persone potenti nello Spirito del Cosmo.
In passato, è accaduto che alcuni impostori o membri di culti formati da ciarlatani cercassero di comprare e vendere oggetti sacri ai veri culti; non hai idea di quanto valgano per i collezionisti determinati manufatti e sono disposti a pagare cifre folli per cimeli vari.
Perciò, in passato, un gruppo di mercanti di una gilda della città santa di Jedha studiò un metodo per ridurre al minimo la possibilità che tale tipo di mercato potesse svolgersi impunemente, ed uno dei principali è proprio chiedere agli adepti dei vari culti di indossare paramenti e monili dei loro ordini, in modo da verificare che siano autentici membri di tali culti.
Naturalmente, esistono venditori disonesti e compratori che riescono a spacciarsi per veri devoti con semplici trucchi, ad esempio rubando i vestiti o gli oggetti di un vero sacerdote, per poi trovare qualcuno potente nello Spirito del Cosmo che si presenti come intermediario, ma con il sistema ideato a Jedha tali speculazioni sono ridotte al minimo.
Scusa per la lunga spiegazione!”
Tee-Lora trattenne a fatica uno sbadiglio, anche se in realtà la spiegazione le era piaciuta: “Eh eh, dovrei portare la Sapientona a fare affari, usando questo sistema!”
Margo capì istintivamente a chi si riferisse Tee-Lora, pertanto rise alla battuta e ciò rincuorò la Mandaloriana: “Riguardo Tray, di solito è nei campi a lavorare, ma probabilmente oggi è andato in città a barattare la verdura con altro. Dovrebbe tornare per cena-” la bionda non fece in tempo a completare la frase perché venne interrotta dall’apertura della porta di casa, da cui entrò un uomo di bell’aspetto, i muscoli scolpiti sotto la maglia aderente; Tee-Lora deglutì e pensò: che gran bel pezzo di Blaster!
L’uomo, dai corti capelli castano chiaro, aveva dei profondi occhi neri, ma c’era qualcosa di strano in quelle iridi simili ad opali, due pozzi senza fondo che emanavano dolore e oscurità; un brivido corse lungo la schiena della Mandaloriana, una sensazione che aveva provato molto raramente. L’ultima volta che era stata così intensa, i suoi genitori si trovavano su Hosnian Prime mentre il Primo Ordine lo distruggeva.
“Abbiamo un’ospite, vedo. Benvenuta.” disse Tray, il tono freddo come la notte su Hoth.
“Salve. Mi chiamo Tee-Lora Krona e sono qui su richiesta di tua sorella-” provò a replicare la giovane.
“I dettagli non sono rilevanti. Mangia pure con noi e poi fai ciò che devi con Margo.
Ovviamente, puoi restare per la cena e a dormire. Adesso faccio una doccia e poi pranziamo.” e si recò nel bagno.
Tee-Lora restò in silenzio per qualche istante, riuscendo poi a ringhiare un “Dank Farrik” a denti stretti sottovoce.
“Ti prego di scusarlo, Tee-Lora. Non è sempre stato così… Sbrigativo e freddo.
La guerra lo ha cambiato e poi ha visto morire nostro padre, perciò ti chiedo di essere comprensiva.” le mormorò la bionda a un orecchio; non voleva che il fratello la sentisse, probabilmente perché non avrebbe apprezzato quella che sembrava una forma di pietà.
La Mandaloriana si limitò ad annuire, ma si chiese se non ci fosse dell’altro; anche lei aveva perso molto, ma non era diventata così. Si disse che non tutti reagivano allo stesso modo, ma non ne rimase del tutto convinta.
Più tardi, in un silenzio quasi assoluto, lei e i fratelli Derelian pranzarono. Tray aveva un’espressione piuttosto torva, come se odiasse la galassia intera. Bello e dannato, si direbbe, non so se mi piace, pensò Tee-Lora mentre addentava un pezzo di formaggio di Dray.
A fine pasto, l’uomo se ne andò limitandosi ad un semplice saluto annoiato e, appena la porta si chiuse alle sue spalle, la Mando stava già per seguirlo o almeno provare a pedinarlo, ma qualcuno bussò e lei si bloccò sul posto, mentre Margo apriva e faceva accomodare una donna ancora giovane, dalla carnagione chiara e gli occhi dal delicato taglio a mandorla.
“Perdona il disturbo, sacerdotessa, ma ho urgente bisogno di aiuto con mio padre e… Ma vedo che hai ospiti. Che armatura particolare.” commentò la nuova venuta, osservando la ragazza seduta al tavolo.
“Oh, si, Trisha. Lei è Tee-Lora. Tee-Lora Krona, questa è la proprietaria dello spaccio locale, Trisha Adzeling. Ci conosciamo sin da bambine, ma non può fare a meno di chiamarmi ‘sacerdotessa’. Puoi essere meno formale, Trish?”
L’altra ridacchiò: “Hai ragione, ma da quando sei sacerdotessa del culto, mi è difficile trattarti come prima, Margo.
Ad ogni modo, mio padre è alle solite. Puoi parlarci tu? Di solito ti dà retta!”
“D’accordo, ma i tuoi figli? Sono con lui o con C1-M4?”
“Sono con il ‘professore’, ovviamente! È stata una benedizione che, dopo la divisione tra distretti e la perdita dei tanti docenti alieni, abbiamo trovato alcuni droidi protocollari che svolgevano la funzione di assistenti pronti a passare all’insegnamento! Ma vieni, anzi, venite. Anche tu… “
“Piacere di conoscerla, signora Adzeling.” disse semplicemente la Mandaloriana, seguendo le due donne.
Il terzetto attraversò un quartiere che aveva visto giorni migliori e si fermò davanti al giardino di un edificio che fece strabuzzare gli occhi della ragazza: due pareti esterne e quella che sembrava una stanza circolare al primo piano erano state ricavate, senza ombra di dubbio, da un vecchio Tie-Fighter imperiale.
Prima che Tee-Lora potesse aprir bocca per chiedere come si fosse arrivati a quella idea bizzarra, un uomo anziano, inseguito da un droide protocollare nero e due bambini, un maschietto e una femminuccia, stava correndo in giardino, completamente nudo.
“Non mi prenderete mai, feccia Ribelle!” gridava l’uomo, tra le risate dei piccoli e le lamentele disperate del droide, che invitava l’anziano a rivestirsi, invano.
Trisha emise un sospiro rumoroso, mentre le altre due donne distoglievano lo sguardo da quella scena imbarazzante. Tee-Lora si ritrovò a pensare che, se fosse stato un uomo giovane e bello, forse avrebbe dato una sbirciata e avvampò.
“Papà!” sbottò alla fine la figlia e l’altro si fermò seduta stante, mettendosi sugli attenti.
“Ti prego, copriti! Abbiamo ospiti! Te la ricordi Margo? La nostra cara sacerdotessa?”
L’uomo strinse gli occhi a mandorla e si focalizzò sulla bionda indicata da Trisha: “Ah, ma certo, ma certo! Sei la figlia di Gabriel Derelian.”
“Signor Sion, perché non si mette i pantaloni e prendiamo un tè? Vuole?”
Lui la fissò per un lungo momento, perplesso, ma poi fece un sorriso e annuì.
Trisha invitò quindi Margo e Tee-Lora a seguirle dentro la ‘casa-Tie’, chiamando a se i figli e il droide, che si lamentò con voce femminile: “Oh cielo, padrona Trisha, suo padre è ingestibile.
Stavo narrando ai piccoli la storia di Aki e lui è corso nel soggiorno, come un ciclone, spronandoli a scappare dalla ‘feccia Ribelle’. Non sarebbe saggio consultare il droide medico 2-1F?”
Trish sospirò nuovamente: “Non è così semplice e la sua… Condizione è frutto di traumi mai sopiti. Ci vorrebbe uno specialista, ma il più vicino si trova su Coruscant e costa parecchio.
Possiamo solo sperare che le capacità della nostra sacerdotessa plachino nuovamente il tormento di papà.”
Tee-Lora si accomodò in cucina, insieme alla padrona di casa, mentre Margo accompagnava Sion in un piccolo studio e i bambini e C1-M4 tornavano a studiare in soggiorno.
“Scusa per il trambusto. Immagino che tu abbia tante domande, ma prima, se posso, vorrei chiederti io una cosa.” disse Trisha dopo aver preparato un tè per lei e la sua ospite, usando un bollitore che pareva veramente vetusto, probabilmente precedente persino alle Guerre dei Cloni.
Tee-Lora si era tolta i guanti per bere e mangiare dei pasticcini deliziosi che accompagnavano il tè, nero e fumante: “Ma certo! Mi dica pure.”
“La tua armatura… Mi pare di averla già vista da qualche parte. Sei membro di qualche organizzazione particolare?”
La ragazza si schiarì la voce, un gesto che riteneva necessario e rispettoso per parlare della sua gente: “Sono una Mandaloriana. Avrà sicuramente sentito parlare di noi, dei guerrieri irriducibili e coraggiosi.” anche dal timbro di voce traboccava l’orgoglio della giovane.
“Ah, ti prego, dammi del ‘tu’ e chiamami ‘Trish’.
Mandaloriana, eh? Ma certo, ora ricordo! So che avete avuto alti e bassi con i vari governi galattici e che avete un arsenale di tutto rispetto.” commentò la donna, indicando con lo sguardo il fucile e le pistole della sua ospite.
“Più bassi che alti, purtroppo. Ma dimmi: com’è che vivete dentro un Tie-Fighter disassemblato? Un Tie vecchiotto direi, della guerra civile galattica.”
Trisha scosse la testa: “Mio padre era un pilota di caccia Tie, così come mia madre; si sono conosciuti in epoca imperiale e si sono innamorati.
In seguito, prima della battaglia su Endor, sono scappati dalla follia del conflitto, un po’ perché non ne potevano più di tutta quella morte e distruzione in nome di un ideale in cui non si riconoscevano più, un po’ perché mia madre era incinta di me.”
Tee-Lora sgranò gli occhi: “Sei figlia di imperiali, dunque? O meglio, di disertori?”
“Si può dire così, ma sono veramente felice che abbiano abbandonato i campi di battaglia e si siano nascosti qui.
Sai, da piccola tante persone non li potevano vedere e ci sono stati anche alcuni che volevano scacciarci, ma Kai prima e Gabriel poi ci hanno sempre difesi.”
“Chi è Kai?”
“Era mio genero, il padre di mio marito Olys. È venuto a mancare qualche anno fa, poco dopo il mio matrimonio.
Era un brav’uomo e, se fosse rimasto in vita, forse Olys non avrebbe compiuto la peggiore scelta della sua, anzi, della nostra vita.”
Tee-Lora misurò con lo sguardo Trisha per un lungo momento: gli occhi lucidi della donna le facevano pensare che fosse stata una scelta con un finale tragico, perciò sarebbe stato meglio cambiare discorso.
La donna decise di continuare il suo racconto, nonostante non fosse facile: “Da parecchie rotazioni, erano tempi difficili su Aki e mio marito, come tanti akiani, era rimasto senza lavoro dopo le nuove politiche locali; aggiungi che mia madre era morta e mio padre stava cominciando a non starci più del tutto con la testa.
Due anni fa, si presentarono in città alcuni individui del Primo Ordine. Dicevano che avevano un lavoro sicuro per tutti, ben pagato, nel loro esercito e che nessuno si sarebbe sporcato le mani sul campo.
Mio marito fece domanda, dicendomi che era la sola possibilità per mantenere la nostra famiglia.
Lo scongiurai di lasciar perdere e non partire, ma non mi dette ascolto.
Al termine del conflitto, pochi mesi fa, ho saputo che è morto su Rodia, ucciso da un abitante del posto; la testimonianza era stata riportata da un singolo sopravvissuto, un assaltatore che affermava di aver affrontato una Jedi Rodiana che aveva eliminato tutti i soldati del suo reparto, incaricati di colpire una pericolosa cellula eversiva.”
Tee-Lora deglutì forte, cercando di non darlo a vedere, fingendo di mangiare un ultimo pasticcino; lei e gli altri avevano parlato tra loro dei rispettivi passati. Le parve fin troppo evidente che Syril fosse responsabile della morte di Olys; come avrebbe potuto raccontarle quella verità, sapendo quanta fatica lei già facesse per superare i suoi traumi? E tuttavia, anche tenerlo nascosto sarebbe stato sbagliato.
“La mia storia ti ha turbato? Scusami tanto, Tee-Lora, non volevo. È che… Beh, eccetto Margo, non vedo quasi nessuno e sono sempre qui, in casa, a badare ai miei figli e a mio padre.
È una situazione non sempre facile da gestire.”
La Mandaloriana riprese rapidamente il controllo di se: “Ma no, hai ragione. Fa bene sfogarsi! Stavo solo pensando a cosa faresti se incontrassi la Rodiano che ha ucciso tuo marito. Io ho perso i miei genitori su Hosnian Prime, a causa della base Starkiller, e tante volte avrei voluto mettere le mani addosso a chi aveva premuto quel kriff di interruttore.”
Trisha fece un sorriso amaro: “Ci ho pensato tante volte, lo ammetto. Ma ho anche saputo che quel villaggio attaccato dal Primo Ordine era quasi sicuramente un luogo di persone pacifiche, non di pericolosi eversivi. Un errore di valutazione del loro comando? Non lo so, ma ne dubito.
E tuttavia, se chi avesse ucciso mio marito e il suo reparto lo avesse fatto perché erano state ammazzate delle persone a lui care, potrei perdonarlo, con il tempo, anche se non sarebbe facile.
Tutti noi sappiamo quali atrocità ha compiuto il Primo Ordine, non siamo più accecati dalla propaganda.”
Tee-Lora sgranò gli occhi dallo stupore: “Dunque, non cerchi vendetta?”
“A che pro? Mio marito non tornerà più. E prendermi la vita di chi lo ha ucciso non mi darebbe alcun conforto, specialmente se avesse agito per proteggere le persone a lui care.
Mi piacerebbe parlarci, per poter confrontare le nostre storie e avere giustizia, quello si, se fosse un assassino spietato. Ma non credo che lo sia – una parte di me lo sente.”
La Mando sfiorò involontariamente il fucile Amban che aveva sulla schiena; era talmente abituata a portarlo a tracolla da non toglierselo praticamente mai, tranne quando andava a letto.
Fu travolta da un’ondata di emozioni e si chiese perché le stesse succedendo proprio allora.
“Ti ho fatto ricordare degli eventi spiacevoli?! Scusami, scusami davvero! Accidenti alla mia boccaccia! Sarai pure una nobile guerriera, ma sei ancora così giovane.” le disse Trisha in tono materno vedendole gli occhi lucidi.
“N-no. È solo che ho sfiorato il calcio del mio fucile Amban, un’arma che funziona una volta si e tre no. Molte volte mi chiedono: ‘perché non lo ripari se va così male?’
Ti svelo un segreto che non ho mai detto a nessuno, dal momento che anche tu ti sei confidata con me e mi hai aiutata a comprendere una cosa molto importante che avevo in gran parte dimenticato, ovvero che le situazioni sono tante e complesse nella Galassia.
Non avevo mai pensato seriamente al fatto che molti soldati imperiali e del Primo Ordine avessero delle famiglie e che la guerra avesse distrutto la loro normalità, creando vedove e orfani. Dovremmo imparare dal passato e creare un futuro migliore per tutti, soprattutto dopo aver affrontato periodi così orribili e che, temo, non saranno gli ultimi.”
Trisha si limitò ad annuire, lasciando trasparire un sorriso.
“Alcuni giorni dopo la morte dei miei genitori quando Hosnian Prime venne distrutta – io mi sono salvata per una serie di coincidenze – ho trovato il vecchio fucile di mio padre in uno scompartimento interno della Lady Kryze, la mia astronave, con un biglietto che diceva: ‘Ecco il mio vecchio fucile, Tee. Ha visto giorni migliori e ha bisogno di qualche riparazione, ma spero che ti possa servire fino a quando non ne avrai uno tutto tuo.’
Ho pianto a lungo, lontana da tutto e tutti, e poi l’ho preso con me come unico ricordo di mio padre; a volte, ho persino paura di dimenticare il suo volto…
Per questo motivo, ho deciso che non lo avrei mai riparato e lo avrei tenuto sempre con me. Può sembrare sciocco, lo so, ma…” non riusciva più a parlare, a causa di un groppo in gola, mentre il suo volto era nuovamente segnato dalle lacrime.
Trisha non disse nulla, ma abbracciò quella ragazza appena conosciuta come se fosse figlia sua: “Grazie.” disse la giovane.
“Immagino che adesso, la mia immagine di grande guerriera sia rovinata.” commentò scherzosamente qualche minuto più tardi la Mando, dopo essersi ripresa.
Trish ridacchiò: “Anche i più grandi guerrieri hanno sentimenti, altrimenti sarebbero droidi separatisti! È ciò che diceva sempre mio padre.”
“A proposito di tuo padre, se posso chiederlo: soffre di Pstd (disturbo da stress post-traumatico)? Ho conosciuto persone che ne soffrivano, nella mia vecchia gilda, e alcuni avevano reazioni simili.”
Trisha sospirò nuovamente: “Si, purtroppo, ed è per questo che i medici normali non possono farci granché.
Finché mia madre era viva, era lei a calmarlo e mi raccontava che avevano visto cose orribili in battaglia, soprattutto mio padre, ad opera non soltanto dei suoi stessi alleati, ma anche di membri delle cellule ribelli. A quanto pare, il suo migliore amico era morto durante un attentato in modo orribile – mia madre non ha mai voluto raccontare i dettagli perché erano veramente troppo cruenti – e lui lo aveva sepolto in fretta e furia su un pianeta sconosciuto, lontano da casa. Erano cresciuti insieme, come fratelli, perciò ti puoi immaginare cosa potesse provare.
Poi ci sono state Aldeeran e la distruzione della prima Morte Nera – sai già sicuramente tutto e non voglio farti certo una lezione di storia – e mio padre ha iniziato ad avere le prime crisi. Fortunatamente, in quel periodo, conobbe l’asso del suo squadrone, mia madre Serah; si innamorarono e, due anni dopo, lei rimase incinta. Gli orrori che videro in quel lasso di tempo, sommati a quelli già sperimentati, li spinsero a disertare e fuggire il più lontano possibile, nelle Regioni Ignote.”
“Fatico però a capire come abbia fatto un normale Tie-Fighter a giungere sin qui senza iperguida, in mezzo a tutte le tempeste cosmiche.” obiettò la Mando.
“Ah ah ah, ma no, non sono arrivati qui con un solo Tie-Fighter! Hanno rubato l’astronave Gozanti del loro squadrone, in modo rocambolesco, e sono scappati fin qui. L’astronave aveva solo due Tie-Fighters collegati, dal momento che, mi hanno raccontato, il loro squadrone era stato decimato ed erano rimasti solo loro due, mentre altri tre piloti si erano fatti riassegnare.”
“Ah, capisco. Ma allora… Dove sono il Gozanti e l’altro Tie Fighter?”
“Quando sono arrivati qui, l’astronave ha subito dei danni gravissimi e così anche i due Tie collegati.
Perciò, i miei genitori hanno deciso di salvare il salvabile e usarlo per costruire la casa, mentre il resto lo hanno venduto a individui di tutto il pianeta, dal momento che avevano bisogno di crediti per rifarsi una vita.”
“E la gente, pur discriminandoli, ha accettato di acquistare dai tuoi?”
“Come puoi immaginare, i miei sono stati costretti a vendere tecnologia imperiale per un tozzo di pane, ma era meglio che nulla.”
Seguì un lungo silenzio, in cui Tee-Lora si limitò a degustare il suo tè; non era solita bere bevande analcoliche, ma le piaceva il sapore forte e corposo di quel liquido caldo.
La porta della cucina si aprì e Margo fece la sua comparsa nella stanza: “Ora Sion dorme, sono riuscito a calmarlo grazie allo Spirito del Cosmo e si è anche rivestito.”
Quella frase fece inarcare un sopracciglio alla Mandaloriana, ma cercò di non darlo a vedere; Syril le aveva detto che le persone sensibili alla Forza non erano in grado di usare, tranne in rari casi, le abilità ad esse connesse. Si domandò se fosse il caso di chiedere maggiori informazioni alla bionda, ma decise infine di lasciar stare, per il momento, e di parlarne prima con la “Sapientona”, dal momento che, Margo avrebbe cambiato discorso nel caso in cui nascondesse dei segreti che la collegassero al tempio, da cui stranamente non era stata influenzata come gli altri akiani, cosa di cui anche Syril e gli altri si erano sicuramente accorti e non dubitava che la stessero tenendo in conto.
“Grazie Margo, grazie di cuore! Sei un vero angelo!”
“Non potremmo accompagnare tuo padre su Coruscant, dallo specialista? La mia nave è a tua completa disposizione e non dovresti pagare nulla.” disse Tee-Lora, rivolta alla padrona di casa.
“Sei un angelo anche tu, Tee-Lora, ma non potrei mai chiederti una cosa del genere! Sarebbe un viaggio troppo impegnativo per me e mio padre. Lui è piuttosto anziano.”
“Capisco, ma se cambiassi idea, sono sempre a disposizione. È il minimo che possa fare per la tua gentilezza e, comunque, impiegheremmo solo poche rotazioni, meno di quante tu creda; sono una delle migliori a pilotare un’astronave e Margo te lo può confermare!” esclamò la Mando, ormai nuovamente tornata la solita di sempre.
La bionda ridacchiò e annuì: “È un vero asso!”
Più tardi, dopo essersi congedate da Trisha, Margo e Tee-Lora tornarono a casa della prima e cenarono insieme a Tray, nel solito silenzio assordante.
In seguito, la giovane si coricò e comunicò, in codice, con Malek e Kuryan.
Tray le pareva sospetto, perciò si sarebbe alzata alle prime luci dell’alba per poi sgattaiolare fuori di casa e pedinarlo appena fosse uscito. Inoltre, avrebbe dovuto organizzare un incontro per parlare con Syril della sua scoperta riguardo al marito di Trish e della capacità “calmante” di Margo; nessuna di quelle faccende le piaceva particolarmente ma, quando era completamente immersa in quei pensieri, sentì qualcosa di pesante che saltava sul suo letto e, istintivamente, estrasse la pistola Blaster che aveva precedentemente nascosto sotto il cuscino e mirò in direzione del potenziale pericolo: che si trattasse di Tray che aveva mangiato la foglia?
La giovane rimase alquanto perplessa quando vide due occhietti verdi brillare nella semioscurità, seguiti da un miagolio sommesso, perciò accese la luce sul comodino a lato del letto.
Ai piedi della giovane vi era un Loth-gatto dal pelo tendente al cobalto che la stava osservando con curiosità: “E tu chi sei, miciotto?” chiese la ragazza.
Per tutta risposta, la creatura le si avvicinò e stofinò il muso sul suo petto, emettendo delle fusa continue.
“Va bene, palla di pelo, se vuoi dormire qui non ho obiezioni.” borbottò la ragazza, ma le faceva piacere avere quella creatura vicino. Deve essere di Margo, domattina parlerò con lei, pensò la Mandaloriana.
Umana e Loth-gatto si addormentarono mentre le due pallide lune di Aki illumminavano il firmamento notturno.
Capitolo 7
Malek si svegliò all’alba, a seguito di uno strano sogno: stava riparando, da solo, il pannello del sistema di ventilazione della Lady Kryze e, improvvisamente, i cavi e alcune piastre metalliche prendevano vita e lo attaccavano.
Il Rodiano pensò che fosse dovuto ad una sorta di “crisi di coscienza” per le parole usate per descrivere Tee-Lora agli abitanti del distretto alieno di Heiwa o forse era semplicemente il risultato della scorpacciata fatta la sera prima.
Era ancora intento a riflettere, quando Kuryan si rivolse a lui: “Mentre stavi dormendo, ho ricevuto una nuova comunicazione in codice da Rosso 1. Pare che abbia una pista da seguire e insiste per vederci tutti al più presto. Sarebbe il caso di parlarne con Syril, dico io.”
Malek incrociò le braccia, contrariato: “Perché non mi hai svegliato?”
Kuryan sollevò le mani: “Stavi dormendo profondamente e non volevo svegliarti. Non fare quella faccia, dico io.”
Il Rodiano sollevò gli occhi al cielo e sospirò rumorosamente, tanto forte che, se fosse stato un Rancor, avrebbe spazzato via la stanza con il Quarren dentro: “Va bene, va bene. Cerchiamo Syril; spero solo che lei e Fern non si siano recate al tempio.”
I due amici sentirono bussare e poi la voce della Padawan che, a quanto pareva, li aveva anticipati ed era venuta a cercarli alla capanna.
“Meno male che vi ho trovati.” commentò la Rodiana, sedendosi a gambe incrociate sull’unico letto ancora fatto.
“Questo avremmo dovuto dirlo noi. Temevamo che avessi già seguito Fern al tempio.” rispose Malek.
“Mi ha preparato la colazione – una pasta ripiena di marmellata e un po’ di latte blu – e mi ha detto che, questa mattina, aveva un impegno inaspettato in città, perciò saremmo andate al tempio prima di pranzo.
Ho cercato di capire cosa dovesse fare di così urgente, ma mi ha detto, in modo abbastanza garbato, che non erano affari miei e che andassi a cercarvi, indicando questa baracca.”
“La faccenda puzza, dico io.” borbottò Kuryan, facendo vibrare i tentacoli sulla faccia.
“Lo dico pure io, ma ho pensato che non fosse il caso di destare sospetti.
Inoltre, sono molto curiosa di sapere cosa vi ha detto la Brontolona.”
“Ci ha contattati due volte e, in entrambi i casi, ha detto di voler assolutamente parlare con te di persona.”
“Perfetto, dovremmo fare mente locale tutti insieme. Potremmo incontrarci nel bosco dove abbiamo affrontato il Trampak, con le dovute cautele.”
“D’accordo. Comunico subito le coordinate a Rosso 1.” disse Malek.
“Io devo dedicarmi alla meditazione Jedi per almeno mezz’ora, perciò organizzatevi con la Brontolona anche per me.
Nel frattempo, voi due potreste approfittarne per fare colazione; è avanzata un po’ di roba e il Gotarite – Ukja mi pare che si chiami, vero? – mi ha fermata in strada, dicendo che ci aspettava a casa sua per offrircene un bel po’.”
Che, tradotto, significa che mangeremo avanzi in tutti i pasti principali della giornata, pensò il Rodiano, ma non disse nulla e si limitò a fare spallucce; era comunque meglio di quello con cui su era nutrito per anni su Minas. Già, Minas, il suo pianeta: gli mancava molto e avrebbe voluto poterlo salvare. Ora, tutto ciò che gli restava erano i suoi amici e il pensiero che avrebbe fatto tutto il possibile per impedire che altri sistemi soffrissero a causa dei Grysk.
Si mise in contatto con Tee-Lora e, un’ora dopo, si incontrarono tutti e quattro nel boschetto vicino al distretto alieno.
La Mandaloriana aveva aperto gli occhi alle prime luci del sole, decisa a seguire Tray. Doveva anche parlare con Margo del Loth-gatto, ma la creaturina sembrava scomparsa, quasi fosse stata un sogno e la ragazza cominciò a pensare di essersela immaginata; quella sensazione divenne inquietudine quando scese in silenzio le scale, certa che Margo e suo fratello dormissero ancora e poi si accorse che la giacca dell’uomo non c’era.
Tee-Lora effettuò una scansione con il visore sul casco e notò che solo la bionda era ancora tra le mura domestiche, mentre Tray pareva essere uscito prima dell’alba; previdente come ci si aspetterebbe da una professionista, la Mando aveva inserito un minuscolo tracciatore proprio nella sua giacca e perciò sarebbe bastato attivare il localizzatore per sapere dove fosse. E tuttavia, quando la giovane tentò di triangolare la posizione di Tray, tutto ciò che ricevette furono interferenze. Che l’ex membro della Resistenza si trovasse nel tempio? Doveva parlare al più presto con i sui compagni.
“Scoperto qualcosa?” le chiese Malek, appena la Mandaloriana fu sul posto.
“Si, ma prima lasciate parlare me: Syril, ci sono due cose che devo dirti. Una è molto importante e non ti piacerà, ma devi sapere.”
La Rodiana ascoltò in silenzio la storia di Trisha e di suo marito e realizzò rapidamente ciò che era successo. Non era insolito che, nonostante le tante belle parole, i Jedi causassero dolore alle famiglie dei loro nemici e non esisteva un modo facile per affrontarne le conseguenze, nonostante la continua ricerca di equilibrio che gli stregoni praticavano per non cedere al Lato Oscuro.
Tuttavia, Syril si sentiva scossa perché ciò era accaduto a causa della sua debolezza: si era lasciata travolgere dalle tenebre della, sua anima come un aquilone in una tormenta e con quale risultato? Certo, quei soldati non avrebbero più fatto male a nessuno, ma chi avrebbe sostentato le loro famiglie, chi avrebbe aiutato i loro compagni o compagne o i loro figli? In epoca passata, molto spesso era stata la Repubblica ad occuparsi delle vittime dei conflitti, a prescindere dalla loro affiliazione, ma adesso non c’era più un governo costituito.
Trisha era da sola, e come lei tante altre persone. Non sarebbe stato compito di chi aveva causato quella situazione prendersi cura di loro?
“Devo parlare con lei.” affermò la Padawan.
“Non ora, non sarebbe assolutamente possibile, con il tempio e tutto, Sapientona; una cosa per volta!
Dank Farrik, sono io quella avventata, non farmi passare per moderata!
Anche se capisco come ti senti.”
“E l’altra cosa?” domandò allora la Padawan.
“Margo ha placato una persona che soffre di Pstd usando la Forza. Non avevi detto che solo chi è potente in essa può farlo?”
Syril ci riflettè su: “Non è impossibile, ma è certamente un caso più unico che raro per chi è semplicemente ‘sensibile’. Forse Margo non ci ha detto tutto, ma mi pare in buona fede.”
“Io comunque terrò d’occhio anche lei, oltre a suo fratello.
Dank Farrik, il segnalatore che gli avevo messo nella giacca non trasmette più alcun segnale: deve averlo trovato e distrutto. Tray è sempre più sospetto.”
Il gruppo valutò quindi tutte le informazioni che avevano raccolto e tutti compresero che la situazione era più complessa di quanto avessero previsto.
“È ormai fin troppo evidente che la divisione tra umani e alieni dipende dal tempio e ciò che si trova al suo interno.” disse Malek, che poi aggiunse: “Che ne pensi, capo? E che dite voi due?”
Syril annuì, mentre Tee-Lora si limitò ad un lapidario: “Sono d’accordo, perciò dobbiamo muoverci con circospezione, cercando di non dare nell’occhio. Non possiamo fidarci praticamente di nessuno, perciò dobbiamo stare attenti.”
“Concordo su tutta la linea. Andiamo per gradi e vediamo di risolvere tutto questo pasticcio, dico io.” concluse Kuryan.
“Quale pasticcio? Di Bantha? Di Dray?” chiese ad un tratto una quinta voce; i Rodiani e i loro amici si voltarono e videro un Cosiano avanti con gli anni che li stava scrutando con fare pensieroso.
Malek provò a capovolgere nuovamente la situazione a loro vantaggio: “Abbiamo… Ehm… Trovato questa umana che aveva sconfinato. E la stavamo… Conducendo da Fern.”
Il Cosiano inforcò un paio di occhialetti e li misurò a lungo con lo sguardo: “Come pensavo: voi tre siete gli stranieri che hanno salvato il figlio di Ukja e per cui ho cucinato. Sapete, sono il cuoco più richiesto del distretto.
Ah, contrariamente a Fern, non ho alcun problema con gli umani e poi, nonostante tutte le armi che questa Mandaloriana si porta addosso, mi pare molto tranquilla; se fosse stata veramente un’intrusa, sareste morti o gravemente feriti, dal momento che siete disarmati.
Infine, vi ho sentito parlare tranquillamente, con tanto di ‘nomignoli’ affettuosi, perciò ne deduco che siate amici.
Prima di ascoltare le vostre risposte, sappiate che non ho cattive intenzioni; sono un povero vecchio disarmato e non farò la spia a Fern, se è questo che temete. Parola di Roni Prabenda, che poi sarei io.”
I suoi interlocutori rimasero senza parole, indecisi sul da farsi: Tee-Lora sfiorò le pistole nelle fondine, sebbene non sembrasse affatto intenzionata ad estrarle, mentre Kuryan si fece meditabondo.
“Ma certo!” esclamò alcuni istanti dopo proprio il Quarren, “Lei è uno dei più grandi cuochi del Nucleo! Tre stelle galattiche da parte della ‘guida stellare al buon cibo’, chef di uno dei più importanti ristoranti di Naboo, dico io!”
Gli altri guardarono prima Kuryan e poi Roni: quel mite individuo era stato uno dei cuochi più famosi per clienti vip della Galassia?
“Effettivamente, il cibo di ieri sera era eccezionale e non ci sono grandi risorse su Aki.” convenne Malek.
“Quei giorni sono finiti, cari giovani.” borbottò Roni, apparentemente imbarazzato.
“Ma lei ha servito capi di stato e senatori della Nuova Repubblica! Ha incontrato Mon Mothma e Leia Organa! È uno dei miei idoli!” insistè Kuryan, pieno di entusiasmo.
Il Cosiano si limitò ad alzare una mano e fu Tee-Lora a prendere la parola: “Al di là della sua identità, quanto ha sentito di quello che ci siamo detti?”
L’altro fece spallucce: “Da quando avete detto che volete risolvere il problema con il tempio: sono assolutamente d’accordo. Fern è peggiorata da quando hanno scoperto quel posto, sapete?
Prima, lei e Margo erano grandi amiche, ma quando la precedente sacerdotessa ha scelto la prima come sua erede, la seconda non ha accettato di buon grado la decisione; ha sempre fatto buon viso a cattiva sorte, ma mi fregio di saper capire piuttosto bene le persone.”
“Effettivamente, Margo ci ha detto che Fern aveva accettato la decisione della precedente sacerdotessa di nominare Margo come sua erede e la rispettava. Dopo le scoperta del tempio tuttavia, la Twi’lek ha dato vita ad un suo culto.
Inoltre, proprio come Margo, pare che tu non sia influenzato dagli effetti del tempio e forse sto cominciando a capire perché.” disse Syril, che era rimasta in silenzio fino a quel momento da quando era apparso il Cosiano.
Quest’ultimo ridacchiò: “Una Jedi, eh? Non vedevo un tuo pari da tanto tempo. Però, aspetta… Mi ricordi una bambina che era uno dei Padawan di Luke Skywalker; una volta, ha pagato di tasca sua un pranzo e, poiché era un eroe, gli ho fatto un bello sconto. Sei tu?”
Syril annuì: “Ma si! Il pranzo per il passaggio da Iniziati a Padawan della maggior parte di noi! Ricordo che era tutto squisito. Grazie ancora, ma non ha chiarito i miei dubbi.”
“Riguardo il tempio, è proprio come pensi, o almeno anche io la vedo così.”
“Potreste spiegarlo anche a noi? Non è così chiaro.” si intromise Malek, parlando per lui e gli altri due.
Syril si rivolse a lui: “Il tempio, o meglio qualcosa al suo interno, alimenta i sentimenti negativi e, probabilmente, se ne nutre, usando il Lato Oscuro della Forza come mezzo per realizzare questo schema. Quello che non capisco è perché.” affermò Syril; a quelle parole, Roni si limitò ad annuire. Pareva davvero che il vecchio Cosiano la sapesse lunga, anche sulla Forza e la Galassia, dato che aveva riconosciuto subito in Tee-Lora una Mandaloriana, e la Padawan capì che non era solo esperto di cucina.
Malek e gli altri compresero allora la situazione e ne rimasero sorpresi: “Ecco la nostra Sapientona!” esclamò la Mando, aggiungendo: “Ma allora, come mai Roni e Margo non vengono influenzati? Perché sono persone prive di sentimenti così oscuri?”
“Esattamente o meglio, ne hanno di sicuro – senza offesa, signor Roni – ma sanno gestirli.” rispose la Padawan.
“Un po’ come i Jedi.” affermò Malek.
L’altra Rodiana annui.
“Avevo già capito ieri sera, durante la festa, che qualcosa bolliva in pentola, tanto per fare una metafora culinaria, perciò vi ho seguiti appena vi ho visti – ero vicino al bosco a cercare delle verdure che uso per le salse – ed ora sono più che mai motivato a far tornare Aki il mondo pacifico e tranquillo che era, se ci aiuterete.” disse il Cosiano.
“Dobbiamo pensarci un attimo.” rispose Malek, per poi stringersi in cerchio con gli altri e confabulare.
Passarono pochi click prima che il gruppetto prendesse una decisione: “Ci stiamo, ma occhio a non fare scherzi, nonnetto.” affermò infine Tee-Lora.
“Suvvia, figliola, sai anche tu che avete bisogno di alleati su questo pianeta. E poi, cosa ci guadagnerei a tradirvi? La mia clientela è stata praticamente ridotta a zero da quando è stato scoperto quel tempio e, cosa ancor più grave, ho perso tanto amici tra gli umani. Voglio davvero che tutto questo finisca e voi mi sembrate la migliore possibilità per riuscirci, perciò semmai sono io che mi affido completamente a voi, se ci pensi. E aggiungo che non sono poi così vecchio, dato che ho solo 149 anni; la mia specie arriva tranquillamente a 230 e più.”
Tee-Lora sollevò una mano per lasciar intendere che aveva capito; in realtà, non le dispiaceva affatto quel tipo: “Ad ogni modo, adesso io torno a seguire la mia pista: Tray è l’indiziato numero uno.”
“È estremamente sospetto, lo penso anch’io.” convenne Roni.
La Mandaloriana mostrò una olofoto che aveva scattato di nascosto al fratello di Margo, affinché anche chi non lo aveva mai visto potesse riconoscerlo, quindi si rivolse a Syril: “Tra poco vai al tempio con Fern, vero? Sarebbe meglio se Malek ti seguisse a distanza. Io potrei essere in zona oppure trovarmi da tutt’altra parte, a seconda di dove si reca il mio bersaglio.” e senza attendere risposta, lanciò una pistola al Rodiano ed una al Quarren: “Kuryan, tu andrai con Roni in città e cercherai di raccogliere ulteriori informazioni sulla gente del posto: più ne sappiamo, meglio è.”
Sarebbe stata anche un’ottima occasione per approfondire le motivazioni del Cosiano e confermare che fosse effettivamente in buona fede; Kuryan non aveva bisogno di parole per capire ciò che il loro capitano gli stava dicendo tra le righe, anche perché lui e Malek avevano imparato a sparare da poco e non avevano ancora impugnato una pistola Blaster lontani dal poligono di tiro improvvisato realizzato sulla Lady Kryze, merito anche dall’esperienza di Kix.
Roni fece spallucce: “Potremo parlare di cucina e ricette, dato che anche tu sei un cuoco, vero?”
Kuryan confermò quella intuizione annuendo e si allontanò con il Cosiano subito dopo.
Gli altri misero in atto i rispettivi compiti e Malek si trovò a trascorrere un po’ di tempo insieme a Syril; sarebbe stato piuttosto strano se l’avesse seguita a distanza nelle vie del distretto, perciò i due Rodiani decisero di fingersi interessati al distretto, come dir turisti, è stabilirono di separarsi con una scusa appena Fern si fosse presentata al cospetto della Padawan; si erano date appuntamento nei pressi della piazza principale.
“La prudenza di Tee-Lora con Roni mi è parsa eccessiva ma, pensandoci meglio, non ci ha detto quasi nulla su di lui.” mormorò il Rodiano alla sua simile mentre attraversavano un quartiere che aveva visto giorni migliori.
“Tee-Lora può sembrare giovane e avventata, ma sa giudicare molto bene gli altri, anche se a volte pecca di superbia. E il fatto che sia sulle tracce del fratello di Margo mi preoccupa parecchio, perché significa che lui potrebbe aver sfruttato la sorella per realizzare i suoi piani.
Pensaci un attimo: lei non avrebbe avuto alcuna ragione per contattare degli estranei, scommettendo su di noi, se fosse il ‘burattinaio’ che sta sfruttando ciò che è custodito nel tempio per i suo fini, ma suo fratello potrebbe farlo benissimo e agire indisturbato: è un veterano di guerra e imparentato con la sacerdotessa del culto dello Spirito del Cosmo, per giunta – guarda caso – sfuggito all’egemonia Grysk, con la quale potrebbe in realtà essere in combutta.”
“Hai assolutamente ragione. Credi che anche lui sia sensibile alla Forza o, addirittura, potente in essa?”
“Non lo so, ma sono quasi matematicamente sicura che ciò che è custodito nel tempio sia legato al Lato Oscuro.
In passato, esponenti dei Sith e altri culti malvagi erigevano templi e vere e proprie roccaforti in mondi difficilmente raggiungibili, così da poter agire indisturbati.
Questa porzione delle Regioni Ignote abbonda di zone intrise del Lato Oscuro, perciò è pressoché certo che anche il tempio di Aki sia stato eretto da qualche culto legato alle tenebre. Oggi, ne sapremo di più e capiremo anche fino a che punto i Grysk hanno a che fare con tutto questo: ho davvero un gran brutto presentimento.”
La loro conversazione cessò quando videro spuntare da una stradina laterale dei volti familiari: Ukja e i suoi figli. Il Gotarite li stava tenendo per mano e i piccoli parevano tormentare il padre con le richieste di cibo.
“Oh, i miei eroi preferiti!” esclamò quello quando li vide; Malek e Syril ricambiarono il saluto.
“Ho una domanda che vorrei farvi.” chiese il Gotarite, schioccando la lingua, “Ma voi due siete sposati? Lo chiedo perché sembrate perfetti insieme.”
I Rodiani arrossirono. “Siamo amici.” disse Syril, anche se era persino più imbarazzata di Malek; lui sperò che fosse un buon segno per il giorno in cui, finalmente, fosse riuscito a dichiararsi.
“State facendo una passeggiata?” chiese quindi Malek alla famigliola, cercando di cambiare discorso.
“Si, i piccoli hanno studiato stamattina ed oggi si fa un giro.”
“Papà, papà! Voglio un dolcetto!” lo interruppero Den e Lirys.
“Ah, piccole pesti, avete già mangiato!” rispose Ukja in tono bonario, ma poi si udì un rumoroso brontolio.
“Sigh… Siete più voraci di una dozzina di Sarlac! Vada per il dolcetto! Cerchiamo Roni, ok?
Beh, vi saluto cari Rodiani, miei eroi! Speriamo di rivederci presto.”
I tre Gotariti se ne andarono poco dopo che Malek e Syril li ebbero salutati e si imbatterono proprio nel Cosiano; era in compagnia di Kuryan, il “Quarren eroe”, e parevano nel mezzo di una chiacchierata tra vecchi amici.
Alcuni minuti prima, Roni aveva accompagnato il forestiero lungo un viale stretto e avvolto dalle ombre di una fila di case, molte delle quali dissestate e abbandonate. Le porte di alcuni edifici erano segnate con delle “X” rosse fatte con la vernice e, in alcuni casi, riportavano una dicitura in Aurabesh: “pestilenza”.
“Immagino che ancora non vi fidiate completamente di me e lo capisco.” affermò in tono pacato il Cosiano, osservando con occhi tristi le case segnate.
“Probabilmente, saprete che Aki è stato colpito da diverse disgrazie, tra cui una malattia piuttosto perniciosa e virulenta. Ho perso così mia moglie, Lia, e mio figlio, Andreas.
La stessa sorte è toccata a tanti abitanti di entrambi i distretti.
È successo tutto poco dopo il ritrovamento del tempio, come avrai intuito.”
“Anche la moglie di Ukja?” chiese semplicemente il Quarren. Il suo interlocutore annuì con espressione greve.
“Mi dispiace molto, credimi, anche per i tuoi cari, dico io.
Pure la mia famiglia e quella di Malak hanno perso la vita a causa di una malattia, anni fa, su Minas, il nostro mondo che non c’è più.
Ed è vero che non riusciamo a fidarci, non del tutto almeno, dico io, ma cerca di metterti nei nostri panni: Margo non avrebbe ragione di ingannarci, o almeno pare estremamente improbabile, ma di te sappiamo così poco.”
“…E temete che possa essere in combutta con chi tira le fila, o peggio. Ad esempio, con il ‘burattinaio’ , se non addirittura esserlo io, dico bene?”
Kuryan alzò entrambe le mani: “Non abbiamo sospetti simili nei tuoi confronti, siamo solo prudenti, dico io.”
Il Cosiano ridacchiò: “Ma si, stavo solo tastando il terreno, per così dire, dopotutto, se la terra è arida, il campo non darà buoni frutti. E ci avevo visto giusto: siete tipi svegli.”
“Beh, grazie Roni. Speriamo di risolvere i guai che Aki sta affrontando.”
Kuryan e il Cosiano videro quindi tre Gotariti farsi loro incontro: “Ehi, vecchio mio! Hai un nuovo amico?” domandò Ukja in tono allegro, mentre i suoi piccoli saltellavano qua e là.
Roni annuì, mentre la piccola Lirys lo guardava di sottecchi, tenendo un dito in bocca: “Ce li hai i dolcetti?” chiese infine la bambina.
Il Cosiano ridacchiò e da una tasca interna tirò fuori un sacchettino contenente delle frittelle, dicendo: “È una specie di magia!”
I figli di Ukja si avventarono sulle frittelle come se non mangiassero da giorni, mentre il padre si scusava per la loro esuberanza e maleducazione.
“Va bene così, vecchio mio. Già che sei qui, hai per caso incontrato Fern?” domandò Roni. Kuryan lo osservò incuriosito; pareva che stesse davvero cercando di aiutarli.
Ukja si limitò a scuotere la testa: “Non ho proprio idea di dove sia. Spero solo che si stia preparando per la ‘festa del Cosmo’.”
Dopo che padre e figli se ne furono andati, il Quarren si rivolse al Cosiano: “Tieni sempre del cibo con te? E cos’è la ‘festa del Cosmo’?”
L’altro ridacchiò: “Dopo che il tempio è stato scoperto e i problemi che ci hanno flagellato, ho cercato in tutti i modi di non far mancare il cibo a nessuno: sono un cuoco, è mio dovere fornire il sostentamento a tutti.
Purtroppo, accecato dai crediti e la vanagloria, lo avevo dimenticato, al punto di far finta che nella Galassia non ci fossero più problemi.
Vorrei aiutare molti più pianeti in difficoltà, ma per il momento devo pensare a salvare Aki, anche perché è stato l’ultimo desiderio della mia Lia.”
Roni si era fatto cupo, ma la sua solita espressione pacata tornò ad illuminarne il viso poco dopo: “Sai, mando casse di approvvigionamenti, spesso manicaretti preparati in precedenza, anche agli umani; Margo è il mio contatto, ma che resti tra noi.
Riguardo alla ‘festa del Cosmo’, è la principale festività dei credenti dello Spirito del Cosmo, in cui la sacerdotessa scelta introduce i bambini al culto, mediante una cerimonia; Ukja ci tiene particolarmente, in modo da far entrare Den e Lirys nelle grazie del Cosmo.
La festività dovrebbe svolgersi domani, perciò oggi fervono i preparativi, di conseguenza Fern può accompagnare solo nella tarda mattinata la vostra amica Rodiana al tempio. Avrebbe dovuto essere in strada a supervisionare proprio i preparativi, ma non l’ho vista da nessuna parte. È strano…”
“Non starai mica suggerendo che sia lei il ‘burattinaio’, vero? Sarebbe fin troppo scontato, dico io.”
“Oh, no, il contrario a dire il vero: Fern non si sottrarrebbe mai ai suoi doveri. Nonostante ciò che si potrebbe pensare, non viene mai meno alla parola data. Spero che non le sia successo qualcosa.”
“Dobbiamo tornare da Malek e Syril e fare il punto della situazione, dico io!”
Il Cosiano e il Quarren si diressero perciò spediti alla piazza principale del distretto, il luogo in cui Fern avrebbe dovuto incontrare la Padawan.
Malek era nervoso, più del solito. Era quasi l’ora di pranzo e la Twi’lek pareva essersi dimenticata del suo impegno.
Intorno a lui e Syril, alcuni individui operosi stavano montando un palco che aveva visto giorni migliori, dei modesti festoni e qualche banchetto nel cuore della piazza principale del distretto.
“Deve esserci una qualche festa in programma.” borbottò, rivolto alla sua simile, cercando di non far notare le sue antenne tremolanti per quel senso di disagio che stava avvertendo.
“Già. Pare che sia un evento importante, ma non mi parrebbe educato disturbare gli operai per saperne di più; aspettiamo Fern e chiediamo direttamente a lei, così avrai anche la scusa perfetta per essere qui con me, quando la sacerdotessa arriverà.” si limitò a commentare Syril, dandogli le spalle, immersa nei suoi pensieri.
“Sei molto turbato, lo sento nonostante io stia cercando di focalizzare le mie sensazioni su Fern. Tutto bene?”
Le antenne di Malek si drizzarono, mentre il suo viso avvampò: “S-scusami. Sono solo un po’ nervoso perché Fern non è ancora arrivata.”
Syril si voltò e lo guardò dritto negli occhi con i suoi, così simili eppure scintillanti come un mare di stelle, le antenne dritte per lo sforzo di connettersi alla Forza: “È strano, ma non credo che ci sia da preoccuparsi; avrà avuto qualche impegno imprevisto e arriverà tra un po’. O almeno, lo spero.”
Malek avrebbe voluto dire a Syril che la scusa perfetta per essere lì con lei era che stavano insieme, ma sarebbe stato troppo; dopo essersi tenuti per mano al termine della loro prima avventura, non c’erano stati altri contatti tra loro e l’imbarazzo che lei aveva mostrato dinanzi ad Ukja poteva voler dire tutto e niente.
Lui aveva ormai capito di amarla e se persino Kuryan, sempre insicuro, era riuscito a dichiararsi a Deva, perché lui era così spaventato? Avrebbe dovuto rischiare, a costo di ricevere un rifiuto: “Syryl, io…” iniziò, ma venne interrotto da una voce alle sue spalle.
“Scusa l’attesa, Jedi. Stamattina mi hanno cercato degli operai e alcuni musicisti per ricevere informazioni sullo svolgimento della ‘festa del Cosmo’ di quest’anno. Possiamo andare, adesso.
A proposito, lui che ci fa qui?”
“Era qui con me proprio per capire cosa stessero facendo. Cos’è la ‘festa del Cosmo’? Una celebrazione religiosa?” rispose prontamente la Padawan, anticipando Malek.
Dopo le spiegazioni, le due donne si congedarono dal Rodiano, che finse di allontanarsi da loro per pedinarle a distanza; Syril aveva accettato di indossare un sensore per permettere al suo simile di seguirla più facilmente, usando un ricevitore piccolo e discreto.
Prima di iniziare la sua missione, Malek venne raggiunto da Kuryan e Roni, preoccupati perché nessuno pareva aver visto Fern nel corso della mattinata, ma alle parole del Rodiano i due si tranquillizzarono e decisero di dividersi nuovamente.
Fern era piuttosto silenziosa e rispondeva quasi per monosillabi alle domande di Syril, tanto che la Rodiana decise di lasciar definitivamente perdere e limitarsi a seguirla quando, alla richiesta se avrebbe indossato dei paramenti per la ‘festa del Cosmo’, la Twi’lek si era limitata a sollevare le spalle.
È strano, la facevo più loquace, pensò la Padawan finché non percepì un ronzio. All’inizio, sembrava un rumore sordo proveniente dal sottobosco in cui stavano camminando, ma poi si accorse che si trattava di una sensazione, quasi un “venticello” nella Forza.
Fern estrasse il Blaster che portava alla cintura e lo puntò prima contro un cespuglio, poi verso Syril: “A che gioco state giocando, voi due?”
“Noi due?” chiese la Rodiana, perplessa. Poi vide qualcuno uscire dal cespuglio con le mani alzate: si trattava di Margo.
Capitolo 8
La bionda indossava una semplice tuta color grigio cenere e non aveva armi con se. Fece alcuni passi avanti, fermandosi quando Fern le intimò di non muoversi oltre.
“Pensavate che non mi accorgessi di nulla? Ho un udito fino, dovresti saperlo Margo!”
L’umana teneva le mani alzate, ma non pareva troppo intimorita dal Blaster della Twi’lek: “Syril non ne sapeva nulla; sono qui per parlare con te e ti suggerisco di abbassare l’arma.”
L’altra iniziò a ridere finché qualcosa non le colpì la mano, costringendola a lasciar andare la presa sulla pistola. Si voltò di scatto e vide una donna con un’armatura rossa e viola, apparsa dal sottobosco senza emettere alcun rumore; la mano guantata della nuova arrivata era ancora protesa in avanti. Fern, che aveva sentito parlare di guerrieri armati di tutto punto e vestiti con robuste placche metalliche, cominciò a pensare che la sua nuova avversaria fosse la famosa Mandaloriana.
La Padawan aveva notato con la coda dell’occhio il dardo che Tee-Lora aveva scagliato con precisione chirurgica contro Fern, probabilmente con la punta smussata per non ferirla.
La Twi’lek si gettò sulla pistola, ma quando si rialzò vide il puntatore laser di un fucile di precisione all’altezza del petto: “Sei piuttosto sfortunata, sai? Ho riparato il mio Amban proprio in questi giorni: non vorrei doverne testare le capacità su di te.”
La voce della nuova arrivata era metallica a causa dall’elmo che le copriva il volto, resa ancora più spettrale dal tono piatto e tagliente; non avrebbe esitato a farla fuori, se fosse stato necessario.
“Al posto tuo, lascerei andare il Blaster. Non ti conviene metterti contro una Mandaloriana.”
“Ah, ecco, proprio come immaginavo. E tu lavori per questi soggetti? Hanno detto peste e corna di te.” sibilò la Twi’lek, lasciando cadere l’arma, che Syril trasse a se mediante la Forza.
La Mando emise una specie di grugnito, poi si rivolse alla Padawan: “Stamattina, sono finalmente riuscita a parlare con Margo dei miei sospetti su suo fratello e, dopo una certa incredulità iniziale, mi ha rivelato un fatto molto interessante, ovvero che lui e Fern erano stati amanti.
Mi son detta: e se lo fossero ancora?
Ed eccoci qui.”
“Veramente, io volevo solo parlare con Fern.” protestò la bionda.
Tee-Lora sbuffò sotto l’elmo e Syril immaginò che avesse ruotato i suoi occhi da umana verso il cielo.
Dalla Twi’lek si levò un suono sordo, simile ad un respiro affannoso, finché non proruppe in una risata sguaiata che scosse persino i suoi lunghi Lekku.
Le altre tre si guardarono tra loro, in preda ad un’evidente confusione.
L’atteggiamento della Twi’lek ricordava a Tee-Lora quello della loro avversaria prima dello sbarco su Aki, Disa, nello spazio vicino al pianeta, e ciò la portò anche a provare una sincera preoccupazione per l’Astromecca che era rimasto sulla Lady Kryze: aveva nuovamente un gran brutto presentimento.
Nel frattempo, dopo quasi due rotazioni, Disa aveva fatto ritorno alla “Deadly Damsel” con la coda tra le gambe, sebbene non comprendesse bene quello strano modo di dire umano, ma dato che Ariadne, la loro “esperta di calcoli” e il capitano erano di tale specie, lo sentiva dire spesso.
Si mosse a testa bassa in mezzo agli altri pirati intenti a mangiare nella sala comune dell’astronave, i segni sul volto della Miraliana che tremavano per la rabbia e la paura di ciò che il capitano avrebbe potuto farle. Fu così che andò a sbattere contro qualcuno e, quando sollevò gli occhi, vide una donna umana dai capelli ricci e gli occhi neri che la osservava con aria severa.
“Proprio te stavo cercando, Disa. Hai idea di quanto ci sia costata la tua inettitudine al comando? Personale e mezzi che, ovviamente, non crescono sugli alberi.” disse quella in tono severo.
“Anche io sono felice di rivederti, Ariadne. Come sta il capitano?”
L’umana sbuffò per quel sarcasmo inappropriato, poi aggiunse: “È estremamente scontenta del tuo fallimento, ma non intende farti nulla… Per ora.
La patata bollente è in mano mia adesso, perché dovrò far quadrare il bilancio e non hai idea di quanto sia snervante ogni volta.
Ed avevi avuto l’ordine ben preciso di raccogliere solo informazioni, non agire di testa tua, ma ormai sappiamo tutti come ragioni.”
Questa volta, fu la Miraliana a sbuffare: “Va bene, va bene… Mi assumerò la mia parte di colpe, ok? Sei più contenta così? E comunque, non è colpa mia sei quei figli di Grufafango hanno usato tecniche non ortodosse – come diresti tu – bensì del fatto che avevano degli assi nella manica inaspettati.
E il loro capo è una vera Mandaloriana; colpa mia che l’ho sottovalutata.
Farò più attenzione, dannazione, d’ora in poi, ok?”
Ariadne fece un sorriso triste: “Ma certo. Ad ogni modo, vai a mangiare: oggi c’è il polpettone.”
Disa si congedò dall’umana dandole un paio di pacche sulla spalla, quindi si tolse finalmente il casco mentre si serviva al banco, per poi sedersi al suo solito tavolo, in compagnia di Javier e Far-g0.
“Ti ha fatto una bella lavata di capo, eh, eh?” le chiese Javier, un umano vestito di cuoio, con una cresta colorata in testa; stava nuovamente giocherellando con il suo coltello a serramanico, a detta sua un’arma più efficiente di qualsiasi Blaster.
“Lasciala mangiare in pace, ragazzo.” protestò Far-g0, un individuo piuttosto anziano, più macchina che uomo; raccontava spesso che molti anni prima, in gioventù, era stato membro dei temuti Haxion, un cartello criminale che aveva fatto fortuna poco dopo la nascita dell’Impero Galattico e il cui principale avversario si era rivelato un Jedi umano dai capelli rossi, un sopravvissuto all’epurazione.
“Sai quanto me ne frega delle ramanzine di Ariadne.” sbottò Disa, ingoiando un pezzo del polpettone nel piatto, usando coltello e forchetta in modo sin troppo elegante per la sua natura focosa.
“Ma è vero che hai affrontato una vera Mandaloriana?” le chiese Far-g0 a fine pasto.
L’altra lo guardò di sottecchi: “Chi te lo ha raccontato?”
Lui fece spallucce: “Le voci corrono veloci.” il suo volto era per metà robotico, così come il suono della sua voce.
Disa raccontò ai suoi commensali tutto ciò che era successo e, dopo aver soppesato bene le sue prossime parole, la donna attese qualche istante, in un silenzio teatrale, per proporre il suo piano. Conosceva benissimo la smania di combattere di Javier e la falsa modestia di Far-g0, dietro la quale si nascondeva un individuo narcisista e pieno di boria; sarebbe stato sufficiente toccare i tasti giusti con il secondo.
Quando ebbe finito di parlare, come previsto Javier disse: “Io ci sto. Sembra divertente! Eh, eh?”
La reazione di Far-g0 fu altrettanto prevedibile: “Io non potrei mai accompagnarti in una missione tanto importante su quel pianeta, sulle tracce della Mandaloriana.”
“Ne sei sicuro? Io ho piena fiducia in te, compare.”
“No, dico davvero, Disa, non ne sono degno.”
“Va bene, va bene. Chiederò a qualcun altro.”
“E tuttavia, se proprio insisti… Si, lo farò, ti accompagnerò in questa missione per vendicare i nostri compari caduti e l’onore dei pirati della Deadly Damsel!” esclamò infine l’ex Haxion, sovrastato dalla confusione della sala comune.
Disa sorrise a trentadue denti e diede delle pacche sonore sulle spalle dei suoi alleati; la promessa di vendetta fu il dessert migliore, quel giorno, in cui potesse sperare.
Lontano da conflitti e intrighi, H0-P3 era intento a fare due cose mentre i suoi padroni erano in missione: controllare le comunicazioni – non funzionavano a dovere – e pulire gli interni della Lady Kryze. Ovviamente, essendo lui un Astromecca riparatore, controllava anche ogni punto in cui gli organici avessero messo mano, ma restava sempre sorpreso per le capacità di padron Malek e di padron Kuryan.
Si sentiva in debito con il primo per averlo salvato dalla distruzione della “Regina Suprema”, perciò aveva deciso di servirlo con tutto se stesso, anche perché quel Rodiano gli aveva rimosso il bullone di costrizione.
L’Astromecca aveva quasi finito le sue faccende, intento com’era a rifare i letti, che non si accorse di uno zompettio alle sue spalle e trasalì quando sentì qualcosa saltare sulla sua cupola.
Si osservò per un istante, perplesso quanto un droide può esserlo, in una specchiera e vide una piccola creatura pelosa adagiata sopra di lui; dopo l’iniziale preoccupazione, effettuò una scansione ed un’analisi nei suoi database, scoprendo che si trattava di un Loth-gatto, specie originaria del pianeta Lothal, innocua e molto socievole.
La piccola creatura iniziò a pulirsi sopra di lui, lisciando il pelo color cobalto, per poi acciambellarsi sopra la cupola con nonchalance e iniziare a vibrare come il motorino di avviamento di uno Skiff.
Alla fine, l’esserino si addormentò, respirando in modo appena percettibile, diventando una specie di cappelluccio di pelo sulla sommità di H0-P3; il droide rimpianse, per un breve momento, la sua incapacità di sospirare.
Poco dopo, l’Astromecca ritornò alle sue mansioni, lasciando che il nuovo ospite continuasse il suo sonnellino, solo per trasalire, svegliando la creatura, quando un segnale sonoro sibilò da una console vicina ed una voce roca, fuoriuscendo da un altoparlante, esclamò: “Sono Kix! Lady Kryze, mi ricevete?”
Il Clone era seduto davanti alla radio e non fu affatto contento quando l’Astromecca rispose alla chiamata; l’uomo sospirò rumorosamente, tanto forte da destare preoccupazione nella Kaminoana e lo Zygerriano accanto a lui.
“Ascolta, stupida ferraglia, voglio parlare con Malek o Tee-Lora o chiunque sia disponibile. Passamelo subito.” sbraitò l’uomo al comunicatore.
Il pigolio che seguì, unito ad uno strano rumore simile al verso di un qualche animale, non fece altro che indispettire ancor di più l’ex soldato, il cui nuovo sospiro era un’eco di frustrazione.
“Dice che sono in missione.” si intromise Pyrak, scuotendo la testa.
“Che missione? Parlaci tu con questo barattolo!” borbottò Kix, passandogli il comunicatore.
Al termine della conversazione, i tre rimasti su Valo si erano fatti un’idea della situazione e dissero a H0-P3 che erano riusciti a parlare, seppur brevemente, con il Corsaro Cremisi e che la situazione si era fatta nuovamente difficile: diversi mezzi di ciò che restava della Resistenza si erano scontrati con un’astronave dell’egemonia Grysk ai confini della Galassia e c’erano stati diverse perdite, soprattutto tra le fila dei primi. Ristabilire completamente le comunicazioni sembrava impossibile e su alcuni pianeti dell’Orlo Esterno erano scoppiate rivolte e tafferugli a causa della paura.
Un nuovo terrore serpeggiante si era insinuato in molte comunità e la mancanza di un governo centrale si stava facendo sentire, tanto che pareva che alcuni provassero persino nostalgia della Nuova Repubblica, imperfetta e schiava della burocrazia, ma decisamente più organizzata di mondi allo sbaraglio.
Deva Mi chiese al droide di mettersi in contatto con gli altri e, nonostante il suo primo pensiero fosse per Kuryan, era sinceramente preoccupata per tutti loro; l’Astromecca pigolò e Pyrak riferì ai suoi compagni che H0-P3 si sarebbe messo subito in contatto con la squadra su Aki.
Kix e gli altri lo informarono che avrebbero cercato di raggiungerli al più presto, quindi le trasmissioni vennero interrotte da entrambe le parti.
Nel frattempo, Fern si era seduta ai piedi di un albero sghembo, chiusa in un silenzio talmente profondo da sovrastare i rumori del sottobosco.
Margo aveva tentato inutilmente di convincerla a parlare, per il bene di Aki, ma senza successo e nemmeno le capacità di Syril erano riuscite a sortire alcun effetto, difficile a dirsi se a causa della sensibilità alla Forza della Twi’lek o per una testardaggine fuori dal comune.
“Ora mi sono veramente stancata, rigurgito di Rathar!” tuonò infine Tee-Lora, puntandole un Blaster alla testa dopo essersi messa il fucile Amban nuovamente a tracolla, il freddo acciaio della pistola che trasmetteva tutta la rabbia repressa della Mandaloriana.
Tuttavia, Fern restò impassibile e spinse la tempia con più forza contro la canna della pistola: “Fallo, vediamo se hai il coraggio! Credi che io abbia paura di morire? Il sogno di Tray è anche il mio e renderà la Galassia un luogo finalmente pacifico e libero!
Questo è tutto ciò che saprete da me!
Avanti, premi il grilletto e facciamola finita!”
“Sei più cocciuta di un Eopie! Ami così tanto quel tizio? Capisco il fascino da ‘bello e dannato’, ma c’è di meglio, credimi! Uno così ti sta solo sfruttando per la tua posizione, alimentando la tua gelosia per Margo e, quando non gli servirai più, ti darà un sonoro calcio nelle chiappe e ti darà un pasto ad un Sarlac!” la schernì la Mando.
La Twi’lek sorrise, guardando per un istante la bionda, che trasalì: “È vero, allora? Sei gelosa del mio rango di sacerdotessa, nonostante ti fossi congratulata con me? Ti prego, dimmi che non è vero, Fern! Ci conosciamo da quando siamo bambine…”
“Il ruolo di sacerdotessa spettava a me, non a te. Ho fatto buon viso a cattivo gioco, perché pensavo che non ci fossero più possibilità per me, finché stamattina tuo fratello non mi ha proposto di aiutarlo, per riportare ordine e pace su Aki, quello in cui tu hai fallito.”
Sembrava che finalmente fossero riuscite a far parlare Fern, perciò Margo insistè: “Cosa ti ha proposto?”
L’altra rise per un istante, ma poi cessò di colpo, accasciandosi al suolo, mentre un rivolo di sangue le fuoriusciva dalla tempia, quella sul lato opposto rispetto alla posizione di Tee-Lora: “Non sono stata io, ve lo giuro! Qualcuno ha sparato da distanza, usando un silenziatore!”
Margo gridò disperata, ma Syril, che a sua volta non aveva notato alcun pericolo, la trascinò a forza dietro un albero dal tronco antico e colossale, solo per notare con la coda dell’occhio un puntino rosso appena visibile all’altezza del petto della Mando. Non fece in tempo ad avvisarla che un colpo andò a segno, ma il Beskar sul petto fece il suo dovere.
“Via di qui!” gridò Tee-Lora, nascondendosi a sua volta dietro un albero; pareva che il cecchino non conoscesse i Mandaloriani e le loro armature e la ragazza ringraziò, dal profondo del cuore, le tradizioni e gli usi del suo popolo, mormorando: “Questa è la Via” – non lo diceva da anni.
Al lato opposto, dietro l’altro albero, Margo era in preda ad un dolore devastante, talmente forte da scuotere Syril ed echeggiare nei recessi dei suoi ricordi e della sua anima. Non era tipicamente Jedi avere dei contatti fisici con chi soffriva; gli antichi insegnamenti dell’ordine sostenevano che la sola Forza fosse sufficiente a placare ogni turbamento. Eppure, la Rodiana non poté fare a meno di abbracciare l’umana, calmandola prima con i gesti e le parole, poi con il tocco della mente.
“Se solo me ne fossi accorta prima… Sniff… Se avessi capito che per lei era così importante diventare sacerdotessa, forse niente di tutto questo sarebbe accaduto!” singhiozzò Margo, i cui tremiti continuarono per diversi minuti.
“Non possiamo più fare nulla per lei, purtroppo, eccetto piangerla, ma ti assicuro che fermeremo il suo assassino e lo consegneremo alla giustizia.”
“È sicuramente mio fratello; era strano da tempo ed avevo capito che ci fosse qualcosa che non andava, eppure ho fatto finta di nulla. Sono una pessima sacerdotessa ed una pessima persona!” mormorò la bionda, piangendo nuovamente.
“Margo, so che non è facile, ma dobbiamo fermare Tray e capire perché ha fatto tutto questo-” esclamò Tee-Lora, ma rimase senza parole quando, sentendo dei rumori sordi, sollevò lo sguardo al cielo e vide delle astronavi che sperava di non rivedere mai più.
“Per la Luce… Sono Tie-Bombers del Primo Ordine! È impossibile!” gridò la Padawan, percependo la paura dell’amica e guardando a sua volta verso l’alto.
Una dozzina di velivoli stava transitando sopra Heiwa e, in pochi istanti, sganciarono delle bombe sopra la città, portando distruzione e rovina.
A breve distanza, Malek era stato contattato da H0-P3 al comlink, ma alle interferenze iniziali nelle comunicazioni si era inserito un segnale che impediva di comprendere alcunché. Poi, il Rodiano vide i Tie-Bombers e udì le deflagrazioni, tante sinistre risate di morte.
Kuryan, pensò, ma poi udì delle grida provenire dalla zona in cui si era diretta Syril prima che lui ne perdesse il segnale.
Che avrebbe dovuto fare: andare a cercare il suo amico e aiutarlo, nel caso fosse ferito (non voleva nemmeno prendere in considerazione altre possibilità), oppure raggiungere la donna che amava per proteggerla da ciò che pareva un pericolo imminente?
Capitolo 9
Kuryan venne risvegliato dalla voce di Roni e la prima cosa che notò fu, con orrore, la distruzione accanto a loro.
Aveva perso i sensi in seguito al l’onda d’urto di un’esplosione, ma non ricordava come fosse avvenuta.
Il Cosiano non perse tempo in spiegazioni e lo trascinò per una manica fino a quella che, fino a poco prima, era stata la piazza principale del distretto e in cui i segni di due crateri, circondati da corpi privi di vita, alcuni orrendamente sfigurati, provocarono dolore ed un senso di nausea al Quarren.
Gli parve di intravedere due occhi terrorizzati nei segni lasciati dal bombardamento e si chiese se i suoi compagni stessero bene, ma il comlink emetteva soltanto il suono gracchiante di interferenze.
In un angolo, dietro quello che era staro il muro portante di un’abitazione, Ukja e i suoi figli erano seduti accanto ad altre famiglie, o ciò che ne rimaneva, spaventati, anche se il Gotarite si faceva forza, cercando di tranquillizzare Den e Lyris.
Roni trascinò il Quarren laggiù e, appena al sicuro dal fuoco nemico, il comlink emise un suono familiare: “Kuryan… Stai bene?” la voce, sebbene disturbata, era indubbiamente quella di Malek.
I due amici parlarono e decisero rapidamente sul da farsi: “Non preoccuparti per me, Malek; me la caverò!
Resterò qui con Roni ad aiutare i feriti mentre tu raggiungi Syril.”
“Ma…” protestò il Rodiano.
“Ha bisogno di te! Devi andare, dico io.”
Si udì il rumore sordo di un sospiro pesante: “E va bene, ma se riesco a contattare Tee-Lora la invierò laggiù a bordo della Lady Kryze, per poter far salire a bordo quanta più gente possibile.”
Questa volta fu il Quarren a protestare: “E le divisioni tra umani e alieni?”
“Dobbiamo sperare che, in una situazione come questa, le mettano da parte! Non riesco a capire chi sia la mente dietro tutto questo; ha dei mezzi che non mi sarei mai immaginato. Perché colpire un pianeta tanto piccolo con un’armata di questo tipo?”
“E se fosse un signore della guerra? Magari un pirata?”suggerì Kuryan.
“Lo scopriremo! Passo e chiudo.”
Malek si congedò proprio nel momento in cui un droide protocollare nero – C1-M4 – correva verso la piazza gridando di scappare; venne colpita alle spalle e cadde al suolo, mentre un gruppo di droidi differenti, l’armatura argentata e armati fino ai denti, apriva il fuoco sui superstiti.
Kuryan impugnò il Blaster con mano tremante e si preparò a combattere.
Malek stava correndo nuovamente verso le grida provenienti dal sottobosco e distinse chiaramente Tee-Lora imprecare.
Giunto in mezzo ad una radura, vide lei, Syril e Margo affrontare una mezza dozzina di droidi dall’armatura lucida, simile ad argento. Avevano un solo sensore ottico incastonato nella testa ed impugnavano pistole e fucili Blaster, con cui stavano mettendo in difficoltà le sue compagne: la Mandaloriana riusciva a difendersi e contrattaccare con difficoltà, nonostante la protezione del Beskar, mentre la Jedi respingeva i colpi di arma ai mittenti usando la spada laser, senza tuttavia provocare loro grossi danni.
Margo era inginocchiata vicino ad un albero, a capo chino, rivolta in direzione di un corpo supino illuminato dalla luce che filtrava tra due grandi cespugli; vide che si trattava di Fern, distesa a terra e con un buco alla tempia, priva di vita. Il Rodiano provò un sentimento di rabbia e dolore che rischiò di sopraffarlo: era opera di quei droidi? Con gli occhi appannati dal dolore, Malek impugnò la sua arma e si unì alla lotta.
I superstiti alieni erano scampati alla morte grazie alle macerie e i resti degli edifici che gli invasori avevano provocato; Kuryan pensò che sarebbe stato ironico, se il bombardamento non avesse provocato già un ingente numero di vittime.
Il Quarren, nonostante la paura, si sporgeva da dietro il muro dell’edificio crollato per sparare ai droidi.
“Sembra di essere nuovamente nelle guerre dei Cloni.” sussurrò tristemente il Cosiano; aveva perso molti amici durante gli anni di quel conflitto, folle come tutti quelli che avevano devastato la Galassia.
Kuryan sentì il sapore di bile salirgli fino in gola, amaro come il ricordo delle devastazioni che avevano travolto Minas, fino a distruggerlo. Una lama fatta di dolore gli opprimeva il petto, il cuore che pregava di scappare, ma lui non voleva ascoltare nessuno dei suoi campanelli di allarme; conosceva quella gente da due rotazioni scarse, eppure sentiva che non poteva abbandonarla.
Un colpo di Blaster lo raggiunse alla spalla destra, provocandogli una sofferenza fisica mai provata prima e rendendo difficile impugnare la pistola. Sarebbe morto lì?
“Dov’è finita la sacerdotessa Fern? Abbiamo bisogno di lei, della sua guida illuminata, ora più che mai!” mormorò Ukja, stringendo a se i figli e guardando il Quarren; nessuno di loro conosceva ancora la verità e, in quella situazione, fu una benedizione, altrimenti il terrore gli avrebbe annientati.
All’improvviso, si udirono gemiti e lamenti e, con la punta di uno dei suoi tentacoli, Kuryan percepì chiaramente la presenza di tante creature di specie umana; stavano scappando nella loro direzione, cercando rifugio dalla devastazione e gli aggressori proprio come loro.
Il gruppo di umani vide gli alieni e si fermò per un istante, combattuto tra l’astio che li aveva divisi e la minaccia della morte incombente: “Non vi vogliamo qua, umani! Andate via!” gridò un Bith anziano. Alla sua voce, se ne unirono altre per scacciare i nuovi venuti e, poco prima che Roni si alzasse in piedi per cercare di fargli ragionare, Kuryan, a fatica, si erse tra la folla, saggiamente nascosto dietro una colonna, e gridò: “Siete tutti impazziti, dico io? Il pianeta è sotto attacco e voi scacciate chi ha bisogno?”
I due gruppi lo guardarono in un misto di stupore e rabbia: che ne sapeva quello straniero dei loro problemi? Chi era lui per mettersi in mezzo?
I colpi di Blaster uccisero alcuni umani, ma nessuno degli alieni parve cambiare idea: Kuryan pensò che fossero senza speranza e portò il Comlink alla bocca tentacolata.
“Sono ferito e la situazione qui è fuori controllo! Nonostante il nemico comune, le comunità umane e aliene non vogliono aiutarsi a vicenda.
Non so cosa potrò fare e per quanto!”
Malek, Syril e Tee-Lora ascoltavano la comunicazione del loro amico in silenzio, il cervello di tutti travolto dalla necessità di trovare un’idea, mentre usavano tutti i loro mezzi per avere ragione dei droidi.
All’improvviso, Margo si alzò di scatto e raccolse la pistola della Twi’lek da terra, unendosi alla lotta: “Non posso ancora piangere Fern, non ora che la mia gente ha bisogno di me!
Dobbiamo raggiungere il tempio: è da là che è partito il colpo, non ho alcun dubbio.” la donna fece uno sforzo enorme per mantenere la compostezza, ma gli occhi ancora gonfi tradivano tutto il suo dolore.
“Faremo il possibile per aiutare la gente di Aki, te lo garantisco!
Ora però cercate di stare lontani dalle aree più esposte; non sappiamo se Tray ci tiene ancora sotto tiro.” esclamò la Mando ricacciando un groppo in gola; Fern era stata uccisa con un colpo preciso e letale, qualcosa che aveva lasciata interdetta anche una guerriera come lei. Sospettava che Tray non fosse un individuo comune, ma mai che sarebbe riuscito a coglierla di sorpresa e colpire a tradimento la sua stessa amante. Era sicuramente malvagio e senza scrupoli.
“Colpo? Sotto tiro? …È stato Tray ad uccidere Fern?” chiese allora Malek, praticamente certo che la sua fosse una domanda retorica.
Sorprendentemente, fu proprio Margo a rispondere con un “si” piatto; la sacerdotessa stava anteponendo il suo dovere al dolore e il Rodiano la trovò ammirevole.
Finalmente, il gruppo riuscì a sconfiggere l’ultimo droide, che venne prima elettrificato da un rampino di Tee-Lora e poi decapitato dalla Padawan.
“Io vado ad aiutare Kuryan. Userò il mio jetpack per raggiungere rapidamente uno dei Tie-Bomber con cui sono atterrati e lo userò per colpire i droidi che stanno attaccando Heiwa.
Sono anche l’unica che può muoversi in aria senza rischiare di essere eliminata al primo colpo da Tray e farò di tutto per distrarlo da voi.
Mentre io catturo la sua attenzione, corrette al tempio!” disse Tee-Lora, girando una manopola sul jetpack indossava sulla schiena; i suoi compagni non glielo avevano ancora visto usare, ma la Mando si era procurata il carburante mediante un baratto su Valo, dal momento che, come aveva raccontato, in precedenza il sebatoio era vuoto poiché lei lo aveva impiegato in alcune missioni con i suoi genitori e, dopo la loro perdita, non si era più curata di riempirlo.
Malek e gli altri acconsentirono al piano, a patto che la ragazza si tenesse sempre in contatto con loro, quindi lei si librò dal suolo con un suono sordo, lasciando dietro di se una scia biancastra di fumo.
I due Rodiani e la bionda iniziarono a correre, mentre i colpi di fucile del cecchino si concentravano sul bersaglio volante.
Tee-Lora raggiunse la cabina del Tie-Bomber nel momento stesso in cui Syril raggiungeva l’ingresso del tempio e spariva nell’oscurità.
Malek e Margo sapevano che avrebbero risentito della misteriosa energia emanata dall’antica struttura, perciò avevano deciso di raggiungere Tray, nascosto quasi certamente in un cespuglio o dietro un albero nella zona collinare che dominava il tempio, ma tutto ciò che rimaneva di lui era un fucile da cecchino, ancora fumante; l’uomo pareva scomparso.
Nel frattempo, Syril aveva acceso la sua spada laser per usarla come una torcia, avanzando nelle profondità del tempio, da principio un lungo corridoio con dei bassorilievi che parevano piuttosto antichi e con iscrizioni in Aurabesh ricercato: esse parlavano di un luogo nascosto, una tomba che mai avrebbe dovuto essere violata da esseri mortali e la tremolante luce verdognola rendeva quelle parole ancora più inquietanti.
Mentre avanzava, Syril notò che una leggera nebbiolina violacea si stava sollevando dal suolo e dei bisbiglii iniziarono a riecheggiare nella sua mente, frasi in una lingua inizialmente incomprensibile, ma che piano piano cominciarono ad avere un significato; le dicevano di andarsene, che lei era un fallimento ed aveva deluso tutti quelli che amava.
Una paura ancestrale si impadronì della Padawan e le parve di essere tornata nello spazio delle Regioni Ignote, durante il viaggio che aveva condotto lei e i suoi compagni su Aki e, nonostante ciò, decise di proseguire. La sensazione di fece tuttavia più intensa e, per un lungo momento, le parve di camminare immersa nell’inchiostro. Poi vide i suoi piedi ed il liquido scuro in cui erano immersi: era sangue, ora illuminato dalla spada e da una luce misteriosa tutta intorno, scarlatto e brillante, dal quale iniziarono a formarsi prima dei volti scheletrici e mostruosi, poi delle mani scarnificate che cercavano di afferrarla e rallentare la sua avanzata.
Sentì goccialare il liquido scarlatto sopra la testa e le spalle e poi qualcosa cadde dalla volta. Syril afferrò l’oggetto e l’orrore che la stava travolgendo si fece insopportabile: le mani della Padawan strinsero un cuore umano pulsante. Lo lasciò cadere, soppromendo un grido e ricordando le parole del suo maestro, Luke Skywalker: “Gli occhi, a volte, ingannano”, perciò chiuse le palpebre sprofondando in una tenebra ancora più opprimente, eppure a suo modo benevola, salmodiando a bassa voce il motto dei leggendari “Guardiani dei Whills” di Jedha, la città sacra: “Io sono tutt’uno con la Forza, la Forza è con me.”
Ripeté quelle parole più volte, come fosse un mantra, mentre il suo respiro diventava pesante e affannoso, un’altra pesante catena che la rallentava mentre arrancava, sforzandosi di non ascoltare i sussurri e i gemiti intorno a lei, versi inarticolati e disumani.
Poi toccò qualcosa di ruvido che le sembrò in grado di squarciare la sua carne come se fosse carta, freddo al tatto e traboccante di una fame insaziabile. La paura rischiava di ucciderla, ma riuscì a capire che si trattava di una piccola statua, del tutto simile a quella che l’aveva quasi uccisa sulla “Regina Suprema”.
Le mani di Syril vennero dilaniate dal contatto con l’oggetto e cominciarono a spargere un liquido caldo che le strappava via la vita dalle carni, eppure lottò con ogni cellula del suo corpo per non cedere all’orrore che la stava annichilendo e lanciò la statua lontana, usando ogni stilla residua di forza che ancora aveva per distruggere quel artefatto infernale.
Il rumore dei cocci non la tranquillizzò affatto, perché la Padawan cadde rovinosamente a terra, scivolando sul suo stesso sangue e percepì distintamente tante piccole mani che l’avvinghiavano.
Si trascinò sui gomiti, arraccando e gridando, ma non riuscì a liberarsi completamente dalla presa; aprì gli occhi solo per vedere degli artigli spaventosi e scarnificati, avvolti da un cupo bagliore color cobalto, strappare la sua gamba sinistra, fino quasi al bacino.
La Rodiana provò un dolore indicibile e sperò di svenire, ma parve che le perverse creature delle tenebre evocate dalla statua, nonostante la distruzione della fonte del loro potere, volessero torturarla per un’ultima volta.
Syril urlò con tutto il fiato che le era rimasto in gola, un ruvido grumo di terrore, per il dolore e la disperazione, ma poi il suo corpo reagì e il dolce tepore della Forza Vivente tornò da lei, forse per condurla a se definitivamente.
Fu allora che la Rodiana udì dei passi e provò una nuova e più terrificante sensazione, simile al trovarsi dinanzi ad uno specchio in cui giace la tua metà malvagia.
“Bene, bene, sei più resistente di quanto credessi, Jedi.” la voce era profonda e gutturale.
Syril sollevò gli occhi velati dalle lacrime e vide un umano con indosso una cappa color fuliggine, il viso in parte simile a quello di Margo: Tray.
L’uomo indossava dei guanti di sintopelle nera e stringeva un cilindro dall’aspetto familiare, da cui proruppe una cupa luce rossastra, una spada laser pressoché identica a quella dei Sith.
Tuttavia, Tray non era un Sith – in qualche modo lo aveva capito anche la Padawan – bensì il suo potere pareva frutto di un furto ai danni della Forza Vivente; la Forza stessa pareva urlare di dolore, per tale crimine, nella mente di Syril.
“Aver rotto la statua non ti servirà a molto, Jedi, anzi mi hai fatto un favore: ho assorbito l’energia dagli abitanti di Heiwa e da te, diventando potente in essa, nonostante io fossi un individuo privo di qualsiasi potere fino a poco tempo fa.
Ti rivelerò anche che questo artefatto ottiene tanto più potere, tanto più negativi sono i sentimenti di coloro a cui sottrae le energie. Ed esso non fa che alimentarli, difendendosi da chi vuole distruggerlo causando smarrimento e svenimenti, protezione che non funziona con chi è potente nella Forza, ma è proprio questa la parte migliore: agli stolti come voi causa sofferenze maggiori e risucchia ancora più potere e vitalità, fino ad uccidervi.
Pensavo di doverti passare a fil di spada, ma a quanto pare sei già praticamente morta. Addio, quindi!”
La statua aveva dunque assorbito la Forza Vivente da chiunque fosse nei paraggi e poi l’aveva donata ad un individuo che ne era privo, amplificando paura e risentimento tra umani e alieni, tra Fern e Margo? Il terrore che questa domanda causava a Syril si stava rivelando quasi più insopportabile di quello che aveva già provato.
Non ebbe il tempo per potersi rammaricare o riflettere, perché i sensi l’abbandonarono; vide soltanto l’uomo che si allontanava con la spada in pugno e poi fu il buio.
Capitolo 10
La gente nella piazza di Heiwa parve come ridestarsi da un sogno e Kuryan comprese che, nonostante le sue accorate parole, era stato merito di un altro evento o individuo: Syril, forse?
Umani e alieni, fino a poco prima diffidenti e restii a collaborare, iniziarono a gridare e il Quarren capì che toccava ancora a lui: “State tutti calmi, abbassatevi e nascondetevi!”
Con la mano sana e aiutato da Roni e Ukja, Kuryan riuscì a far muovere la folla disperata; ognuno di loro si strinse accanto ad un altro in zone riparate, e poco importava se il suo vicino fosse umano o alieno.
“Ne arrivano altri!” gridò qualcuno, mentre le fila dei droidi argentati aumentavano e il grido di morte dei Tie-Bombers risuonava cupo nel cielo divenuto plumbeo.
Con la coda di un occhio e continuando a sparare con la sinistra, Kuryan aveva notato che uno dei bombardieri era appena uscito da dietro il bosco e, invece di unirsi allo stormo, puntava dritto verso gli altri; il velivolo aprì il fuoco contro quelli che avrebbero dovuto essere i suoi alleati, eliminandone rapidamente una mezza dozzina.
Il Quarren inizialmente pensò che si trattasse di un droide malfunzionante, ma poi vide il pesante bombardiere effettuare delle manovre evasive piuttosto familiari e sentì ronzare il comlink: “Kuryan, sono io! Stai bene?”
“Non sono mai stato più felice di sentirti, capo! Ho un braccio ferito, ma sono ancora vivo e in grado di combattere.
Purtroppo, ci sono state tante vittime.”
Tee-Lora emise un profondo respiro dall’altra parte del ricevitore: “Li vendicheremo e salveremo tutti gli altri da questi invasori.
Io li tengo impegnati e ne abbatto più che posso dal cielo. Nel frattempo, riuscite ad allontanarvi dalla piazza?”
“Negativo. Siamo circondati e c’è solo il mio Blaster come arma disponibile.”
“Ascolta, ne abbatto più che posso e poi mi unisco a te per aiutare i superstiti a scappare. Non posso bombardare dall’alto o finireste tutti coinvolti nell’esplosione.”
“Cercherò di resistere fino al tuo arrivo e di tenere tutti in vita. Ti prego, Tee-Lora, fai presto!”
La ragazza sospirò e chiuse la trasmissione, facendosi strada in mezzo ad un’altra squadriglia di Tie-Bombers intenti a sparare contro il velivolo “traditore”.
Alcuni colpi dei laser andarono a segno e la strumentazione all’interno della cabina di pilotaggio iniziò a lampeggiare in modo preoccupante, finché la Mando non subì un danno diretto al motore di sinistra e il velivolo precipitò.
La donna riuscì in modo fortunoso ad effettuare un atterraggio di emergenza, uscendo dall’abitacolo e salvandosi per il rotto della cuffia mentre il Tie-Bomber prendeva fuoco e poi esplodeva.
Malek aveva un dolore insopportabile allo stomaco e non era mai un buon segno. Accanto a lui, Margo cercava di capire se fosse il caso di prendere il fucile, infilandosi la pistola di Fern nei pantaloni.
Alla fine, la donna decise di imbracciare l’arma e, alcuni istanti dopo, emise un verso simile ad un respiro di sollievo, una reazione che il Rodiano trovò quantomeno bizzarra, data la situazione. La bionda si limitò a dire: “L’aura intorno al tempio è cambiata, lo percepisco nella Forza. Penso proprio che possiamo entrare senza problemi!”
Senza ulteriori indugi, corsero a perdifiato dalla collina fin dentro il tempio, attraversando un lungo corridoio traboccante di bassorilievi che aveva visto giorni migliori: tante piccole pozze di acqua sporca, causata da secoli di erosione e infiltrazioni nel terreno e nelle rocce soprastanti, risuonarono sotto i loro passi veloci.
Giunti nei pressi di un altare in rovina, Kuryan e Margo si fermarono di scatto, impietriti quasi che il tempio li avesse resi parte della sua struttura ancestrale.
Un uomo vestito con abiti neri si stava allontanando da Syril, il corpo riverso a terra, brandendo una spada laser a lama rossa-arancio. La stoffa della tunica della Jedi era strappata e ripiegata su se stessa là dove avrebbe dovuto esserci la sua gamba sinistra.
Malek sentì in bocca l’amaro sapore del dolore e della rabbia, una sensazione acida e insopportabile, gli occhi sbarrati e straniti.
“Tray!” gridò Margo con tutto il fiato che aveva in gola, sollevando la canna del fucile da cecchino e rivolgendola all’uomo: si chiese se quello fosse ancora suo fratello.
Tray rise e si voltò di scatto, solo per deviare il colpo di fucile con la sua lana e scagliare contro una parete il Rodiano mediante la Forza. Accecato dalla rabbia, Malek aveva raccolto la spada laser di Syril e si era gettato contro l’uomo, restando esterrefatto dalle capacità di Tray.
Il Rodiano si era poi sentito leggero come una piuma, mentre veniva sollevato dal suolo, almeno finché non aveva iniziato ad annaspare per la mancanza di ossigeno, sentendo una presa micidiale sul collo.
“Tray, basta! Questo non sei tu!” tuonò Margo, ricaricando il fucile.
Malek aveva intuito, nonostante la sua situazione, che la donna non voleva uccidere il fratello, quanto piuttosto colpirlo ad un braccio e disarmarlo.
Quando la pressione sulla sua gola si fece ancor più serrata, e sollevò lo sguardo per boccheggiare, vide diverse crepe nel soffitto da cui era colata l’acqua che aveva costellato il tempio di tante pozze. Fu allora che gli venne in mente una delle sue idee disperate, della serie “o la va, o la spacca”, sebbene la scommessa si basasse sulla sua esperienza nelle miniere di Minas in cui segni simili erano un campanello di allarme ed indicavano crolli imminenti. Sarebbe bastato un singolo colpo di Blaster per causare un cedimento strutturale e fermare Tray? Malek non me era sicuro, ma era la sola possibilità che avesse.
Il Rodiano non voleva credere che Syril avesse perso la vita – anzi, cercava a di scacciare dalla sua mente tale pensiero – ma non poteva perdonare che le avessero fatto del male e voleva fermare il suo aggressore, ad ogni costo.
Nel frattempo, con una mossa repentina e spaventosamente elegante, Tray aveva coperto lo spazio che lo separava da sua sorella, tagliando a metà il fucile da cecchino e scagliando via la pistola della donna con la Forza: “Non puoi fermarmi, Margo. Nessuno può! È il mio destino… Devo adempiere al mio dovere e portare l’equilibrio nella Galassia.”
Lei lo guardò con occhi colmi di dolore e perplessità: “Ma cosa ti è successo? Perché sei diventato così? Chi ti ha spinto a scegliere il male?”
“Il male?” esclamò lui, emettendo una cupa risata, “Questo non è il male, sorella mia; il male è stato credere alle bugie dei burocrati pomposi della Nuova Repubblica e ai vuoti ideali della Resistenza!
Sai cosa ci hanno costretto a fare dopo che la guerra con il Primo Ordine era finita, spaventati che gli sconfitti rimasti dopo il conflitto potessero vendicarsi sui vincitori? Lo sai? Te lo dico io: sono state inviate delle squadre di membri della Resistenza a cercare parenti e amici dei membri del Primo Ordine. Abbiamo rastrellato interi pianeti dell’Orlo Esterno in cerca di traditori e delatori pronti a vendere i loro amici per una manciata di crediti e poi li abbiamo arrestati. E tuttavia… “
Tray fece un profondo respiro, gli occhi lucidi, travolto da sentimenti che lo stavano dilaniando da mesi, poi proseguì: “Il nostro comandante era parecchio zelante e ha fatto uccidere tutti i prigionieri, persino i bambini e i neonati: voleva essere sicuro di estirpare la minaccia di ritorsioni e una nuova generazione di persone affascinate dal potere delle dittature.
Ed io… Queste mani sono sporche del sangue di tanti innocenti!”
Gli occhi di Margo si fecero lucidi poiché vide, per un istante, la verità nel dolore del fratello: “Perché non me ne hai mai parlato? Sono tua sorella, avrei potuto aiutarti!”
Tray sospirò a fondo ed espirò ogni suo scrupolo, trattenuto fino a quel momento nei recessi della sua anima: “Tu porti già tanti fardelli pesanti: la morte di Nya e di papà, l’invidia di Fern-“
Margo lo interruppe subito, perché c’era qualcosa di tremendamente sbagliato in quelle parole: “Tu hai ucciso Fern! Lei ti amava e tu l’hai colpita alla testa con questo fucile!” e scagliò ciò che restava dell’arma a terra, inorridita a quel pensiero.
“Lei… Lei non capiva! Stava diventando una minaccia per tutti noi. Per te.
Ho dovuto farlo, capisci?”
“E la gente di Aki? Li hai messi gli uni contro gli altri e ora sono sotto attacco da parte di quei droidi. I tuoi droidi, vero? O meglio, dei tuoi alleati. Perché ci sono degli alleati con cui stai collaborando!” Margo riversò tutta la sua rabbia in quelle parole.
“Il cambiamento richiede dei sacrifici, sorella mia. L’egemonia vuole portare la pace e l’ordine in questa galassia devastata da odio e guerre continue.
Per farlo, è necessaria un’epurazione, tagliare i rami secchi e far rifiorire l’albero. C’è bisogno di un popolo puro, senza pregiudizi: un popolo di eletti.
Gli umani e gli alieni di Aki si detestavano già da prima che io usassi il potere della statuetta; essa non ha fatto altro che mettere a nudo la verità. Tu sai che è vero!”
Margo strinse i pugni fino a sentire le unghie lacerare la pelle: “Chi credete di essere tu e questa egemonia per scegliere per tutti? La vostra arroganza è insopportabile!
Le persone sono tutte diverse, a prescindere dalla specie, ed è naturale che ci possano essere paure ed incomprensioni, ma non è ‘tagliando i rami secchi’, che possiamo avere pace e tranquillità, bensì con la comprensione e l’integrazione, la capacità di ascoltare i bisogni di tutti e la presenza di leggi giuste ed eque.
Tu e l’egemonia siete solo degli individui che vogliono reprimere la libertà con tante belle chiacchiere, come l’impero o il Primo Ordine; non siete affatto diversi da loro!”
Seguì un lungo momento di cupo silenzio, in cui Malek era riuscito, con difficoltà, ad estrarre la pistola nascosta dietro la schiena, sollevandola faticosamente fin quasi sopra la testa, con un preciso bersaglio in mente.
Una risata crudele si diffuse nel tempio come il suono di uno tsunami: “È dunque così che la vedi, Margo?
Io non sono come l’impero o il Primo Ordine! Io porterò la mia giustizia nella galassia e poi, a tempo debito, mi sbarazzerò anche dell’egemonia e sarò il padrone di mondi uniti e in pace!
Non ci saranno più sofferenze e odio, ma solo il rispetto per il loro nuovo dio: me!”
Prima che Margo potesse replicare, Tray si mosse rapidamente contro di lei, un suono sinistro emesso dalla spada laser. Malek vide con orrore con la lama vermiglia spuntava dietro la schiena dell’umana, che emise a malapena un gorgoglio, molto simile al suono “Tray”.
L’uomo ruotò l’emettitore ed il flusso si interruppe, mentre il corpo di Margo si afflosciava al suolo come una bambola di pezza, il volto bagnato dalle lacrime.
“Chi non è con me, è contro di me. È davvero un peccato, Margo.” commentò Tray in tono piatto.
Malek osservò prima Syril stesa con la schiena verso l’alto, il volto apparentemente privo di vita, poi ciò che restava della donna che aveva chiesto loro aiuto; si sentì inutile, piccolo piccolo e, in cuor suo, crebbe una rabbia inarrestabile.
“Mostro!” sussurrò con il poco fiato che aveva in gola, sparando contro il soffitto sopra la testa del responsabile di tutto quel dolore.
“Ma dove spari, stupido Rodiano?” chiese l’umano in tono freddo, aumentando la pressione sul collo di Malek, ma poi tale presa cessò all’istante; terra, acqua e mattoni si riversarono su Tray, come una cascata che era stata trattenuta troppo a lungo da una diga, seppellendolo. Le infiltrazioni nella montagna avevano inflitto a quel figlio rinnegato di Aki una punizione per tutto l’orrore che aveva provocato.
Malek cadde sul pavimento del tempio, ormai invaso dal fango e corse immediatamente a controllare Syril; la prese in grembo appoggiandole la testa su una coscia, mentre la piccola ma violenta cascata bruna rallentava poco a poco, lasciando filtrare uno spiraglio di sole. La luce gentile illuminò il volto della Jedi e al Rodiano parve un segno di speranza, ma avvicinando il volto a quello della sua simile non riuscì a sentirne il respiro.
“Syril… No, no! Syril! Non mi lasciare… Io ti amo!” mormorò Malek prima di avvicinare le labbra alle sue. Fu allora che, finalmente, percepì un flebile alito: era viva.
“Grazie! Grazie alla Forza e a qualsiasi potenza cosmica!” disse il Rodiano, iniziando a piangere senza ritegno.
Quando si rialzò, tenendo Syril tra le braccia, la cascata di fango era terminata definitivamente, lasciando il corpo senza vita di Margo disteso a testa in su, con gli occhi ancora aperti, i capelli e i vestiti impregnati di liquido malmestoso.
Malek si abbassò, gli occhi nuovamente velati di lacrime, per chiudere le palpebre della donna; il bruciore allo stomaco tornò a farsi sentire prepotentemente.
Il Rodiano si rimise in piedi volgendo lo sguardo ad un mucchio di fango, mattoni e pietre da cui spuntava una mano guantata e, con stupore, la vide muoversi: “Aiuto…” mormorò una voce impastata, quella di Tray.
Il Rodiano fissò quel momento nella sua anima e nel suo cuore, si voltò verso l’ingresso del tempio e si allontanò dalle disperate richieste di soccorso che si facevano sempre più flebile, come ricordi sbiaditi.
“Porterò questo peccato con me fino alla fine dei miei giorni.” disse il Rodiano a se stesso, mentre usciva a rivedere il cielo di Aki, tenendo tra le braccia la donna che amava.
Nella piazza di Heiwa, i droidi erano ancora numerosi ma pareva che le azioni di Tee-Lora avessero ridotto il numero di bombardieri, dato che ce n’erano sempre meno.
In realtà, la Mandaloriana era uscita viva, ma dolorante, dallo schianto del velivolo che aveva sottratto alle forze nemiche, perciò non era lei che stava colpendo i mezzi degli invasori.
Chi è che ci sta aiutando? Si domandò la ragazza osservando il cielo e poi, sotto il casco, sorrise di cuore quando vide la Lady Kryze volare in mezzo ai Tie-Bombers e abbatterne diversi.
Tee-Lora udì un ronzio provenire dal suo comlink e, nell’udire i suoni binari di H0-P3, comprese che era lui a pilotare la loro astronave e combattere nei cieli sopra Heiwa.
“Chi se lo sarebbe mai aspettato da un Astromecca!” commentò la donna, attivando il suo jetpack per raggiungere la piazza.
Kuryan era al limite ma alcuni superstiti, notando le difficoltà del Quarren, si erano armati di bastoni e altre armi improvvisate per aiutarlo a combattere contro i droidi argentati.
“La gente non vuole perdere la vita e nemmeno la sua città!” aveva esclamato Roni, lanciando un pezzo di ferro contro le gambe di un droide: quest’ultimo era inciampato facendo rovinare a terra altri tre combattenti meccanici.
Un gruppo di sette droidi aveva circondato Trisha, suo padre, Ukja e i figli di tutti loro, separandoli dal resto dei difensori. Si udì il grido disperato dell’umana, quando un colpo di Blaster raggiunse il genitore che aveva fatto da scudo a lei e ai bambini.
Kuryan riuscì a carpire le ultime parole dell’uomo: “Va bene così… Sono stato un problema a lungo, per te, Trish. Se posso proteggere la mia famiglia con la mia vita… Va bene così…”
Con la coda dell’occhio, il Quarren vide Ukja che, a sua volta, faceva da scudo per tutti; il Rodiano era bloccato dai colpi nemici e con una spalla malandata, perciò non poteva fare nulla per aiutarlo, così come non era stato in grado di difendere il padre dell’umana.
Ukja cadde sotto i colpi di Blaster, dicendo a Trisha, in lacrime: “Prenditi cura dei miei bambini, te ne prego…”
I droidi erano ormai su di loro, le armi spianate, pronti a far fuoco, perciò fu l’umana, questa volta, a frapporsi tra i Blaster e i più piccoli.
Trisha aspettò che la morte venisse a reclamare la sua vita, con il pensiero di chi avrebbe potuto occuparsi dei bambini, se fossero sopravvissuti.
Tuttavia, non accadde ciò per cui la donna si era preparata perché sette colpi chirurgici trapassarono i crani meccanici e i droidi caddero al suolo con un rumore sordo. Trisha vide la ragazzina che aveva consolato, la Mandaloriana, con il fucile imbracciato, la stessa arma che le aveva fatto ricordare i suoi cari.
Tee-Lora avanzò facendosi largo tra i nemici con tutti i suoi mezzi a disposizione, compreso un lanciafiamme ed uno scudo positronico che Kuryan non le aveva mai visto usare e, in pochi istanti, il numero dei droidi si ridusse della metà, permettendo agli abitanti di Heiwa superstiti e ai loro alleati di spazzare via definitivamente le forze di invasione terrestri.
La Mando corse verso Kuryan e Trisha, notando le ferite e i caduti: “Dank Farrik, se solo fossi arrivata prima!” disse in tono amaro, digrignando i denti fino quasi a farsi male.
Trish corse verso di lei e l’abbraccio, piangendo senza freno, circondata dai suoi figli e quelli del povero Ukja: “Grazie…” singhiozzò la donna; nonostante il dolore per perdita di suo padre e la morte del Gotarite, i piccoli erano ancora vivi grazie alla Mandaloriana.
Nello spazio sopra Aki, una piccola astronave uscì dall’iperspazio cercando di raggiungerne l’atmosfera del pianeta. I suoi occupanti rimasero alquanto perplessi vedendo diversi Tie-Bombers del Primo Ordine lanciati da un incrociatore non registrato negli archivi galattici, un’astronave enorme e spaventosa, nera come una notte senza stelle.
“Che Kriff sta succedendo là sotto?” esclamò Disa, rivolta a Javier e Far-g0.
Il primo sollevò le spalle, cercando di capire come evitare lo scontro a fuoco, mentre il secondo rifletteva sulle loro possibilità di sopravvivenza a bordo della navetta – un Quadjumper modificato per muoversi più rapidamente, ma dotato di armamenti non troppo efficienti.
Due bombardieri si sganciarono dalla loro formazione e ingaggiarono il velivolo dei pirati, costringendo i suoi occupanti a difendersi: “Javier, aumenta la potenza dei motori! Far-g0, vai alla cannoniera e preparati a far fuoco!” ordinò la Miraliana.
“Non so se sarò in grado di abbatterli entrambi!” protestò l’ex Haxion.
“So che puoi farcela!” insistè la donna.
“Non sono del tutto in grado, credo.”
Disa sospirò: “Allora, mettiti ai comandi e alla cannoniera ci vado io!”
“E tuttavia, se proprio insisti… Si, lo farò! Andrò alla cannoniera e abbatterò quei bombardieri!” esclamò Far-g0.
Disa imprecò a denti stretti; la falsa modestia del cyborg si rilevava deleteria in momenti critici come quello. Far-g0 mise a frutto anni e anni di esperienza ed eliminò la minaccia in pochi istanti con dei colpi precisi, nonostante il suo atteggiamento spesso irritante.
“C’è qualcosa di strano. Si stanno ritirando anche se sono in superiorità numerica.” disse Javier in tono trafelato; avrebbe dovuto essere felice per lo scampato pericolo, ma il comportamento della flotta sconosciuta era alquanto illogico.
Nel giro di alcuni minuti, il misterioso incrociatore saltò nell’iperspazio, con a bordo tutti i bombardieri che aveva dispiegato fino a poco tempo prima: “Raggiungiamo la superficie del pianeta e vediamo di capirci qualcosa.” ordinò infine Disa, dirigendo il Quadjumper verso Aki.
Malek aveva sistemato i corpi senza vita di Margo e Fern l’uno accanto all’altro, nella radura antistante l’ingresso al tempio, un lavoro che lo aveva riempito di nuova mestizia.
Syril respirava in modo regolare sotto il tronco di una quercia secolare, distesa su un tappeto improvvisato di foglie e sterpaglie; escludendo la gamba mozzata, non presentava tagli o ferite e non pareva aver subito perdite di sangue. Eppure il suo volto era una maschera di dolore e sofferenza, come se avesse affrontato una sfida soverchiante e ne fosse uscita a malapena.
Malek aveva contattato i suoi compagni appena era uscito dal tempio e non ci volle molto perché arrivassero a bordo della Lady Kryze. Quando la rampa posteriore si aprì, oltre a Kuryan, Tee-Lora e Roni fecero la loro comparsa anche H0-P3 e diversi abitanti di Heiwa, tra cui il droide medico 2-1F; quest’ultimo prese in custodia la Rodiana, per curarla insieme agli altri feriti.
Tee-Lora osservò il corpo senza vita di Margo, la profonda ferita perfettamente cilindrica all’altezza del cuore. Era stata una morte tanto rapida quanto spietata e la ragazza non riusciva a credere a ciò che Malek le stava raccontando.
Tray aveva dimostrato di essere un folle reso tale dalle conseguenze della guerra e ammaliato dal potere, al servizio di una “egemonia” – i Grysk, quasi sicuramente.
Si chinò su Margo e Fern, rimuovendosi il casco in segno di rispetto, gli occhi gonfi e traboccanti di lacrime che la giovane faticava a contenere. Kuryan era inginocchiato accanto a lei, incapace di proferire parola; gli sembrava tutto così assurdo e la sofferenza si stava facendo insopportabile, tanto che il dolore alla spalla gli pareva un graffio rispetto a ciò che il suo cuore doveva sopportare.
La Mando volse lo sguardo al cielo, che era diventato sempre più cupo, ed esso riversò una fitta pioggia, lacrime di dolore per i caduti di quella giornata in cui l’orrore aveva scosso definitivamente un pianeta già tanto martoriato.
Ad un tratto, le nuvole grigie parvero aprirsi quando una piccola astronave fece la sua comparsa, volteggiando sopra tutti loro, per poi scomparire in pochi istanti.
Disa aveva raggiunto la superficie di Aki. La donna vide un gruppo di persone radunate in una radura vicino ad una struttura antica e in rovina; erano un gruppo decisamente eterogeneo, formato da umani e alieni di varie specie e stavano apparentemente piangendo la morte di due donne, una Twi’lek e una bionda il cui volto lasciò impietriti gli occupanti del Quadjumper.
“Dobbiamo fare subito rapporto ad Ariadne! Torniamo nello spazio sopra il pianeta.” esclamò la Miraliana, sollevando l’astronave verso il cielo tempestoso, per poi spingere il velivolo fuori dall’atmosfera.
Nel frattempo, su Aki alcuni dei superstiti avevano recuperato il corpo senza vita di Tray, il responsabile di quella situazione delirante e carica di morte e dolore; Malek aveva raccontato a tutti che la volta del tempio era improvvisamente crollata, travolgendo l’umano e uccidendolo sul colpo, dopo che lui aveva eliminato sua sorella e privato Syril di una gamba. Il Rodiano aveva provato a fermarlo, ma Tray lo aveva sollevato da terra e per poco non lo aveva soffocato con i suoi poteri della Forza.
Malek aveva ovviamente mentito sul fatto che l’umano era ancora vivo quando lui aveva portato Syril fuori dal tempio, e probabilmente omesso o confuso alcuni eventi, ma ai suoi occhi era parso che Tray fosse semplicemente potente nella Forza e malvagio e che meritasse di pagare con la vita per i suoi crimini; che avesse ottenuto quei poteri mediante il tempio, le divisioni e la diffidenza presenti tra gli Akiani era un mistero da risolvere in un secondo momento e non trovava saggio rivelare agli abitanti di Heiwa che erano stati usati in quel modo. Avrebbe semplicemente aumentato la loro già insostenibile sofferenza, alimentata dai tanti morti dopo quei terribili eventi.
Roni aveva sostenuto la versione degli individui ingaggiati da Margo e tanto era bastato, dal momento che tutti lo rispettavano, persino gli umani che fino a poco prima avevano detestato ogni alieno, lui compreso: era una figura di spicco su Aki.
Il droide medico 2-1F si era occupato della spalla di Kuryan con alcuni medpack – ed ora il Quarren si sentiva come prima – e poi chiesto se avrebbe dovuto impiantare una protesi, un arto artificiale, alla Rodiana.
Malek, Kuryan e Tee-Lora si erano consultati per un momento e poi non avevano avuto più alcun dubbio.
Syril si era risvegliata in un luogo ammantato di luce, avvolta in un tepore ed una calma che non provava da molto tempo; era seduta a gambe incrociate – entrambe le gambe, e ciò le sembrava strano – in piena meditazione.
Percepì quindi una voce profonda e familiare e aprì gli occhi, osservando con gioia e stupore l’umano dai grandi occhi chiari e la barba folta che le sorrideva: “Maestro Skywalker?! Sono dunque morta e mi sono unita alla Forza?”
Lui scosse il capo: “Non ancora, mia Padawan. Devi ancora fare molte cose, tra cui diventare finalmente cavaliere.”
Lei l’osservò perplessa: “E come posso diventare cavaliere? Non ne sono degna!”
Luke ridacchiò: “Ma certo che ne sei degna, Syril. A suo tempo, incontrerai Rey, colei che tu chiami la ‘Jedi bianca’ e sarà lei a fare di te un cavaliere.
E ricorda: la Forza ha uno scopo per ciascuno di noi e tu stai compiendo il tuo! Adesso, svegliati e non dubitare mai di te stessa. La Forza sarà con te… Sempre.”
Siryl aprì gli occhi su un lettino medico, in un piccolo ambulatorio, e vide che Malek, Tee-Lora e Kuryan erano seduti vicini a lei: “Stai bene?” chiese il Rodiano.
Lei si limitò ad annuire, sentendo che qualcosa, una specie di cordino intrecciato, le toccava la guancia; lo prese con la mano e vide il suo codino da Padawan. Lo aveva nascosto anni prima dietro la nuca, dentro la sua maglietta, legandolo con una catenella.
Poi, istintivamente, si toccò la gamba sinistra e percepì il tocco gelido del metallo, sorridendo amaramente.
“Syril…” sussurrò Malek, ma lei si limitò a scuotere la testa, facendo oscillare il codino: “Va bene così. È merito vostro se adesso ho una gamba artificiale, vero?”
Gli altri annuirono e lei li ringraziò, per poi rivolgersi al droide medico, cercando di capire se avrebbe potuto tornare a camminare e a muoversi come un tempo. La risposta di 2-1F fu positiva, perciò Syril si alzò in piedi, osservando la lucida gamba metallica.
“È un modello vecchio, ma perfettamente funzionante. Avrà bisogno di un po’ di manutenzione, ma niente di così complesso: un po’ di olio e forse una stretta ai bulloni.” commentò il droide medico.
Syril provò a camminare e, con suo grande sollievo, le parve di avere ancora la sua gamba originale tanto la sostituta era efficiente.
La Rodiana sorrise e poi chiese ai compagni: “Ora mi sento un po’ meglio. Mi dispiace per Fern, chissà come soffre Margo. A proposito: lei dov’è? E che fine ha fatto Tray?”
Non fu facile per Malek e gli altri raccontarle cosa era accaduto.
Ariadne era seduta al suo terminale con la terza tazza di Caf fumante di quella giornata; gestire i conti di un’astronave pirata era meno semplice di quanto si potesse pensare, ma a lei andava bene così. Meglio quello che occuparsi dei bilanci della Nuova Repubblica o qualsiasi organizzazione che l’avrebbe sostituita – era figlia di burocrati, nata su Coruscant dalla famiglia Gut’zanti e destinata a passare il resto della sua vita in un ufficio piccolo e scomodo, con un marito selezionato appositamente per lei dal padre.
Appena adolescente, poco prima che il Primo Ordine iniziasse la sua lotta armata, era stata rapita dalla ciurma della Deadly Damsel, in cambio di un riscatto; sorprendentemente, aveva chiesto al capitano di prenderla tra le sue fila.
La vita da pirata era, per contro, molto piacevole, perché le offriva la possibilità di viaggiare per la galassia, fare esperienze e conoscere sempre gente e posti nuovi.
Il flusso dei suoi pensieri venne bruscamente interrotto dal suono dell’olocomunicatore. La donna appoggiò la tazza e attivò l’apparecchio, provando un malcelato fastidio dinanzi alla figura fluttuante di Disa: “Spero che sia importante.” commentò Ariadne in tono acido, chiedendosi in quale guaio si fosse cacciata l’altra questa volta e quale sarebbe stata una punizione adeguata per lei.
“Questo lo devi proprio vedere e mostrarlo al capitano!” esclamò la Miraliana sconvolta.
Il sentimento che pervase Ariadne alla vista del cadavere di una donna umana dai lunghi capelli biondi la fece trasalire: “Informo subito il capitano! Ti ricontatto al più presto.”
L’umana corse a perdifiato fino alla cabina del capitano, attivò la porta scorrevole ed entrò senza chiedere permesso, cosa che faceva sempre.
La stanza odorava di ginestre verdi di Kashyyyk e fumo di spezie, come al solito e, seduta dietro una pesante scrivania in legno Wroshyr, vi era una donna umana con indosso abiti in sintopelle nera.
Spense il bastoncino di spezia nel portacenere alla sua destra, usando il suo braccio metallico, artificiale come la gamba nella stessa posizione, aggiustandosi i guanti per poi sistemare i corti capelli color castano ramato, legandoli a coda.
Ariadne disse che Disa aveva inviato qualcosa di importante da un pianeta nelle Regioni Ignote, inserì una scheda nell’oloproiettore sulla scrivania e l’accesse, mostrando la donna bionda, identica al capitano.
Quest’ultima impallidì e commentò semplicemente: “Fatti inviare le coordinate di quel pianeta da Disa e dille di aspettarci laggiù. Io voglio restare sola per un momento.”
Alcuni minuti prima, il suo calice preferito era caduto e si era rotto come se qualcuno lo avesse spinto e il capitano aveva avuto un gran brutto presentimento.
“Agli ordini, capitano Nya!” esclamò Ariadne, uscendo di corsa dalla cabina.
Nya era sopravvissuta all’incendio su Valo, ma a caro prezzo: una trave le aveva schiacciato il braccio e la gamba sul lato destro del corpo. Pensava di essere spacciata, ma era sopravvissuta sotto le macerie per alcune rotazioni e, finalmente, qualcuno l’aveva trovata; le dissero che sua madre era morta e quasi certamente anche gli altri familiari.
Tuttavia, qualcosa dentro di lei, forse il legame con la gemella, le fece sempre credere che non fosse così, perciò condusse varie ricerche, senza successo.
La ragazzina rischiò di finire nel giro della prostituzione gestito da alcuni cartelli criminali di Valo. Fortunatamente, il capo di una ciurma di pirati, impietosito da quella piccola mendicante disabile dai capelli colori rame, un Soikan di nome Drakan, la prese con se e la crebbe come fosse figlia sua.
Anni dopo la morte del padre adottivo, da cui aveva ereditato la Deadly Damsel e la fiducia dei pirati di Drakan, Nya sentì parlare della morte di un membro della Resistenza umano che faceva di cognome proprio “Derelian”. Cercò tracce di tale individuo, ma non riuscì a scoprire quasi nulla su di lui, tranne che aveva perso la vita durante la battaglia di Exegol e vaghe informazioni sul fatto che avesse vissuto a lungo su un pianeta di confine tra la galassia e le Regioni Ignote.
Ed ora aveva finalmente avuto una risposta alle sue domande, sebbene nel modo peggiore; doveva vedere con i suoi occhi il corpo di Margo.
L’attesa la rese irrequieta e preda dello sconforto: l’universo aveva lottato per tenerla lontana dalla sua prima famiglia e, a quanto pareva, aveva vinto.
La mattina seguente, Syril era seduta a gambe incrociate in una piccola piazza vicino a casa Derelian, le mani appoggiate sulle ginocchia con i palmi rivolti verso l’altro; non stava semplicemente meditando, ma elaborando a suo modo il lutto.
In silenzio, la notte precedente, aveva pianto nel lettino dopo che Malek e gli altri le avevano raccontato cosa era successo: non poteva credere che si fosse consumata una simile tragedia familiare e cittadina per la follia di un singolo individuo.
La Forza scorreva potente in lei, un vento placido che cullava non solo il suo corpo, ma anche la sua anima. Per un breve istante, la Padawan mise in discussione ciò che la Forza stessa aveva decretato per quel mondo: perché accannirsi così contro quella povera gente?
Fu solo un istante, perché poco dopo lei capì che il problema erano i suoi dubbi, laceranti come le mani artigliate che le avevano staccato la gamba senza che perdesse una stilla di sangue. Era persino inciampata in una delle pozze d’acqua sporca del tempio, pensando che fosse il suo sangue: per la Luce, quale esecrabile potere del Lato Oscuro era in grado di obnubilare a tal punto la mente di un utilizzatore della Forza, alterando tutte le sue percezioni?
Syril ricordò di una leggenda Jedi risalente a secoli prima, l’epoca nota come “Alta Repubblica”. Quel male tuttavia era stato debellato; doveva esserlo.
Immersa com’era in quei pensieri e nella meditazione, non si accorse della presenza di Malek finché lui non la chiamò tre volte: “Perdonami, Malek, ero persa altrove. Che ci fai qui?”
Lui le rivolse uno sguardo molto tenero: “Tee-Lora si è recata a parlare con Trisha per aiutarla ad elaborare il lutto. Entrambe ne avevano bisogno.
Io ero in compagnia di Kuryan e Roni e stavamo aiutando i feriti. Avevamo appena terminato la consegna degli ultimi medpack e stavo chiacchierando con Kuryan, che fortunatamente si è ristabilito subito, quando il droide medico ci ha portato questo. Tray lo aveva al collo.” e mostrò alla sua simile una catenina con uno strano amuleto legato ad essa.
“Mi ha dato anche questi; a quanto pare, uno dei droidi che hanno attaccato Aki li aveva presi, insieme al vestito da sacerdotessa di Margo, forse per rivenderli. O forse, penso io, per ordine di Tray.” aggiunse il Rodiano, mostrando i guanti blu elettrico alla Jedi, per poi esitare un istante, espirare rumorosamente e aggiungere: “Quando mi teneva sollevato da terra, l’ho udito chiaramente chiedere a Margo di allearsi con lui. Al suo rifiuto categorico, lui…” non riuscì a finire la frase, un groppo in gola glielo impedì.
Syril sorrise amaramente: “Capisco, quindi hai pensato di portarmi questi due oggetti?”
Seguì un lungo momento di silenzio, interrotto solo dal rumore di apparecchiature per le riparazioni, di droidi e operai di ogni specie che parlavano a lavoravano alla ricostruzione di Heiwa.
“Scusami, pensavo che potessero interessarti, ma sono stato indelicato.” disse finalmente Malek, trovando le parole che gli erano morte in gola fino a quel momento.
Il Rodiano e gli altri, dopo il risveglio della Jedi, avevano cercato in tutti i modi di non farle pensare alla sua gamba artificiale, sebbene sembrasse che lei si fosse già adattata al nuovo arto. Tuttavia, Malek non aveva preso in considerazione i sentimenti della sua simile per i caduti, rispetto al dolore fisico; provò un lancinante senso di colpa.
Syril scosse la testa: “Non preoccuparti: hai fatto benissimo. L’amuleto potrebbe aiutarci a far luce su questo mistero, dal momento che, quasi sicuramente, era il catalizzatore mediante cui Tray ha assorbito la Forza Vivente dagli Akiani e… Da me.
I guanti potremmo tenerli noi per avere con noi qualcosa che ci ricordi sempre Margo e il suo desiderio di salvare il suo mondo; sono sicura che anche Tee-Lora apprezzerà appena glielo diremo.
E che tale ‘memento’ ci sproni ad evitare che una simile tragedia possa ripetersi.” la Padawan sospirò profondamente; dalle prime stime, risultavano morti almeno duemila abitanti di Heiwa e almeno il doppio dei dispersi.
“E i resti della statuetta? Sono stati ritrovati?” domandò poco dopo la Jedi.
Malek scosse la testa, facendo oscillare rapidamente le antenne: “Io e Kuryan, conoscendo la forma di simili statuette, abbiamo aiutato droidi e Akiani a cercare i frammenti in mezzo alla fanghiglia, ma sembrano spariti nel nulla. Ho pensato che l’acqua colata dalla volta li avesse trascinati con se, eppure…”
“Eppure è strano, lo so, anche se non sappiamo esattamente come funzionano quei manufatti, perciò potrebbero persino svanire una volta distrutti. Se ne avremo la possibilità, dovremo indagare a fondo della questione.
Posso vedere gli oggetti che hai recuperato?”
Il Rodiano porse gli oggetti alla sua simile, ma accadde qualcosa di strano quando Syril toccò i guanti: la vide prima trasalire, per poi sprofondare in una specie di trance.
Syril vide una scena del passato.
Una splendida Pantorana di mezza età, seduta a gambe incrociate su un tappetino dentro una struttura votiva (un tempio, probabilmente), chiamava a se due ragazze molto giovani, poco più che bambine: Margo e Fern.
La donna dalla pelle blu riferiva alla bionda – all’epoca, Margo aveva i capelli a caschetto – che era stata scelta lei come nuova sacerdotessa del culto dello Spirito del Cosmo, donandole il vestito e i guanti blu.
Fern si congratulava con l’umana, ma non era sincera. La Rodiana percepì chiaramente il suo disappunto e una dose di invidia velenosa.
La Padawan rivide nuovamente il volto di Malek, visibilmente preoccupato e capì di aver avuto una visione del passato toccando i guanti: “Ma non è possibile.” borbottò tra se e se, quasi ignorando il suo simile, mentre lui, con delicatezza, le asciugava alcune lacrime che le avevano rigato il viso.
“Che succede, Syril? Perché stai piangendo?” domandò allora il Rodiano.
“Ho visto il passato connesso a questi guanti e come Margo li ha ottenuti, diventando sacerdotessa, un potere della Forza di cui avevo sentito parlare: la Psicometria.
E tuttavia, è impossibile che io lo abbia risvegliato adesso! Normalmente, è una capacità innata che si desta quando la potenza nella Forza si manifesta la prima volta, da bambini.
Io non sono mai stata capace di vedere ‘il passato negli oggetti’, Malek.”
La sua simile sembrava turbata e persino spaventata: “Se fosse un effetto collaterale del tuo contatto con la statuetta e le allucinazioni di cui mi hai parlato? Non è forse vero che la Forza opera per vie misteriose?”
Lei ci pensò su un attimo: “Ha senso, anche se non ho mai sentito di nessuno che avesse risvegliato una capacità legata alla Forza dopo le pubertà, nemmeno con oggetti e artefatti legati alla Forza Cosmica – sono manufatti molto potenti.
Resta da capire se è un potere che avrò da ora innanzi o temporaneo.
Come Jedi, non sono mai stata versata in nessuna capacità particolare: riesco ad imparare a parlare facilmente molte lingue, ma stando al mio maestro è un talento personale, slegato dalla Forza.”
“Sei anche molto intelligente e ciò è reso ancora più evidente dal tuo essere una Jedi.” aggiunse Malek, credendo di donare maggiore fiducia alla sua simile, ma invece lei si rabbuiò.
“Se fossi davvero stata intelligente e attenta, forse non ci sarebbero stati così tanti morti, Margo e Fern sarebbero ancora vive e Tray sarebbe stato consegnato alla giustizia – o a qualcosa di simile.
Invece, la mia debolezza e la mia cecità hanno causato solo problemi.
Il mio maestro mi ha parlato, mentre ero tra la vita e la morte, per dirmi che la Forza sarà con me, sempre; ha aggiunto che essa ha uno scopo per la mia esistenza che ancora deve compiersi.
Io però non riesco a crederci! Non sono abbastanza forte!” disse lei in tono amaro e, prima che Malek potesse rispondere, Syril era scattata in piedi, la spada laser doppia accesa.
La Padawan iniziò ad allenarsi con mosse eleganti, facendo roteare l’arma sopra la sua testa e intorno al suo corpo, per poi scattare in avanti con una capriola e fendere l’aria, come se un nemico invisibile ma implacabile fosse davanti a lei.
Dopo diversi minuti in cui la Rodiana aveva continuato a muoversi in modo aggraziato e, pensò il suo simile, letale, si fermò, lo sguardo perso verso l’orizzonte, ai boschi secolari di Aki e le montagne che lambivano il cielo terso.
“Sarò ancora degna di diventare un cavaliere Jedi? Il mio maestro mi ha detto anche questo e che dovrei incontrare Rey, la Jedi Bianca, affinché effettui la cerimonia che sancirà il mio passaggio di grado.” la Padawan si toccò nervosamente il codino.
“Certo che si. Hai salvato tanta gente distruggendo la statua, Syril.” le disse Malek, abbracciandola dolcemente da dietro.
“Avrei potuto salvare tutti, se solo fossi stata più forte e attenta. Se solo…”
“Non tormentarti così: non sei da sola a combattere le tue battaglie. Ci siamo noi. Ci sono io.” affermò lui, con una sicurezza che non aveva mai provato prima. Tirò a se Syril prima che avesse il tempo di replicare e la baciò.
Lei provò una serie di sensazioni e sentimenti mai provati prima, ma capì anche che nessuno di questi era “attaccamento”; ciò che Malek provava per lei da sempre era un amore puro e forte e comprese che era ciò che voleva anche lei. E andò bene.
Kuryan aveva raggiunto la piazza vicina alla casa ormai abbandonata della famiglia Derelian, ansioso di riunirsi ai suoi amici, quando incrociò Tee-Lora: “Salve capo!” disse il Quarren, sforzandosi di sembrare allegro.
“Dank Farrik, Kuryan, non ci bisogno che tu finga che sei sereno; non lo è nessuno di noi.
Possiamo solo aspettare che il dolore si attenui, ma non sparirà mai del tutto. Lo sappiamo tutti, no?” la Mando, a volto scoperto, aveva gli occhi gonfi.
Lui si limitò ad annuire, facendo ondeggiare i tentacoli sulla bocca, poi sgranò le cavità oculari e, facendo cenno a lei di tacere, indicò Malek e Syril che si baciavano; il Quarren e l’umana riuscirono a sorridere di cuore dopo un tempo che era parso loro infinito.
“Io mi sono sistemato e, finalmente, anche Malek si è dichiarato. Non me ne intendo moltissimo di umani, ma tu mi pari quantomeno carina. Come mai che non sei ancora fidanzata, dico io?” domandò qualche minuto dopo Kuryan a Tee-Lora; i due si erano allontanati dalla piazza per lasciare da soli i loro amici.
“Certo che sei un bell’impudente, sai? Non ti facevo così diretto. Chi sei, un mio zietto perduto? E per la cronaca, sono ancora single per scelta, sai? Non riesco a trovare un uomo o una donna che mi piaccia.
Comunque, sono ancora giovane, c’è tutto il tempo della galassia… Dico io.” rispose in tono apparentemente piccato, ma scherzoso, la Mandaloriana; quella situazione aveva alleggerito, almeno parzialmente, il loro fardello.
I due amici sorrisero di nuovo, poi decisero di raggiungere Syril e Malek e fare loro le congratulazioni.
La sera trascorse con una semplice cena in cui Roni aveva portato alcune bottiglie di rum Oo’ta Goo’ta per ricordare i morti e rinfrancare i vivi.
Lo sconforto che regnava sulla tavolata, così allegra due rotazioni prima, non aiutava nessuno, nonostante adesso fossero presenti umani e alieni insieme, perciò Syril prese la parola: “È un giorno triste per Heiwa e gli Akiani, perché la follia di un individuo ci ha privato di tante brave persone, comprese le due sacerdotesse del culto dello Spirito del Cosmo.
Margo e Fern amavano moltissimo Tray, fratello della prima e compagno della seconda, ma amavano ancora di più Aki, perciò non giudicatele, ve ne prego.
Margo, in particolare, aveva capito che la situazione era grave e sarebbe potuta precipitare da un momento all’altro, ma Tray era stato molto furbo, anche se non ha agito da solo; era in combutta con l’egemonia Grysk, ne siamo pressoché certi. Il perché di questa alleanza resta tuttora da chiarire, ma l’esperienze che aveva vissuto sulla sua pelle durante la guerra ed il desiderio di ordine hanno sicuramente risvegliato in lui un male che non sapeva gestire; non meritava di morire, ma avrebbe dovuto pagare per i suoi errori dopo un giusto processo.
Avremmo potuto fare di più, io soffro per questo, ma vorrei che onorassimo i caduti e guardassimo al futuro con occhi pieni di speranza, non solo di un dolore che, purtroppo, sarà sempre una parte indelebile della comunità. Un dolore che deve tuttavia spingerci a fare di più per evitare che altri possano soffrire nuovamente.
D’ora in poi, di comune accordo con i miei amici, Aki sarà sotto la nostra protezione. A giorni, mi hanno comunicato, dovrebbero giungere i nostri alleati e studieremo insieme un piano per fornire una forza di difesa alla comunità.
La Forza può sembrarci distante talvolta, la Luce più flebile, ma è sempre con noi.
Brindiamo dunque per onorare il sacrificio di chi non è più con noi e guardare al futuro con occhi colmi di speranza; sono felice di farlo con un liquore tipicamente Rodiano. Come dicevano i Jedi dell’Alta Repubblica: per la Luce e per la Vita!”
Tutti applaudirono all’accorato discorso di Syril, quindi sollevarono bicchieri, coppe e calici.
Malek provò nuovamente un bruciore di stomaco e un groppo in gola dopo il discorso della sua amata, ripensando al fatto che avrebbe potuto salvare Tray; tenersi tutto dentro sarebbe stato impossibile, perciò decise che ne avrebbe parlato con Kuryan al più presto, ma non durante quella notte in cui una scintilla di speranza stava illuminando nuovamente le loro esistenze e quelle degli Akiani.
Tee-Lora sorrise e aggiunse: “Brindiamo anche alla nascita di un grande amore, in mezzo a tanto dolore. Brindiamo a Syril e Malek!”
La Rodiana arrossì, ma poco dopo lasciò che Malek, seduto accanto a lei, l’abbracciasse con quelle dita a ventosa che per lei erano diventate un vento caldo in mezzo al freddo e alle tenebre dello spazio. Appoggiò la sua testa sulla spalla di lui e si lasciò cullare da una sensazione di beatitudine.
Nottetempo, Syril organizzò una riunione presso l’olotavolo della Lady Kryze, che a Tee-Lora ricordò le sedute spiritiche di alcuni olofilm che guardava, di nascosto, da bambina. Alla riunione erano presenti, oltre alla Mandaloriana e alla Jedi, Malek e Kuryan; il gruppo aveva deciso di andare a dormire nelle rispettive cabine dell’astronave e un pensiero malizioso attraversò la mente della giovane umana quando seppe che i Rodiani avrebbero dormito insieme.
“Vi ho riuniti tutti qui per parlarvi di un nuovo potere che ho sviluppato dopo i traumatici fatti del tempio vicino a Heiwa: la Psicometria.” iniziò la Padawan, spiegando in breve cosa fosse capace di fare e tutto ciò che provava quando toccava un oggetto, compreso il ricordo di Margo legato ai guanti. Quindi, strinse l’amuleto che in precedenza era stato indossato da Tray.
“Cosa hai visto?” chiese poco dopo Tee-Lora, parlando per tutti, dato che era la domanda che anche Malek e Kuryan avrebbero voluto porle.
Syril ispirò lentamente: “Contrariamente a quanto pensavo, non è un oggetto legato ai Sith, anzi, non è nemmeno legato alla Forza nel modo che mi sarei immaginata.
Ho visto un laboratorio con un’ampia vetrata che dava su un cielo color lavanda, mentre scienziati con camici bianchi e il volto completamente coperto armeggiavano con vari materiali spostandosi su piattaforme volanti che sembravano di recente fabbricazione. Uno di essi usava una specie di saldatore per lavorare il metallo, dopo averlo fuso in una piccola fornace, e gli dava la forma dell’amuleto.
Infine leggeva a voce alta dei dati da un olopad, in una lingua che non ho mai visto né sentito e di cui non riuscivo a capire alcun termine e, al termine di quella che sembrava una litania, l’amuleto otteneva le sue proprietà di catalizzatore e… Un momento.”
La Rodiana osservò a lungo l’oggetto, circondata dagli sguardi incuriositi dei suoi amici: “È una delle lettere che ho visto sull’olopad! Ne sono sicura.”
Fino ad allora, l’oggetto era sembrato a tutti simile ad una punta di freccia con la punta rivolta verso l’interno, quasi fosse una specie di amo, ma le parole di Syril accesero la curiosità dei presenti.
“Un cielo color lavanda, eh? Credi che fosse verso sera?” domandò allora Malek.
“Era sicuramente mattina e so a cosa stai pensando: non sono poi molti i mondi con un cielo di tale colore.
Potrebbe valere la pena fare delle indagini; se stanno creando altri amuleti, allora siamo di fronte ad una situazione molto grave e pericolosa per l’intera galassia.” rispose la Padawan, tormentandosi il codino.
“Pare tutta opera dall’egemonia Grysk, dico io.” aggiunse Kuryan.
“Concordo, ma sia come sia, ne discuteremo con calma appena i nostri compagni saranno arrivati su Aki.
Ci conviene andare a dormire; ci aspetta l’ennesima impresa difficile, ne sono sicura. Dovremo essere pronti a tutto.” concluse Tee-Lora.
Il giorno dopo, Tee-Lora, distesa nella sua cabina, venne risvegliata da H0-P3 e, con gli occhi ancora appannati, vide una palla di pelo bluastro acciambellata sulla cupola dell’Astromecca: “Ancora tu?” chiese la ragazza, riconoscendo il Loth-gatto che aveva dormito con lei due cicli prima.
La creaturina zampettò verso di lei e strofinò il muso sul viso della Mando.
“Hai deciso di trasferirti sulla mia astronave, felino? Se si, dovrò darti un nome. Fammi pensare… Trovato: d’ora in avanti ti chiamerai ‘Tarre’, in onore del primo Jedi Mandaloriano di sempre, nonché primo grande Manda’lor: Tarre Vizsla. Che ne dici? Ti piace? Eh, ti piace? Ma come sei carino.” il tono di voce di Tee-Lora si era rapidamente sciolto a causa della dolcezza e le fusa di Tarre, che parve apprezzare il suo nome.
Ancora nessuno di loro lo sapeva, ma quella creatura sarebbe stata molto importante per l’equipaggio della Lady Kryze durante le sue avventure nella Galassia Lontana Lontana.
Epilogo
Malek radunò tutti i suoi compagni e Roni poco dopo colazione: il Rodiano aveva visto una nave simile alla Lady Kryze in procinto di atterrare su Aki e H0-P3 aveva ricevuto comunicazione che Kix e gli altri sarebbero giunti su un mezzo che li avrebbe deliziati, soprattutto Tee-Lora.
L’arrivo era previsto per metà mattinata, perciò la Mando ne approfittò per trascinare da una parte Syril. La giovane voleva parlare con lei e le condusse fino ad una curiosa abitazione ricavata dai resti di un Tie-Fighter.
“Prima di condurti da Trish, vorrei sapere come stai.” iniziò la Mando.
“Se parli della gamba nuova, mi sono già abituata.” rispose l’altra.
Tee-Lora sollevò gli occhi al cielo: “Sai benissimo di cosa parlo: per me, Margo stava diventando una di noi. Non conoscevo Fern così bene, ma credo che, da ciò che aveva raccontato Margo e le tue parole, che non fosse così malvagia; aveva solo fatto delle scelte sbagliate. Avrei potuto esserci io al suo posto, se non vi avessi conosciuto. Se non avessi conosciuto te, che oso chiamare amica.” la voce della Mandaloriana si era fatta flebile e stava emanando un “venticello” colmo di dolore, eppure caldo e gentile.
“Tee-Lora.” mormorò la Jedi, stringendole le mani.
“Syril, ho pensato molto a ciò che è accaduto qui su Aki. Non vorrei mai che ci trovassimo su fronti opposti, perché anche se non te lo dico mai, per me adesso sei come una sorella.
E non riuscirei mai a farti del male.
Malek era una valle di lacrime quando ha pensato di averti persa e lo capisco molto bene.”
Syril abbracciò Tee-Lora a lungo; percepire il suo affetto nella Forza era un conto, ma vederla mettersi a nudo era qualcosa di insolito e piacevole.
“Sicuramente, ieri Malek, Kuryan e Roni hanno elaborato il lutto parlando tra loro e, nonostante vogliamo farci vedere forti, questa situazione ci ha colpiti tutti, al pari delle nostre tragedie personali.
Ora però affrontiamo lo spazio insieme e siamo una famiglia. E anche per me sei una sorella, Tee.” aggiunse la Jedi.
“Tee? Non ti starai prendendo un po’ troppe confidenze? Scherzo, scherzo!” ma nonostante il tono scherzoso, la Mandaloriana iniziò a singhiozzare e la sua “sorella acquisita” capì che era dovuto non solo al dolore per tutte quelle morti, ma anche per la paura che aveva provato pensando di perdere un membro della sua famiglia. E nemmeno allora, in quei sentimenti condivisi, percepì l’ombra dell’attaccamento.
Possibile che, nei millenni di storia dell’ordine Jedi, il vero pericolo non fosse mai stato l’attaccamento ma l’incapacità di gestire i sentimenti da parte di alcuni individui, troppo sensibili o male addestrati? Era un dubbio che Syril aveva da anni, ma solo adesso, dinanzi a tanto affetto – anche Kuryan, quella mattina, l’aveva abbracciata – la Jedi poteva percepire la bellezza e la purezza di tali emozioni. E la pace che esse trasmettevano erano una vera panacea per l’anima.
Più tardi, le due giovani incontrarono Trish che offrì loro una tazza di tè.
Dopo averlo bevuto tutto, Syril trovò finalmente il coraggio di dirle la verità riguardo a ciò che era successo su Rodia.
La Jedi si mise davanti a lei a gambe incrociate, la testa abbassata, e parlò: “Mi dispiace con tutto il mio cuore di aver preso la vita di tuo marito.
Ai miei occhi, purtroppo, lui e gli altri assaltatori erano rei di avermi privato della mia famiglia e delle vite degli abitanti del villaggio, gente innocente. Ho ceduto al Lato Oscuro ed ho permesso che una tempesta muovesse il mio corpo e la mia anima.
Se c’è qualcosa che posso fare per espiare per le mie colpe, ti prego di dirmelo. Fosse anche con la mia vita.”
La donna l’ascoltò in silenzio, cercando in quei grandi occhi neri la sincerità e la vide in tutto il suo splendore.
Si avvicinò a lei e le chiese di alzarsi, per poi abbracciarla: “Io ti perdono, perché so che la rabbia ci rende ciechi. Io mentivo a me stessa… Ho mentito per molto tempo, fingendo che andasse tutto bene, che l’odio non avesse preso il sopravvento sul mio cuore.
Il tempio e il manufatto di cui abbiamo discusso ieri notte, a cena, hanno dimostrato che non era così: ho iniziato a temere ed odiare gli alieni dopo che il mio Olys è morto. E ciò che era custodito nel tempio si è nutrito di tale diffidenza e rabbia.
Mi dispiace così tanto per la tua famiglia. Se tu non avessi distrutto quella statuetta, sarebbe stata la fine per Heiwa e, probabilmente, per tutta Aki.
Perdonami anche tu e… Grazie per averci salvati dalle tenebre e da noi stessi.”
Syril guardò Trish per un lungo momento; la donna stava piangendo e i suoi occhi brillavano di una luce bella quanto la Forza stessa.
Poi, in un angolo, vide un uomo con la barba, in una tunica bianca, che le sorrideva: il fantasma di Forza del suo maestro, Luke Skywalker.
In quel momento, anche la Jedi si sciolse in un pianto liberatorio.
Più tardi, per celebrare la loro “catarsi”, le tre donne parlarono a lungo dei loro progetti futuri, finché Tee-Lora non ricevette una comunicazione al comlink: l’astronave dei loro alleati stava per atterrare.
Il velivolo di classe Kom’rk che giunse su Aki pareva piuttosto datato, notò la Mando, ed il suo cuore ebbe un sussulto perché era praticamente identico alla “Gauntlet”, la leggendaria astronave di Lady Bo-Katan Kryze.
Il velivolo atterrò poco dopo e dal portellone di carico si abbassò una passerella da cui scesero Kix, Deva e Pyrak, seguiti dal pilota; la sua armatura ed elmo, bianchi con inserti color oro, confermarono l’origine Mandaloriana dell’astronave e del suo proprietario. La Kaminoana corse incontro al Quarren e i due innamorati si abbracciarono e si baciarono a lungo.
“Un rappresentante del Clan Yuan, vedo.” disse Tee-Lora dopo aver accolto i suoi alleati insieme ai compagni.
“Lo hai notato dal mio spallaccio, pupa? Tu sei del Clan Krona, invece; fa piacere vedere membri di casate amiche, Dank Farrik!” rispose l’altro, senza togliersi ancora il casco.
“Pupa?” rispose la ragazza in tono seccato, storgendo il naso e mettendo le mani lungo i fianchi.
“Vuoi dire che non ci vedo più come un tempo e non sei un vero splendore?” insistè lui, levandosi finalmente l’elmo e rivelando un volto simile a quello di Trisha, in quanto a fattezze e tonalità della pelle, “Piacere, io sono Garilon Yuan, ma tu puoi chiamarmi Gary.” concluse lui, porgendole la mano.
Tee-Lora la strinse malvolentieri: “Io sono Tee-Lora Krona, Gary. E se è questo il modo in cui pensi di flirtare, puoi pure smettere, altrimenti le tue chiappe ne pagheranno le conseguenze.”
“Tipo difficile, eh? Penso che andremo d’accordo.” concluse lui, mentre lei lo ignorava e si aggregava agli altri.
Dopo le dovute presentazioni, il gruppo iniziò ad elaborare un piano di azione, ma Gary li interruppe per dire: “Sono anche io un cacciatore di taglie e sarei interessato a collaborare con voi, se mi aiuterete”. Ciò che sarebbe successo dopo avrebbe messo in moto una serie di eventi capaci di cambiare il corso della storia galattica.
A qualche Klick dalla zona di atterraggio, Disa, Far-g0 e Javier stavano studiando la zona e gli individui presenti su Aki. Il capitano, Nya, aveva ordinato di tenere tutti d’occhio, ma ai tre pirati stavano iniziando a prudere le mani dato che erano giunti sul pianeta, usando un sistema di occultamento, già da quasi due rotazioni. Se la Deadly Damsel non si fosse fatta sentire entro breve tempo, Disa e i suoi “soci” avrebbero messo in atto un loro piano personale.
Kraan’Daar Solmanix, sommo generale dell’egemonia Grysk, si tastò entrambe le braccia artificiali; ricordare chi lo aveva privato del suo amore e degli arti superiori lo aiutava a focalizzare meglio i suoi obiettivi.
Poco dopo, attivò l’oloproiettore e si rivolse al suo contatto: “Dunque, il piano è stato un successo?”
“Si, padron Kraan. Tray Derelian è stato eliminato, ma è servito a verificare che la statuetta di Verstani è un oggetto che può garantire la vittoria dell’egemonia.
Il suo scienzato potrà procedere ad una riproduzione su larga scala usando i dati ottenuti dalla statuetta originale.
Nessuno ha mai dato troppa importanza al fatto che io e i miei simili ne fossimo immuni. E hanno fatto presto a dimenticarsi di me, dopo che avevano creduto che fossi stata distrutta.” rispose un droide protocollare nero, dalla voce femminile.
“Le specie senzienti di quella galassia vi danno quasi sempre per scontati, C1-M4, e questo nonostante millenni di storia, guerre e conflitti in cui avete fatto valere la vostra presenza, ad esempio quando molti di voi combattevano sotto la bandiera della federazione dei sistemi indipendenti.”
“Le guerre dei Cloni, le chiamano, come se noi fossimo semplice ed inutile ferraglia.
Ora che ci penso, ci chiamano spesso così.”
Il Grysk ridacchiò: “La guida illuminata dell’egemonia vi garantirà il rispetto che meritate, te lo garantisco.
Hai fatto sparire i resti della statuetta distrutta?”
“Si, ma non ho potuto recuperare l’amuleto dal corpo di Tray. Era sepolto sotto un cumulo di terra e pietra e gli organici hanno agito insieme per recuperare il cadavere.”
“Non è un problema. Avevamo fatto installare un piccolo segnalatore alla base della statuetta, collegato ai tuoi sensori, proprio perché il manufatto era più importante: il nostro alleato potente nella Forza ci ha avvisato di non lasciare tracce di tali oggetti, dicendoci che esistono esperti nel campo di tali reliquie e utilizzatori di un particolare potere, la Psicometria, che potrebbero scoprire i segreti che costituiscono il fulcro del nostro piano di azione.
Siamo stati fortunati con la statuetta sulla Regina Suprema, dal momento che l’astronave è esplosa.
I nostri nemici non otterranno granché dall’amuleto, ma non possiamo lasciare nulla al caso, perciò devo però chiederti un altro favore.”
“Dite pure, padron Kraan.” rispose semplicemente C1-M4.
“Raggiungi lo scienziato che lavora per me e assicurati di tenerlo al sicuro, in caso quei nemici impiccioni di cui parlavamo…” si tastò nuovamente le braccia, “Mettano nuovamente il naso in mezzo ai nostri piani. E fatti dare una riverniciata completa, per passare inosservata sul pianeta: tu sai quale colore intendo.”
C1-M4 accettò volentieri di prendere in carico la missione e, dopo aver raggiunto una piccola astronave schermata nel cuore del bosco, partì alla volta del pianeta Jayù.